Scienza e Tecnologia
Metal Eden, sparatorie e azione frenetica in un futuro disperato e pericoloso
Published
2 mesi faon
Metal Eden, sviluppato da Reikon Games per Pc e Console, è uno shooter in prima persona a tema sci-fi ambientato in una città orbitale chiamata Moebius. Il giocatore assume il controllo di “Aska”, un’iperunità cyborg, con l’obiettivo di recuperare le coscienze umane imprigionate nei Phantom Core. Ma cosa sono questi nuclei? Bene, per capirlo bisogna fare un passo indietro e parlare della trama in modo più approfondito: ci sarà un giorno in cui l’umanità sarà dispersa nello spazio sotto forma di memorie digitali: i nuclei. Una volta passati a miglior vita, le persone si affideranno a corpi meccanici e modificati per far sopravvivere la propria coscienza – e di conseguenza la specie – ben oltre quanto la natura avrebbe voluto. Un incipit classico per il genere sci-fi, ma sempre affascinante e attuale. Qualcosa va storto, però, e i nuclei di migliaia di civili restano intrappolati nella città mineraria di Moebius, dove il morbo sintetico della “corruzione” mette a rischio il futuro della civiltà. Edè proprio adesso che entra in azione l’iper-unità Aska: un androide addestrato a combattere senza nessun riguardo per il proprio corpo fisico, cosciente che dopo ogni morte può rinascere a patto che il suo nucleo resti intatto. Questo automa è al servizio di un’entità che la guida per i dedali della città, fino ad arrivare al cuore dell’asteroide, dove risiedono dormienti i nuclei dei civili da recuperare. Riuscirà Aska a farcela in tempo, prima che la corruzione colpisca anche il suo “Core”? Le vicende si dipanano in fretta, attraverso otto missioni per una campagna che dura circa 14 ore. Aska è un personaggio piuttosto freddo, scelta molto azzeccata visto la sua natura da androide, non parla mai più del necessario e lascia siano i suoi pugni, e soprattutto le sue bocche da fuoco, a farlo per lei. In compenso l’entità-guida che la accompagna è decisamente logorroica, forse nel tentativo di arricchire la progressione con un flusso costante di informazioni, lore e questioni morali sul futuro cibernetico. L’espediente funziona, soprattutto all’inizio, e infatti ci si sente un po’ più coinvolti nelle prime missioni che nelle successive: non sembra infatti di attraversare lunghi corridoi intervallati da arene in cui combattere, ma sembra di muoversi tra le vie di un sogno peruto, crollato su sé stesso, che non è riuscito a funzionare: la vita eterna, la fine delle disparità, la sopravvivenza della specie nella sua forma più nobile. Tuttavia, a lungo andare la voce un po’ monocorde del personaggio diventa un flusso di coscienza fin troppo pesante da digerire, almeno mentre cerchiamo di sopravvivere a orde non sempre ben bilanciate, moveset difficili da leggere e hitbox problematici. Ci si accorge, quindi, che la narrazione diventa piuttosto ridondante, e che il gioco avrebbe necessitato qualche sequenza video in più per equilibrare la scrittura con le fasi di gameplay. Intendiamoci, il prodotto è sicuramente un titolo valido, ma purtroppo sembra mancare di quella scintilla in più che lo avrebbe reso indimenticabile.
