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Castelli Romani

Monte Compatri, parco Karol Wojtyla: abbandonato a sé stesso?

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Faccio parte di quella generazione cresciuta per strada e per la precisione a “Lu Monte” e nello specifico a viale Europa, una zona a ridosso della piazza, attaccata alla circonvallazione del paese che ti permette di salire, oggi vista l’età con qualche difficoltà maggiore, fino al centro storico.

l’ingresso del Parco Karol Wojtyla

Ed in queste sere d’estate farci quattro passi non è solo un ritorno al passato recente della mia vita ma un recupero di quei luoghi della mia memoria che mi hanno reso, nel bene e nel male, l’uomo che sono adesso.

l’ingresso chiuso “artigianalmente” con un laccio

Una di queste sere incontro uno dei tanti amici che vive ancora qui che dopo un saluto ed un fraterno “che ce fa da ‘ste parti” mi guarda dritto negli occhi e mi dice: Ma s’iutu a vede’ come sta reduttu lu Romito? (ma sei andato a vedere come è ridotto il Romito’)

una panoramica del parco con le strutture funerarie scavate nel tufo dove si notano le vecchie panchine (ne abbiamo contate quattro) che un tempo erano sotto l’attuale viale Busnago

Il Romito, o meglio “Campusantu Vecchiu”, per noi nati e vissuti in questa zona, oggi parco Karol Wojtyla (ancora non capisco perché non intitolarlo a San Francesco d’Assisi che qui fondò, si dice, un romitorio, o al massimo a Papa Giovanni Paolo II) è il primo cimitero fuori le mura del comune di Monte Compatri, dismesso, per ovvie ragioni igienico sanitarie, intorno agli anni 40/50 del secolo scorso.

il quadro elettrico alla mercè di chiunque

Per la mia generazione era uno dei luogo di gioco e divertimento ma più che altro quello deputato alle “prove di coraggio” nel circolare tra le vecchie vestigia di uno dei cimiteri incassati nel tufo della provincia romana.
Intorno al 1994, il sindaco Victor Ugo Ciuffa, non senza difficoltà ed ostacoli, decise di trasformarlo in un parco iniziando, come prima opera, lo smontaggio dell’antico portale in tufo, opera straordinaria e di alto valore artistico, che oggi adorna il secondo ingresso del nuovo cimitero comunale e successivamente livellandone il terreno.

resti di un tappeto erboso o similare assieme a pannelli non meglio identificati

I lavori andarono avanti a singhiozzo e, se non erro, uno degli ostacoli maggiori rientrava nel fatto che detto terreno fosse della diocesi di Palestrina concesso a solo uso cimiteriale.
Durante la prima sindacatura a guida Marco de Carolis acquistò l’aspetto che oggi noi tutti potremmo, condizionale d’obbligo, ammirare.

una delle cappelle funerarie meglio conservate con di fronte materiale edile o di risulta non meglio specificato

Un’area verde, ombreggiata da pini marittimi secolari e sul lato confinante la collina di Monte Compatri trovano ancora spazio le vecchie sepolture con addirittura alcune cappelle votive che potrebbero rappresentare un polo turistico attrattivo davvero interessante … ed invece.
A parte due festival, uno del teatro ed un del cinema, che ormai ogni anno si tengono abitualmente in questo luogo, qui regna il più totale abbandono.

un’altra spaccatura nel tufo dove sono evidenti i segni delle vecchie sepolture

Per fortuna che almeno il taglio dell’erba viene effettuato, ma poi sono eloquenti le immagini che abbiamo provveduto a scattare.
Un ingresso chiuso con un laccio, un quadro elettrico lasciato a disposizione di chiunque voglia fare danni o crearne, un tappeto erboso o sintetico lasciato dietro le cancellate che dovrebbero, anche in questo caso condizionale d’obbligo, proteggere le strutture funerarie ancora presenti.

la cancellata aperta che permette a chiunque l’ingresso nella parte dove sono ancora posizionate le cappelle funerarie

Materiale edilizio o frutto di un crollo lasciato di fronte all’unica cappella che presenta ancora decorazioni funerarie e votive senza considerare che le lampade che dovrebbero illuminare la parte con le antiche sepolture sono, con molta probabilità, inutilizzabili.

le luci che dovrebbero illuminare le strutture funerari

E, come anticipavamo prima, la cancellatura atta a proteggere da eventuali atti vandalici aperta con la possibilità per chiunque di poter accedere e poter provocare danni irreparabili ad uno dei luoghi della memoria storica del paese

un albero caduto dalla scarpata lasciato li con il rischio tangibile di cadere su chiunque si trovi a passare da quelle parti

E se ci aggiungiamo un albero crollato dalla scarpata che potrebbe rovinare accidentalmente su qualche sprovveduto che si trovi a passargli vicino torna ad essere non luogo deputato alle “prove di coraggio” ma di “sussistenza”.

