Metro Exodus, un’odissea post atomica

Metro Exodus,
l’ultimo capitolo della serie basata sui romanzi dello scrittore russo Dmitry
Glukhovsky è finalmente arrivato su Pc, Xbox One e Ps4. L’ultima fatica di 4A
Games e Deep Silver è stata attesa con molta ansia dai fan, considerando che
l’ultimo gioco della saga è stato rilasciato quasi sei anni fa e in questo
lasso di tempo gli appassionati hanno potuto solo giocare alle versioni
remastered del titolo originale e del suo seguito. Per chi non lo sapesse
l’universo di Metro è un universo catastrofico dove la storia dello scorso
secolo ha lasciato il genere umano ferito, saccheggiato nell’animo da due
guerre devastanti. I precari nuovi equilibri politico-economici fra Est e Ovest
che ne conseguirono scissero il mondo nella seconda parte del ventesimo secolo,
portando il pianeta sull’orlo di una guerra nucleare senza scampo, per nessuna
fazione. Nel 2010 lo sviluppatore ucraino 4A Games diede vita al racconto di
Dmitrij Gluchovskij ambientato nella metropolitana di Mosca con Metro 2033 e,
successivamente, Metro Last Light, first person shooters dalle sfaccettature
horror in cui meccaniche survival e stealth assecondano una caratterizzante
anima narrativa. Adesso con Metro Exodus, anch’esso ispirato al terzo e ultimo
romanzo dell’autore russo, le claustrofobiche meccaniche di gioco che hanno
caratterizzato la serie vengono accantonate a favore di una giocabilità più
esplorativa. Fuori dai tunnel della metropolitana di mosca il mondo ancora
esiste, ferito, irrimediabilmente mutato, ma in ogni caso vivo. Andando più
nello specifico, in Metro Exodus si vestono ancora una volta i panni di Artyom.
Egli, sposatosi con Anna, la bella e determinata figlia del Colonnello Miller,
il leader dell’Ordine di Sparta, sogna ancora un futuro lontano dal giogo
opprimente della metropolitana e delle mostruosità nate dalle radiazioni che
hanno reso Mosca una terra arida e inospitale. E proprio tenendo saldamente a
sé quest’idea che gli eventi del prologo del gioco conducono il protagonista e
suoi compagni ad abbandonare lo scenario in cui si sono svolti i precedenti
capitoli in cerca di una nuova speranza a bordo dell’Aurora, un treno a vapore
che li conduce in un vero e proprio esodo per la sopravvivenza che durerà un
anno intero. Lungo l’arco di questi 12 mesi l’alternanza delle stagioni
coincide con il sopraggiungere di nuove e differenti insidie, legate a filo
doppio alle novità di gameplay introdotte con Exodus: attraversando ciò che
resta della vecchia Russia, Artyom e compagni si trovano a esplorare vaste
regioni dalle caratteristiche uniche dove mostri e fanatici di ogni genere sono
pronti a fare di tutto per ostacolare la ricerca di una destinazione finale
tanto sfuggente quanto ambita. La trilogia di Metro è sempre stata
un’esperienza esplicitamente dedicata al single player, ed Exodus, nonostante
lo stravolgimento delle ambientazioni, non è da meno. Come nei vecchi capitoli
della serie, dove erano previsti dei finali multipli e di conseguenza anche
delle scelte morali che andavano a incidere direttamente sul karma del
protagonista, anche stavolta il sistema è il medesimo. Compiere determinate
scelte, adottare una certa condotta piuttosto che un’altra determinerà il
destino di Artyom, e anche il finale della storia. Anche stavolta sarà
necessario fare molta attenzione a ciò che si fa, in quanto la condotta non è
effettivamente rappresentata chiaramente mediante un qualsiasi indicatore. Se
si commette un errore, si avvertirà solo un lieve suono accompagnato da una
specie di flash. Fortunatamente basta tenere le orecchie bene aperte e prestare
attenzione alle parole dei compagni di d’avventura: quasi sempre, infatti,
consiglieranno la condotta più adatta, che in genere si basa sulla regola d’oro
del “non uccidere gli innocenti”. Il punto è che coloro che sono
liberi dal peccato non sono sempre riconoscibili, e per aggirare il problema
l’unica via è quella dell’approccio stealth. Tale modo di affrontare il gioco è
diventato ancor più centrale in questo capitolo, e lo sviluppo verticale di
alcuni livelli lo rende anche particolarmente stimolante. Per evitare
l’omicidio bisogna muoversi nell’ombra, o in alternativa è necessario arrivare
alle spalle del nemico per poi sferrargli un colpo deciso fra capo e collo. Le
soddisfazioni ci sono anche in questo caso, ma è chiaro che scegliendo la
“via del buono” si spara molto meno, e in alcuni casi il basso
profilo viene imposto per molto tempo, e forse non a tutti potrebbe piacere
tale tipo di approccio. D’altra parte, è bene sottolineare che bastano pochi
errori per compromettere il finale “positivo” e l’alternativa non è esattamente
un “happy ending”. Quindi se si desiderà un’esperienza più difficile, immersiva
e appagante, consigliamo la via del bene. Se invece si cerca un approccio più
action, più shooter e più adrenalinico, a patto di accettare un finale
negativo, Metro Exodus potrà garantire tanto divertimento anche in questo
senso.

