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Cronaca

Migranti, 5mila euro per la libertà: è scontro tra Governo e Magistratura

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Tre migranti tunisini escono fuori dal centro per il rimpatrio di Pozzallo su decisione del tribunale di Catania

Ad essere messo in discussione è il trattenimento dei richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri, che sono in attesa dell’esito della procedura di frontiera accelerata, e la relativa cauzione di cinquemila euro per rimanere in libertà: secondo il giudice è illegittima e confligge con la normativa dell’Unione europea oltre a non essere in linea con i principi costituzionali.

È quanto basta per innescare uno scontro e rinnovare polemiche tra esponenti della maggioranza di governo e la magistratura.

E il Viminale ha già annunciato un ricorso. Il ministro Matteo Salvini, riportando su X le motivazioni addotte dal giudice, conclude che “serve una profonda riforma della giustizia” mentre la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione del partito, bolla come “decisioni politiche e ideologiche” le mancate convalide di trattenimento. “Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia”, aggiunge.

Ma il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, al contrario sottolinea: “Noi non partecipano all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia”. A difendere il provvedimento del giudice etneo l’opposizione con i Radicali (“ha fermato l’escalation razzista”), il leader di Si Fratoianni (il governo è contro la legge), il deputato del Pd Mauri (“una decisione solida”), il parlamentare di M5S Colucci e il deputato di Avs Bonelli. La decisione del magistrato, Iolanda Apostolico, è arrivata appena cinque giorni dopo l’inaugurazione della stessa struttura a Pozzallo, una parte della quale – circa ottanta posti – è destinata proprio ad ospitare le persone sottoposte alla procedura di frontiera accelerata: Sarebbe il primo centro destinato a questo tipo di misure che in genere, nei casi di migranti provenienti da Paesi ritenuti sicuri con i quali non vi siano specifici accordi, preludono ad un rimpatrio.

A disporre il trattenimento del gruppo di tunisini arrivato lo scorso 20 settembre a Lampedusa era stato, come da prassi, il questore di Ragusa, in attesa della decisione del giudice, il quale però poi non ha convalidato il provvedimento. La vicenda rischia di mettere in discussione, stando ai rilievi del giudice, i recenti provvedimenti del governo e lo stesso decreto Cutro. Il ministero dell’Interno, annunciando che ricorrerà contro la decisione del tribunale di Catania, sottoporrà quindi al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nei provvedimenti. Fonti vicine al dossier migranti sottolineano che “la procedura accelerata di frontiera è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013, trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo e che il governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro”. Resta da capire ora, dopo il provvedimento del Tribunale di Catania, nel caso di nuove ondate di migranti provenienti dai Paesi cosiddetti sicuri come la Tunisia (con la quale l’Italia ha specifici accordi per il rimpatrio) quali saranno le decisioni dei giudici, anche di altri Tribunali, alle prossime richieste di convalida di trattenimento. Nuovi centri come quello inaugurato a Pozzallo sono comunque già in allestimento, destinati a questo tipo di misura.

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Cronaca

Accusato di violenza, lesioni e maltrattamenti alla ex: Rudy Guede di nuovo nei guai

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Notificato a Rudy Guede la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla ex compagna.

La misura è stata richiesta della Procura di Viterbo nei confronti del 36enne ivoriano, già condannato in passato per l’omicidio di Meredith Kercher nel novembre del 2007, per maltrattamenti. Nei suoi confronti i pm contestano i reati di lesioni personali, maltrattamenti e violenza. L’uomo era stato scarcerato nel giugno 2023 dopo circa 13 anni di detenzione. A Guede è stato applicato anche il braccialetto elettronico.

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Bologna, la Torre Garisenda… “La salveremo” dicono gli esperti

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La Torre Garisenda e la Torre degli Asinelli hanno da sempre rappresentato la città di Bologna. Le due torri sono dense di storia, tradizione e cultura e costituiscono il punto di attrazione di molti turisti.

La Torre degli Asinelli venne edificata dalla famiglia Asinelli nell’ XI secolo e portata all’altezza di ben 97 metri. La Garisenda invece venne costruita dalla famiglia Garisendi tra la fine dell’ XI secolo e l’inizio del XII secolo. In origine era alta circa 60 metri, ma per il rischio di crollo venne abbassata a 48 metri nella seconda metà del XIV secolo. La Garisenda è definita anche la “Torre Pendente” a causa di un cedimento del terreno avvenuto durante la sua costruzione.

Le due torri rappresentano anche un’importante “spartiacque” tra le due strade principali di Bologna: Strada Maggiore e via San Vitale.

La Garisenda, inoltre, venne anche citata da Dante, per ben due volte, nella Divina Commedia, per cui detiene uno sfondo letterario di notevole rilevanza.

Ciò che desta preoccupazione negli ultimi mesi è la sorte della Torre Garisenda, motivo per cui, molti si chiedono:

“La Torre Garisenda sta cedendo?” oppure “Bisogna salvare la Torre Pendente!”.

Queste affermazioni fanno emergere, nei cittadini bolognesi, sia preoccupazione che timore per la tradizione storico-culturale di Bologna:

Riportiamo di seguito gli interventi del Sindaco Matteo Lepore e di alcuni esperti (architetti, ingegneri etc …) per capire come poter intervenire tempestivamente e tranquillizzare i cittadini.


