MARCO PANTANI: FORSE LA SUA MORTE RIMARRA' UN MISTERO

di Silvio Rossi

Sembra destinata all’archiviazione l’inchiesta della Procura di Rimini, per far luce sulla morte di Marco Pantani, condotta dal procuratore Paolo Giovagnoli. Le indagini sono state riaperte, oltre dieci anni dopo la scomparsa del pirata, su richiesta del legale della famiglia, Antonio De Rensis, secondo il quale il campione fu costretto ad assumere il cocktail di droga e farmaci che ne determinò la morte.

La nuova perizia del professor Franco Tagliaro, consulente della procura, ha confermato, in linea di massima, quanto emerso nella prima inchiesta. Pantani è morto per l’assunzione di cocaina sommata a una massiccia dose di psicofarmaci. Sembra impossibile, a quanto si apprende, che il pirata sia stato indotto con la violenza a prendere i farmaci che ne hanno determinato la morte. Non c’è nessun segno di violenza sul corpo, ecchimosi, ferite.
Sembra inoltre ridurre l’influenza della cocaina come causa di morte, per l'Istituto di Medicina legale di Verona, che ha condotto le analisi tossicologiche, la causa principale sono stati gli psicofarmaci, in particolare Venlafaxina e Trimipramina, mentre la droga è solo una concausa, ma decisamente secondaria.

La perizia non entra nel merito se l’eccessivo uso degli psicofarmaci sia stato determinato da un errore nelle dosi, presente a volte in pazienti particolarmente instabili, oppure sia stato determinato da un preciso intento autolesionista, una vera volontà suicida.
Resta da comprendere se sia stato lo stesso Pantani a mettere a soqquadro la stanza della camera d’albergo dove, il giorno di San Valentino del 2004 fu trovato senza vita.

L’avvocato De Renzis ha annunciato che, in caso di archiviazione dell’inchiesta, presenterà ricorso. La famiglia dell’ex ciclista, in testa la mamma Tonina, è da anni che sta chiedendo di fare luce sulla morte di Marco, convinti che, nonostante la depressione conseguente alle inchieste sul doping, non avrebbe mai preso una decisione così drammatica.