In questo titolo,
come già nei suoi predecessori, per forza di cose la narrativa riveste un ruolo
fondamentale. Essa, infatti, deve invogliare il giocatore a proseguire il
viaggio, e per farlo necessita di uno scopo e di una tavolata di personaggi di
spessore su cui poter contare. A bordo dell’Aurora, il treno con cui si muovono
i protagonisti, tutto questo c’è, e il tema dell’esodo verso la terra promessa
è affrontato con grande pathos. Esempio clou ne è uno dei primi filmati che con
una dissolvenza catapulta il giocatore nel passato, all’interno di un vagone
della metro, ancora brulicante di persone. Le ruote si muovono verso chissà
dove, mentre chi sta con il pad in mano osserva dal finestrino il teatro della
condizione umana; fuori la città cambia, dapprima sferzata dai venti di guerra
lontana e poi demolita dal fragore nucleare, e infine il silenzio, poi le porte
si aprono. Davvero di grande effetto. All’inizio di Metro Exodus ci si trova
ancora a Mosca, a poca distanza dagli eventi di Last Light, ed Artyom, fra
un’uscita e l’altra, non ha ancora abbandonato l’idea che ci sia vita oltre i
confini della città. Per una serie di sfortunati eventi, spiegati purtroppo in
maniera un po’ brusca e superficiale, la comitiva degli Spartani si ritrova ad
apprendere una terribile verità, e ovviamente poco dopo la situazione
precipita, costringendoli a fuggire per sempre dalla capitale russa. Il loro
mezzo è un vecchio treno corazzato, denominato in seguito Aurora, che fungerà
da nuova casa per tutto il viaggio. A bordo ci sono tutti: Artyom, sua moglie
Anna, Miller, Alyosha, Idiota e anche qualche nuovo arrivo. Ognuno di loro ha
le sue paure, i suoi sogni, e anche se non sono disponibili delle vere e
proprie interazioni, dal momento che il protagonista è ancora una volta
completamente muto, durante il pellegrinaggio verso est ci saranno numerose
occasioni per fare la loro conoscenza; girovagando per il campo base, di volta
in volta allestito in modo diverso, capita spesso di origliare scambi di
battute, storie di folklore, dialoghi e perfino litigi che contribuiscono a
tratteggiale i loro profili. In Metro Exodus il giocatore sarà sempre uno
spettatore passivo, ed è una scelta che oggi mostra più che mai i suoi limiti,
eppure dopo ogni missione, quando si ritorna all’Aurora, viene sempre voglia di
ascoltare i discorsi dei compagni di viaggio, di osservarli mentre sono seduti
su uno sgabello intenti a fumare una sigaretta piegata o a sorseggiare una
vodka di pessima qualità, e nonostante la scarsa possibilità d’interazione, ci
si sente a casa, al sicuro e circondati da persone amiche. Proprio queste
atmosfere speciali sono il punto di forza di Metro Exodus. Infatti il gioco
riesce a coinvolgere emotivamente chi gioca e tutto ciò dà energia alla voglia di
proseguire nell’avventura e di scoprire cosa accadrà proseguendo nella storia.
