MARINA ITALIANA: AMMUTINAMENTO DEGLI IMMIGRATI, A FATICA DOMINATA LA RIVOLTA

La denuncia arriva da Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm), che chiede cosa sarebbe accaduto, se i migranti si fossero impossessati della nave da guerra

di Cinzia Marchegiani

Porto di Pozzallo (RG) – Una situazione che sembra non più sostenibile quella che i soccorritori della Marina Militare italiana devono affrontare nelle operazioni di soccorso ai migranti. La denuncia arriva da Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm) che informa di essere stato messo al corrente che l'equipaggio della nave Spica della Marina militare durante la navigazione verso il porto di Pozzallo, dove ieri ha sbarcato 1.019 migranti, sarebbe riuscito a fatica a domare la rivolta messa in atto da un considerevole numero di stranieri che si trovavano sistemati sul ponte di volo. “Il fatto sarebbe avvenuto dopo un principio di incendio prontamente domato dai militari e quanto accaduto sarebbe stato filmato da alcuni membri dell'equipaggio. Mi risulta – Cormellini spiega – che non sia la prima volta che si verificano degli atti di protesta da parte dei migranti nei confronti degli equipaggi delle unità navali impegnate nelle operazioni di soccorso e se anche questa volta il fatto riferitomi risulterà vero, e non ho alcun motivo di non crederlo tale, allora è chiaro – prosegue Comellini – che gli aggressori dovranno essere identificati e puniti ma contemporaneamente bisognerà anche verificare l'esistenza di eventuali responsabilità di coloro che hanno messo in pericolo la sicurezza della nave Spica e dell'intero equipaggio permettendo che fosse imbarcato un così elevato numero di migranti a bordo di una unità navale che non è certamente attrezzata per il trasporto passeggeri il cui equipaggio è composto da soli sessanta militari”.

Cosa sarebbe accaduto, domanda Comellini, se i migranti si fossero impossessati della nave da guerra? Oppure in caso di incendio non controllato quanti morti ci sarebbero stati se fosse stato necessario abbandonare la nave che, sicuramente, ha dotazioni di salvataggio calibrate in base alla consistenza dell'equipaggio? Forse – conclude Comellini – è il caso che la Marina militare adotti delle urgenti misure a protezione degli equipaggi e delle sue navi da ogni possibile rischio prima che sia troppo tardi.