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Cronaca

MILANO, STRAGE TRIBUNALE: ERGASTOLO PER GIARDIELLO

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Tempo di lettura 5 minuti I fatti relativi all’omicidio di tre persone e il ferimento di altre due all’interno del Tribunale di Milano in data 9 aprile 2015

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di Angelo Barraco

Brescia – Claudio Giardiello è stato condannato dal gup di Brescia all’ergastolo per l’omicidio di tre persone e il ferimento di altre due all’interno del Tribunale di Milano in data 9 aprile 2015. Il processo che ha portato alla condanna dell’imprenditore si è tenuto con rito abbreviato. Prima che il gup entrasse in camera di consiglio, Giardiello ha reso delle dichiarazioni spontanee. In tali dichiarazioni ha riferito che la pistola si trovava già in Tribunale da tre mesi “era da tre mesi in tribunale”. I familiari delle vittime hanno definito tali dichiarazioni come “una confessione della premeditazione”, che potrebbero avere delle conseguenze su una delle Guardie Giurate che si trovava in quel luogo quando passò Giardiello. In aula ci sono stati anche dei momenti di tensione e alcuni parenti  delle vittime hanno inveito contro di lui gridando “assassino”. Giardiello avrebbe risposto “E voi siete dei corrotti”. Dopo la proclamazione della sentenza di condanna, la moglie dell’avvocato Appiani, ucciso da Giardiello, ha detto “Oggi è stata fatta giustizia, la vendetta la lasciamo a Claudio Giardiello perché è un sentimento che non ci appartiene”. In merito alle dichiarazioni spontanee di Giardiello sulla pistola, la signora – anch’essa avvocato- ha riferito “E' una prima dichiarazione verso una sua umanizzazione, noi siamo sempre stati convinti che non c'entrasse nulla la guardia giurata sotto processo. La pistola non poteva essere entrata come aveva raccontato Giardiello”. 
 
I fatti: Claudio Giardiello, il killer che con la sua beretta ha sparato in Tribunale a Milano. La sparatoria avvenne nell’aula della seconda sezione penale dove proprio Giardiello stava affrontando un processo per bancarotta. Giardiello sparò due colpi contro l’avvocato Appiani, uno dei quali andò a vuoto, un altro contro Erba e un altro ancora verso Limongelli che è rimasto ferito. Altri due colpi, sulle scale, hanno colpito Stefano Verna e altri due colpi colpirono in modo fatale il giudice Ciampi. Emergono anche i motivi per il quale Giardiello era stato condannato in passato; nell’aprile del 2013 venne condannato in primo grado per molestie e in via definitiva ad un’ammenda di 4110 euro per aver assunto un immigrato in nero, era stato invece assolto nel corso di un altro processo dove era accusato di estorsione. L’11 aprile Giardiello doveva essere interrogato dal gip e  mentre si trovava nella sala colloqui  ha avuto un malore ed è svenuto, il suo avvocato, per quella circostanza ha riferito che l’uomo in questo momento si trova in stato confusionale tant’è che non è in grado di riconoscere nemmeno il suo difensore. Il difensore ha aggiunto che: “L'udienza di convalida  si e' quindi tenuta senza la presenza del mio assistitto e l'interrogatorio di garanzia non e' stato fatto”. Gardiello è stato portato presso l’infermeria del carcere. Il gip, dopo questo episodio, dovrebbe deporre un’istanza in cui chiede esami medici per accertare se il malore è stato reale oppure è stata una messa in scena per ottenere l’infermità mentale. I dubbi sul malore di Giardiello sono palesi, poiché l’uomo ha avuto la lucidità di entrare in Tribunale armato e ha avuto anche la lucidità di sparare ed uccidere all’interno di un’aula di Tribunale senza porsi il minimo dubbio in merito alla sicurezza dell’aula e senza porsi scrupoli sui controlli e sulle conseguenze che tale gesto potesse avere sulla sua già complicata posizione giudiziaria. 
 
