NEMI: PEGGIO IL BUCO DELLA TOPPA

Redazione

Nemi (RM) – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino amareggiato

Gentile Direttrice,

sembra che l’articolo sugli abeti e gli arredi natalizi approntati dal comune di Nemi sia destinato a diventare un appuntamento fisso. Oggi è il 26 gennaio e ancora nessuno ha provveduto alla rimozione degli abeti posizionati in piazza Umberto ed in piazza De Sanctis.

Quest’anno l’Amministrazione ha deciso di infiggere a terra gli abeti, ma, mentre in piazza De Sanctis l’abete è stato piantato nel terreno dell’aiola, in piazza Umberto ciò è avvenuto dopo aver demolito, in maniera dissennata, il selciato di sampietrini e la sottostante gettata di cemento: lascio a Lei un adeguato ed indignato commento. Cosa ancor più grave, in un periodo in cui i cittadini sono colpiti dalla crisi e da tasse sempre più alte, indigna la luminaria ancora accesa in piazza Roma: possibile che nell’attesa del suo smontaggio (sempre più tardivo) nessuno ha provveduto ha staccare il collegamento con l’impianto di illuminazione? La buona gestione della cosa pubblica si vede anche dai dettagli minori, ma, sembra che i nostri Amministratori ignorino questa cosa.

Nel congedarmi ripropongo il semplice protocollo per la rimozione degli abeti: un camioncino, una scala a libretto di due metri, una motosega con catena ben affilata, tre operai comunali (ne basterebbe uno, ma abbondiamo), un pizzico di buona volontà.

Un cittadino amareggiato

 

di Chiara Rai

Nemi (RM) Speravo quest’anno di ricevere una sua missiva dal contenuto diverso. Magari una lettera dove mi esternava la sua soddisfazione perché il Natale levava puntuale le tende nel piccolo paese delle fragole. E invece rieccoci qui, spero non diventi un’abitudine anche se temo che l’andazzo, ormai, abbia preso il sopravvento.

Era il 23 febbraio 2013 e il Natale era arrivato alle soglie della primavera, si ricorda? [ NEMI: TALEE DI CONIFERA ALTE CINQUE METRI ]  Nemi battè il record delle festività più lunghe d’Italia se non erro. Ma cosa ancor più bizzarra a cui forse l’occhio dei cittadini si è abituato è l’aver visto, lo scorso anno, la torre illuminarsi a festa e restare così, perennemente accesa, ogni sera, anche d’estate in barba alla spending review e alla crisi economica.

Ma allora perché risparmiare sulle luminarie addobbando fascine di legna senza chiedere contributi ai commercianti e poi lasciare le luci accese per così tanto tempo?

Davvero uno scenario pasoliniano dove le periferie romane, in preda ad una sorta di “lassismo” diventavano addirittura caratteristiche. Ma qualcosa stona e stride in maniera assordante rispetto ad un nostalgico immaginario collettivo e lei, caro cittadino amareggiato, me lo ha ricordato: l’abete in piazza Umberto mi ricorda la canzone della via Gluck con qualche variazione sul tema: “laddove c’erano i sampietrini ora c’è, un bel buco nel cemento”. Davvero inaudito e mi consenta, stile Cetto Laqualunque.

Più che un semplice protocollo, a questo punto, le consiglio di omaggiare l’amministrazione comunale di Alberto Bertucci con un abbecedario e volendo abbondare con un manuale del buon padre di famiglia. Peccato che sia una casa un po’ più grande, la casa di tutti i cittadini.