Cronaca
Mirandola: quella strana storia del vandalo ubriaco
Tempo di lettura 5 minutiSorprendente constatare come anche nel cuore della pianura padana, in una zona al confine tra le ricche e moderne Emilia e Lombardia ci sia una sorta di omertà inspiegabile tra la popolazione.
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8 anni faon
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abarbi
di Andrea Barbi
MIRANDOLA (MO)
Tombini in ghisa scagliati sui parabrezza delle automobili, inferriate dei cantieri divelte, contatori elettrici provvisori sradicati, vetrine dei negozi in frantumi, cassonetti del porta a porta vandalizzati. Sembra un reportage di guerra il traumatico risveglio toccato a molti cittadini mirandolesi. Le fotografie, diffuse via social network in mattinata, parlano tristemente chiaro: alle auto in sosta sono stati pure tolti i cerchioni, qualcuna è stata sommersa dai rifiuti prelevati proprio dai cassonetti danneggiati. Neppure gli interni sono stati risparmiati dalla stupidità di un gesto che nessuno riesce ancora a spiegarsi.
Pochi giorni dopo i quotidiani diedero la notizia che i carabinieri avevano fermato un uomo, che sarebbe il solo colpevole di tutto quel disastro. Il nome non è ancora stato rivelato dalle autorità che hanno soltanto parlato di un 30enne del luogo, ubriaco nel momento in cui ha compiuto il malfatto. E' stato inoltre fatto presente che l'uomo in questione non è stato arrestato perché i danni da lui compiuti non sarebbero da considerare di grave entità secondo gli inquirenti. Dichiarazioni che oltre a provocare reazioni di sconcerto tra i proprietari delle automobili e dei negozi in questione, pochi sono disposti a considerare veritiere. Abbiamo più volte tentato di contattare l'arma dei carabinieri per avere chiarimenti a riguardo, ma ci è stato risposto che non possono fare dichiarazioni di alcun tipo. La reazione della politica locale, in particolare quella del sindaco di Mirandola Maino Benatti (PD) non ha fatto altro che aumentare nei cittadini la sensazione di abbandono da parte delle istituzioni che si sono solamente preoccupate di chiarire che non c'è alcuna emergenza reale riguardo la sicurezza locale, in quanto questi sarebbero singoli atti vandalici isolati. Nessun riferimento al fatto che in tutto il centro storico le pochissime telecamere di sorveglianza installate non siano attive, nessuna volontà di aumentare i controlli notturni almeno nel centro storico, niente di niente. Nessuno si è nemmeno preoccupato di contattare le famiglie e le persone interessate per constatare la loro situazione.
Abbiamo deciso di farlo noi de L'Osservatore d'Italia; ma non è stato facile. E' stato sorprendente constatare come anche nel cuore della pianura padana, in una zona al confine tra le ricche e moderne Emilia e Lombardia ci sia una sorta di omertà inspiegabile tra la popolazione. Ognuno sembra soltanto volersi fare gli affari propri e quando gli si chiede di rilasciare qualche dichiarazione se ne va indispettito. Fortunatamente abbiamo trovato una famiglia, paradossalmente di origine campana, disponibile a parlare dei danni che ha subito quella notte e a proporci un punto di vista diverso da quello ufficiale. Per motivi di riservatezza hanno preferito che i loro nomi non siano pubblicati, ma il loro contributo è stato prezioso e ci ha messo al corrente di dettagli inquietanti di cui nessun quotidiano aveva parlato. A esporci i fatti sono stati una ragazza di poco più di 20 anni, sua madre e suo padre insieme ad un amico di famiglia. In un secondo momento ci ha raggiunti anche il figlio maggiore, quasi 30 enne della coppia di mezza età. Dopo averci mostrato e descritto i danni subiti abbiamo parlato anche dei particolari di quella strana notte. Sono persone molto ospitali e gentili che giustamente lamentano l'ennesima ingiustizia subita. Infatti prima di trasferirsi nel centro di Mirandola, a pochi passi dal Duomo, raccontano di essere vissuti per tanti anni in un piccolo comune limitrofo fino al maledetto sisma del 2012 che ha reso inagibile l'edificio che da tanti anni abitavano. La casa non era di loro proprietà, ma tutto il mobilio, tutte le suppellettili, tutta la loro vita, è andata distrutta e nessuno