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Cronaca

MARSALA RAPINE: INTERVISTA ESCLUSIVA AL GIOIELLIERE

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Tempo di lettura 5 minuti Il soggetto è entrato tra le due porte, ha guardato, era ben vestito, aveva un fascia collo che gli arrivava al limite della bocca

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di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Venerdì 19 novembre 2015 è stata rapinata in via XI Maggio, di fronte la sempre popolatissima Piazza della Repubblica, chiamata comunemente dai marsalesi Piazza Loggia, la famosa gioielleria di Saverio D’Angelo. La rapina avviene alle ore 19.00 circa, orario in cui il flusso di cittadini che percorre quelle vie del centro è intenso. Due rapinatori a volto scoperto si introducono all’interno della gioielleria e fanno razzia. Noi abbiamo intervistano in esclusiva proprio Saverio D’Angelo, proprietario della gioielleria nonché vittima della rapina e ci ha raccontato i momenti di tensione vissuti con i rapinatori.
 
 
– il 19 novembre alle 19 è stata rapinata la sua gioielleria in pieno centro storico. Cos’è accaduto esattamente quel giorno?
 
Io stavo facendo il cruciverba, la ragazza guardava la televisione perché non c’era nessuno. Ad un certo punto si sente suonare e si apre la prima porta. La ragazza ha aperto la prima porta, come facciamo di solito non vedendo chi era, perché c’era la tenda chiusa. Il soggetto è entrato tra le due porte, ha guardato, era ben vestito, aveva un fascia collo che gli arrivava al limite della bocca e un cappellino sportivo. Dopo essere entrato saluta, io chiedo “che cosa desidera”, al che lui dice “io desidero tante cose”, con l’accento un po’ napoletano. Quando lui mi guarda così e mi dice “tante cose”, io mi alzo dalla sedia, lo acchiappo e gli dico “come hai detto?”, lui non se lo aspettava, e ad un certo punto cominciamo a colluttarci, però senza venire alle mani, ci tenevamo l’uno con l’altro. Ad un certo punto il soggetto dice “apri la porta”, perché se ne voleva andare, non aveva previsto questa mia reazione, penso io se ne volesse andare. Ad un certo punto, nel modo di aprire la porta, invece di aprire l’interno si è aperta l’esterno. Aprendosi l’esterna, entra il secondo soggetto. Entrando il secondo soggetto, il soggetto interno grida alla ragazza che era impaurita, quasi che piangeva, “apri al mio collega”, e lei aprì anche la porta interna. Entrando l’altro io non ho potuto più padroneggiare entrambi.  Il secondo soggetto incominciò a razziare le vetrine, l’altro invece spingeva  verso i servizi, nella parte interna. E chiede la chiave della cassaforte, io gli rispondo che non ce l’abbiamo ma ce l’ha mia moglie che non c’è questo pomeriggio. La ragazza dice piangendo di non sapere dove sono le chiavi e loro si sono un po’ rasserenati anche perché avevano preso un sacco di cose dalle vetrine interne. Ad un certo punto ci spingono tutti e due verso l’anti bagno, che c’era la chiave, e ci chiudono dentro dicendoci “ora chiamiamo le autorità appena ce ne andiamo per farvi liberare”. Noi incominciamo a spalleggiare la porta cercando di romperla, ma la porta non c’è stato verso di uscire. Stiamo un 4/5 minuti così, quando ad un certo punto sentiamo suonare il campanello del negozio. Era mia moglie, appena tornata da un’uscita con le sorelle. Prima suona e non gli rispondono, poi apre e vede la porta interna aperta e non vede nessuno, quando però noi sentiamo la porta chiudersi incominciamo a chiamare e a bussare, e mia moglie viene, ci apre e noi usciamo e gli dico che ci hanno appena rapinato. Mia moglie non si era accorta che c’erano due vetrine vuote, una di gioielli e una di orologi per uomo. Il danno è stato intorno ai 50 mila euro

– I rapinatori quindi erano due?
 
Si due.
 
– Che accento avevano i rapinatori? Si ricorda com’erano vestiti o qualche dettaglio che potrebbe condurre all’identificazione?
 
