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Metro Exodus, un’odissea post atomica

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Metro Exodus, l’ultimo capitolo della serie basata sui romanzi dello scrittore russo Dmitry Glukhovsky è finalmente arrivato su Pc, Xbox One e Ps4. L’ultima fatica di 4A Games e Deep Silver è stata attesa con molta ansia dai fan, considerando che l’ultimo gioco della saga è stato rilasciato quasi sei anni fa e in questo lasso di tempo gli appassionati hanno potuto solo giocare alle versioni remastered del titolo originale e del suo seguito. Per chi non lo sapesse l’universo di Metro è un universo catastrofico dove la storia dello scorso secolo ha lasciato il genere umano ferito, saccheggiato nell’animo da due guerre devastanti. I precari nuovi equilibri politico-economici fra Est e Ovest che ne conseguirono scissero il mondo nella seconda parte del ventesimo secolo, portando il pianeta sull’orlo di una guerra nucleare senza scampo, per nessuna fazione. Nel 2010 lo sviluppatore ucraino 4A Games diede vita al racconto di Dmitrij Gluchovskij ambientato nella metropolitana di Mosca con Metro 2033 e, successivamente, Metro Last Light, first person shooters dalle sfaccettature horror in cui meccaniche survival e stealth assecondano una caratterizzante anima narrativa. Adesso con Metro Exodus, anch’esso ispirato al terzo e ultimo romanzo dell’autore russo, le claustrofobiche meccaniche di gioco che hanno caratterizzato la serie vengono accantonate a favore di una giocabilità più esplorativa. Fuori dai tunnel della metropolitana di mosca il mondo ancora esiste, ferito, irrimediabilmente mutato, ma in ogni caso vivo. Andando più nello specifico, in Metro Exodus si vestono ancora una volta i panni di Artyom. Egli, sposatosi con Anna, la bella e determinata figlia del Colonnello Miller, il leader dell’Ordine di Sparta, sogna ancora un futuro lontano dal giogo opprimente della metropolitana e delle mostruosità nate dalle radiazioni che hanno reso Mosca una terra arida e inospitale. E proprio tenendo saldamente a sé quest’idea che gli eventi del prologo del gioco conducono il protagonista e suoi compagni ad abbandonare lo scenario in cui si sono svolti i precedenti capitoli in cerca di una nuova speranza a bordo dell’Aurora, un treno a vapore che li conduce in un vero e proprio esodo per la sopravvivenza che durerà un anno intero. Lungo l’arco di questi 12 mesi l’alternanza delle stagioni coincide con il sopraggiungere di nuove e differenti insidie, legate a filo doppio alle novità di gameplay introdotte con Exodus: attraversando ciò che resta della vecchia Russia, Artyom e compagni si trovano a esplorare vaste regioni dalle caratteristiche uniche dove mostri e fanatici di ogni genere sono pronti a fare di tutto per ostacolare la ricerca di una destinazione finale tanto sfuggente quanto ambita. La trilogia di Metro è sempre stata un’esperienza esplicitamente dedicata al single player, ed Exodus, nonostante lo stravolgimento delle ambientazioni, non è da meno. Come nei vecchi capitoli della serie, dove erano previsti dei finali multipli e di conseguenza anche delle scelte morali che andavano a incidere direttamente sul karma del protagonista, anche stavolta il sistema è il medesimo. Compiere determinate scelte, adottare una certa condotta piuttosto che un’altra determinerà il destino di Artyom, e anche il finale della storia. Anche stavolta sarà necessario fare molta attenzione a ciò che si fa, in quanto la condotta non è effettivamente rappresentata chiaramente mediante un qualsiasi indicatore. Se si commette un errore, si avvertirà solo un lieve suono accompagnato da una specie di flash. Fortunatamente basta tenere le orecchie bene aperte e prestare attenzione alle parole dei compagni di d’avventura: quasi sempre, infatti, consiglieranno la condotta più adatta, che in genere si basa sulla regola d’oro del “non uccidere gli innocenti”. Il punto è che coloro che sono liberi dal peccato non sono sempre riconoscibili, e per aggirare il problema l’unica via è quella dell’approccio stealth. Tale modo di affrontare il gioco è diventato ancor più centrale in questo capitolo, e lo sviluppo verticale di alcuni livelli lo rende anche particolarmente stimolante. Per evitare l’omicidio bisogna muoversi nell’ombra, o in alternativa è necessario arrivare alle spalle del nemico per poi sferrargli un colpo deciso fra capo e collo. Le soddisfazioni ci sono anche in questo caso, ma è chiaro che scegliendo la “via del buono” si spara molto meno, e in alcuni casi il basso profilo viene imposto per molto tempo, e forse non a tutti potrebbe piacere tale tipo di approccio. D’altra parte, è bene sottolineare che bastano pochi errori per compromettere il finale “positivo” e l’alternativa non è esattamente un “happy ending”. Quindi se si desiderà un’esperienza più difficile, immersiva e appagante, consigliamo la via del bene. Se invece si cerca un approccio più action, più shooter e più adrenalinico, a patto di accettare un finale negativo, Metro Exodus potrà garantire tanto divertimento anche in questo senso.

