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Roma

NEMI SCUOLA: MOZIONE "REFUGIUM PECCATORUM"

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Tempo di lettura 5 minuti Sono bastate due mozioni (acqua di rosa) a mostrare i propri compassionevoli sentimenti per cancellare con un colpo di spugna tutte le responsabilità.

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"Se il figlio di un nobile aggrediva uno schiavo, l'episodio veniva coperto o addirittura capovolto: lo schiavo si era ribellato e il guerriero aveva risposto. La famiglia dello schiavo torturato in cambio del silenzio avrebbe ricevuto un pasto caldo da mettere in tavola. E così se un fedelissimo del vassallo o re o capo faceva la stessa cosa, la dinamica era pressoché la stessa in virtù di una fedeltà mafiosa e deleteria. Questi episodi creavano malcontento nel resto del popolo, nella massa, lo zoccolo duro che si guadagnava il pane con il duro lavoro. E questi negli anni iniziarono a ribellarsi, tanto da dare vita a tante micro rivolte che però hanno generato negli anni un drastico indebolimento del sistema feudale o rete vassalla o come lo vogliamo chiamare".

 

di Chiara Rai

Nemi (RM) – Tema scuola. La mia libertà di critica che va di traverso a più di qualcuno, mi porta a tornare su questa annosa questione. Ricordiamo che Nemi spesso e volentieri è specchio d'Italia, una questione che adesso si è risolta come si suol dire a tarallucci e vino o pane e nutella se vogliamo, con la pace delle coscienze collettive e prevacanziere. Sono bastate due mozioni (acqua di rosa) a mostrare i propri compassionevoli sentimenti per cancellare con un colpo di spugna tutte le responsabilità.

Perché ce ne sono di responsabilità, eccome se ce ne sono. Mi porterò dietro un vagone di critiche, ma l'ho messo in conto. Premetto che non penso che l'attuale sindaco Alberto Bertucci sia l'origine di tutti i mali, ma non penso neppure che sia giusto giustificare chi ha chiesto il voto promettendo di cambiare radicalmente lo stato dei fatti e non solo non è accaduto ma i miei forti dubbi mi spingono a credere che non ci abbia minimamente provato. E poi non si sta criticando l'operato presente bensì l'operato passato e presente perché prima l'attuale sindaco era ASSESSORE ALLA SCUOLA e poi primo cittadino.

La scuola cantiere, uno scempio che deturpa il paesaggio, è sempre lì a ricordare alla collettività che dev'essere finito e non ultimo a ricordare il fallimento delle politiche di sinistra e di destra. Perché non si sono mai terminati questi lavori? Colpa delle ditte? Basta come scusa? Ai posteri l'ardua sentenza. Anche se può apparire un discorso ostico da comprendere, in questa storia della scuola che si sta smantellando e svuotando anno dopo anno, a contribuire al suo perire lento è stata anche e soprattutto la convinzione di alcuni che una carica istituzionale, una bolla appiccicata momentaneamente sul petto potesse conferire poteri divini a loro e a tutti i propri famigliari.

Nella rete vassalla, i vassalli erano solitamente nobili medio rango, prevedeva una sorta di capo barbaro circondato da i suoi fedelissimi che si collocavano sempre su un alto gradino della scala sociale in quanto assoldati dal re, dal capo, insomma dei veri e propri guerrieri scelti. I benefici, gli onori e le immunità rendevano questi signori intoccabili in tutti gli ambienti. Questo sistema, progreditosi col tempo, non è stato affatto reciso da alcuno ma silente ha lavorato sempre sotto traccia producendo sangue, corruzione e morti bianche. Il crollo delle istituzioni in virtù di favoritismi e piaceri che sono tutt'ora deleteri per chi li produce e per chi li mette in atto.

Se il figlio di un nobile aggrediva uno schiavo, l'episodio veniva coperto o addirittura capovolto: lo schiavo si era ribellato e il guerriero aveva risposto. La famiglia dello schiavo torturato in cambio del silenzio avrebbe ricevuto un pasto caldo da mettere in tavola. E così se un fedelissimo del vassallo o re o capo faceva la stessa cosa, la dinamica era pressoché la stessa in virtù di una fedeltà mafiosa e deleteria. Questi episodi creavano malcontento nel resto del popolo, nella massa, lo zoccolo duro che si guadagnava il pane con il duro lavoro. E questi negli anni iniziarono a ribellarsi, tanto da dare vita a tante micro rivolte che però hanno generato negli anni un drastico indebolimento del sistema feudale o rete vassalla o come lo vogliamo chiamare.

Questa digressione serve a ricordare che con l'evoluzione del sistema sociale, della specie e con la nascita di un sistema democratico e la morte della monarchia, sono stati stilati quei principi fondamentali che oggi chi ha la sete di potere vorrebbe capovolgere per far spirare un pò di vento a favore di quella rete ormai sgangherata: non devono esserci diseguaglianze e discriminazioni di sesso o di razza o di condizioni personali e sociali. Non devono esserci figli o figliastri che generano malcontento che svuota le istituzioni e quei principi fondamentali che dovrebbero essere fulcro di qualsiasi famiglia che cresce i propri figli e la domenica si batte la mano sul petto chiedendo di essere lavato dai peccati. Questo concetto unito alla volontà di cercare voti in un ambiente che dovrebbe rimanere "intoccabile" come è la scuola ha generato un fuggi fuggi delle persone "normali" che non cercano escamotage per tirare avanti ma si alzano e vanno al lavoro tutte le mattine e che devono accompagnare i propri figli a scuola. Ora dovranno alzarsi prima, ma forse preferiscono una levataccia ad altro.

La stanchezza ha generato questo enorme migrare in altri lidi, persino da persone che si credeva non avrebbero mai portato via loro figli. E invece l'azione ha superato il verbo. Un verbo che non è stato utilizzato nella giusta maniera da chi avrebbe dovuto urlare e invece ha taciuto lasciando che si consumassero tra quattro mura episodi di discutibile moralità. Ma queste sono elucubrazioni mentali di chi non vuole semplicemente che finisca tutto nel dimenticatoio addolcito con un pò di pane e nutella e qualche schiumata in piazza.

Condividere, produrre e presentare mozioni che vogliono "salvare" la scuola non può essere un'azione che funge da refugium peccatorum. Da due anni a questa parte non ho visto banchetti in piazza per campagne di sensibilizzazione a favore della scuola, non ho visto azioni di trasparenza o mea culpa per episodi ACCIDENTALI, non ho visto volontà di abbattere quel malato sistema, non ho visto proteste o manifestazioni.

Adesso ci si è lavati la coscienza, si è tutti d'accordo nel salvare un bene comune, è bastata una letterina e una seduta per sentirsi tutti meglio. E già ci si è infilati il costume per andare al mare, poi forse, in corso d'opera il fato cambierà le cose e il vento spirerà di nuovo a favore tanto da ripresentarsi agli occhi della gente come i salvatori della patria. In fondo è così che funziona da millenni.

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Castelli Romani

Montecompatri, neonato morto dopo circoncisione: in manette due donne accusate di omicidio preterintenzionale

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Indagata anche la mamma del piccolo
 
MONTECOMPATRI (RM) – Sono state fermate dai Carabinieri della sezione Operativa della Compagnia di Frascati e della Stazione di Colonna, su decreto di fermo del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Velletri, per i reati di omicidio preterintenzionale aggravato ed esercizio abusivo di una professione, due donne nigeriane gravemente indiziate di avere operato l’intervento di circoncisione sul bambino nigeriano morto la mattina del 24 marzo scorso.
 
Anche la madre del bambino è indagata in stato di libertà, gravemente indiziata per concorso in omicidio preterintenzionale. L’autopsia accerterà le cause della morte del bimbo. L’ininterrotta attività di indagine svolta dai Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Velletri, dal momento in cui il bambino era deceduto, ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che la madre del neonato avesse richiesto per il tramite di una delle due donne l’intervento della seconda al fine di praticare la circoncisione al figlio presso la propria abitazione di Montecompatri; che la seconda donna avesse effettuato l’intervento con l’aiuto della prima. La mattina del 24 marzo scorso la mamma disperata, dopo il malore del bambino, ha chiamato il 112 e ha chiesto aiuto a una pattuglia di Carabinieri della Stazione di Colonna che stava eseguendo un posto di controllo in via Casilina, all’altezza del capolinea della metro C; inutile la corsa in ospedale dell’ambulanza scortata dai Carabinieri. Sono stati sequestrati i cellulari di tutti i coinvolti nella vicenda e, presso l’abitazione della seconda donna, la somma di euro 4.240, ritenuta provento dell’esercizio abusivo della professione, numerose siringhe e medicinali vari. Entrambe le donne fermate sono state tradotte presso la casa circondariale di Roma Rebibbia-Femminile in attesa della convalida.
 

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Cronaca

Roma, borseggi e furti nel centro storico: 19 persone arrestate nel fine settimana

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In manette anche due giovani sorpresi a derubare una mamma distratta mentre accudiva il suo bambino
 
 
ROMA – Nell’ambito dei servizi mirati alla prevenzione e al contrasto dei furti nei luoghi di maggiore interesse e affluenza del centro storico, i Carabinieri della Compagnia Roma Centro, nel corso del fine settimana, hanno arrestato 19 persone gravemente indiziate del reato di furto.
 
Nel particolare, i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno bloccato due 22enni romeni, senza fissa dimora, che, in piazza dell’Esquilino, approfittando della distrazione di una mamma che stava accudendo il suo bambino, le hanno sfilato la borsa lasciata appesa alle maniglie del passeggino. I due sono stati arrestati e la refurtiva recuperata.
 
