Marina Militare, presentata la campagna di ricerca triennale in Artico “High North”

A Roma presso la Biblioteca di Palazzo Marina, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, di vari esperti  ed esponenti della Marina Militare italiana e dell’ambasciatrice di Norvegia in Italia, signora Margit F. Tveiten, sono stati recentemente presentati i risultati del primo triennio di attività in Artico del Programma della Marina Militare “High North” condotto da Nave Alliance con il coordinamento scientifico dell’Istituto Idrografico della Marina.

Il programma di ricerca
pluriennale High North, è stato proposto nel triennio 2017-2019 quale strumento
di supporto alla Comunità scientifica nazionale ed internazionale nello studio
del settore marino delle Isole Svalbard e dell’Oceano Artico in relazione ai
cambiamenti globali. Tale iniziativa è stata resa possibile grazie al ruolo
attivo svolto dalla Marina Militare attraverso l’Istituto Idrografico della
Marina quale “National marine focal point
for the Arctic research activities
”, che è riuscito a coinvolgere nelle tre
campagne di Geofisica marina in Artico diverse Istituzioni ed Enti di ricerca
nazionali ed internazionali, oltre ad Università e Società private operanti in
settori quali l’Idrografia, la Geofisica, l’Oceanografia e la Geologia marina.

La particolare attenzione che
l’ONU sta rivolgendo ai settori marini con l’istituzione dell’Ocean Decade
2020-2030, ben si coniuga con quanto maturato dalla Marina Militare con il
programma High North e le campagne di Geofisica marina in Artico (High North
17, High North 18 e High North 19) e con quanto in fase di programmazione per
il triennio 2020-22.

Il programma High North

Si inquadra nelle attività complementari della Marina Militare, che con i propri mezzi e le capacità tecnico/organizzative, concretizza la condivisione di progetti e risorse per lo sviluppo di una ricerca congiunta, sinergica e multidisciplinare. High North si focalizza particolarmente sull’esplorazione e continuità nel tempo e nello spazio delle osservazioni dell’ambiente marino con attività di sperimentazione di nuove tecnologie di sistemi multipiattaforma che sono preziosa fonte di informazione per la conoscenza, lo sviluppo, la sostenibilità e la tutela ambientale. I cambiamenti climatici ed il riscaldamento globale rappresentano una importante sfida ed in tale contesto l’Artico riveste un ruolo fondamentale per le sue caratteristiche di “motore” del clima del pianeta. La Marina Militare e l’Istituto Idrografico, con esperienza, capacità e specificità, sono espressione concreta di una maturità triennale del programma High North e si pongono quale centro di eccellenza nello studio dei mari rivolgendo l’attenzione ad attività di studio e ricerca a supporto della “crescita blu” del nostro Paese, nonché punto focale nella ricerca marina in Artico. L’area polare artica rappresenta, in un momento di forti cambiamenti climatici, un nodo cruciale per l’economia globale, ed è con la presenza nella ricerca scientifica che l’Italia intende essere pronta, con la sua Marina, a garantire la sicurezza, il libero scambio ed il libero utilizzo. Le nuove rotte commerciali che potrebbero aprirsi a Nord sono un elemento di interesse in cui operare per tutelare la sicurezza della navigazione, concorrendo alla mappatura dei fondali, ma anche per gli aspetti geostrategici e socioeconomici.

Le attività condotte in Artico
dalla Marina Militare con le tre campagne di Geofisica Marina High North 17,
High North 18 e High North 19, coordinate dall’Istituto Idrografico della
Marina, si sono rivolte in modo particolare alla conoscenza dell’ambiente
marino con lo studio delle dinamiche delle masse d’acqua, la mappatura dei
fondali e la caratterizzazione di settori artici poco conosciuti o inesplorati
grazie alla disponibilità e sperimentazione di nuove tecnologie e ai
cambiamenti ambientali in atto. Durante la campagna High North 18 le ricerche
si sono sviluppate fino al ciglio della banchisa artica a nord delle isole
Svalbard, raggiungendo latitudine 82 N.

