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NBA 2K22, un gran canestro sul parquet della next-gen

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NBA 2K22, l’acclamato simulatore di basket sviluppato da Visual Concepts, è arrivato come di consueto ed è pronto a regalare ore e ore d’incredibile sport simulato sulle console next-gen di casa Microsoft e Sony. Nella nostra analisi del titolo metteremo in evidenza come come il team di sviluppo per quest’anno abbia deciso di concentrarsi da una parte sulla creazione di nuovi e potenzialmente interessanti modi di giocare, e dall’altra nel sistemare i diversi punti deboli emersi al debutto su quella che, ad un anno di distanza, viene ancora considerata la nuova generazione di console. E’ principalmente a livello di gameplay che si notano subito le prime grandi novità rispetto a quei piccoli incidenti di percorso avvenuti l’anno scorso. NBA 2K22 ha apportato alcune importanti modifiche all’azione in campo che contribuiscono a renderlo un gioco più realistico del solito, in particolare il modo in cui gestisce la perdita di resistenza e di forza fisica durante il dribbling. In 2K21 era facile correre contro un difensore sul perimetro, evitare l’intervento di un Curry qualsiasi (si fa per dire) e colpire dalla zona dei tre punti senza sudare. Contro la CPU questa tattica era quasi indifendibile, specialmente in MyTeam dove le carte giocatore sono state rapidamente rese ridicolmente potenti. In NBA 2K22 è ancora possibile impiegare tattiche del genere, ma la perdita di energia dovuta a sprint e dribbling è decisamente molto più realistica. Man mano che il giocatore diventa più stanco il suo misuratore di tiro si riduce, rendendo più difficile centrare il canestro. Questo porta a un gioco che inizialmente sembra più lento rispetto ad NBA 2K21, ma se si gioca cercando soprattutto il controllo della palla senza tener premuto il tasto dedicato allo scatto, si ha più tempo per mandare la palla a canestro grazie ad un meter di tiro più grande. Potrebbe non sembrare un cambiamento importante all’inizio, ma porta ad utilizzare uno stile di gioco molto più aderente alla realtà rispetto a quanto si sia visto la scorsa stagione. Non potendo quindi più utilizzare lo scatto in maniera indiscriminata, si è portati a giocare ad un basket di squadra con il pick and roll che diventa presto una fra le mosse più utilizzate sul parquet, soprattutto nelle modalità non on line. Imparare come e quando usare le abilità di palleggio e la velocità per superare i difensori su un pick farà la differenza. Oppure si può usare il pick and roll per forzare un cambio e andare a lavorare contro il difensore più piccolo; si tratta di tattiche un po’ troppo devastanti a volte, anche se vengono ampiamente contrastate dai miglioramenti implementati sul versante delle tattiche difensive. Inoltre, Visual Concepts ha completamente riprogrammato i sistemi di contestazione dei tiri e di blocco. Come per il pick and roll, si può iniziare ad avere la sensazione di avere troppa potenza; tuttavia, l’attacco è molto più propenso a drenare i jumper aperti, il che significa che non si può semplicemente cedere o fare affidamento su una contestazione tardiva. Anche le situazioni legate alle palle rubate sono state migliorate con nuove animazioni basate sul punteggio totale assegnato alla capacità del giocatore di rubare palla, il tutto assolutamente fedele a quanto avviene nella realtà. Si assiste, inoltre, ad una decisa riduzione dei fastidiosi episodi di “bump steals” (il furto della palla da parte dei giocatori gestiti dall’IA) anche se permangono alcuni difetti nelle animazioni, soprattutto nella modalità “The City” quando si assiste ancora ad una spiacevole compenetrazione di poligoni. Un gameplay migliorato non significa molto però se non si hanno delle modalità di gioco in grado di sfruttarlo pienamente e, da questo punto di vista, l’offerta di Visual Concepts è particolarmente ampia e i fan della serie saranno certamente molto lieti del lavoro svolto.