Uno si fingeva tipo napoletano, il primo che ha parlato, l’altro mi diceva “Signor D’Angelo non faccia resistenza, non si preoccupi, non le facciamo niente”. Il primo soggetto era alto circa 1.70, indossava un berretto, un fascia collo grigio tipo lana, guanti grigi e giubbotto bianco. Il secondo soggetto era bassino, robusto, indossava un giubbotto scuro. Figurati le videocamere erano state ordinate dovevano arrivare e sono arrivate dopo qualche giorno.
 
– Erano armati?
 
No, io non ho visto niente.
 
– Erano a volto scoperto?
 
Si, a volto scoperto

– Poi  le forze dell’ordine quindi sono state chiamate quando è arrivata sua moglie?
 
Io ho fatto il 112 appena mi ha liberato, solo che nel frattempo è passato un Commissario che conosco e che ha subito allertato la pubblica sicurezza che è arrivata prima. Quindi nel momento in cui sono arrivati i Carabinieri c’era qui la pubblica sicurezza, l’ambulanza perché nel colluttarmi mi è uscito l’osso della mandibola, mi si è lussato. Sono andato al pronto soccorso e dopo un’oretta e mezza, dopo aver fatto la tac, e li sul posto il dottore del pronto soccorso mi ha messo dentro sede la mandibola e poi mi hanno dimesso. 

– Come ha reagito nel sapere che le videocamere del centro storico non funzionavano?

Sono stato deluso, anche se lo sapevo, già se ne parlava, era una cosa risaputa. Solo che ci sono le telecamere del negozio vicino a me, le telecamere del bar (vicino alla gioielleria), una telecamera di Via Vaccari dove si vedono loro che vanno e vengono. Prima che vengono e poi che vanno. 
 
– Quindi ci sono delle videocamere che li hanno ripresi…
 
Si, si. Infatti loro stanno verificando tutte queste immagini e forse hanno individuato qualcuno ma attualmente gli inquirenti stanno lavorando.

– E’certo comunque che ci sono delle immagini
 
Ci sono delle immagini, ma non si sa se sono identificative o meno. 

– Come reputa la sicurezza a Marsala in seguito alla rapina?
 
Mi dicono che stanno provvedendo a riattivare le telecamere, si vede qualche pattuglia un po’ più spesso passare. L’altro giorno sono venuti dei Carabinieri a piedi per informarsi di quello che era successo, prima si sono informati al Bar che gli hanno riferito il mio fatto e poi sono venuti a voler sapere quello che era successo, a documentarsi. Questo è stato un gesto di conforto per noi. 
 
– Il giorno dopo la sua rapina se n’è verificata un’altra da quelle parti e due in periferia. Secondo lei possono essere collegate queste rapine?
 
Non penso perché queste rapine fatte ad esercizi non protetti, possono essere fatte da chiunque. Qua c’è stato secondo me un sopraluogo precedentemente eseguito, perché forse loro pensavano di trovare mia moglie con una ragazza che gli faceva compagnia di tanto in tanto. Si vede che loro sono venuti quando c’erano due donne. Quando però hanno visto la mia reazione, sono convinto, che questa persona volesse andare via, però purtroppo c’è stato questo pri’ pro quo elettronico delle porte –sono degli ingranaggi dove uno esclude l’altro, se si pigia in maniera tremolante o insicura si possono aprire tutte e due –comunque la goccia che ha fatto traboccare il vaso fu che entrò pure il secondo. 
 
– In seguito alla rapina, ha messo in atto misure cautelative nel suo negozio?
 
Ora ho installato le videocamere che nel frattempo erano arrivate ed erano messe li. Il giorno prima figurati che l’elettricista mi montò l’allarme esterno, la sirena, che nel frattempo si era guastata. 

– Ha ricevuto la visita del Sindaco?
 
Il Sindaco e il Vicesindaco sono venuti a farci visita, dispiaciutissimi per quanto accaduto
 
– Il Sindaco e il Vicesindaco ci hanno riferito che stanno lavorando alla riattivazione dei sistemi di sicurezza (videocamere) e che prima di natale saranno riattivate.

Non so se ci arrivano, a secondo dei sospesi che hanno, sia a livello economico che a livello tecnico perché come necessitano della sola riattivazione, possono anche necessitare della completa sostituzione. 

– E’ cambiato qualcosa in lei in seguito alla rapina?
 
C’è un maggiore timore, si sta più attenti a chi entra, la tenda la lasciamo aperta. C’è più salvaguardia, ci sono pure le videocamere funzionanti. 