Nell’ultima fatica di 4A Games e Deep Silver c’è spazio per la speranza e il
desiderio personale, per la delusione e la disillusione, e anche per la ricerca
della tranquillità. Peccato che quest’ultima sia una merce molto rara, anche
perché nel cuore della Russia post nucleare si incontrano personaggi bizzarri e
strane tribù dalle intenzioni poco pacifiche, come fanatici che ripudiano la
tecnologia e anche schiavisti della peggior specie, e alcune di queste
riusciranno a far rimpiangere i tempi delle buie gallerie della metropolitana.
Le atmosfere sono sempre magnifiche e quando la trama riprende la narrazione
lineare il risultato è sempre alto.

A livello di
giocabilità, come vi dicevamo all’inizio, Metro Exodus propone qualcosa di
molto diverso rispetto a quanto è stato visto nei capitoli precedenti. Una
volta entrati in contatto con le aree denominate Volga e Caspio, la sensazione
è quella di perdersi da un momento all’altro. La mappa a disposizione di Artyom
dice poco o nulla su ciò che bisogna fare, almeno finché qualcuno non indica la
strada al protagonista. Ogni location è stata creata a misura d’uomo, e a parte
rari casi dove bisogna aggirare ostacoli, si riesce a correre da una parte
all’altra in una manciata di minuti, a patto però di sopravvivere ai mutanti e
ad altri temibili orrori, ovviamente. Il rischio di una struttura del genere
era alto, anche perché in realtà non esistono delle vere e proprie missioni
secondarie, non ci sono personaggi opzionali da scoprire e neppure le solite
vecchie fetch quest, eppure 4A Games è riuscita a trovare l’equilibrio
perfetto. in Metro: Exodus la storia ci porta costantemente da un punto A ad un
punto B, ma nel mentre è impossibile non lasciarsi contagiare dalla voglia di
esplorare i piccoli centri abitati e le numerose rovine disseminate in giro,
magari a bordo di un piccolo quattroruote di fortuna o di una barchetta a remi
da cui entra acqua da tutte le parti. Il più delle volte ad attirare
l’attenzione del giocatore sarà proprio il paesaggio stesso, magari grazie a
uno scorcio particolarmente ispirato, un dettaglio o un’architettura che si
staglia in lontananza. Tali aree spingono ad “abbandonare” momentaneamente la
missione principale per scoprire cosa si nasconde fra quelle misteriose case o
in quella fabbrica allontanata o fra quei rottami apparentemente abbandonati.
Tutto questo arricchisce l’esperienza di gioco e ne espande la longevità.
Naturalmente, oltre a quanto detto, sulla mappa sono presenti anche alcuni
dungeon, che spesso prendono le sembianze di bunker abbandonati, fogne e
fabbriche prebelliche diroccate. Tali aree sono sezioni relativamente piccole,
caratterizzate da una progressione lineare e dall’utilizzo della maschera
antigas, ma svolgono benissimo il loro lavoro. Esse servono a staccare dal free
roaming, ma sono comunque location curatissime e articolate, che riportano in
primo piano il vecchio e glorioso feeling dei primi due capitoli. Che si tratti
di rovistare fra gli archivi sepolti dell’esercito o di farsi strada attraverso
una diga pericolante, quelli appena citati sono senza dubbio fra i momenti più
riusciti della produzione, e riescono ad incastrarsi perfettamente con il resto
dell’avventura. In Metro Exodus la pratica del frugare fra i rifiuti per
trovare oggetti utili veste ancora una volta un ruolo centrale e lo fa più di
quanto visto in passato, anche perché in questo capitolo non esistono mercanti,
e tutto passa per un pugno di pezzi di metallo e qualche oncia di sostanze
chimiche. All’inizio questo sistema può apparire un po’ macchinoso, ma una
volta che si sarà familiarizzato con il “trova e ricicla” sarà un vero piacere
poter creare tutto ciò che occorre attraverso i materiali di scarto. Si può
creare praticamente tutto in regolare autonomia, dai medikit ai filtri per la
maschera, passando anche per le migliorie per le armi. Insomma, il concetto di
base è: più si passa tempo a cercare materiali utili fra i rifiuti, maggiore
sarà la possibilità di creare equipaggiamento per sopravvivere. Ovviamente per
montare gli oggetti più complessi e ingombranti sarà necessario servirsi di un
