Milano, scuola elementare: porta il pranzo da casa e viene allontanata, costretta a mangiare da sola

 
di Angelo Barraco
 
 
MILANO – Si è seduta in mensa con i compagni di classe, era pronta per consumale il pranzo che si era portata da casa e che la mamma le aveva preparato con tanto amore, ma la piccola non ha fatto in tempo a mettere in bocca il primo boccone che “è stata allontanata dal refettorio ed è stata accompagnata in un'altra aula. Lasciata sola a consumare il pasto portato da casa”. E’ quanto scrivono i genitori di una bambina in una lettera di diffida consegnata alla dirigente scolastica di una scuola elementare Pirelli di Via Goffredi Da Bussero, zona Niguarda.
 
La bambina si è sentita umiliata e calpestata in quella che è la sua piccola e fragile sensibilità poichè vede nell’adulto una figura simbolo di sicurezza e fiducia ma che in questo caso si è vista portare via ogni barlume di radice dal terreno su cui ancorava le sue piccole e fragili stabilità. L’istituto in cui si è verificato lo spiacevole episodio è una delle prime elementari di Milano dove alcuni genitori hanno rinunciato al servizio mensa, sull’onda della sentenza di Torino che ha stabilito “che le scuole devono far sedere i compagni tutti insieme, chi con pasto da casa, chi con menu standard”. Marilù Santoiemma, madre della bambina nonché una delle rappresentanti della commissione mensa riferisce in una nota “Dopo aver manifestato l'intenzione di esercitare il diritto al consumo da casa da parte di nostra figlia il 14 settembre le è stato permesso di consumare il pasto con la propria classe e la maestra”. Ma i responsabili di Milano ristorazione hanno scosso la testa, dicendo che la cosa non era oggettivamente fattibile nel refettorio stesso. La madre ha riferito in merito all’accaduto  “Mia figlia ha riferito di aver pianto. E un papà l'ha vista triste ed è andato a farle compagnia. È rientrata in classe in evidente stato di prostrazione, notato dall'insegnante” continua dicendo “È triste vederla mangiare così, ora è in difficoltà la nostra diffida è indirizzata, a malincuore, alla preside, che però nulla c'entra con tutto questo e ha dimostrato grande disponibilità. Il problema è che il Comune su questo non ci vuole sentire”. Ma quanto accaduto a Torino sembra essere un caso isolato poiché il settore educazione ha inviato una circolare alle scuole in cui ha precisato “Per salvaguardare i principi di socializzazione e integrazione durante il momento del pasto, nel rispetto delle normative igienico sanitarie soprattutto nell'interesse di tutti gli studenti, si invitano i dirigenti scolastici e i responsabili delle unità educative a far rispettare le disposizioni del Comune relative alla fruizione del servizio di Milano ristorazione già in vostro possesso”. Milano Ristorazione, dal canto suo, risponde “Ci limitiamo a far rispettare quanto indicato dall'assessorato”. Anna Scavuzzo, l’assessore all’Educazione, ha precisato che “È un dibattito puramente ideologico che riguarda poche decine di persone che nulla hanno a che vedere con una maggioranza di famiglie che riconoscono anche il momento della refezione scolastica come educativo. La scuola è una comunità di regole che vanno rispettate”. Ma le polemiche non mancano e l’assessore all’Istruzione della Regione Lombardia Valentina Aprea ha detto a gran voce “Il Comune di Milano deve chiedere scusa” aggiungendo inoltre “L’ordinanza del tribunale di Torino del 9 settembre con cui è stato riconosciuto il diritto di consumare un pasto portato da casa non vale solo per le 58 famiglie che hanno intrapreso l’azione legale avverso il ministero a Torino, ma per tutte le famiglie che dovessero decidere di non avvalersi più del servizio mensa”. Le famiglie sono sul piede di guerra, poiché reclamano il loro diritto nel poter scegliere e sottolineano che non si tratta di una questione economica ma il tutto dipende dalla qualità del cibo poiché nelle scuole non vi è cucina e i cibi arrivano poco freschi. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo parlato di quanto accaduto a Milano con Rossana Putignano:  Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Psicoanalitica, esperta in neuropsicologia, arteterapia per bambini, psicologa forense e perito di parte nei casi di interesse criminologico con il CRIME ANALYSTS TEAM.

“La vicenda occorsa in quel di Milano lascia dello sconcerto. Ma cosa sta accadendo alle persone? L'eccessivo egoismo e l'inseguimento del profitto a tutti i costi sta distruggendo il valore della solidarietà e dell'empatia. Al di là delle leggi, il proprio tornaconto di ufficio e la logica del 'do ut des' non può prevalere dinanzi alla scelta di una famiglia di far consumare alla propria figlia un pasto diverso da quello servito a mensa, soprattutto se in mezzo ci sono i bambini. Non si tratta dell'adulto che prende la birra da un bar e va a sedersi in un altro luogo. Stiamo parlando di una bambina! Non possiamo oggi non interrogarci su quello che ci sta accadendo, stiamo diventando aridi, avidi, ingordi e, se vogliamo, sadici e dispettosi. Ognuno pensa a sé. È così che vogliamo una generazione più sana? Senza investimento emotivo-affettivo su questi bambini?Cacciare dalla mensa una bambina è un atto spregevole senza contare gli effetti di questa azione su una mente in età di sviluppo. Nella bambina rimarrà sempre il ricordo di quel gesto che a noi adulti appare superabile mentre per la bambina acquisterà delle proporzioni enormi.Ricordo ancora con rabbia quando la maestra dell'asilo mi tirò le treccine perché non alzavo le manine durante la recita di natale per simulare il cielo stellato. Una umiliazione associata a un gesto fisico sulla mia persona e sul palcoscenico e davanti a tutti! Probabilmente quell'atto ha avuto delle conseguenze sulla mia capacità di 'espormi' in pubblico. Oggi sono una psicologa- psicoterapeuta coraggiosa, niente può farmi paura se non questa ignoranza di fondo e aridità umana che sta dilagando! Ma questa bambina reietta messa in isolamento? E le risate dei compagni che impatto avranno avuto su di lei? Sappiamo che i bambini sono terribili, troppo svegli,motivo per cui sono i primi a individuare qualcosa che non va in uno dei propri compagni. Questa bambina è stata ingiustamente allontanata dai suoi amichetti così, senza una spiegazione. È importante ora che gli adulti la aiutino a elaborare l'accaduto perché il trauma, si sa, continua ad agire nella vita quotidiana senza che tu possa accorgertene. Salviamo i nostri bambini dalle grinfie narcisistiche di chi, per un fatto strutturale e vissuto personale, li picchia e li umilia. Telecamere e controlli devono essere previsti in questi luoghi, anticamente preposti all'educazione dei bambini. Anticamente dico. Oggi non ci si può fidare più di nessuno, è questa la verità!”