Nasce la banca dati nazionale del Dna

 

di Francesco Pellegrino Lise


Al Forum PA 2017, la principale manifestazione dedicata al mondo della Pubblica Amministrazione (Roma Convention Center La Nuvola, 23-25 Maggio 2017), Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e Microsoft presentano un innovativo progetto di gestione dei dati genomici al servizio della Giustizia e della Sicurezza italiana: è attiva la Banca Dati Nazionale del DNA (BDN-DNA). Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza si è infatti avvalso della tecnologia di Microsoft per dar vita alla prima esperienza italiana di Banca Dati del DNA in conformità con quanto stabilito dalla legge 30 giugno 2009, n.85. Istituita presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, Direzione centrale polizia criminale, Servizio per il sistema informativo interforze, la Banca Dati ha l’obiettivo di semplificare l’identificazione di autori di delitti, reati di tipo predatorio e atti di terrorismo e di accelerare il riconoscimento di persone scomparse dando un nome a corpi ignoti. Consente inoltre all’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria di interrogare e ricevere interrogazioni di profili del DNA dalle omologhe banche dati internazionali per finalità di collaborazione internazionale, un aspetto strategico nell’attuale scenario in cui alla minaccia della criminalità tradizionale si somma lo spettro del terrorismo. I vantaggi di questo progetto sono significativi, dal momento che non ci saranno più banche dati del DNA distinte per ogni singola forza di polizia, ma i dati confluiranno in un’unica banca dati nazionale DNA, con evidenti risparmi sui costi di gestione e con la possibilità di associare più facilmente casi prima non collegati a livello investigativo. Microsoft collabora da anni sulle banche dati del DNA con diverse autorità a livello internazionale e sull’analisi di dati genomici per finalità di ricerca, come dimostra il progetto Project Premonition: la piattaforma Intelligente Cloud di Microsoft consente di abbattere i tempi di elaborazione dei dati, effettuando miliardi di miliardi di confronti genetici in poche ore, laddove in passato sarebbero serviti mesi di lavoro. Lo sviluppo della soluzione ha richiesto al Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano anni di lavoro per creare una rete nazionale dei laboratori che effettuano analisi del DNA nell’ambito di un procedimento penale, che ora parte dal prelievo effettuato su oltre 57.000 soggetti sottoposti a provvedimenti restrittivi da parte di un giudice e da oltre 20.000 profili genetici estratti da reperti biologici acquisiti dalla scena del crimine. Facendo leva sulla piattaforma dati di Microsoft è possibile memorizzare e analizzare questa enorme mole di dati non strutturati gestendo le informazioni sul datacenter del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, garantendo elevati standard di sicurezza in linea con le normative vigenti sulla riservatezza dei dati. In particolare il progetto è basato sulla piattaforma scalabile di gestione di database Microsoft SQL Server 2012 che integra applicazioni intelligenti, performance in-memory e analytics avanzati. La soluzione è interoperabile con ambienti diversi e consente la gestione sinergica di dati eterogenei e database di diversi fornitori. È in grado di trasformare i dati in informazioni utili con il vantaggio di offrire analisi approfondite su qualsiasi device per rispondere alle esigenze di tempestività e mobilità del personale giudiziario. Interessante anche la flessibilità offerta all’ente, dal momento che è possibile implementare in modo dinamico nuove istanze in base alle necessità e sviluppare rapidamente nuovi database utilizzando diverse macchine virtuali. Un sistema che garantisce tra l’altro continuità operativa, funzionando con elevate performance anche in caso si verifichino problemi con una macchina virtuale. E in linea con le esigenze di sicurezza tipiche per le Forze di Polizia, che tratta informazioni sensibili e che può secretare l’accesso ai sistemi al personale non autorizzato e fare affidamento su quello è risultato il database meno vulnerabile per il sesto anno consecutivo secondo il National Institute of Standards and Technology (NIST). I servizi IT offerti dalla Banca Dati del DNA saranno conformi allo standard di qualità a norma ISO/IEC 9001:2015 e orientati allo standard della sicurezza delle informazioni ISO/IEC 27001. Grazie alla Banca Dati del DNA, l’impronta genetica sarà associata all’impronta digitale quale strumento per consentire l’identificazione durante le indagini e si delinea così una doppia chiave di verifica indipendente dalle generalità fornite dal soggetto. La BDN-DNA non contiene però i dati personali del soggetto che viene sottoposto al prelievo di saliva ma solo informazioni anonimizzate ed una modalità di inserimento del profilo del DNA in doppio cieco, in una logica di massima riservatezza. Solo quando la banca dati trova una concordanza (hit o match) tra un profilo del DNA noto e un profilo del DNA sconosciuto legato alla scena del crimine, avviene l’abbinamento dei dati anagrafici del soggetto, attraverso una procedura con certificato digitale ad uso personale che consente l’accesso all’anagrafica solo a personale autorizzato presente nella banca dati delle impronte digitali (AFIS). Il match positivo offre un’indicazione utile per le Forze di polizia e l’Autorità giudiziaria e, in effetti, i benefici emergono in maniera evidente dall’esperienza internazionale: la prima banca dati DNA europea è quella istituita nel 1995 nel Regno Unito e se già nel 2004 la percentuale dei profili del DNA sconosciuti riferibili ai reperti acquisiti sulla scena di un crimine che hanno trovato una concordanza con i profili del DNA delle persone presenti nella banca dati è stata del 45%, nel 2014 questa percentuale è passata a circa il 62%, ovvero ad un reperto biologico su due acquisito sulla scena del crimine è stato possibile associare il nome e cognome di una persona presente nella banca dati. Nel complesso in circa 15 anni (2001-2015) la banca dati UK ha prodotto 578mila match tra DNA di soggetti noti e DNA sconosciuti prelevati da scene del crimine.