Musei nell’età delle nuove tecnologie digitali: obiettivo “toccare” un’opera senza farlo nella realtà

L’arte e la tecnologia, questo è il tema affrontato a Palazzo Zevillos Stigliano di Napoli lo scorso venerdì 11 maggio

Un evento organizzato dall’Università Suor Orsola Benincasa che ha visto partecipare studenti e professionisti delle più svariate categorie, tra cui storici dell’arte, critici e giornalisti. Tanti gli interventi e le domande sui diversi aspetti dell’applicazione della tecnologia sull’arte e sulle varie scuole di pensiero.

Gli interventi

A fare gli onori di casa e dare inizio ai lavori il Preside della facoltà di lettere e coordinatore del dottorato in Humanities and Technologies professoressa Emma Giammattei che ha preso in esame il dipinto di Paolo Veronese del 1562-63 dal titolo “Nozze di Cana”. Come è stato evidenziato durante l’intervento della docente, il restauro in genere che sia applicato ad opere letterarie, pittoriche o altre espressioni artistiche restituisce un “ritorno” dell’opera e restituisce anche un dialogo nuovo con il fruitore. Durante il convegno si è molto parlato della perdita di “aura” delle opere con la nascita della fotografia di Walter Benjamin, e sul tema interessante l’intervento della professoressa di Nuove Tecnologie e Nuovi Paradigmi nella curatela dell’arte Francesca Bacci.
Interessante è stato anche l’intervento della dottoressa Barbara Balbi dell’Università degli studi di Napoli – Suor Orsola Benincasa – Sviluppo Modelli Applicativi nelle Digital Humaities – che ha esposto l’esperimento dal titolo “Guarda come guardo”. L’intento del progetto era di rappresentare il percorso oculare del visitatore sulle opere custodite nei musei prendendo in esame 23 osservatori, ad esempio sui dipinti di Caravaggio come “Il Martirio di Sant’Orsola” mostrando i vari tracciati dei visitatori.

L’arte del futuro sarà un “ritorno al passato”

ma in maniera partecipativa del fruitore e a tutto tondo con una “realtà aumentata” tramite le sperimentazioni dei nuovi linguaggi grazie alla tecnologia. La tecnologia usata per ricostruire reperti archeologici non integri grazie alla stampante 3D e se la riproduzione del dipinto del Veronesi ha suscitato polemiche perché l’immagine di Adam Lowe non è l’opera originale, la tecnologia, bisogna riconoscere, ha dato una nuova collocazione all’opera e una nuova opportunità. In futuro come si evince dal tema del convegno potremo andare al Museo e “toccare” un’opera senza toccarla nella realtà, infatti grazie alle nuove tecnologie saremo capaci di poter avere la sensazione del senso tattile senza toccare l’oggetto, al convegno si è anche parlato sulla pericolosità delle tecnologie future.

Scienza e poli museali

La scienza in futuro nel campo dell’arte e soprattutto per i poli museali potrà servire ai visitatori per vivere un’esperienza al museo in maniera partecipativa e totale, il “viaggiatore” potrà incontrarsi con le scienze umane per fruire meglio le opere superando quello che in genere viene chiamato la “paura della soglia” quando si entra nei musei con la sua imponenza e bellezza. Il museo del futuro dovrà essere non solo didattico per imparare, ma per vivere un’esperienza, intendere l’opera anche come oggetto social, intenderlo come patrimonio non tangibile, ma allo stesso modo appartenente all’umanità, l’arte che sia figurativa o sperimentale è da considerare una messa in scena al pari alle arti performative, ad esempio come l’opera lirica altra eccellenza italiana molto mortificata negli ultimi anni.

La tecnologia presa come opportunità

per dare una mano all’artigianato e alla bravura dell’artista. Il museo concepito come custode dei beni appartenente all’intera umanità, un custode che permetterà di “dialogare” con i “viaggiatori” e non solo custode di “oggetti” ed un luogo a scopo di lucro. La globalizzazione ha anche contribuito a grandi mutamenti e grazie alla scienza non solo sta dando alle opere una “nuova vita” e nuovi punti di vista, ma anche nuovi punti di fuga ed inevitabilmente questa nuove prospettive stanno dando il via alla nascita di ulteriori “nuove storie” dando una nuova aura ad ogni opera presa in esame.

Giuseppina Ercole