Successivamente si è svolto davanti al gip Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia, l’interrogatorio di garanzia a Claudio Giardiello, il killer del Tribunale. L’uomo però si è avvalso della facoltà di non rispondere. A riferire la circostanza è stato il suo avvocato Nadia Savoca che ha ribadito nuovamente che il suo assistito è in stato confusionale, ha inoltre detto che non è stata disposta nessuna perizia psichiatrica ma è stata fatta una valutazione medica, dopo il malore avvenuto sabato scorso e che ha impedito l’interrogatorio.E’ stato interrogato in carcere a Monza dal pm della Procura di Brescia Isabella Samek Lodovici, titolare dell'inchiesta, ma l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip Lorenzo Benini ha confermato la custodia in carcere per l’uomo. L’uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere anche davanti al gip  Patrizia Gallucci e al pm Franca Macchia per l’interrogatorio di garanzia. Il suo avvocato in quella circostanza aveva ribadito che il suo assistito era in stato confusionale.
 
L’avvocato di Giardiello ha posto una questione morale al consiglio degli avvocati di Milano chiedendo di rimettere il suo mandato, ma l’ordine degli avvocati gli ha vietato la richiesta. L’avvocato ha detto: “Con quale stato d'animo potrei assistere l'assassino di un mio collega?”. Tale osservazione fatta dall’avvocato ha posto un dibattito all’interno del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano, ma la conclusione è stata che l’avvocato deve mantenere la difesa a Giardiello, l’imposizione dell’Ordine all’avvocato è stata motivata con tali parole: “Per rimettere il mandato è necessario non fare più parte delle liste dei difensori d’ufficio”. Se l’avvocato rinunciasse, rischierebbe un procedimento disciplinare. I guai giudiziari non finiscono; Giardiello è stato rinviato a giudizio per aver falsificato la firma dell’ex moglie su una fideiussione da 250mila euro. il killer del Tribunale di Milano è stato mandato a processo dal pm di Monza Salvatore Bellomo. Per questo processo il dibattimento inizierà il 14 ottobre presso il Tribunale di Monza.
 
La Procura di Brescia ha lavorato ad una nuova ipotesi che riguarda l’ingresso all’interno del Tribunale di Milano. Secondo la nuova ipotesi Giardiello non sarebbe entrato dall’ingresso privo di metal detector, bensì dall’ingresso normale dotato di metal detector quindi avrebbe superato i controlli malgrado l’apparecchio elettronico avesse suonato l’allarme. Questa ipotesi è tanto sconvolgente quanto logica poiché sarebbe stato anche difficile e rischioso per lui –malgrado lo sia stato anche con questa- entrare dall’ingresso posto in Via Manara, un ingresso laterale riservato ad avvocati, un ingresso privo di controlli di metal detector e dove chi vigila e chi controlla conosce bene chi entra da quella porta poiché gli avvocati al loro ingresso mostrano il tesserino di avvocato, l’ipotesi che Giardiello avesse contraffatto il tesserino per eludere i controlli? 
 
Via Manara era priva di metal detector per mancanza di liquidità, era stato deciso piuttosto di spostare il metal detector in Porta Vittoria per presidiare il nuovo ufficio relazioni con il pubblico. Gli inquirenti avevano trovato un elemento probatorio che potesse dimostrare l’entrata in Tribunale di Giardiello dalla Via Manara, la prova era un fotogramma preso dalle telecamere interne. Ma la qualità era talmente pessima che vi erano dubbi se fosse realmente lui o meno, Giardiello poi si è avvalso della facoltà di non rispondere come ben sappiamo e allora il dubbio è rimasto dubbio e non ha avuto ne smentite ne conferme. I pm di Brescia, in merito alla nuova pista dicono: “Non possiamo esprimerci in termini di certezza, ma c’è questa possibilità sulla quale stiamo lavorando”. La pista è avvalorata dal fatto che Giardiello arriva con il suo scooter in Via San Barnaba dove sosta lo scooter, proprio in questa via vi è uno dei sei ingressi del Tribunale. E’ un ingresso dove vi è il metal detector per gli spettatori e coloro che vogliono entrare e invece non vi è metal detector per gli avvocati. Giardiello sarebbe entrato da quell’ingresso è le cose sarebbero andate più o meno così: Giardiello è in fila per entrare e davanti a lui vi è un’altra persona, la persona davanti a lui non passa subito poiché suona il metal detector, viene controllata e successivamente viene lasciata passare. Poi tocca a Giardiello che poggia la sua borsa nel rullo per il controllo ai raggi X, l’apparecchio elettronico suona ma le guardie lo fanno entrare ugualmente senza ulteriori controlli, dopo Giardiello tocca ad un’altra persona, suona nuovamente l’apparecchio di controllo e le guardie questa volta controllano manualmente.

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Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

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Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

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Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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