una cappella funeraria lasciata completamente abbandonata

Unico motivo di gioia quattro delle vecchie panchine dell’alberata trovano finalmente una collocazione degna ma inutilizzata visto che questo parco è e resta 11 mesi su 12 completamente in balia di se stesso.

la cappella centrale che presenta ancora un altare con decorazioni artistiche

Anche stavolta scriveremo all’amministrazione comunale per comprendere le ragioni di questo apparente stato di abbandono nella speranza di avere risposta.

un tabellone elettorale sulla porta di quella che un tempo si dice fosse la camera mortuaria del vecchio cimitero

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Frascati: “Crolla” la pavimentazione in piazza San Rocco

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Spaventano le immagini che ci sono arrivate oggi in redazione di piazza San Rocco a Frascati.
“Frascati crolla” è il grido che ci giunge.

la foto mostra nel dettaglio la “voragine” creatasi su piazza San Rocco

I lavori che imperversano in città mostrano la fragilità del territorio dove si sviluppa Frascati.
Anni di mancate manutenzioni e di lavori, a quanto ci dicono numerosi altri cittadini, eseguiti con poca accuratezza hanno minato la stabilità del terreno e le piogge torrenziali di questi giorni sono il “colpo di grazia”.

immagini giunte in redazione

Quello che traspare è la necessità di porre in essere un accurata ricognizione della città stessa, specie nella zona più storica ed antica.
La necessità di riqualificare, in special modo, tutto il centro storico diventa sempre di più necessaria ed urgente proprio per evitare ulteriori danni a quello che resta il fragile territorio della città tuscolana.

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Frascati ricorda quel tragico mercoledì 8 settembre 1943

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“Oggi non ci sono bandiere da sventolare, oggi non si indossano maglie di quartiere
Oggi si indossa il giallo e il rosso della città di Frascati.
In ricordo delle 700 vittime del bombardamento dell’8 settembre 1943.
Mai più, per non dimenticare”.

È racchiuso nelle parole del post pubblicato dal presidente del Consiglio Comunale della città di Frascati, Corrado Spagnoli, il significato di questa ricorrenza del sanguinoso bombardamento della città avvenuto alle 12,08 di quel funesto mercoledì 8 settembre 1943.
La città ha voluto celebrare questa ricorrenza onorando le vittime con una solenne Santa Messa celebrata da S.E. mons. Stefano Russo alla presenza delle autorità civili e militari della città appellati per l’occasione “uomini e donne di pace” dalle parole del vescovo tuscolano.
Il messaggio di monsignor Russo ricorda che dopo i lutti la forza della città e dei suoi cittadini fece si che furono “… ricostruite le bellezze e ricostruito il tessuto …” e questo deve essere lo sprone per tutti affinché non vi sia la paura che “… il timore che la memoria venga meno o si affievolisca …”.
Poi il momento più solenne della giornata.

IL SILENZIO DI PIAZZA SAN PIETRO INTERROTTO SOLO DAL SUONO DELLE SIRENE, POI DA QUELLO DELLE BOMBE ED ALLA FINE IL SILENZIO A RICORDARE LE CENTINAIA DI VITTIME DEL BOMBARDAMENTO DELLA CITTÀ

Le sirene che ricordano l’allarme e poi il frastuono delle bombe concluso dal Silenzio in onore delle centinaia di vittime
Toccanti e piene di speranza le parole della sindaco, Francesca Sbardella, che parla di “orrore dell’8 settembre” e del ricordo conservato “nel cuore e nella mente di tutti”.
E nel concludere ricorda che questo è si “… un giorno di tragedia ma nel contempo di speranza, un giorno di distruzione per la nostra città ma è anche il giorno della ricostruzione della prospettiva e del guardare avanti … una giornata che merita di essere ricordata, che merita di essere onorata, che merita di essere vissuta ogni anno …”.

IL CORTEO CHE HA PERCORSO LE VIE DI FRASCATI

Nel pomeriggio poi la cerimonia civile che ha percorso le vie della città per poi giungere al Monumento che ricorda le vittime di questa immane tragedia.

IL TOCCANTE MOMENTO DELLA DEPOSIZIONE DELLA CORONA DI ALLORO

E qui, dopo aver deposto una corona di alloro, sulle note del silenzio hanno poi preso la parola la sindaco di Frascati, Francesca Sbardella, il vicesindaco di città metropolitana di Roma Capitale, Pierluigi Sanna ed il sindaco di Capua, Adolfo Villani non prima che venisse letto il messaggio inviato alla città di Frascati dal presidente del Senato, Ignazio La Russa.

