Nemi: ancora un'altra informazione di garanzia per Giovanni Libanori


NEMI (RM) – E sono due arrivate a distanza di pochi giorni. Sotto inchiesta per la presunta truffa delle manutenzioni Cotral e sotto inchiesta anche per aver lasciato la gestione del servizio dopolavoro Cotral Metro ai sindacati senza alcuna gara ne controlli. Raddoppia dunque le notifiche di chiusura indagini Giovanni Libanori, attuale consigliere della Città Metropolitana e consigliere di maggioranza con delega al Bilancio del Comune di Nemi. Due fronti giudiziari roventi che rischiano di finire a processo.

 

La cronaca di oggi infatti racconta di 17 indagati dalla Finanza, alcuni ancora con incarichi in Comune e Regione,  che potevano far risparmiare ad Atac e Cotral oltre 14 milioni di euro che potevano restare in cassa se fossero stati indetti regolari bandi.  Questi, tra cui è presente Giovanni Libanori, rispondono in concorso tra loro di abuso di ufficio per violazione del codice degli appalti. Ciò significa che l’associazione Dopolavoro Atac e Cotral, di cui erano responsabili i cda aziendali, ha affidato senza gare e sempre ai soliti noti la gestione delle mense, dei bar, delle barberie e dei distributori automatici di snack e bevande.

 

Per paradosso il tema è lo stesso che il licenziato dirigente Enzo Maccauro mise all’ordine del giorno in Cotral prima di essere mandato via dall’azienda. Maccauro sosteneva infatti che il servizio mense era maldistribuito e che doveva essere rivisto ma proprio questo, secondo quanto asseriva Maccauro all’epoca, fu uno dei maggiori motivi scatenanti il suo allontanamento ai tempi di Surace e Libanori: per nulla ascoltato dai sindacati (ndr che oggi appaiono i principali destinatari di vantaggi di gare senza appalti) e per nulla ascoltato dal cda aziendale che lasciò la situazione mense e dopolavoro completamente intatta e solo dopo un anno e mezzo dall’esplosione dello scandalo all’Atac, in Cotral si prese rimedio alla questione con i ticket mensa.

 

Ancora un caso che vede figli e figliastri, favoriti e intoccabili come quei sindacati Cgil, Cisl e Uil che da una vita hanno dominato gli appalti ora nel mirino della magistratura ma anche della Corte dei Conti.

 

Ad esempio, l’attuale presidente Cotral Colaceci, già assessore provinciale ai Trasporti nella giunta Zingaretti che oggi compare nella lista dei personaggi sotto inchiesta per gli appalti senza gara ai sindacati,  non conciliò con Maccauro per reintegrarlo in Cotral nonostante avesse il parere positivo dell’avvocato penalista in Cotral. All’epoca uscirono anche le intercettazioni che vedevano protagonista Surace che asseriva in sostanza che i licenziamenti di alcuni dirigenti ex Ds, (Cherubini, Maccauro e De Gregorio) sono stati richiesti dalla politica. Surace fu intercettato proprio mentre dialogava con un dirigente licenziato, cioè Cherubini. (Ecco un pezzo delle asserzioni del presidente Cotral: “Ci hanno detto per un orecchio ‘licenziateli quando potete perché ci stanno creando troppi problemi’ io ho capito che non dovevo farlo, perché sono loro che volevano mandarli via, ma si ricompattavano, quindi come vedi uno può pensare ‘forte Maccauro, ma forte un par de palle!’ Allora, io ho accettato questa situazione perché nel frattempo era partita quest’altra,per cui vabbè… dopodiché anziché andare via e magari qualcosa poteva essere trattata andranno via malamente, forse, ma non perché questo lo deciderò io, difatti oggi hanno deciso proprio questo). Ancora una dimostrazione come la politica avrebbe dettato legge nell’azienda.

 

La versione ufficiale, anche dell’assessore Michele Civita, fu che “con Maccauro non si poteva conciliare perché era indagato”. Eppure all’epoca, proprio al servizio di Civita c’era una dirigente apicale sotto processo (ndr Manetti) ma sulla quale non pendeva alcuna condanna. Stessa situazione del Maccauro che però fu licenziato. Inoltre, più tardi, quando il dirigente Ricevuto fu rinviato a giudizio, sempre ai tempi di Maccauro, la Colaceci e Giana lo licenziarono. Un anno dopo il licenziamento di Ricevuto, sempre con Colaceci, furono licenziati cinque dirigenti tra cui Spinetti, Ponzi e Cairoli mentre gli altri due, Pucci e Ferraro, furono poi reintegrati. Il fatto singolare in tutta questa dinamica fu che la causa ufficiale del licenziamento era che all’epoca della nomina di questi dirigenti silurati non furono seguite tutte le regolari procedure di selezione pubblica ma dettaglio trascurato è stato che proprio a quell’epoca Colaceci era assessore ai Trasporti della provincia di Roma, ente proprietario del 12% delle azioni del Cotral. La notifica di informazioni di garanzia e chiusura indagini di questi giorni sulle truffe sulle manutenzioni coinvolge dirigenti apicali del Cotral attuale con la quale Colaceci e Giana hanno lavorato e lavorano quotidianamente oltre che la stragrande maggioranza dei quadri intermedi della manutenzione (ndr. Pucci e De Se Santis)

 

Ovviamente oltre ai dirigenti inquisiti e licenziati Colaceci si è trovata a lavorare con dirigenti le cui assunzioni che si presumono poco trasparenti compaiono in una denuncia dei Cinque Stelle: tra queste  il capo del personale Ronchi e la stessa portavoce di Colaceci, la figlia del sindaco di Formia.

 

Infine i Cinque Stelle hanno denunciato sempre il consiglio di amministrazione per l’uso poco trasparente dei legali consulenti dell’azienda oltre che i licenziamenti e trasferimenti di gran parte del personale anche con distanza di 100 chilometri da un impianto all’altro. In tutta questa storia sembrerebbe che gli unici a pagare un conto salato siano proprio i lavoratori dell’azienda che ormai è nel mirino della magistratura.