https://www.youtube.com/watch?v=OcUzwnA569M

Iniziamo dalle aggiunte più corpose. I ragazzi di Visual Concepts hanno deciso di pensare in grande, per NBA 2K22. Come di consueto la modalità “La Mia Carriera” rappresenta il piatto più succoso dell’offerta ludica, nonostante quest’anno sia affiancata da dei contorni tutt’altro che trascurabili. Al contrario degli episodi passati, in questo nuovo titolo il percorso verso la celebrità del proprio alter ego virtuale viene calato senza grossi preamboli all’interno dello spazio “social free roaming” che, per le edizioni next-gen (ovvero PS5 e Xbox Series X), assume le sembianze di una metropoli fatta e finita. Il progetto è davvero molto ambizioso e, infatti, come spesso accade alle scommesse dalla posta troppo alta non tutto, agli sviluppatori, è riuscito come probabilmente speravano, ma nel complesso il risultato finale è senza dubbio di altissimo livello. I Visual Concepts hanno indubbiamente lavorato per migliorare il format che debuttò nel corso del primo periodo di vita della nuova generazione di console. E, per certi versi, ci sono riusciti. Per molti altri, invece, hanno fatto il passo più lungo della gamba. La Città non è altro che un pantagruelico calderone ribollente di attività, in cui ognuno può plasmare il destino del proprio cestista digitale, quest’ultimo creato a partire dal consueto, sconfinato editor, a cui ormai i giocatori sono abituati da anni abituati. Quest’anno, infatti, le novità che accompagnano MP (questo il nome del giovane esordiente per il 2022) non mancano. Partendo dall’assunto secondo il quale ogni giocatore NBA che si rispetti è anche un “brand”, gli sviluppatori hanno parcellizzato la modalità principe del pacchetto in decine di attività diverse: abbigliamento, musica, allenamenti, social, sponsorship, il tutto declinato in un sistema di missioni del tutto inedito per il genere. In questo senso, gironzolando per la città sembra di trovarsi all’interno di una specie di sandbox in cui è possibile perdere il proprio tempo con una valanga di cose extra da fare come far shopping, giocare in uno dei tanti campetti sparsi qua e là, oppure a completare missioni principali, sfide secondarie, eventi settimanali e stagionali. Qualsiasi cosa, all’interno dello spazio condiviso può fornire ricompense, estetiche o in esperienza, con cui arricchire la vostra collezione. Inoltre, qualsiasi cosa facciate vi porta a guadagnare punti MVP, i quali servono sostanzialmente come un indicatore della popolarità all’interno della cerchia metropolitana. Insomma, il focus non sembra essere più sul “semplice” gioco del basket, perlomeno nella modalità La Mia Carriera. La palla a spicchi e le opportunità di perseguire diverse strade come la G League, il College o direttamente il draft della NBA ci sono sembrate relegate alla funzione di mero orpello, rispetto alla priorità che è quella di diventare il giocatore più popolare di sempre. Non a caso il protagonista parte già come YouTuber da strada con il pallino della fama… insomma, non ci si trova dinanzi a una grande storia di riscatto sportivo. Visual Concepts e 2K, così facendo però, sono riusciti a centrare l’obbiettivo: ossia quello di dare in pasto ai giocatori sempre affamati di contenuti inediti modi per passare il tempo. Questa virata verso un’esperienza ludica da GDR open world, potrebbe essere la dimensione ideale per rinnovare e svecchiare la serie e offrire un titolo ancora più longevo e appassionante. Detto ciò però c’è da dire che un’impostazione del genere va a snaturare un po’ l’essenza e il significato della Carriera. Infatti è molto facile perdersi e non seguire il filo degli eventi, prediligendo semplicemente il farming dei sempre onnipresenti VC points. Questo nuovo spazio metropolitano “open world”, ad ogni modo, soffre moltissimo anche sotto un altro punto di vista: quello tecnico. L’enorme mole processi, giocatori e attività da gestire fa singhiozzare persino la Xbox Series X. Lag, stuttering e pop up sono purtroppo onnipresenti quando si gira per la città. Insomma, spostarsi spesso diventa un’agonia. I Visual Concepts, inoltre, hanno dimostrato di non aver estrapolato le migliori caratteristiche del genere a cui si sono voluti ispirare, presentando una creatura ancora troppo ambiziosa e troppo grezza. In ogni caso lo sforzo è encomiabile e fa ben sperare per le edizioni future.