IL MESSAGGIO INVIATO DAL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA

C’è un filo che unisce tutti i commenti: la necessità di salvaguardare la memoria.

la sindaco di Frascati, Francesca Sbardella

La sindaco, Francesca Sbardella, esorta i giovani ad essere portatori di questi ricordi, di queste emozioni.
E “… di fronte al monumento che ricorda la distruzione di Frascati che onora le vittime innocenti cadute sotto le bombe …” torna a ricordare “… le tante donne ed i tanti uomini che rimboccandosi le maniche e non perdendo mai la speranza furono artefici della ricostruzione di Frascati …”.
Chiude poi il suo intervento con queste parole: “… la responsabilità di costruire questo mondo parte proprio da noi autorità civili, militari, semplici cittadini, da ognuno di noi dalle piccole attenzioni dal nostro saper prenderci cura. Guardiamoci l’uno l’altro, come ci dice Calamandrei, per sentire rispecchiata nella nostra libertà e nella nostra dignità la liberta e la dignità di tutti gli altri, questo senso operoso di fraterna solidarietà umana ci guidi oggi e sempre in tutte le nostre azioni …”.

il vicesindaco di Città Metropolitana di Roma Capitale, Pierluigi Sanna

Pierluigi Sanna, vicesindaco di città metropolitana di Roma Capitale focalizza due concetti assai profondi: “coltivare la memoria, attualizzare la memoria” perché oggi ad 81 anni dal quel sanguinoso giorno, aggiunge, “sembra lontano lo spettro della guerra poiché avevamo archiviato la parola pace con l’impressione che non avessimo bisogno di ricordarla”.
Nel chiudere due pensieri fanno breccia provocando un applauso spontaneo: “le guerre ci riportano ad una realtà drammatica alla quale non ci si può abituare”.

il sindaco di Capua, Adolfo Villani

Chiude la serie di interventi il sindaco di Capua, Adolfo Villani.
Anche la sua città, come Frascati, venne dilaniata dalle bombe degli alleati provocando ben oltre 1000 morti con la distruzione di oltre il 70% dell’enorme patrimonio culturale della citta.
Adolfo Villani parla del sacrifico delle due città.
All’orizzonte di queste due stragi la maldestra fuga del re e di Badoglio che lasciò il regio esercito senza guida, senza ordini.
E sia Frascati e sia Capua pagarono il prezzo di questo vuoto politico e di governo rimanendo inermi e sole. Toccante il momento il cui il presidente del consiglio comunale, Corrado Spagnoli, ha donato a nome della città di Frascati una targa ricordo al sindaco Adolfo Villani.

il momento della consegna della targa al sindaco di Capua, Adolfo Villani

In questa serata ricca di emozioni va aggiunto il ricordo commosso del professor Raimondo del Nero, storico docente frascatano ed immenso storico della città Tuscolana.
Il Consiglio Comunale di Frascati, con voto unanime, raccogliendo la proposta della consigliere Emanuela Bruni, ha conferito all’insigne studioso il “Civis Tuscolanus” alla memoria per gli alti servigi che come storico, come docente e come amministratore cittadino il professor Del Nero ha donato alla città.

In conclusione il saluto ed il grazie commosso da parte del presidente del Consiglio Comunale, Corrado Spagnoli prima che il canto corale dell’ Inno di Mameli chiuda questa celebrazione in ricordo di quel tragico mercoledì 8 settembre 1943.

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Frascati: 8 settembre 1943, il giorno del dolore e della rinascita

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Esistono giorni che non solo diventano parte della Storia ma portano dentro di sé ricordi, emozioni e purtroppo anche lutti ed antiche paure.
L’ 8 settembre per noi che siamo nati a Frascati e per tutti quelli che vivono la bellezza di questa città questo giorno è nel contempo triste ma la riprova della forza piena che vive dentro Frascati.
Fu una ferita insanabile quell’8 settembre del 1943 quando alle 12,08 una pioggia di bombe dilaniò la città provocando la morte di centinaia di persone.

piazza San Pietro dilaniata dalle bombe

Ma la voglia di rinascere, la voglia di ricominciare, la voglia di spazzare via i dolori di una guerra rinacque proprio in quel giorno.
Credo che Frascati debba onorare di più questo ricorrenza affinché non diventi e resti la solita passerella di commiato.
Deve divenire vera “giornata della memoria della Città”.
Bisogna far si che l’8 settembre rappresenti per tutti il giorno si del dolore ma anche il giorno in cui Frascati ed i frascatani ritrovarono la forza di risorgere dalle sue ceneri come “araba fenice”.
Ho voluto riportare nella copertina di questo mio pensiero il quadro di un grande frascatano, Guglielmo Corazza, memoria vivente di quel giorno.
Quei colori e quelle immagini debbono divenire il monito a tutti noi degli orrori della guerra, della stupidità della guerra.
Perché Frascati pagò con il sangue dei suoi figli e delle sue figlie e questo non deve più accadere in nessuna altra parte del mondo.

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