NEMI ELEZIONI, MACIGNO SULLA CANDIDATURA DI ALBERTO BERTUCCI

ALLEGATA ALL'ARTICOLO LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO NEI CONFRONTI DI ALBERTO BERTUCCI E ALTRI TRE COIMPUTATI

 

Chiara Rai

Pende una richiesta di rinvio a giudizio sul candidato a sindaco di Nemi Alberto Bertucci imputato insieme ad altri tre soggetti, per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Quindi, se prima Bertucci era indagato solo per turbativa d’asta in concorso, adesso si è aggiunto un altro capo d’imputazione per frode nelle pubbliche forniture (art.356 del codice penale). Si aggrava la posizione del Bertucci nei confronti del quale non c’è una richiesta di archiviazione. Da indagato, Bertucci assume la qualifica di imputato, dal momento che il Pubblico Ministero ha richiesto nei suoi confronti e nei confronti di Gianpaolo Miglietta, Mauro Cesaretti e Riccardo Schiaffini il rinvio a giudizio.

L’udienza è fissata per il 6 giugno.

La richiesta di rinvio a giudizio è formulata dal Pubblico Ministero ogni qual volta egli ritiene che nel corso delle indagini preliminari siano stati raccolti elementi sufficienti a sostenere l'accusa nell'eventuale e successivo giudizio.

Eppure fu lo stesso Bertucci a dichiarare che le indagini si erano concluse “già da un anno e senza esito”. Invece l’esito c’è stato e non ha prodotto alcuna richiesta di archiviazione bensì nei confronti di Bertucci è aperto un procedimento penale. Nella richiesta di rinvio a giudizio che L’osservatore laziale allega al presente articolo viene chiaramente indicato tra le persone offese il Sindaco di Nemi.

Ricordiamo i fatti: Dopo aver bandito una gara per la procedura aperta per la fornitura di uno scuolabus, Miglietta, modificando la gara, formulava quattro richieste di offerta per la fornitura di uno scuolabus indirizzandole alle quattro ditte che Riccardo Schiaffini, titolare della ditta appaltatrice dei trasporti presso il Comune di Nemi, aveva indicato a Bertucci. Tra queste offerte Miglietta aggiudicava la gara alla ditta di Cesaretti al prezzo di euro 49 mila 950 Iva esclusa, sebbene tale prezzo fosse superiore a quello posto a base d’asta (euro 48 mila 126 iva inclusa). Dopo l’aggiudicazione, Cesaretti riduceva l’offerta ad euro 40 mila 105 iva esclusa ma consegnava presso il deposito dello Schiaffini un veicolo diverso da quello oggetto della gara perché avente solo 19 posti anziché i 30 indicati nell’atto di aggiudicazione.
 
L’articolo 356 del codice penale recita che chiunque commette frode nella esecuzione dei contratti di fornitura o nell'adempimento degli altri obblighi contrattuali indicati nell'articolo precedente, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa non inferiore a milletrentradue euro . La pena è aumentata nei casi previsti dal primo capoverso dell'articolo precedente.

In questo caso “l’articolo precedente” risponde del delitto in esame, ad esempio, il dipendente di un ente pubblico che abbia assunto contrattualmente l'obbligo di fornire determinati prodotti a un altro ente pubblico.

Anche la giurisprudenza chiarisce che il termine frode si riferisce ad ogni adempimento che sia affetto da malafede contrattuale.
Il concetto di “frode” può essere inteso in tre diverse accezioni: come comportamento diretto ad abusare dell'altrui fiducia, contrariamente al principio di buona fede; come comportamento volto ad eludere norme giuridiche; come comportamento finalizzato a produrre un danno altrui.
 
Il Sostituto Procuratore della Repubblica Giuseppe Travaglini si è pronunciato. Certamente se la questione fosse stata “conclusa”, come si è sentito dire in questi giorni, sarebbe stata richiesta l’archiviazione. Così non è stato e fra pochi giorni si va al voto. Qualcuno andrà al voto con un grosso macigno da far digerire al proprio elettorato.

Una richiesta di rinvio a giudizio non ha bisogno di tanti commenti, questi verranno fatti in piazza dove, sicuramente, si cercherà di fuorviare la sacrosanta verità dei fatti. Non basteranno i giornalisti “amici” che cuciono la bocca ai giornalisti coscienziosi a fermare questo ciclone giudiziario.

I giornalisti "amici" addolciranno la pillola con interviste cucite ad hoc per "annacquare" un altro atto della Procura della Repubblica. Io (Chiara Rai) mi sono rifiutata di far parte della stretta cerchia degli "amici" dell'imputato. Preferisco rimanere una voce fuori dal coro perchè di "pennivendoli" ce ne sono abbastanza, ma non se ne troveranno mai in casa de L'osservatore laziale. I titoli d'effetto scritti dai giornalisti "amici" non serviranno, però, ad incantare gli elettori giudiziosi.

Non basterà calcare la scena nemese con baci e abbracci quotidiani a permettere una sana, doverosa e coscienziosa riflessione nelle urne elettorali.

Noi de L’osservatore laziale vorremmo soltanto ricordare ai lettori che sentiamo il peso di una grande responsabilità, che è quella di difendere con i denti l’articolo 54 della Costituzione, con il quale chiudiamo questo articolo giornalistico che ha la volontà di difendere il diritto dovere d’informazione.

Articolo 54 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

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