https://www.youtube.com/watch?v=-KDasyD5m1g&t=16s

Fra le varie modalità di gioco di NBA 2K22 è presente anche “The W”, ossia una sorta di carriera dedicata alle giocatrici della WNBA, il campionato femminile della NBA. Niente città, poca narrativa, tanto campo, allenamenti e microgestione della propria giocatrice. Anche sul parquet VC ha lavorato bene e si “sente” che si sta giocando ad un gioco diverso rispetto a quello dei colleghi uomini. Tutto, a partire dalle animazioni del palleggio al tiro, è diverso e bisogna reimparare a stare in campo, facendo girare di più la palla e apprezzando in questo modo questa variante della pallacanestro sicuramente meno spinta dal punto di vista fisico, ma non per questa meno vera. Anzi, il fatto che sia una modalità molto più asciutta rispetta a myPlayer consente di respirare molta più pallacanestro in The W rispetto che nella Città, dove, tra sponsor, rap, vestiti, capricci, litigi e cavolate varie si perde un po’ di vista il lato sportivo e affascinante dello sport in favore di quello commerciale. Un’altra modalità che è tornata invece pressoché invariata è myTeam, per semplificare una sorta di FUT, ma di NBA 2K22. Si tratta di una modalità che mescola il Fantasy Basketball con il gameplay di NBA 2K. Si parte sbustando un serie di pacchetti utile a formare un quintetto sensato, più le relative riserve. Queste saranno più o meno forti in base alla fortuna del giocatore, ma potranno essere potenziate con nuovi distintivi in grado di migliorare alcune loro statistiche, così da colmare alcune lacune o rendere inarrestabili i punti di forza. Anche in questo caso i soldi, quelli veri, possono velocizzare la creazione di team formidabili e composti da carte rarissime e potentissime, ma, a differenza del mioGiocatore, qui ci sono molte più possibilità per poter giocare liberamente in modo da accumulare risorse con le quali colmare più facilmente il gap con i giocatori paganti. La necessità, anche in questo caso, di monetizzare è visibile nella modalità Draft. Qui un giocatore compone in maniera casuale il proprio team e può continuare a utilizzarlo fino a quando non accumula 3 sconfitte. La modalità perfetta per chi cerca un qualcosa di leggero e veloce, che non necessiti necessariamente ore di grinding spinto. Peccato che il numero di ticket per accedervi gratuitamente sia limitato e i nuovi biglietti vadano comprati. Questa continua presenza di microtranzazioni ed elementi di questo genere rischia di far passare in secondo piano il fatto che, alla fine dei conti, ci troviamo di fronte a uno dei migliori giochi di basket di sempre. Le modalità sono tante e adatte a tutti i gusti, da coloro che amano il basket da strada a quelli che vogliono provare le emozioni di essere un General Manager di una franchigia NBA. Ci sono le squadre della WNBA, le squadre classiche e tutta una serie di contenuti che si modificano e aggiornano quasi in tempo reale in base alla stagione in corso. Per quello che concerne l’aspetto visivo, da un punto di vista puramente grafico, sulle console di nuova generazione ci troviamo davanti ad uno spettacolo che rasenta il fotorealismo. Soprattutto nelle fasi precedenti alla partita vera e propria, l’impostazione televisiva di riprese e menu ci regala l’illusione di essere sintonizzati per sbaglio su ESPN. Durante i match si palesa ancora, di tanto in tanto, l’eccessiva pesantezza con cui alcuni atleti si trascinano sul campo, ma complice il già citato maggior ritmo d’azione, anche questo è un difetto archiviato. I 4K e i 60 fps sono sempre garantiti anche se, durante le fasi d’esplorazione della città, come già detto, i cali di frame-rate conditi da qualche fastidioso bug come compenetrazioni di poligoni ecc… macchiano l’esperienza complessiva di gioco. Tirando le somme, con NBA 2K22 i ragazzi di Visual Concepts e 2K hanno riscritto pesantemente alcune delle dinamiche di gioco più importanti, portando su schermo un prodotto più bilanciato, equilibrato e che riesce a parlare veramente a tutte le tipologie di giocatori. Tra queste spiccano senza dubbio la difesa e il sistema di tiro, ora più chiare e soprattutto più accessibili e meno frustranti. A ciò si aggiunge il solito, strabordante, numero di modalità di gioco, quest’anno arricchite ulteriormente da tantissime chicche in grado di incrementare a dismisura la giocabilità sia in modalità offline che online, in primis MyTeam e MyCareer. Quest’ultima rappresenta il punto più alto della produzione made in 2K grazie ad un palese miglioramento del comparto tecnico; allo stesso tempo, però, contiene anche l’unico vero elemento negativo del gioco, ossia quella componente pay-to-win che inevitabilmente richiama l’attenzione del giocatore. In definitiva, se siete appassionati di basket quest’anno andate a colpo sicuro, quindi non pensateci su due volte e date fiducia a questo incredibile se pur non perfetto NBA 2K22 e siamo certi che non ve ne pentirete. Se invece siete curiosi di scoprire il mondo di gioco offerto dalla saga oppure vi avvicinate per la prima volta a un videogame del genere, quest’ultima edizione della saga 2K saprà farvi tuffare nell’incredibile mondo del basket contemporaneo e vi regalerà molte ore di sano divertimento sia da soli che online.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

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Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

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Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

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MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

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MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

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