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MORTE STEFANO CUCCHI: TUTTI ASSOLTI!

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Tempo di lettura 3 minuti Non ci sono colpevoli perche' non ci sono prove a sufficienza per confermare la sentenza che invece in primo grado, il 5 giugno 2013, aveva visto condannati cinque medici

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Redazione

Roma – Nessuno ha ucciso o provocato in qualche modo la morte di Stefano Cucchi, il trentunenne romano con problemi di droga e anoressia, arrestato la notte del 15 ottobre del 2009 e deceduto dopo una settimana nel reparto di medicina dell'ospedale 'Sandro Pertini'. Lo ha sentenziato oggi la prima Corte d'assise d'appello di Roma, presieduta da Mario Lucio D'Andria, che ha assolto tutti gli imputati. Non ci sono colpevoli perche' non ci sono prove a sufficienza per confermare la sentenza che invece in primo grado, il 5 giugno 2013, aveva visto condannati cinque medici, mentre gia' allora erano stati assolti tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria. La formula assolutoria generale di oggi recita "perche' il fatto non sussiste", ai sensi dell'articolo 530, secondo comma del codice di procedura penale, che richiama la vecchia formula dell'insufficienza di prove. E cosi' sono assolti dall'imputazione Aldo Fierro, il primario del reparto detenuti del 'Pertini', condannato invece a due anni in primo grado; i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Silvia Di Carlo e Luigi De Marchis Preite, che in primo grado erano stati condannati a un anno e quattro mesi ciascuno. Assolto anche il medico Rosita Caponnetti, che era stata condannata a 8 mesi.
  Confermata la sentenza assolutoria di primo grado per gli agenti della polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, come pure per i tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. Le motivazioni della sentenza di oggi saranno depositate tra novanta giorni. "Non ci arrenderemo mai finche' non avremo giustizia", la prima dichiarazione di Giovanni e Rita Calore, i genitori di Stefano Cucchi, i quali sono scoppiati in lacrime dopo la lettura della sentenza di appello che ha assolto tutti gli imputati. "Allora per quale motivo e' morto Stefano? – ha detto il padre – Era sano, non e' possibile quello che e' successo". E Ilaria Cucchi ha commentato a sua volta "mio fratello Stefano e' morto di giustizia, una giustizia che e' malata. La giustizia ha ucciso Stefano, e' morto cinque anni fa in questo stesso tribunale dove in un'udienza direttissima dei magistrati non hanno visto le sue condizioni, quelle di un ragazzo che dopo sei giorni si e' spento tra dolori atroci solo come un cane. Aspetteremo le motivazioni – ha aggiunto Ilaria – andro' avanti non mi faro' fermare e continuero' a pretendere giustizia". La nuda cronaca della vicenda dice che pochi giorni dopo la morte di Stefano, i genitori diffusero le foto shock del suo cadavere, scattate in obitorio. Erano ben visibili, oltre alla magrezza scheletrica (Cucchi pesava 43 kg al momento della morte), delle lesioni diffuse la cui origine non e' mai stata del tutto chiarita. Il volto era tumefatto: una maschera violacea attorno agli occhi, uno dei quali schiacciato nell'orbita, un ematoma bluastro sulla palpebra e la mandibola spezzata. E poi la schiena, fratturata all'altezza del coccige.
  L'inchiesta avviata dalla Procura diede il via ad un lunghissimo processo, iniziato con il rinvio a giudizio dei dodici imputati (gennaio 2011). Da allora, 45 udienze, 120 testimoni sentiti, decine di consulenti tecnici nominati da accusa, parti civili, difesa, e anche una maxi-perizia disposta dalla stessa Corte. Fino alla sentenza di primo grado con condanne ed assoluzioni. In primo grado, per la III Corte d'assise Cucchi non fu picchiato nelle celle di sicurezza del tribunale, ma mori' in ospedale per malnutrizione e l'attivita' dei medici fu segnata da omissione e noncuranza. Le pene comminate furono pero' molto inferiori alle richieste dell'accusa: un anno e quattro mesi per i quattro medici accusati di abbandono di persona incapace, favoreggiamento e omissione di referto. Le richieste, per tutti e quattro, superavano i cinque anni di detenzione. Per il quinto condannto all'epoca – otto mesi per falso e abuso di ufficio – la richiesta iniziale era di due anni di reclusione. Dopo il primo grado, il procuratore generale Mario Remus chiese la revisione della sentenza, continuando a sostenere la tesi della morte per pestaggio e poi per abbandono in ospedale. Prima della riapertura del processo, fu anche disposto un maxi-risarcimento di un milione e 340mila euro alla famiglia Cucchi da parte dell'ospedale Pertini. La famiglia Cucchi annuncia ancora battaglia: la prossima tappa dovrebbe essere il ricorso in Cassazione

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Cerveteri, oli esausti e rifiuti pericolosi in un’autofficina: sequestrata l’intera area e denunciato il titolare