Il Resto del Carlino dello scorso 23 ottobre riportava le seguenti affermazioni del Sindaco di Bologna Matteo Lepore: “Ho sollecitato il Comitato Scientifico affinché invii una relazione definitiva così si potrà fare un intervento ad hoc per il restauro.” E ancora “… non ci sono rischi di incolumità. Non siamo in questa fase, si attendono i dati finali”

L’ingegnera Raffaella Bruni, del comitato per il restauro, sul Corriere di Bologna dello scorso 1 novembre dichiarava: “Sarà un comitato snello con specialisti nazionali. Un anello di container cinturerà l’area, poi un “girello” ingloberà la torre. Vorremmo evitare di smontarla o mozzarla.”

Sul quotidiano La Repubblica Bologna dello scorso 6 novembre l’architetto Jacopo Gresleri dichiarava: “Bologna è una città medievale costruita per cavalli, ma noi continuiamo ad usarla come una città moderna. Ora serve un progetto, non delle boutade da bar. Quindi, a cosa siamo disposti a rinunciare per salvare le Due Torri?”


La Torre Garisenda deve essere riassettata per evitare cedimenti importanti. L’ambiente attorno è cambiato: ci sono vibrazioni legate al traffico. E anche la composizione dell’aria può portare ad alterazioni chimiche. La Garisenda, essendo nata storta, è sempre stata sotto osservazione. Ora l’intervento interessa tutta l’Italia, non solo i bolognesi, e finirà nei manuali di ingegneria. La popolazione è in allarme e teme per la “sua” torre simbolo di orgoglio cittadino”. Parole queste ultime rilasciate dal Centro di Ricerca Edilizia e Costruzioni dell’Università Alma Mater al giornale la Repubblica lo scorso 14 novembre 2023. E sempre su Repubblica Bologna dello scorso 22 novembre l’architetto Pietro Maria Alemagna ha affermato: “Bisogna riuscire a fare di questo evento straordinario un momento di partecipazione collettiva. Per sentirci partecipi di questo salvataggio. La Garisenda come un’astronave: scateniamo tutti la fantasia”.

Da cittadina bolognese sono preoccupata del destino della torre Garisenda, ma allo stesso tempo invito tutti i cittadini e la nazione intera a riflettere sulle parole dei nostri esperti. Loro rappresentano il sapere scientifico di una città che deve essere custodita nella sua unicità. Tuttavia, per preservare la storicità medievale del capoluogo emiliano dobbiamo “curarlo e coccolarlo”. Ciò che contribuisce alla straordinarietà di Bologna sono le sue origini medievali che vanno conservate e tutelate. Pertanto tutti insieme, esperti e non, dobbiamo credere e non sperare nel verbo “salveremo” la Torre Garisenda.

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Milano, sgominata banda criminale specializzata in furti d’appartamento

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Si tratta di 4 cittadini albanesi di 30, 32, 34 e 41 anni rintracciati all’interno di varie abitazioni a Paderno Dugnano (MI), Varedo (MB) e Limbiate (MB)

La Polizia di Stato di Milano, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, nell’ambito di un’attività investigativa svolta su un gruppo di cittadini albanesi dediti alla consumazione di furti in appartamento, ha eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di quattro persone indiziate di delitto.

I cittadini albanesi di 30, 32, 34 e 41 anni rintracciati all’interno di varie abitazioni a Paderno Dugnano (MI), Varedo (MB) e Limbiate (MB), ritenuti responsabili di furti consumati e tentati in diverse province lombarde, sono stati arrestati dai poliziotti della 2^ sezione della Squadra Mobile di Milano in base al provvedimento disposto dai Pubblici Ministeri del VII Dipartimento – Criminalità Organizzata Comune, titolari delle indagini.

L’attività d’indagine ha preso il via dall’individuazione di un’autovettura di grossa cilindrata, rubata, utilizzata dal sodalizio criminale per portarsi sui luoghi dei furti e poi darsi alla fuga: su questo veicolo i malviventi erano soliti applicare targhe clonate da altre autovetture e applicate per rendere difficoltosa la tracciabilità del potente mezzo attraverso i varchi cittadini.

I servizi di osservazione e pedinamento, la visione di telecamere dei sistemi di videosorveglianza, l’attività tecnica di intercettazione telefonica e ambientale, hanno permesso agli investigatori della Squadra Mobile di individuare altre autovetture in uso al gruppo criminale e di raccogliere elementi di riscontro circa la responsabilità dei cittadini albanesi in ordine a diciassette furti in abitazione, consumati tra il 14 e il 28 ottobre scorso, commessi con la tecnica dell’arrampicata ovvero calandosi dai tetti per raggiungere gli appartamenti da svaligiare.

Le perquisizioni domiciliari effettuate dagli agenti della Squadra Mobile hanno permesso di rinvenire, in un box ubicato a Rozzano (MI) nella disponibilità degli indagati, una delle auto di grossa cilindrata rubate e utilizzata per commettere i furti. Sono stati rinvenuti indumenti indossati in occasione dei furti per cui si procede, attrezzi atti allo scasso, una sega circolare, apparecchi ricetrasmittenti, torce, chiavi di autovetture, soldi contanti, monili ed orologi di provenienza furtiva.

Nel corso del servizio, inoltre, è stato sottoposto a controllo un altro cittadino albanese, anch’esso gravato da precedenti di polizia, che è stato accompagnato in Questura per ulteriori accertamenti.

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