Napoli: 23 Comuni chiedono il disinquinamento del fiume Sarno

NAPOLI – Sono ventitré i Comuni che chiedono a gran voce il disinquinamento del fiume Sarno. Bottiglie d’acqua: alcune limpidissime, altre con contenuto più torbido, altre ancora decisamente scure. Tutte poggiate su un manifesto della Rete a difesa del fiume Sarno. Si è chiusa così, a Torre Annunziata (Napoli), nella zona di Rovigliano dove sfocia uno dei corsi d’acqua più inquinati al mondo, la manifestazione promossa per sensibilizzare le autorità preposte sulla necessità di procedere a interventi radicali di disinquinamento del Sarno.
In tutto 23 i comuni coinvolti, quelli cioè attraversati dal fiume: si tratta di Angri, Bracigliano, Castellammare di Stabia, Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Mercato San Severino, Montoro, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino, Pompei, Raccapiemonte, San Giuseppe Vesuviano, San Marzano del Sarno, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Solofra, Sorrento, Striano e Torre Annunziata tra Napoletano, Salernitano e Avellinese.

INQUINAMENTO Un fiume in forte sofferenza. Con livelli di inquinamento considerati rilevanti nell’80% dei punti di campionamento: così il dossier choc di Legambiente condanna il Sarno, definendolo “ostaggio di scarichi, rifiuti, pesticidi e consumo di suolo”. E’ il risultato delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio giunta alla terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach.

Il dossier, presentato lo scorso anno al Dipartimento di Chimica e Biologia “Adolfo Zambelli” dell’Università degli Studi di Salerno, non lascia spazio all’ottimismo: il 55% della popolazione che risiede nell’area non è servito da impianti di depurazione, che raccolgono i reflui di appena 900 mila abitanti sui due milioni dell’area (tra i Comuni non serviti, anche Pompei, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano).

Il monitoraggio, che ha riguardato l’intero bacino del fiume, compresi i torrenti che vi confluiscono, ha evidenziato criticità significative, dando traccia di fenomeni peraltro visibili anche ad occhio nudo, dalla forte presenza di rifiuti solidi urbani di varia natura o a scarti delle attività produttive alla strana colorazione delle acque, passando per la presenza di schiume che rimandano a scarichi civili e scarichi pericolosi, fino “ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti lungo i corsi d’acqua”. Un report fotografico mostra, inoltre, l’impatto che “gli inquinanti solidi e liquidi provocano alle aree dall’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale”.

Di qui, dunque, l’accorata denuncia di Legambiente, che sottolinea – attraverso le parole di Antonio Giannattasio della segreteria regionale – come “i vari enti interessati al disinquinamento del Sarno hanno proposto ambiziose soluzioni in questi anni, ma ad oggi è evidente che non solo non si riesce a porre un freno all’inquinamento del corso dell’acqua, ma neanche si è riuscito ad arrestare il consumo di suolo, il disordine insediativo e l’abusivismo edilizio che interessa l’area. Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno – prosegue – è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde contaminate.