– Che messaggio vuole lanciare a chi ha subito una rapina come lei?

Mi è dispiaciuto sentire che il fenomeno era abbastanza allargato, non solo che riguardava me. Però sai, in una tabaccheria, in un supermercato come fai a mettere porte particolari, metal detector. Il metal detector da me non ha funzionato.

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Ponzano Romano, “caso del canile lager”: il GIP archivia il procedimento verso il titolare

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Il GIP di Rieti ha archiviato la vicenda che ha visto il titolare di un castello del 1200 con diversi ettari di tenuta a Ponzano Romano finire indagato per il reato previsto dall’articolo 727 del Codice Penale, ovvero di “abbandono di animali”

Una vicenda iniziata due anni fa quando venne diramata la notizia del sequestro di un “canile lager” con 110 husky maltrattati. Il titolare, un uomo di 45 anni, finì quindi indagato per maltrattamento di animali.

Vista la richiesta di archiviazione depositata dal PM – si legge sul decreto di archiviazione – ritenuto, conformemente a quanto sostenuto dal PM, che non è possibile sostenere l’accusa in dibattimento, in quanto: lo stato in cui si trovavano gli animali al momento del controllo non è imputabile al comportamento dell’indagato momentaneamente assente per motivi di salute.

Il 45enne, infatti, al momento del controllo si trovava ricoverato, già da una settimana, al policlinico.

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Kata, la bambina scomparsa a Firenze: gli inquirenti tornano nell’albergo

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Tre mesi dopo la scomparsa della piccola Kata, le indagini sono ripartite dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza nei pressi dell’hotel Astor di Firenze. Le ricerche della bimba di 5 anni scomparsa dall’ex albergo occupato continuano da mesi e in queste settimane si sono aperte diverse piste che potrebbero portare alla bambina. Stando a quanto reso noto, infatti, si erano aperte due piste che portavano gli inquirenti all’estero: la piccola Kata potrebbe essere stata rapita “per errore” da alcune persone che volevano vendicarsi dell’ex compagna di un narcotrafficante che fino a pochi anni fa viveva in Italia.

La donna ha infatti una bimba della stessa età di Kata e dopo l’arresto dello spacciatore peruviano, poi rimpatriato, si sarebbe trasferita con la sua piccola nell’ex albergo occupato, lì dove la minore scomparsa viveva con la famiglia. A rendere nota per la prima volta la possibilità di un rapimento avvenuto “per errore” sarebbe stato il nonno della bimba che dal Perù avrebbe detto ai familiari di essere pronto a “occuparsi lui del caso”. 

Gli inquirenti tornano nell’albergo degli orrori. In diretta da Firenze lo racconta “Chi l’ha visto?” nella nuova puntata di questa sera mercoledì 20 settembre con Federica Sciarelli questa sera in diretta.

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Cagliari, smantellata un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro nero

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Gli stranieri venivano reclutati dal CAS e portati in diverse aziende agricole e nei vigneti di note cantine della provincia

All’alba di oggi, la Polizia di Stato ha smantellato una presunta associazione a delinquere che reclutava i cittadini stranieri ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Monastir (CA), per farli lavorare in nero in alcune aziende agricole della provincia.

La Squadra Mobile di Cagliari ha eseguito cinque fermi di indiziato di delitto a carico di altrettanti cittadini pakistani, dimoranti a Cagliari, tutti con permesso di soggiorno in Italia, indagati per aver costituito e organizzato un’associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Un altro cittadino pakistano, che avrebbe fatto da autista per l’organizzazione, è stato indagato in stato di libertà quale partecipe dell’associazione a delinquere.

I fermati, ogni mattina, prelevavano dal C.A.S. gli stranieri e li portavano a lavorare in alcune aziende agricole della provincia, che li sfruttavano dando loro una paga di 5 euro l’ora. A volte i lavoratori dovevano provvedere anche a procurarsi il cibo per la  giornata.

Sono 12 i titolari di aziende agricole e cantine indagati in stato di libertà perché avrebbero utilizzato manodopera, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno.

Nell’operazione sono stati impegnati complessivamente 60 uomini della Squadra Mobile, del Reparto Prevenzione Crimine di Abbasanta e del Reparto Mobile di Cagliari.

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