In questo titolo, come già nei suoi predecessori, per forza di cose la narrativa riveste un ruolo fondamentale. Essa, infatti, deve invogliare il giocatore a proseguire il viaggio, e per farlo necessita di uno scopo e di una tavolata di personaggi di spessore su cui poter contare. A bordo dell’Aurora, il treno con cui si muovono i protagonisti, tutto questo c’è, e il tema dell’esodo verso la terra promessa è affrontato con grande pathos. Esempio clou ne è uno dei primi filmati che con una dissolvenza catapulta il giocatore nel passato, all’interno di un vagone della metro, ancora brulicante di persone. Le ruote si muovono verso chissà dove, mentre chi sta con il pad in mano osserva dal finestrino il teatro della condizione umana; fuori la città cambia, dapprima sferzata dai venti di guerra lontana e poi demolita dal fragore nucleare, e infine il silenzio, poi le porte si aprono. Davvero di grande effetto. All’inizio di Metro Exodus ci si trova ancora a Mosca, a poca distanza dagli eventi di Last Light, ed Artyom, fra un’uscita e l’altra, non ha ancora abbandonato l’idea che ci sia vita oltre i confini della città. Per una serie di sfortunati eventi, spiegati purtroppo in maniera un po’ brusca e superficiale, la comitiva degli Spartani si ritrova ad apprendere una terribile verità, e ovviamente poco dopo la situazione precipita, costringendoli a fuggire per sempre dalla capitale russa. Il loro mezzo è un vecchio treno corazzato, denominato in seguito Aurora, che fungerà da nuova casa per tutto il viaggio. A bordo ci sono tutti: Artyom, sua moglie Anna, Miller, Alyosha, Idiota e anche qualche nuovo arrivo. Ognuno di loro ha le sue paure, i suoi sogni, e anche se non sono disponibili delle vere e proprie interazioni, dal momento che il protagonista è ancora una volta completamente muto, durante il pellegrinaggio verso est ci saranno numerose occasioni per fare la loro conoscenza; girovagando per il campo base, di volta in volta allestito in modo diverso, capita spesso di origliare scambi di battute, storie di folklore, dialoghi e perfino litigi che contribuiscono a tratteggiale i loro profili. In Metro Exodus il giocatore sarà sempre uno spettatore passivo, ed è una scelta che oggi mostra più che mai i suoi limiti, eppure dopo ogni missione, quando si ritorna all’Aurora, viene sempre voglia di ascoltare i discorsi dei compagni di viaggio, di osservarli mentre sono seduti su uno sgabello intenti a fumare una sigaretta piegata o a sorseggiare una vodka di pessima qualità, e nonostante la scarsa possibilità d’interazione, ci si sente a casa, al sicuro e circondati da persone amiche. Proprio queste atmosfere speciali sono il punto di forza di Metro Exodus. Infatti il gioco riesce a coinvolgere emotivamente chi gioca e tutto ciò dà energia alla voglia di proseguire nell’avventura e di scoprire cosa accadrà proseguendo nella storia. Nell’ultima fatica di 4A Games e Deep Silver c’è spazio per la speranza e il desiderio personale, per la delusione e la disillusione, e anche per la ricerca della tranquillità. Peccato che quest’ultima sia una merce molto rara, anche perché nel cuore della Russia post nucleare si incontrano personaggi bizzarri e strane tribù dalle intenzioni poco pacifiche, come fanatici che ripudiano la tecnologia e anche schiavisti della peggior specie, e alcune di queste riusciranno a far rimpiangere i tempi delle buie gallerie della metropolitana. Le atmosfere sono sempre magnifiche e quando la trama riprende la narrazione lineare il risultato è sempre alto.

A livello di giocabilità, come vi dicevamo all’inizio, Metro Exodus propone qualcosa di molto diverso rispetto a quanto è stato visto nei capitoli precedenti. Una volta entrati in contatto con le aree denominate Volga e Caspio, la sensazione è quella di perdersi da un momento all’altro. La mappa a disposizione di Artyom dice poco o nulla su ciò che bisogna fare, almeno finché qualcuno non indica la strada al protagonista. Ogni location è stata creata a misura d’uomo, e a parte rari casi dove bisogna aggirare ostacoli, si riesce a correre da una parte all’altra in una manciata di minuti, a patto però di sopravvivere ai mutanti e ad altri temibili orrori, ovviamente. Il rischio di una struttura del genere era alto, anche perché in realtà non esistono delle vere e proprie missioni secondarie, non ci sono personaggi opzionali da scoprire e neppure le solite vecchie fetch quest, eppure 4A Games è riuscita a trovare l’equilibrio perfetto. in Metro: Exodus la storia ci porta costantemente da un punto A ad un punto B, ma nel mentre è impossibile non lasciarsi contagiare dalla voglia di esplorare i piccoli centri abitati e le numerose rovine disseminate in giro, magari a bordo di un piccolo quattroruote di fortuna o di una barchetta a remi da cui entra acqua da tutte le parti. Il più delle volte ad attirare l’attenzione del giocatore sarà proprio il paesaggio stesso, magari grazie a uno scorcio particolarmente ispirato, un dettaglio o un’architettura che si staglia in lontananza. Tali aree spingono ad “abbandonare” momentaneamente la missione principale per scoprire cosa si nasconde fra quelle misteriose case o in quella fabbrica allontanata o fra quei rottami apparentemente abbandonati. Tutto questo arricchisce l’esperienza di gioco e ne espande la longevità. Naturalmente, oltre a quanto detto, sulla mappa sono presenti anche alcuni dungeon, che spesso prendono le sembianze di bunker abbandonati, fogne e fabbriche prebelliche diroccate. Tali aree sono sezioni relativamente piccole, caratterizzate da una progressione lineare e dall’utilizzo della maschera antigas, ma svolgono benissimo il loro lavoro. Esse servono a staccare dal free roaming, ma sono comunque location curatissime e articolate, che riportano in primo piano il vecchio e glorioso feeling dei primi due capitoli. Che si tratti di rovistare fra gli archivi sepolti dell’esercito o di farsi strada attraverso una diga pericolante, quelli appena citati sono senza dubbio fra i momenti più riusciti della produzione, e riescono ad incastrarsi perfettamente con il resto dell’avventura. In Metro Exodus la pratica del frugare fra i rifiuti per trovare oggetti utili veste ancora una volta un ruolo centrale e lo fa più di quanto visto in passato, anche perché in questo capitolo non esistono mercanti, e tutto passa per un pugno di pezzi di metallo e qualche oncia di sostanze chimiche. All’inizio questo sistema può apparire un po’ macchinoso, ma una volta che si sarà familiarizzato con il “trova e ricicla” sarà un vero piacere poter creare tutto ciò che occorre attraverso i materiali di scarto. Si può creare praticamente tutto in regolare autonomia, dai medikit ai filtri per la maschera, passando anche per le migliorie per le armi. Insomma, il concetto di base è: più si passa tempo a cercare materiali utili fra i rifiuti, maggiore sarà la possibilità di creare equipaggiamento per sopravvivere. Ovviamente per montare gli oggetti più complessi e ingombranti sarà necessario servirsi di un banco da lavoro, sempre reperibile al campo base o all’interno delle zone disseminate in giro per la Russia post nucleare. Assemblare le proprie scorte e prepararsi prima di ogni singola spedizione non diventerà soltanto un rito, ma presto ci si accorgerà che è proprio uno degli elementi trainanti del gameplay, che scandisce il ritmo dell’avventura. A livello di combat system, gli scontri a fuoco risultano sempre molto realistici e ben realizzati, ogni proiettile sparato da Artyom sembra diverso da quello precedente, come a voler ribadire l’artigianalità dell’arma, e il feeling è sempre lento e pesante. In Metro Exodus però i movimenti sono differenti dai normali shooter, quindi scordatevi scivolate rapide e scatti fulminei di 180 gradi. Nel gioco, essendo parecchio simulativo, per perdere la pellaccia basta scordarsi di pulire il vetro della maschera antigas o di ricaricare l’arma prima di sporgersi da un angolo. Detto ciò, se non si è abituati alle dinamiche della serie consigliamo caldamente di affrontare la difficoltà normale, ben bilanciata e più che adatta a comprendere come si gioca. Al contrario, se si è veterani di Metro e si è alla ricerca della vera “Metro Experience” allora è il caso di scegliere sulla difficoltà estrema, dove ogni proiettile raccolto fra la polvere vi farà gridare al miracolo, ma soprattutto dove sopravvivere sarà un vero e proprio incubo.

A livello grafico Metro Exodus è un titolo davvero ben Fatto. La realizzazione tecnica di alto livello e l’accompagnamento sonoro di buon livello del mondo di gioco, riescono a trasmettere a pieno il senso di desolazione e pericolo che attanaglia l’intero viaggio dell’Aurora. A dispetto di qualche calo di fluidità in alcune delle fasi più concitate, il colpo d’occhio generale è sempre di alto livello e gode di un orizzonte visivo più che apprezzabile. La contrapposizione fra la l’illuminazione naturale degli ambienti esterni e quella artificiale dei luoghi chiusi regala giochi di luce e riflessi di grande pregio. Questi uniti ai tanti effetti grafici presenti restituiscono un’immagine viva e sempre ricca di dettagli. Insomma, nulla da eccepire. Peccato solo per l’assolutamente voluto senso di pesantezza che si ha mentre ci si muove e si prende la mira che sicuramente rende l’esperienza di gioco meno fluida e un po’ snervante. In ogni caso, una volta compreso come gestirla, l’avventura di Artyom sarà assolutamente una storia avvincente, ricca di colpi di scena e incredibilmente profonda. Tirando le somme, questo Metro Exodus è un ottimo esempio di come sia possibile integrare elementi nuovi pur preservando e dando maggior spicco ai tratti più caratteristici di una serie. La novità delle sezioni liberamente esplorabili ha aggiunto quantità e varietà all’offerta, permettendo agli sviluppatori di studiare le parti più lineari dell’avventura senza compromessi in termini di intensità. Il viaggio di Artyom e dei suoi compagni a bordo dell’Aurora resta dunque fedele ai tratti caratteristici che hanno reso famosi i giochi precedenti, ma in questo nuovo capitolo essi sono stati arricchiti in maniera estremamente positiva nella loro formula base da elementi completamente inediti e da un comparto tecnico di alto profilo. Insomma, dopo tanta metropolitana e ambienti bui e angusti un po’ d’aria fresca, seppur infarcita d terribili mutanti e personaggi estremamente crudeli e senza scrupoli, era quello che ci voleva. Ovviamente se si vuol giocare bene e comprendere a fondo Questo terzo capitolo della saga, consigliamo di giocare i precedenti o quantomeno di aver letto i libri. Ovviamente Metro Exodus può essere giocato anche senza conoscere quanto è accaduto in precedenza, ma a livello di trama potrebbe essere difficile comprendere l’universo di gioco e alcuni riferimenti. In ogni caso crediamo che ogni buon gamer che si rispetti, specialmente chi è rimasto affezionato ai titoli single player dovrebbe acquistarlo. Ore e ore di gioco ben scritte e realizzate sono solo la base di quest’opera che se affrontata come si deve è in grado di dare molte e appaganti soddisfazioni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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