banco da lavoro, sempre reperibile al campo base o all’interno delle zone
disseminate in giro per la Russia post nucleare. Assemblare le proprie scorte e
prepararsi prima di ogni singola spedizione non diventerà soltanto un rito, ma
presto ci si accorgerà che è proprio uno degli elementi trainanti del gameplay,
che scandisce il ritmo dell’avventura. A livello di combat system, gli scontri
a fuoco risultano sempre molto realistici e ben realizzati, ogni proiettile
sparato da Artyom sembra diverso da quello precedente, come a voler ribadire
l’artigianalità dell’arma, e il feeling è sempre lento e pesante. In Metro
Exodus però i movimenti sono differenti dai normali shooter, quindi scordatevi
scivolate rapide e scatti fulminei di 180 gradi. Nel gioco, essendo parecchio
simulativo, per perdere la pellaccia basta scordarsi di pulire il vetro della
maschera antigas o di ricaricare l’arma prima di sporgersi da un angolo. Detto
ciò, se non si è abituati alle dinamiche della serie consigliamo caldamente di
affrontare la difficoltà normale, ben bilanciata e più che adatta a comprendere
come si gioca. Al contrario, se si è veterani di Metro e si è alla ricerca
della vera “Metro Experience” allora è il caso di scegliere sulla
difficoltà estrema, dove ogni proiettile raccolto fra la polvere vi farà
gridare al miracolo, ma soprattutto dove sopravvivere sarà un vero e proprio
incubo.

A livello grafico
Metro Exodus è un titolo davvero ben Fatto. La realizzazione tecnica di alto
livello e l’accompagnamento sonoro di buon livello del mondo di gioco, riescono
a trasmettere a pieno il senso di desolazione e pericolo che attanaglia l’intero
viaggio dell’Aurora. A dispetto di qualche calo di fluidità in alcune delle
fasi più concitate, il colpo d’occhio generale è sempre di alto livello e gode
di un orizzonte visivo più che apprezzabile. La contrapposizione fra la
l’illuminazione naturale degli ambienti esterni e quella artificiale dei luoghi
chiusi regala giochi di luce e riflessi di grande pregio. Questi uniti ai tanti
effetti grafici presenti restituiscono un’immagine viva e sempre ricca di
dettagli. Insomma, nulla da eccepire. Peccato solo per l’assolutamente voluto
senso di pesantezza che si ha mentre ci si muove e si prende la mira che
sicuramente rende l’esperienza di gioco meno fluida e un po’ snervante. In ogni
caso, una volta compreso come gestirla, l’avventura di Artyom sarà assolutamente
una storia avvincente, ricca di colpi di scena e incredibilmente profonda.
Tirando le somme, questo Metro Exodus è un ottimo esempio di come sia possibile
integrare elementi nuovi pur preservando e dando maggior spicco ai tratti più
caratteristici di una serie. La novità delle sezioni liberamente esplorabili ha
aggiunto quantità e varietà all’offerta, permettendo agli sviluppatori di
studiare le parti più lineari dell’avventura senza compromessi in termini di
intensità. Il viaggio di Artyom e dei suoi compagni a bordo dell’Aurora resta
dunque fedele ai tratti caratteristici che hanno reso famosi i giochi
precedenti, ma in questo nuovo capitolo essi sono stati arricchiti in maniera
estremamente positiva nella loro formula base da elementi completamente inediti
e da un comparto tecnico di alto profilo. Insomma, dopo tanta metropolitana e
ambienti bui e angusti un po’ d’aria fresca, seppur infarcita d terribili
mutanti e personaggi estremamente crudeli e senza scrupoli, era quello che ci
voleva. Ovviamente se si vuol giocare bene e comprendere a fondo Questo terzo
capitolo della saga, consigliamo di giocare i precedenti o quantomeno di aver
letto i libri. Ovviamente Metro Exodus può essere giocato anche senza conoscere
quanto è accaduto in precedenza, ma a livello di trama potrebbe essere
difficile comprendere l’universo di gioco e alcuni riferimenti. In ogni caso
crediamo che ogni buon gamer che si rispetti, specialmente chi è rimasto
affezionato ai titoli single player dovrebbe acquistarlo. Ore e ore di gioco
ben scritte e realizzate sono solo la base di quest’opera che se affrontata
come si deve è in grado di dare molte e appaganti soddisfazioni.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise