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Latina

MASSACRO AL CIRCEO: SI RIAPRE IL CASO. DISPOSTA RIESUMAZIONE DELLA SALMA DI GHIRA

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Tempo di lettura 4 minuti L'unico dei tre responsabili sfuggito alla giustizia venne sepolto in Spagna con il nome di Maximo Testa De Andres. Ora la Procura di Roma vuole accertare la sua identità

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di Giuseppa Guglielmino

Circeo (LT) – Si riapre il caso del massacro del Circeo, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 settembre 1975: la procura della Repubblica di Roma ha disposto la riesumazione della salma di Andrea Ghira, sepolto come Maximo Testa De Andres nel cimitero di Melilla (Spagna). Un colpo scena a oltre 40 anni dall'omicidio di Rosaria Lopez mentre la sua amica Donatella Colasanti riuscì a salvarsi solo facendosi credere morta. Quella sera in una villa del Circeo Gianni Guido, 19 anni, Angelo Izzo, 20 anni, e Andrea Ghira, 22 anni, picchiano, violentano e annegano una studentessa di 19 anni, Rosaria Lopez, e riducono in fin di vita una sua amica di appena 17 anni, Donatella Colasanti. Proprio credendola morta, infatti, Izzo, Guido e Ghira la chiudono con la Lopez nel bagagliaio della loro auto, una Fiat 127. Sarà Colasanti a raccontare i dettagli di ben 36 ore di terrore. I tre giovani invitano le due ragazze a una festa nella villa. Festa che per le giovani si trasforma presto in un incubo.

Il massacro Sono le 19,30 quando Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira dicono alle ragazze che le avrebbero addormentate per poi riportarle a Roma. I tre massacratori preparano due siringhe con del liquido rosso. Poi Rosaria e Donatella vengono separate, Lopez viene portata da Izzo e Guido al piano di sopra, mentre Colasanti resta al piano terra con Ghira. Quando si accorgono che le iniezioni non fanno effetto, la situazione precipita.

Colasanti sente l'acqua scorrere nel bagno del piano di sopra, dove Izzo resta con la Lopez mentre Guido e Ghira si alternano per aiutarlo. Poi, atterrita, sente le grida della ragazza, a tratti interrotte come se le stessero infilando la testa nell'acqua. Qualche minuto di urla, poi il silenzio. Per Rosaria Lopez è la fine. I suoi assassini passano a colpire l'amica. Quando scendono dal piano superiore e si rendono conto che anche sulla Colasanti l'iniezione non ha avuto effetto, i tre cominciano a colpirla alla testa con il calcio della pistola, poi la prendono a pugni e le legano un laccio attorno al collo. La trascinano nuda per tutta la casa. Colasanti sviene. Quando si riprende sente qualcuno dire: 'Questa qui non vuole morirè. A questo punto, disperata, la ragazza capisce che la sola cosa da fare per salvarsi è fingersi morta. Alle 21 Guido, Izzo e Ghira avvolgono in teli di plastica quelli che ritengono essere due cadaveri e li caricano nel portabagagli della Fiat 127. Poi, tornano a Roma. Alle 23.30, parcheggiano la macchina in Via Pola e vanno in pizzeria. Poi, alle 2.50 una donna che abita in un appartamento del palazzo davanti al quale è ferma la Fiat 127 bianca sente i pugni e i lamenti della Colasanti. Alle tre arrivano i carabinieri e trovano nel portabagagli Donatella Colasanti, livida e insanguinata. Accanto a lei il corpo della Lopez.

Angelo Izzo e Gianni Guido vengono fermati e arrestati quella notte stessa. I due vengono processati e condannati all'ergastolo in primo grado nel 1976. Guido però si vede modificare, il 28 ottobre 1980, la condanna per il massacro del Circeo a 30 anni dopo la dichiarazione di pentimento e l'accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento. In seguito, riesce ad evadere dal carcere di San Gimignano nel gennaio del 1981. Guido fugge a Buenos Aires dove però viene riconosciuto e arrestato poco più di due anni dopo. In attesa dell'estradizione, nell'aprile del 1985 riesce ancora a fuggire, ma nel giugno del 1994 viene di nuovo catturato a Panama, dove si era rifatto una vita come commerciante di autovetture, ed estradato in Italia. Insieme a Guido e Izzo, viene condannato all'ergastolo anche Andrea Ghira, che, invece, fa perdere subito le sue tracce. E rimane latitante fino alla sua morte. È il 29 ottobre 2005 quando gli investigatori della polizia danno la svolta conclusiva alle indagini su Andrea Ghira. Erano sulle sue tracce da tempo, intercettando le conversazioni dei suoi familiari. Così si scopre che, in realtà, il caporalmaggiore Massimo Testa, alias di Andrea Ghira è morto per overdose undici anni prima in Spagna ed è sepolto nell'enclave spagnola di Melilla.

