NAPOLI: IL MERCATO DELLA CONTRAFFAZIONE NON CONOSCE CRISI

di Christian Montagna

Napoli – Un'arsenale di camicie, giubbotti, polo e accessori contraffatti è stato rinvenuto a San Giuseppe Vesuviano dalla Guardia di Finanza. Noti marchi come Burberry, Adidas, Fred Perry, K-way, Blauer, Harmont & Blaine, Dsquared e Ralph Lauren sono stati riprodotti nei laboratori napoletani per essere venduti illegalmente a prezzi molto più bassi. Nel laboratorio ispezionato dalle fiamme gialle, sono stati sequestrati duemila tabella di abbigliamento, 1300 mq di tessuto, cinque macchine ricamatrici, 1150 cucirini, un tower pc ed altri supporti informatici. Sempre nella Napoli illegale poi sono state scoperte nella zona di Poggioreale oltre 15 mila borse da viaggio in pelle con il marchio Armani naturalmente falso e due espositori con 102 orologi marcati come Rolex e Iwc. In totale, cinque persone, tra cui due cinesi, un tunisino e due italiani, sono state denunciate alla magistratura.

E' il mercato del falso che non conosce crisi quello di cui stiamo parlando: quasi sempre gestito dalla camorra, in periodi problematici come questo, sta diventando sempre più l'unica ancora di salvezza per chi alle marche proprio non vuole rinunciare. A Napoli, si sa, che il culto della moda, maschile o femminile che sia, è molto venerato: per un giovane napoletano, indossare capi firmati, anche se si fosse impossibilitati nel comprarli, è un imperativo categorico al quale non può sottrarsi e che gli consente di poter far colpo sugli altri ed essere identificato come un leader. Questioni indubbiamente di mentalità, ma qui, purtroppo, questo non è l'unico tabù. Dalle parti di piazza Garibaldi, nel piazzale antistante la stazione ferroviaria ad esempio, la griffe a prezzi stracciati diventa pane quotidiano per tutti gli ambulanti. Un evergreen che non conosce lo stop nelle vendite.

Marchi esposti in bella vista noncuranti degli agenti di polizia per strada, debordano dalle bancarelle e dai passeggini utilizzati dagli ambulanti, spesso stranieri, che, arruolati dalla malavita, si affaticano a vendere la merce. Gli acquirenti, consapevoli dell'acquisto di merce contraffatta, riescono comunque ad essere soddisfatti, purché il marchio sia evidente. Ad esempio, una scarpa Hogan che in queste zone la si trova a trenta cinque euro, in negozio è possibile pagarla anche sette volte di più. "Perché dunque non approfittarne", dicono i napoletani? Ed è così facendo che accrescono gli introiti della malavita e le zone di Napoli prese di mira diventano bazar abusivi a cielo aperto. In questa catena produttiva, il guadagno è assicurato a tutti: chi produce in fabbrica, chi cuce i marchi, chi rifinisce le scarpe, chi vende e chi controlla le zone allontanando le forze dell'ordine e i rivali. In una situazione di degrado e di scarso controllo come quella di Napoli, purtroppo sono sempre più numerose le aperture delle industrie che producono i cosiddetti tarocchi e dulcis in fundo, da poco tempo come se non bastasse, si sono stanziati anche i cinesi.