Connect with us

Editoriali

Meloni, vittoria diplomatica: pace a Gaza alla faccia della “Flotilla de noartri”

Published

on

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti

Roma aveva scelto la via della fermezza e del dialogo, mentre gli pseudo-pacifisti gridavano allo scandalo: oggi la premier incassa il successo di una linea coerente e realista che ha contribuito a portare Israele e Hamas al tavolo della pace

Alla fine la pace è arrivata davvero. E, ironia della sorte, non grazie ai soliti attivisti della “Flotilla de noartri” che sventolavano bandiere e urlavano slogan sotto i palazzi del potere, ma grazie alla politica — quella vera — e alla fermezza di chi ha sempre creduto nella via diplomatica.

Israele e Hamas hanno firmato la prima fase del piano di pace americano per Gaza, annunciato ieri sera da Donald Trump in persona. Un passo storico, costruito in mesi di contatti e trattative, e sostenuto con convinzione anche dal governo italiano guidato da Giorgia Meloni, che fin dal primo giorno ha mantenuto una posizione chiara: fermezza contro il terrorismo, umanità verso i civili, diplomazia per la pace.

Nella Striscia la gente festeggia, anche se i combattimenti non si sono del tutto fermati. L’accordo prevede il ritiro progressivo delle truppe israeliane (Idf), l’ingresso di aiuti umanitari e uno scambio di ostaggi e prigionieri che potrebbe sbloccare finalmente una situazione incancrenita da mesi. Hamas ha parlato di 1.950 prigionieri palestinesi liberati in cambio di 20 ostaggi ancora vivi, mentre il premier Netanyahu, pur mantenendo prudenza, ha ringraziato Trump per la mediazione.

Un segnale che la pace, quella vera, non si fa con gli slogan ma con il coraggio politico. Lo stesso coraggio che Meloni ha mostrato, quando in Italia non mancavano i soliti professionisti del “no a tutto”, pronti a puntare il dito contro il governo accusandolo di “avere le mani sporche di sangue”. E invece — alla faccia loro — il governo italiano è stato tra i primi in Europa a sostenere un percorso realistico di pacificazione.

Advertisement
10

Gli Stati Uniti saranno coinvolti direttamente nella ricostruzione e nel mantenimento della pace a Gaza, con un piano in più fasi che mira anche al disarmo di Hamas e alla futura governance del territorio. “Merita il Nobel per la pace”, ha detto il presidente israeliano Herzog riferendosi a Trump. Parole che fanno eco all’ottimismo che si respira tra i leader internazionali, finalmente allineati su una linea pragmatica.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato di aver avviato i preparativi per un ritiro parziale, secondo le direttive del governo. Il gabinetto di sicurezza di Israele sta esaminando in queste ore l’accordo e i tempi tecnici per la liberazione degli ostaggi, che secondo l’ambasciatore israeliano negli Usa, Yechiel Leiter, potrebbero tornare a casa già entro lunedì.

Un successo politico e diplomatico che smentisce, una volta per tutte, le sirene del disfattismo. Quelle voci che, nelle piazze e nei talk show italiani, da mesi accusano il governo Meloni di “immobilismo”, “subalternità” o peggio ancora di “connivenza”. E invece no: la realtà è che l’Italia, con discrezione e autorevolezza, ha saputo contare nei tavoli che contano davvero.

Altro che “flotilla” e proteste da salotto. Mentre i finti pacifisti agitavano bandiere e scrivevano post indignati, Meloni e Tajani lavoravano con la diplomazia, e oggi possono rivendicare una vittoria che ha il sapore della concretezza.

La pace, quella che tutti dicono di volere ma che pochi sanno costruire, passa dai governi che hanno il coraggio di scegliere. E questa volta, piaccia o no ai suoi detrattori, Giorgia Meloni aveva ragione.

Advertisement
10

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.