NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: RAFFAELE RENDE NON E’ PENTITO. ECCO IL SUO CURRICULUM CRIMINALE

di Christian Montagna

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Napoli – Fuorigrotta, quartiere alla periferia di Napoli, da qualche giorno si trova al centro delle cronache nazionali ed internazionali per l’agguato ai danni dell’agente Nicola Barbato, attualmente ricoverato al Loreto Mare in gravi condizioni. Fuorigrotta oggi viene associata alla camorra sebbene non fosse il centro della criminalità organizzata. Esclusa infatti dalle principali zone di controllo dei clan camorristici napoletani, quartiere famoso per Facoltà di Ingegneria e Stadio San Paolo, attualmente è diventata la zona del racket.


Raffaele Rende, l’uomo che in pochi giorni ha conquistato le prime pagine della stampa mondiale per aver brutalmente sparato alla nuca di un poliziotto, è diventato il simbolo di questa guerra di camorra che già troppi morti aveva contato. L’escalation di violenza degli ultimi mesi non lascia indifferenti chi in quelle zone ci vive. Proprio ieri, l’ennesimo messaggio di speranza lo aveva lanciato Mattarella da Ponticelli in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico: “Sconfiggeremo la camorra”, diceva il Presidente dinanzi agli studenti. Ma quando accadrà tutto ciò?


L’identikit. Tornando a Rende, abbiamo tracciato l’identikit del criminale, aiutati anche dal curriculum che vanta reati e condanne. È stato assolto dall'accusa di omicidio ed ha scontato una lunga condanna per fatti di camorra. Oltre dieci anni di cella, un periodo in cui ha creato le basi per il suo rientro sulla scena criminale, rientro che gli ha portato oggi ad essere l’uomo più odiato dall’opinione pubblica, ferocemente attaccato dai social e dai colleghi dell’agente in fin di vita.


Undici anni di carcere, un assoluzione in processo per omicidio e infine l'intervento della decorrenza dei termini di custodia cautelare che accorcia la permanenza in una struttura penitenziaria: è questo il curriculum vitae di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un malvivente.


A cominciare dal soprannome Lello ‘o criminale che evidenzia l’entità e il tasso criminale della persona, Rende ha confermato di aver sparato al poliziotto, senza mostrare alcun pentimento. Era una sorta di atto dovuto secondo quanto si apprende dagli interrogatori: l'uomo ha confermato che la sparatoria è maturata nel corso di un tentativo di taglieggiare un negozio di giocattoli, dando la stura alle indagini su mandanti e scenario criminale di Fuorigrotta. Alla vista dei due agenti in macchina, l’unica cosa da fare era sparare all’impazzata.


I mandanti. Secondo l’indagine condotta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Francesco De Falco e Maurizio De Marco e scavando negli archivi della polizia giudiziaria, si cerca di collegare la figura di Rende ad un clan camorristico noto alle forze dell’ordine. Rende non poteva infatti essere una mina solitaria e vagante. Si suppone perciò la sua vicinanza al clan Baratto, rafforzata in seguito alla cancellazione dell’ergastolo e al ritorno in libertà. Ma chi ha ordito la trama estorsiva in grado di taglieggiare decine di esercizi commerciali e chi avrebbe mandato alcuni emergenti di Quarto e di Fuorigrotta a fare le “bussate di porta” ? Ancora nessun nome in particolare è emerso dalle indagini degli uomini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli.