Connect with us

Video

NEMI, CONTINUA LA BUFERA SULL'UFFICIO TECNICO: CANTERANI SOLLEVA LA TORMENTA POLITICA

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Secondo Canterani quindi oltre a doversi dimettere la responsabile dell'Ufficio Tecnico si dovrebbe dimettere anche il sindaco,

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

 

LEGGI ANCHE: NEMI, PERINO: BUFERA SULL’UFFICIO TECNICO. INTERVIENE L’ANTICORRUZIONE

 

di Ivan Galea

Nemi (RM) – Vairo Canterani ex sindaco di Nemi per due mandati consecutivi, leader storico della sinistra di Nemi e di "Nemi per Sempre" interviene in merito alla notizia, diffusa da questo quotidiano, che l'Autorità Nazionale Anticorruzione, a seguito di un esposto presentato dalla direzione de L'Osservatore d'Italia, ha aperto un fascicolo relativo gravi irregolarità sul modo di gestione, da parte del responsabile dell'ufficio Tecnico del Comune di Nemi, della gara negoziata per l'appalto dei lavori di illuminazione in via del Perino a Nemi.

Canterani fa due considerazioni, una di contenuto e una di merito.
L'aspetto di contenuto. "Sotto il profilo del contenuto fare quei lavori – afferma Canterani – ha significato solamente – prosegue – spendere inutilmente del denaro pubblico. Perché in qualche modo si illuminano solo i sampietrini, si illumina la strada. Il fatto suggestivo della conca lacustre del lago di Nemi è proprio dovuto alla sacralità del luogo, al buio, alla luce lunare che riflette sul lago di Nemi. Ora fare questo tratto di illuminazione strana – hollywoodiana ndr. – che può durare al massimo una stagione, perché la vegetazione poi prevale significa per l'appunto buttare al vento i soldi pubblici" L'ex sindaco evidenzia quindi il fatto dell'inadeguatezza dei lavori rispetto un luogo "sacro" quale è la conca del lago di Nemi.

Su questo aspetto occorre anche ricordare che la luce dell'impianto luminoso è diretta verso l’alto e questo, in un ambiente naturale protetto quale è la conca del lago di Nemi, diventa inquinamento luminoso, vietato categoricamente dal regolamento del Parco Regionale dei Castelli Romani, che sembra però non aver sollevato questioni in merito. Canterani quando poi afferma che i lavori dureranno una stagione si riferisce evidentemente al fatto della mancata manutenzione dei faretti posti sul terreno, che con il passare delle stagioni vengono coperti dalla vegetazione.


L'aspetto di merito. Il leader di "Nemi per Sempre" affronta poi l'aspetto di merito relativo i lavori o meglio la conduzione delle varie gare negoziate per l'affidamento degli appalti. Canterani per quanto rilevato dall'Autorità Nazionale Anticorruzione in merito alle irregolarità sulla conduzione dell'ultima gara afferma: "se concediamo il beneficio della buona fede mi chiedo come mai non sia saltata agli occhi di chi conduceva la gara – Arch. Rosanna Galanti Resp. ufficio Tecnico del Comune di Nemi ndr. – il fatto che due ditte avessero gli stessi cognomi. E questa è una cosa di tutta evidenza – sottolinea l'ex sindaco che continua nelle dichiarazioni – pure un bambino avrebbe potuto osservare che si ripetevano due cognomi, quindi si sarebbero potuti fare subito i dovuti accertamenti e fermare la gara. Ma leggendo che un'importante giornale di portata nazionale – Canterani fa riferimento a L'Osservatore d'Italia unico giornale ad aver sollevato questa questione fin da novembre 2014 segnalando i presunti rapporti di parentela tra i titolari di due ditte presenti nella gara negoziata oltre agli intrecci societari – aveva segnalato la questione fin da dicembre 2014 il Comune avrebbe dovuto agire in autotutela. Fare un accertamento e stoppare le procedure. Ma tutto questo non è stato fatto, pur in presenza delle segnalazioni a mezzo stampa, si è andati avanti ed oggi l'Autorità Nazionale Anticorruzione ribadisce – con l'apertura di un fascicolo – che non si possono invitare a gare negoziate ditte nelle quali sono presenti persone legate tra di loro da rapporti di parentela o che ci sia commistione di rapporti societari tra gli stessi. Tutto questo era stato fatto osservare – ribadisce Canterani – da L'Osservatore d'Italia nel mese di dicembre 2014 in modo puntuale". E qui Vairo Canterani, in considerazione che il nostro giornale aveva lanciato un forte segnale di allarme a Dicembre 2014 sulle procedure della gara, mette un punto interrogativo sulla buona fede del responsabile delle procedure della stazione appaltante, ovvero del responsabile dell'ufficio Tecnico del Comune di Nemi.