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I Carabinieri della Stazione di Cerveteri, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Forestale di Civitavecchia, nonché del personale A.S.L. e Ufficio Tecnico e Polizia Locale di Cerveteri hanno svolto un’attività ispettiva presso un’autofficina.
Nel corso del controllo sono emersi gravi violazioni, sia sul piano amministrativo che su quello ambientale: non solo l’esercizio verificato è risultato privo delle previste autorizzazioni e comunicazioni agli Enti preposti, ma l’area ove il medesimo sorge è risultata caratterizzata dalla presenza di varie tipologie di rifiuti, soprattutto olii esausti, speciali e pericolosi, non adeguatamente trattati come invece previsto dalla vigente normativa di settore.
Il titolare dell’attività, immediatamente sospesa, è stato pertanto segnalato per i vari profili di responsabilità sia all’Autorità Giudiziaria che a quella sanitaria, mentre l’intera area interessata è stata posta sotto sequestro.

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Monterotondo, ladre in azione: arrestate 3 giovani donne

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MONTEROTONDO (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Monterotondo, hanno denunciato tre giovani donne di origini romene, appartenenti all’insediamento spontaneo di via Tiburtina a Roma, gravemente indiziate del reato di ricettazione.
Dopo una segnalazione di furto giunta al 112, i Carabinieri sono intervenuti in un supermercato eretino dove hanno fermato tre donne nel tentativo allontanarsi, dopo essere state notate mentre cercavano di impossessarsi di alcuni prodotti dagli scaffali.
I successivi accertamenti svolti dai Carabinieri hanno consentito di rintracciare il veicolo utilizzato dalle fermate, all’interno del quale i Carabinieri hanno rinvenuto un grosso quantitativo di prodotti alimentari asportati da un altro supermercato.
Le donne, non avendo fornito una valida giustificazione sulla provenienza della merce, sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Tivoli per il reato di ricettazione, ed è stato notificato loro il provvedimento di allontanamento dal comune di Monterotondo, emesso dal Questore di Roma, con divieto di ritorno per 3 anni.

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Roma, tempi duri per i borseggiatori: dal 1 marzo in manette 71 persone

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ROMA – Nelle ultime 48 ore, i servizi antiborseggio messi in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, intensificati nelle aree del centro storico maggiormente frequentate dai turisti e a bordo dei mezzi pubblici nonché presso le stazioni della metropolitana della Capitale in virtù delle festività della Santa Pasqua, d’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, sono state arrestate 14 persone, tutte gravemente indiziate del reato di furto aggravato.
Dal 1 marzo, i Carabinieri dipendenti dal Gruppo di Roma, in totale, hanno arrestato 71 persone per borseggi nel centro di Roma e a bordo dei mezzi pubblici.
I Carabinieri della Stazione di Roma Via Vittorio Veneto hanno arrestato 4 cittadini cileni di età compresa tra i 31 e i 21 anni, sorpresi subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli e il cellulare ad un turista italiano, intento a salire sul convoglio metropolitano fermata “Spagna”. Refurtiva prontamente recuperata e restituita alla vittima.
In piazza dei Cinquecento, i Carabinieri della Stazione di Roma Macao hanno arrestato due minorenni di origini bosniache di 13 e 17 anni, sorpresi insieme ad un complice che è riuscito a scappare, subito dopo aver sottratto il portafogli ad un turista che era intento a salire le scale di accesso alla metropolitana.
Stessa sorte per due cittadine romene di 20 anni entrambe, senza fissa dimora, arrestate dai Carabinieri di Roma Piazza Farnese, poiché sorprese in via dei Fori Imperiali, subito dopo aver asportato con destrezza il portafoglio ad un turista, che non si era accorto di nulla.
Presso la fermata metropolitana linea A fermata “Manzoni”, i Carabinieri della Stazione di Roma Viale Eritrea hanno arrestato due cittadini georgiani di 48 e 42 anni, già noti alle forze dell’ordine, sorpresi e bloccati subito dopo aver asportato lo smartphone ad un turista francese. Telefono immediatamente recuperato e restituito alla vittima.
I Carabinieri della Stazione di Roma Viale Libia hanno arrestato due cittadine bosniache di 24 e 51 anni, sorprese presso la fermata metropolitana “Cornelia”, subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli di una turista austriaca.
A bordo del convoglio metropolitano, altezza fermata “Barberini”, i Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Bologna hanno bloccato e arrestato un cittadino colombiano di 28 anni, sorpreso subito dopo aver asportato con destrezza il portafogli ad un passeggero tedesco che non si era accorto di nulla.
Sempre alla fermata “Barberini”, questa volta i Carabinieri della Stazione di Roma Salaria hanno arrestato in flagranza un cittadino romeno di 52 anni, sorpreso mentre tentava di impossessarsi con destrezza di un portafogli di un turista americano. Dagli ulteriori accertamenti, il 52enne è risultato anche destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Roma, per la stessa tipologia di reato.
Tutte le vittime di furto hanno sporto regolare denuncia-querela e tutti gli arresti sono stati convalidati.

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