Dal punto di vista del gameplay, Metal Eden è uno sparatutto in prima persona che non concede tregua. L’azione è il centro nevralgico del gioco e ogni livello spinge il giocatore a restare costantemente in movimento. Fermarsi significa morire: il sistema di combattimento premia aggressività e velocità, ricordando quanto visto sulle ultime incarnazioni della saga di Doom. La struttura dei livelli è lineare: ci si sposta da un’arena all’altra, spesso collegate da zipline, affrontando ondate di nemici sempre più ostici. Nonostante la ripetitività dello schema, la varietà di avversari e la necessità di cambiare continuamente approccio rendono ogni scontro avvincente. Anche i boss sono pochi, ma la difficoltà elevata di molte battaglie standard compensa la mancanza di “momenti clou” tradizionali. La parola d’ordine è concentrazione: ogni arena richiede riflessi rapidi, gestione accurata delle risorse e un uso creativo delle armi. Non esiste un’arma o una tattica dominante: Metal Eden costringe il giocatore a sfruttare tutto ciò che ha a disposizione creando così una sensazione di varietà assolutamente apprezzabile. Un altro aspetto molto importante che rende piacevole giocare a Metal Eden è l’arsenale. A metà campagna, Aska dispone già di tutte e sette le armi disponibili, ognuna con caratteristiche e stili distintivi: dalla pistola automatica infinita ma poco potente, al lanciagranate devastante, passando per fucili a energia e armi cinetiche pensate per diversi tipi di nemici. Ogni arma può essere potenziata attraverso due percorsi alternativi, sbloccabili utilizzando una valuta ottenibile eliminando nemici e scoprendo segreti. Il sistema premia la creatività: sperimentare combinazioni nuove, usare più armi in sequenza e sfruttare il terreno di gioco porta infatti bonus extra di questa moneta. Gli upgrade non si limitano a un incremento di danno, ma introducono vere e proprie nuove abilità, come proiettili a ricerca o attacchi secondari che cambiano drasticamente l’approccio agli scontri. A dare ancora più carattere al combattimento c’è il Core-Ripping, abilità che consente di strappare letteralmente il nucleo vitale dei nemici non corazzati. È una mossa brutale e spettacolare, che può essere usata per infliggere danni, curarsi o potenziare un colpo corpo a corpo devastante. Non è solo una trovata estetica: diventa parte integrante del gameplay di Metal Eden, un’ancora di salvezza nelle situazioni critiche e uno strumento che scandisce molto bene il ritmo dei combattimenti.
Metal Eden offre anche una buona gamma di avversari, ognuno di essi possiede abilità uniche che costringono a cambiare continuamente strategia e a improvvisare. I nemici corazzati, ad esempio, possono essere affrontati con armi cinetiche ma diventano vulnerabili molto più in fretta con quelle a energia. Questa dinamica richiama vagamente la logica degli scudi e armature visti in Destiny 2, ma qui è più punitiva: scegliere l’arma sbagliata può significare soccombere in pochi secondi. Ci sono difatti creature volanti, altre rapide che accerchiano, unità pesantemente corazzate e mostri che costringono a muoversi in verticale sfruttando il design delle arene. È proprio questa varietà a mantenere vivo il gameplay nonostante la struttura lineare delle missioni. Metal Eden però offre non solo combattimenti continui, ma anche piccoli enigmi ambientali. Purtroppo questi momenti sono pochi e lasciano la sensazione di un’occasione mancata, in quanto una delle idee più interessanti è la Ball Form, che trasforma Aska in una sfera metallica capace di muoversi più velocemente e attraversare terreni pericolosi, ricordando chiaramente il Morph Ball di Metroid. La meccanica è divertente da usare, ma troppo vincolata: si attiva solo in punti specifici e raramente diventa parte del combattimento, quando invece avrebbe potuto arricchire notevolmente l’esperienza. Un vero peccato in quanto le basi per un titolo spettacolare ci sono tutte, ma la sensazione che si ha proseguendo nell’avventura è che Metal eden sia stato sviluppato di fretta e molte carte che sarebbero potute essere utilizzati meglio sono state “sprecate”. Un vero peccato in quanto la produzione è veramente interessante nel complesso. Un plauso va fatto al doppiaggio, davvero ben fatto e che aiuta a comprendere una storia ben scritta seppur non originalissima. Sul piano tecnico il titolo convince senza riserve. La grafica è colorata, nitida e ricca di effetti visivi spettacolari, con ambientazioni che alternano neon futuristici a scenari industriali e paesaggi più astratti. La direzione artistica non è rivoluzionaria, ma è coerente e sempre gradevole. La colonna sonora è un altro grande plus: un mix di elettronica cupa e bassi potenti che scandiscono il ritmo frenetico dell’azione. Giocare con le cuffie restituisce un’esperienza avvincente e immersiva. Tirando le somme, Metal Eden è senza dubbio un titolo che merita di essere giocato, a patto che non si cerchi un prodotto dall’alto tasso di rigiocabilità. La totale assenza di un new game plus e di “vie alternative” aggiunte alla longevità davvero troppo breve fanno si che non tutti possano apprezzare il grande potenziale che il gioco offre. Un vero peccato perché sarebbe bastato davvero poco per tirare fuori dal cilindro un’opera indimenticabile.
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Longevità:5,5
Gameplay: 8
VOTO FINALE: 7,5
Francesco Pellegrino Lise
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