Vairo Canterani ripercorre quindi la storia di questi tre anni di amministrazione Bertucci ricordando altri fatti ben noti alla comunità nemese, come la storia della gara dello scuola bus che vede il primo cittadino rinviato a giudizio per turbativa d'asta e frode nei pubblici incanti, che il prossimo novembre dovrebbe vedere arrivare la sentenza di primo grado. Come la storia dell'indennità di carica del sindaco per la quale pare ci sia stata addirittura la messa in mora del primo cittadino per importi non dovuti. Secondo Canterani quindi oltre a doversi dimettere la responsabile dell'Ufficio Tecnico si dovrebbe dimettere anche il sindaco, alla luce di tutta una serie di avvenimenti che mostrano una chiara incapacità di gestione della cosa pubblica.

Intanto nella mattinata di venerdì 7 agosto 2015 l'associazione AssoTutela  ha presentato un esposto ai carabinieri di Nemi denunciando tutti i fatti relativi la conduzione della gara negoziata per i lavori della pubblica illuminazione del Perino.

Canterani, nella video intervista affronta poi, con spirito critico, anche altri diversi aspetti che hanno caratterizzato questi primi tre anni di amministrazione Bertucci per i quali rimandiamo direttamente al video allegato a questo articolo.  

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Bruno Astorre, il figlio della tradizione contadina…

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il segretario del PD Lazio amava citare spesso un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce vai da solo. Se vuoi andare lontano vai insieme.”

Il video servizio dedicato al senatore Astorre all’indomani della sua elezione a segretario PD Lazio [Officina Stampa del 24/01/2023]

Figlio della tradizione contadina secondo cui un albero che cresce è tale sia se guardato dalla finestra di una casa sia se ammirato dalla piazza di un paese. Quella tradizione contadina, però, che sa che è importante che ci sia tanto in quella casa quanto in quel comune che amministra il massimo della collaborazione della lealtà della assunzione di responsabilità per far sì che l’albero viva. Così si autodefiniva Bruno Astorre senatore della Repubblica per il Partito Democratico di cui era il segretario regionale del Lazio.

Astorre ha da sempre militato nelle formazioni giovanili della Democrazia Cristiana, provenendo dal mondo del volontariato cattolico, una formazione giovanile quella di Bruno Astorre che lo ha visto attivo nel mondo della parrocchia dove ha affrontato un percorso intenso, una scuola che ha sostenuto la sua crescita interiore e sociale.

Politicamente con la fine della prima Repubblica e con la conclusione della grande storia della Democrazia Cristiana aderisce al Partito Popolare per poi approdare nella Margherita e fino ad oggi, dopo aver partecipato alla sua nascita, è stato un esponente del partito democratico.

“Il mio essere cristiano cattolico è un punto di partenza ed un porto di approdo da questo molo mi incammino ogni giorno perché ritengo necessario confrontarmi con la società questa esigenza nasce dal desiderio di costruire essere al servizio della comunità delle famiglie che la compongono dei cittadini tutti i protagonisti in cui mi riconosco perché io a loro appartengo con tutto il mio essere e dunque anche con la mia fede e i miei errori”. Parole queste con le quali Astorre ha descritto quello che era il suo credo, il suo modo di vedere e affrontare le sfide che si incrociano lungo il percorso della vita e che gli hanno fatto da preludio a quella che è stata sua mission di segretario dem del Lazio.

“La nuova rotta sulla quale il Partito Democratico deve posizionarsi – aveva detto Astorre appena eletto segretario PD Lazio – partendo dalle sezioni che devono ospitare le energie per poter essere tra i più indifesi coi cittadini che hanno difficoltà e quindi utilizzando piccoli team di professionisti di avvocati o di commercialisti sul modello di quelli di strada che danno una mano fanno consulenze gratuite a tante persone che mi hanno bisogno e desiderano un consiglio su un problema”. Una nuova rotta quella disegnata dal senatore che aveva suscitato grandi entusiasmi nel popolo del PD che era tornato a sentir parlare dei suoi principi e dei suoi valori.

Bruno Astorre amava citare spesso un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce vai da solo. Se vuoi andare lontano vai insieme.” E aggiungeva a conclusione dei suoi interventi politici: “Andiamo uniti e andremo lontani insieme.”

IL SENATORE BRUNO ASTORRE APPENA ELETTO SEGRETARIO PD LAZIO OSPITEB A OFFICINA STAMPA PER UNA INTERVISTA CON CHIARA RAI [24 GENNAIO DEL 2019]

Continua a leggere

Video

Dove va il PD? il senatore Bruno Astorre intervistato da Chiara Rai a Officina Stampa

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuti
image_pdfimage_print

MORTO IL SENATORE E SEGRETARIO DEL PD LAZIO BRUNO ASTORRE

Il senatore e segretario del Partito Democratico Bruno Astorre ospite di Chiara Rai nel corso della puntata di oggi venerdì 3 marzo di Officina Stampa ha parlato del nuovo corso del PD.

Continua a leggere

Castelli Romani

Rocca Di Papa e il “caso Di Bella”, una condanna per istigazione alla corruzione e la storia non finisce

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

ROCCA DI PAPA (RM) – Tante strane coincidenze in una storia che vede protagonista un Comandante dei Vigili, Gabriele Di Bella, messo intenzionalmente a Rocca di Papa per gestire tutto il post emergenza di una situazione complessa: l’esplosione del palazzo Comunale che ha dilaniato una Comunità che ha perso un sindaco amato, Emanuele Crestini, che aveva iniziato a rivoluzionare vecchie dinamiche politiche.

Non appena ha denunciato un tentativo di corruzione da parte di una impresa edile che collaborava con il Comune, il caso ha voluto (ma “il caso non esiste” diceva Kung fu Panda?) che il Comandante Di Bella sia stato sollevato dal suo incarico dopo che la Procura presso il Tribunale di Velletri aveva convocato i testi per la vicenda di corruzione e comunque poche ore dopo la sfiducia della sindaca Veronica Cimino, “pugnalata” in primis da quattro della maggioranza che hanno preso Di Bella come capro espiatorio parlando di “caso Di Bella” e rimproverando di fatto la sindaca di prendere troppo le parti del vigile anziché quelle della sua squadra.

Perché Di Bella non era voluto? Ma procediamo per gradi

Gabriele Di Bella, inquadrato nell’organico di Roma Capitale, ha rischiato di venire allontanato anche da Nemi, visto l’interim che aveva con il piccolo Comune, a causa della presunta impossibilità per Roma Capitale di chiedere al comandante prestazioni di lavoro straordinario a causa delle già 12 ore fuori servizio fuori sede consentite, invece, per legge. Ma così non è stato. E in più è arrivata l’udienza per il caso di corruzione: condannato a due anni di reclusione per istigazione alla corruzione nei confronti dell’ex comandante della polizia locale di Rocca di Papa Gabriele Di Bella. Così è stato deciso ieri in camera di consiglio da un collegio di giudici al Tribunale di Velletri nei confronti di un responsabile di un’impresa edile che collaborava con il Comune di Rocca di Papa denunciato da Di Bella per aver tentato di pagare una “mazzetta” consegnandogli una busta chiusa con del denaro che il comandante della municipale ha restituito seduta stante.