gli ha mai rimborsato un solo euro. E' una famiglia umile, abituata a sudarsi ogni singolo euro che guadagna. Il padre di famiglia dopo aver lavorato per tanti anni in una fonderia, negli ultimi dieci anni è stato impiegato come manovale nell'edilizia, uno dei lavori manuali più duri e usuranti rimasti, mentre la giovane figlia già da diversi anni è impiegata in una locale fabbrica biomedicale come operaia turnista. Un lavoro che non le piace, ci confessa, ma va avanti stringendo i denti perché di questi tempi trovare un lavoro soddisfacente, ci dice, è diventato un lusso anche per i più giovani. Il fratello infatti, volontario autista di ambulanze, nonostante il diploma tecnico non trova lavoro. Hanno fatto molti sacrifici per ricomprare i mobili e tutto ciò che hanno perduto nelle macerie e fanno molta fatica a pagare l'esoso affitto di quel vecchio e umido appartamento al quarto piano di un condominio senza ascensore, nel quale ora vivono, ma non si sono mai dati per vinti. Nell'ultimo periodo erano riusciti a rimettersi in sesto e chiedendo un piccolo finanziamento sono riusciti a comprare una nuova auto utilitaria per la figlia. Dopo due giorni dal ritiro della nuova automobile, questa insieme alla vecchia utilitaria del padre sono state prese di mira da quella stupida e insensata fame di distruzione che quella notte si è scatenata proprio sotto casa loro. I danni ammontano a circa 2000 euro. Per quanto riguarda la nuova auto, la maggior parte dei danni verranno coperti dall' assicurazione, mentre per quanto riguarda la vecchia auto si arrangeranno con pezzi di ricambio usati.
Anche loro sono convinti che una persona sola in poche ore non possa aver fatto tutti questi danni, specialmente se, come dicono era annebbiata dai fumi dell'alcool. Su una delle due automobili addirittura è stato scaraventato un pesantissimo tombino di ghisa che è stato sradicato dalla pavimentazione urbana e ha distrutto parabrezza e cofano della vettura. “Come può una persona ubriaca farlo da sola?” continua a ripetere, incredulo, il padre di famiglia. I dettagli dei loro racconti diventano ancora più inquietanti quando ci svelano che quella mattina in mezzo a tutta quella devastazione, con la strada cosparsa di cocci di vetrine dei negozi mandati in frantumi e immondizia sparsa un po' ovunque si notavano anche delle scritte sui muri, scritte che la sera prima non c'erano e sono state immediatamente cancellate dagli addetti comunali che si sono occupati di ripulire a zona. Erano simboli di due tipi diversi ed erano presenti vicino ai portoni di diversi condomini della zona vandalizzata, scritti con bombolette spray nere a caratteri cubitali. Si distinguevano benissimo delle svastiche e delle 'A' cerchiate (simbolo dell'anarchia). Un particolare di cui nessun giornale ha parlato ma di cui i testimoni oculari non si sono dimenticati. Mi fanno notare che una persona in stato confusionale avrebbe difficoltà a disegnare correttamente quei simboli con una bomboletta spray, tra l'altro illuminato solo dalla fioca luce delle vecchie luminarie pubbliche e poi per quale motivo lo stesso individuo avrebbe disegnato due simboli rappresentanti due ideologie agli antipodi come il nazismo e l'anarchia? “Non ha senso, qualcosa non torna”, affermano. Sono diversi, quindi, gli indizi che fanno dubitare riguardo la veridicità della versione ufficiale che riconduce la responsabilità di tutto questo alla bravata di una sola persona che ha alzato il gomito. Se così fosse, poi, quale sarebbe il motivo di tutta questa riservatezza da parte delle autorità?? Potrebbe esserci stata una sorta di guerriglia urbana tra due fazioni politicamente rivali quella notte? Nessuno dei pochi residenti della zona (la maggioranza delle abitazioni sono state rese inagibili ed evacuate a causa del sisma) si è accorto di nulla?? Veniamo a sapere che quella notte una chiamata era stata fatta ai carabinieri, avvertiti da qualche passante che si era accorto della presenza di un'auto parcheggiata gravemente danneggiata. Secondo voci, non confermate, i militari sarebbero passati con una volante, ma se ne sarebbero andati subito dopo aver constatato la presenza dell'automobile senza preoccuparsi di fare ulteriori accertamenti.