Anche quest’anno, con High
North 19, l’attività è stata caratterizzata dal contributo sinergico e corale
di tutti i ricercatori coinvolti a bordo ed a terra. E’ stato profuso il
massimo impegno per raggiungere l’obiettivo comune stabilito in fase di
pianificazione dell’attività, secondo un’azione multidisciplinare e integrata
nel più ampio programma di ricerca. L’attività di quest’ultima campagna è stata
caratterizzata dall’esplorazione, a fronte della carenza o assenza di dati
marini nei mari artici, ai fini della mappatura dei fondali e del campionamento
di dati ambientali in 70 stazioni totali di cui 22 per osservazioni integrate
dell’ambiente marino, 20 per misure bio-ottiche, 4.227 km2 di mappatura
acustica, 11 per inquinamento marino, 4 per macro e micro-nano plastiche, 7
fisiche e bio-geochimiche della colonna d’acqua, lungo un percorso di 800
miglia nautiche sviluppate al largo delle isole Svalbard. Una particolare
attenzione è stata rivolta al mantenimento di due siti osservativi, S1 e ID2,
ancoraggi verticali (mooring) che monitorano la colonna d’acqua e i fondali
marini dal 2014, grazie a CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e OGS
(Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) e, dal 2017 anche
dall’Istituto Idrografico della Marina Militare. Questi due mooring sono dotati
di strumenti oceanografici come correntometri, misuratori di temperatura e
salinità (CTD), trappole per sedimenti per la misura di dati ambientali. Questi
siti osservativi fanno parte della rete internazionale di osservazione delle
isole Svalbard- SIOS (Svalbard Integrated Arctic Earth Observing System) e sono
fonte di dati unici per tutta la comunità nello studio dei cambiamenti
climatici in aree di particolare interesse come l’Artico, settore chiave per
comprendere l’evoluzione del clima ed il suo impatto sul pianeta e
sull’economia globale. High North 19 ha quindi garantito la continuità
temporale e spaziale di questi osservatori nel lungo periodo (pluriannuale)
grazie al recupero, la manutenzione e il riposizionamento degli strumenti che
acquisiranno dati della massa d’acqua fino alla prossima estate nel sito S1,
quando verranno eseguite le manutenzioni annuali agli strumenti. Durante la
navigazione sono stati inoltre acquisiti dati meteomarini (intensità del vento,
moto ondoso, corrente, pressione atmosferica, precipitazioni, temperatura e
umidità nell’aria) per l’affinamento di modelli previsionali meteorologici e lo
sviluppo di uno strumento che supporti la navigazione polare con il progetto
congiunto IIM e-Geos ARNACOSKY (ARctic NAvigation with COsmo SKYmed), dal
satellite al sottofondo, nella sostenibilità ambientale e conoscenza del One
Ocean. Un’attenta pianificazione delle attività, in riferimento ad una
altrettanto accorta navigazione, ha portato l’Unità a lavorare in condizioni
ambientali estreme, particolarmente dinamiche e complesse in relazione al
periodo stagionale (fine ottobre/novembre) che non ha comunque limitato le
operazioni, spingendo Nave Alliance alla latitudine massima di 79°02’N.

Nel riepilogo dei tre anni di
ricerca in Artico, è opportuno ricordare che, in termini di ritorno scientifico
e di attività condotte, le tre campagne di ricerca sono state oggetto di
molteplici contributi ad eventi internazionali e di collaborazioni in
altrettanti specifici consessi artici. La Marina Militare, per il tramite
dell’Istituto Idrografico è stata quindi presente e rappresentata su tavoli
tecnici specialistici internazionali quali ASOF (Arctic Subarctic Ocean Fluxes),
EGU (European Geoscience Union), GEBCO-IBCAO (General Bathymetric Chart of the
Ocean-International Bathymetric Chart of the Arctic Ocean), IHO-ARHC (International
Hydrographic Organization-Arctic Regional Hydrographic Commission), SEABED2030,
Arctic Connection – SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione
Internazionale), SIOS (Svalbard Integrated Observing System). Non ultimo, con
il coordinamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale, la partecipazione all’Arctic Circle 2019, dove sono stati
presentati i risultati del progetto ARNACOSKY, finalizzato a supportare e
rendere sostenibile la navigazione in Artico con tecnologie innovative o la
recente pubblicazione delle risultanze dei dati acquisiti dai siti osservativi
S1 e ID2, della rete internazionale SIOS e che confermano la tendenza ad una
atlantificazione dell’Artico.