Una sentenza non appellabile in applicazione del decreto Cartabia con possibilità di convertire in pena alternativa esclusa quella pecuniaria. Dicevamo che il caso ha voluto che dopo aver denunciato la tentata corruzione, il vigile sindacalista sia stato rimosso dal suo incarico. Più precisamente, in concomitanza con la convocazione dei testi in udienza da parte della Procura di Velletri, il 29 novembre dell’anno scorso, la notte seguente, alle 22 e 53 minuti del 30 novembre, dal Comune di Rocca di Papa sia partito il diniego a proseguire l’incarico firmato dal commissario prefettizio, nonostante la legge Brunetta avesse prorogato gli incarichi come quelli di Di Bella al 31 dicembre 2022. E nel caso, una nuova convenzione avrebbe potuto essere stipulata soltanto se fosse passata in Consiglio comunale, quindi con il benestare di tutti e non della sola Giunta. E sempre il 29 novembre mattina l’allora sindaca Veronica Cimino veniva sfiduciata da sei consiglieri della minoranza e quattro di maggioranza. Di Bella nell’organico di Roma Capitale era stato incaricato dall’allora sindaca Virginia Raggi di gestire l’emergenza a seguito dell’esplosione del palazzo comunale nel giugno del 2019 quando persero la vita il sindaco Emanuele Crestini e il suo delegato Vincenzo Eleuteri. Da quel momento la vice Cimino diventata facente funzioni proseguì sostenuta da Di Bella il percorso tracciato da Crestini: «Ci siamo sempre battuti per la legalità – ha detto l’ex sindaca ieri dopo la condanna – il sindaco Crestini da subito mi aveva indicato le situazioni che andavano controllate e così abbiamo fatto». 

Dal 2019 al 2022 con la riconferma della Cimino al governo di Rocca di Papa si sono susseguiti una serie di fatti, dall’avvio delle procedure per la demozione delle antenne a Monte Cavo, ai controlli durante il Covid nelle strutture sanitarie fino alla gestione dei Mondiali.

Di Bella ha iniziato una vera e propria opera di controllo sul territorio aprendo al pubblico il nuovo Comando in centro ribattezzandolo il “Palazzo della Legalità”.

Ora la vicenda per il comandante Di Bella non è conclusa: «Rimango esterrefatto – dice – in udienza è stato confermato tutto l’impianto accusatorio e c’è una condanna per istigazione alla corruzione ma il Comune non si è costituito parte civile. Registro ancora una volta l’assenza di chi all’interno della macchina amministrativa ha il dovere di trasparenza e anticorruzione. Spero che il commissario prefettizio faccia chiarezza su un’episodio così grave». E nelle prossime ore saranno oggetto di una ulteriore segnalazione agli organi competenti da parte di Di Bella proprio le dinamiche e modalità con cui è stata disposta la cessazione dell’incarico da parte del Comune roccheggiano a seguito della missiva. Sembrerebbe che sia stato detto a Di Bella anche in modi discutibili “riconsegni le chiavi del comando” ma questo sarà oggetto con tutta probabilità di ulteriori risvolti giudiziari: E proprio da “quelle strane coincidenze” si riparte a scavare fino a che tutti i nodi non verranno al pettine. Un po’ come quando nel passato il Comune ha accumulato oltre 19 milioni di debiti e non c’è stato alcun colpevole. La musica è cambiata decisamente dopo l’insediamento di Crestini ed è continuata con il pugno duro per la legalità che ha portato avanti Veronica Cimino, eletta sindaco ma non accettata da una parte della maggioranza. Forse proprio per le sue decisioni controcorrente.

Officina Stampa BAR del 2 dicembre 2022 – L’intervista di Chiara Rai alla ex Sindaca Veronica Cimino

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

SEGUI SU Twitter

I più letti