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NEMI: LA STAMPA INFORMA… AGLI ALTRI I FATTI

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Tempo di lettura 6 minuti Gara a "trattativa privata": Quali iniziative ha assunto il responsabile della pratica? Perchè ha lasciato correre inutilmente il tempo? E' stata mera dimenticanza?

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Secondo la prassi dei finanziamenti pubblici, era sufficiente informare la Regione, chiedere proroga dei termini ed avviare subito la procedura di appalto con bando pubblico.

 

di Angelo Parca

Nemi (RM) – Quando ci sono dei lettori come l'Avvocato Gerardo Spira che seguono con attenzione e rispondono ai nostri tabella con approfondimenti circostanziati e riscontrabili, allora ci si rende conto che il lavoro di informazione, di indagine giornalistica che stiamo portando avanti non è del tutto inutile.

Molte volte ci interroghiamo sul fatto se sia lecito o meno ciò che ci salta all'occhio, pur con la nostra limitata conoscenza che non è certo accostabile a quella di un ex segretario comunale come lo è Spira o un amministratore. Però la libertà di stampa ci permette ancora di interrogarci sostanzialmente sulle modalità di gestione dei soldi pubblici.

Ma veniamo ad un'altra graditissima nota di Spira, il quale ha analizzato nei particolari il precedente nostro articolo del 26 dicembre 2013 [ NEMI: FACCIATE DA 200 MILA EURO PRESE PER I CAPELLI ]  che ha parlato di una procedura negoziata per l'affidamento dei lavori di rifacimento delle facciate del centro storico di Nemi.

A noi è parsa una manovra antitetica al termine trasparenza: prima di tutto abbiamo messo in discussione l'affidamento in via urgente senza previa publicazione del bando di gara, mancando, a nostro avviso, i requisiti di somma urgenza e poi la quantomeno improvvisata retromarcia con l'annullamento in autotutela rispetto all'affidamento dell'appalto ad una società che è inciampata proceduralmente e di fatto non ha firmato la proposta.

Inizieremo dalla fine delle considerazioni dell'Avvocato Gerardo Spira il quale scrive: "I Vostri dubbi sono legittimi, specialmente quando si investono soldi pubblici. In questi casi la trasparenza deve essere un principio di assoluta garanzia. Vi consiglio di attendere gli eventi, perchè sicuramente l' articolo sarà finito nelle mani del Consip o dell'Autorità di vigilanza".

Ecco, nel caso a qualche cittadino di Nemi, Comitato o anche partito politico volesse avere chiarezza e certezza sul caso, potrebbe anche inviare queste somme informazioni alle Autorità preposte e chiedere se sia lecita o meno questa procedura negoziata producendo gli atti allegati al presente articolo. La stampa informa ma poi l'utilità della stessa potrebbe essere soddisfatta con delle azioni atte semplicemente a fare chiarezza su determinate vicende.

Intanto, è abbastanza chiaro che la "trasparenza" non è affatto un criterio che l'attuale amministrazione di Nemi persegue con frequenza. Questi episodi ne sono testimonianza ma anche altro. Infatti, secondo l'ultimo monitoraggio del 21 dicembre ore 23:22 effettuato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, il Comune di Nemi non soddisfa neppure uno dei 64 requisiti per la soddisfazione della trasparenza del sito web istituzionale.

Nota dell'Avvocato Gerardo Spira

I documenti indicati a margine dell'articolo sono : La determina n.253 del 5.12.2013, il verbale di espletamento nuova gara del 19 dicembre 2013 e determina n.276 dello stesso giorno. Negli atti manca la ricostruzione della storia della pratica che sembra iniziata nel 2011 ( G.C. n.60 del 6.4.2011). Vi è poi un vuoto fino al 27 settembre 2013, data in cui l'Amministrazione con nota prot.7568,pare abbia richiesto alla Regione disponibilità temporale dei fondi. In data 17.10.2013 con nota n.8155 la Regione ha comunicato la disponibilità, ma nella determina n.253 non è specificata la temporalità. Fino al 2 dicembre corrono altri termini per la rimodulazione del quadro economico del progetto.

In data 2 dicembre 2013 la G.C. con delibera n.140 ha approvato il nuovo quadro economico. In data 5 dicembre viene avviata la procedura di gara ai sensi del combinato disposto degli artt. 122 e 57 del D.Lvo n. 163/2006,come aggiornato, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando di gara.

Vengono invitate 5 ditte e in data 16 dicembre viene espletata la gara. in data 18.12.2013 il responsabile dell'area tecnica con determina n.267,in aututela, ha annullato l'aggiudicazione alla impresa A.C.E srl. In data 19 dicembre la Commissione procede alla aggiudicazione provvisoria dei lavori all' impresa I.P.E.R srl con il ribasso dell'1%. La sequenza degli atti certamente non consente ad un comune cittadino di comprendere perchè l'Amministrazione ha deciso di scegliere il percorso abbreviato. Difetta infatti il procedimento amministrativo di trasparenza, che lascia dubbi e incertezze in chi legge. Veniamo alla normativa richiamata.

L'art 122 del D.Lvo 163/2006 recita "Ai contratti di lavori pubblici sotto soglia comunitaria non si applicano le norme del presente codice che prevedono obblighi di pubblicità e di comunicazione in ambito sovrannazionale….omissis “.

In sostanza la norma prevede solo la possibilità per i contratti di lavori sotto soglia di evitare la pubblicità secondo la normativa comunitaria.

Al comma 7 dello stesso articolo è stabilito ” I lavori di importo complessivo inferiore a un milione di euro possono essere affidati dalle stazioni appalti,a cura del responsabile del procedimento, nel rispetto dei principi di non discriminazione,parità di trattamento,proporzionalità e trasparenza, e secondo la procedura prevista dall'art. 57,comma 6. L'invito è rivolto per lavori di importo pari o superiore a 500.000 euro, ad almeno dieci soggetti,per lavori di importo inferiore a 500.000 euro, ad almeno cinque soggetti se sussistono aspiranti idonei in tali numeri. Omissis…….

L'art.57, al 1 comma detta”le stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti pubblici mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara nelle ipotesi seguenti, dandone conto con adeguata motivazione nella delibera o determina a contrarre.

Il 2 comma stabilisce la procedura consentita per la lettera a, b e c.

Il responsabile ha richiamato l'art. 57 lett. C, a cui si può ricorrere per i casi ”nella misura stettamente necessaria, quando l'estrema urgenza, risultante da eventi imprevedibili per le stazioni appaltanti, non è compatibile con i termini imposti dalle procedure aperte, ristrette, o negoziate previa pubblicazione di un bando di gara. Le circostanze invocate a giustificazione della estrema urgenza non devono essere imputabili alle stazioni appaltanti”.
Le norme richiamate riguardano la pubblicità che può essere esclusa in ambito europeo, per gli importi sotto soglia comunitaria, mentre l'articolo 57 stabilisce limiti e modalità di gara con l'obbligo delle motivazioni e giustificazioni per il caso di somma urgenza.

Negli atti non sono state motivate e giustificate le ragioni della scelta del metodo di gara “a trattativa privata.

Infatti nella determina n.253 il responsabile dichiara che solo in data 27 settembre 2013 l'amministrazione ha scritto alla Regione sui limiti temporali del finanziamento. Quindi fino a quel momento nessuno si è preoccupato dei termini e non risulta chiarito e giustificato detto ritardo.

Quali iniziative ha assunto il responsabile della pratica? Perchè ha lasciato correre inutilmente il tempo? E' stata mera dimenticanza? E se tale, perchè non si è preoccupato di avviare le procedure normali, informando la Regione?

E perchè per una semplice rimodulazione del quadro economico del progetto si è fatto ricorso ad un tecnico esterno? Il tecnico del Comune non è in grado di farlo?

Perchè la circostanza non risulta verbalizzata e motivata, sempre a giustificazione dei termini correnti? Secondo la prassi dei finanziamenti pubblici, era sufficiente informare la Regione, chiedere proroga dei termini ed avviare subito la procedura di appalto con bando pubblico.

Infatti la Giurisprudenza per la procedura negoziata senza bando, intervenendo in materia ha ritenuto che “ il D.Lvo 163 del 2006 restringe il ricorso alla procedura negoziata, in particolare a quella senza bando, che non garantisce il rispetto dei principi di concorrenza e massima partecipazione, ad ipotesi in cui vi siano presupposti di fatto specifici che non rendano possibile e del tutto svantaggioso per l'amministrazione il ricorso alle procedure aperte o ristrette, presupposti dei quali la stazione appaltante deve dare espressamente atto nella determina a contrarre………

In base a tale norma l'estrema urgenza deve risultare da eventi imprevedibili per le stazioni appaltanti e le circostanze invocate a giustificazione della estrema urgenza non devono essere imputabili alle stazioni appaltanti. Ne deriva che la stazione appaltante non deve dare atto solo dell'urgenza ma deve specificae i presupposti di fatto dell'urgenza”. Il procedimento oltre che poco trasparente, risulta carente nella motivazione e non chiaro nella sequenza delle fasi. Infatti l'art. 57 c. 6 prevede che la stazione appaltante deve individuare gli operatri economici da consultare.Individuare vuol dire adottare criteri trasparenti, imparziali e indicati negli atti.

Nel caso di specie, risulta che le ditte sono state nominate e da Chi? E sulla base di quali criteri? Chi ha fatto i nomi e perchè non risulta negli atti? E ancora il responsabile, componente della Commissione ha annullato l'aggiudicazione fatta dalla Commissione. Invece, proceduralmente, accortasi dell'irregolarità, avrebbe dovuto segnalare alla commissione l'errore e invitare il Presidente alla riconvocazione della stessa per le determinazioni del caso. Di fatti la Commissione ha preso atto dell'annullamento ed ha proceduto a nuova aggiudicazione.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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