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La corsa agli armamenti e il rischio di un intervento diretto in Ucraina alimentano il dibattito internazionale, con il Cremlino che accusa l’Europa di aggravare il conflitto invece di risolverlo
Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, l’Unione Europea sta imboccando una strada pericolosa, aumentando la spesa militare e ipotizzando persino il dispiegamento di truppe NATO in Ucraina. In un’intervista al giornalista Pavel Zarubin dell’emittente VGTRK, Peskov ha definito questa strategia un paradosso, sostenendo che, anziché affrontare le cause profonde del conflitto, l’Europa stia contribuendo a intensificarlo.
L’accusa di Mosca: l’Europa parla di pace, ma prepara la guerra
“Da un lato, l’Europa dovrebbe avere un reale interesse per la pace,” ha dichiarato Peskov, “eppure oggi discute apertamente della guerra e della propria militarizzazione.” Il portavoce del Cremlino ha sottolineato come, invece di cercare soluzioni diplomatiche, l’Unione Europea si stia focalizzando sull’aumento del proprio budget per la difesa e sull’ipotesi di un coinvolgimento più diretto nel conflitto ucraino.
Le parole di Peskov arrivano in un momento in cui diversi Paesi europei stanno aumentando significativamente il proprio impegno militare. La Germania ha annunciato un incremento della spesa per la difesa fino al 2% del PIL, in linea con gli impegni NATO, mentre la Francia sta potenziando la propria capacità bellica con nuovi investimenti in armamenti e tecnologie militari avanzate. Nel frattempo, il Regno Unito e la Polonia stanno valutando il rafforzamento della presenza militare ai confini orientali.
L’ipotesi di un invio di truppe NATO in Ucraina, ventilata da alcuni leader europei come il presidente francese Emmanuel Macron, ha acceso ulteriormente il dibattito. Se da un lato questa possibilità è stata respinta con fermezza da Berlino e Washington, dall’altro il Cremlino la considera una provocazione estremamente pericolosa, con il rischio di un confronto diretto tra la Russia e l’Alleanza Atlantica.
800 miliardi di euro per le armi, non per sanità e infrastrutture?
Uno degli aspetti più critici, secondo Peskov, è la destinazione dei fondi pubblici nei Paesi europei. Il portavoce russo si è detto sorpreso dal fatto che gli Stati dell’UE stiano cercando 800 miliardi di euro non per sanità o infrastrutture, ma per la spesa militare.
In effetti, il budget europeo per la difesa ha subito una crescita senza precedenti: il piano della Commissione Europea prevede che nei prossimi anni le spese per il riarmo e la produzione bellica aumentino drasticamente. Solo nel 2023, l’UE ha stanziato oltre 20 miliardi di euro per sostenere militarmente l’Ucraina, attraverso il European Peace Facility e forniture dirette di armi.
Peskov ha invece ribadito che la priorità dell’Europa dovrebbe essere il ripristino di un dialogo con la Russia per favorire uno sviluppo economico e diplomatico mutuamente vantaggioso, abbattendo barriere e tensioni. “Non c’è altro modo di descrivere la situazione se non come un paradosso,” ha aggiunto.
Un dibattito aperto sul futuro dell’Europa
Le dichiarazioni del Cremlino si inseriscono in un quadro geopolitico sempre più teso. L’Unione Europea, pur mantenendo ufficialmente una linea diplomatica, sta adottando un approccio sempre più militarizzato, con il sostegno incondizionato a Kiev e l’accelerazione dei programmi di riarmo.
Nel frattempo, la Russia continua a perseguire la sua strategia di propaganda, cercando di dipingere l’Occidente come il vero responsabile dell’escalation. Tuttavia, le parole di Peskov evidenziano una realtà complessa: l’Europa si trova a un bivio, divisa tra l’esigenza di sicurezza e il rischio di un coinvolgimento diretto nel conflitto.
La domanda che resta aperta è se i governi europei riusciranno a mantenere un equilibrio tra deterrenza e diplomazia, evitando che la guerra in Ucraina si trasformi in un conflitto ancora più vasto e incontrollabile.