Il 26 novembre Donatella Colasanti si fa avanti con l'ultima azione legale nei confronti del suo aguzzino, chiedendo alla sua famiglia un risarcimento dei danni che il suo avvocato quantifica subito in un milione di euro. Il 30 dicembre 2005 Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo, muore a Roma dopo una lunga malattia all'età di 47 anni. Nella sua vita ha sempre chiesto giustizia per quanto accaduto quella sera perché secondo lei, soprattutto sul ritrovamento del cadavere di Andrea Ghira, c'erano ancora molti interrogativi da sciogliere. Lo ha fatto anche in punto di morte, quando al suo legale disse: »Battiamoci per la verità«. Ma nel 2005 si è riaperto due volte il capitolo oscuro del massacro del Circeo: il 30 aprile due corpi vengono trovati parzialmente sepolti all'interno del giardino di una villetta a Ferrazzano (Campobasso). Si tratta dei cadaveri di madre e figlia, Maria Carmela Limucciano e Valentina Maiorano, rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, esponente della Sacra Corona Unita. Ad ucciderle è stato Angelo Izzo, divenuto amico del boss in carcere a Palermo. Izzo se ne era conquistato la fiducia e, non appena ottenuto dai giudici il permesso di uscire dal carcere, le ha uccise. La polemica sul permesso concesso al massacratore del Circeo infiamma i tribunali. Al punto che l'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli avvia un'indagine sul caso. Per il duplice delitto di Ferrazzano Izzo viene condannato all'ergastolo il 4 marzo del 2008 dalla Corte d'Assise d'Appello di Campobasso. Sentenza confermata dalla prima sezione penale della Cassazione che, il 20 novembre del 2008, respinge il ricorso presentato dalla difesa di Izzo, condannando il massacratore del Circeo al carcere a vita

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Cronaca

Roma e Latina, traffico di droga: sequestro beni da 4,5 milioni a capi organizzazione

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Maxi sequestro di beni da circa 4,5 milioni di euro tra Roma e Latina. Ad eseguire il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Interessati beni e assetti societari, tra cui immobili e società riconducibili ai tre capi di un’associazione dedita al traffico di droga recentemente arrestati nell’ambito di un’operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sulla base di accertamenti svolti dalla Divisione Anticrimine di Roma sarebbe emerso che dall’attività illecita avrebbero accumulato ingenti proventi reinvestendoli in parte in società di sale scommesse a Pomezia e Ardea e in una rivendita di veicoli a Roma, e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze assicurative. Tra i beni interessati dal sequestro disposto dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione di Roma – 4 compagini societarie e 4 immobili, tra cui una villa di notevoli dimensioni con piscina.

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Cisterna di Latina, duplice omicidio: lei si è salvata scappando dalla finestra

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Desyrée Amato, la 22enne sopravvissuta ieri alla furia dell’ex fidanzato che a Cisterna di Latina ha ucciso la sorella e la madre della giovane (49 e 19 anni), è riuscita a salvarsi fuggendo dalla finestra del bagno dove si era rifugiata. Cristian Sodano, finanziere di 27 anni, dopo aver sparato alle due donne con l’arma d’ordinanza ha seguito la ragazza in bagno e ha sfondato la porta a calci. Lei è riuscita a scappare dalla finestra e a nascondersi in una legnaia in giardino, poi ha raggiunto la strada dov’è stata trovata in stato di choc. Nel pomeriggio di ieri l’uomo – originario di Minturno ma in servizio nel reparto navale di Ostia – è arrivato nella casa delle tre donne, nel quartiere San Valentino. Al culmine di un litigio ha aperto il fuoco. Alcuni quotidiani scrivono che l’uomo aveva dormito in quella casa soltanto la notte prima del duplice omicidio, nonostante la rottura sentimentale. “Ho litigato e poi ho sparato”, ha detti ai poliziotti che l’hanno arrestato.

Nei confronti di Sodano la procura di Latina ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, è stato portato in carcere in attesa della convalida.

Secondo quanto si apprende Cristian Sodano, questo il nome dell’uomo, avrebbe ucciso Nicoletta Zomparelli e Reneé Amato dopo che queste erano probabilmente intervenute per difendere la sua ex fidanzata, Desyrée Amato. Il 27enne è stato rintracciato e portato in Questura dagli agenti della squadra mobile nel quartiere Q4 mentre stava cercando di raggiungere casa, nei pressi dell’abitazione di un parente. 

Di Reneé Amato e della sorella Desyreé si sa che avevano la passione per il ballo, come emerge dalle immagini sui loro profili social: la giovane uccisa aveva anche vinto qualche premio. La madre Nicoletta Zomparelli lavorava in un’agenzia immobiliare. 

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Pontinia, maltrattamenti di animali: chiusa azienda zootecnica

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La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Pontinia, unitamente alle componenti specializzate del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina, del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Latina e con il supporto del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Latina, hanno effettuato un controllo presso un’azienda zootecnica di Pontinia operante nell’allevamento di bufale.
Durante l’ispezione i Carabinieri ed i Veterinari hanno potuto accertare come gli animali fossero allevati e tenuti in condizioni non compatibili con le proprie caratteristiche etologiche.
Nello specifico gli operanti hanno rilevato come gli animali fossero costretti a stabulare in consistenti liquami, senza acqua, con mangimi contaminati.

Gli animali, di cui molti vitellini legati, sono stati inoltre riscontrati affetti da varie problematiche sanitarie e la mancanza dei requisiti minimi per la gestione degli stessi, con evidente sofferenza del bestiame e compromissione della salute degli animali.

Nella stessa azienda sono state trovate, poco distante dalle stalle, due carcasse di vitelli bufalini non smaltiti ed una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi, nonché lo scarico nel canale attiguo all’azienda dei liquami e reflui prodotti dall’azienda.

Per tutti questi motivi l’azienda ed i 117 animali sono stati posti sotto sequestro. La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

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