I Carabinieri hanno poi arrestato 8 cittadini stranieri – tre di etnia rom e due sudamericani – sorpresi a derubare i passeggeri a bordo della metropolitana linea “A”, in particolare tra le fermate “Barberini” e “Colosseo”, e altri 4 – un cittadino italiano e tre sudamericani – sorpresi a derubare turisti intenti a cenare ai tavoli esterni dei locali del centro storico, sfilando portafogli e telefoni cellulari da borse e zaini appoggiati sulle sedie.
 
Infine, altre 5 persone, tutte senza fissa dimora e con precedenti, sono state arrestate dai Carabinieri del Nucleo Scalo Termini dopo essere stati sorpresi a rubare all’interno dei negozi della Galleria Forum Termini.
 
Le vittime dei furti hanno tutte presentato regolare denuncia e nel corso delle udienze tenutesi presso le aule di piazzale Clodio, gli arresti sono stati convalidati.
 

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Castelli Romani

Colonna, un borgo pieno di strade dedicate alle donne

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Il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere

Ci sono storie di donne che hanno contribuito a rendere ricca di valori la società. Vanno ricordate e il fatto che esistano amministrazioni talmente sensibili da intraprendere un percorso virtuoso in questa direzione è qualcosa che dona speranza e desiderio di coltivare ancora quei valori che un tempo erano molto floridi. Ci sono sei strade dedicate alle donne che si sommano alle altre quattro già esistenti . È  nel piccolo borgo di Colonna ai Castelli Romani che il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere che, censimento alla mano, esiste nelle titolazioni. 

Da oggi nella cittadina che conta poco più di 4 mila abitanti, troveremo via Rosalia Marazzano, la storica levatrice di Colonna e poi via Rita Atria, la collaboratrice di giustizia che si uccise pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio e via Eunice Kennedy, figlia della famiglia stanutitense Kennedy impegnata nel sociale e nella disabilità e fondatrice di Special Olympics.

Oltre a queste tre grandi donne le cui storie sono ricche di valori, ci sono tre strade che omaggiano tutte le lavoratrici della terra di Colonna, terra ricca di vigneti e di uliveti: via delle Sermentatrici, via delle Scacchiatrici e via delle Legatrici: «Ci alzavamo alle quattro e andavamo nei campi – ha raccontato una donna di 96 anni –oggi i ragazzi che fanno i vandali dovrebbero andarea lavorare in campagna per capire bene il valore della vita». 

Sabato alla presentazione di queste sei nuove strade c’è stata una grande partecipazione da parte della comunità colonnese, donne e uomini del territorio che hanno apprezzato: «Ci siamo mossi – ha detto il sindaco Fausto Giuliani – ancor prima che l’Anci esortasse in maniera virtuosa i Comuni a dedicare tre aree a tre donne, una di rilevanza locale, una nazionale e una straniera. Noi questo percorso lo abbiamo già intrapreso diverso tempo fa, oggi abbiamo cambiato la toponomastica di sei strade e possiamo raccontare le storie delle donne che abbiamo scelto».

E  l’assessora alla Scuola e Pari Opportunità Valeria De Filippis insieme all’assessora alla Cultura Serena Quaglia hanno aggiunto: «Il nostro percorso teso a colmare il divario di genere – dice – non si esaurisce con questa iniziativa perché intraprenderemo prossimamente un progetto con le scuole per titolare alcune classi alle donne costituenti».

Chi era Rosalia Marazzano? La levatrice del paese che tra il 1950 e il 1975 fece nascere a Colonna 625 bambini e bambine. Oggi la strada a lei intitolata si trova in pieno centro storico, sotto palazzo Colonna e ha sostituito una parte di via Della Madonnella che continua ad esistere. Una donna, tra le prime negli anni ’60  a prendere la patente, costantemente aggiornata e soprattutto empatica con le famiglie e con le donne che ha aiutato a partorire: «dare il nome di una strada alla levatrice del paese – ha detto l’insegnante Rossana Laterza dell’associazione Toponomastica Femminile – significa contribuire a dare una identità a questo luogo. La media di strade intitolate a donne va dal 3 al 5 per cento e sono in prevalenza sante, mentre quelle dedicate agli uomini sono circa il 40 per cento. C’è ancora molta strada da fare».

E poi l’assessora alla Cultura serena Quaglia ha fatto un passaggio su via Via Rita Atria, che si trova nella parte superiore di Colle Sant’Andrea: «È stata una testimone di giustizia – ha detto – che ha 17 anni si è tolta la vitauna settimana dopo che venne ucciso il magistrato Borsellino. Era una donna che ha deciso di mettersi contro la mafia e di credere nella giustizia».

Via Eunice Kennedy prende una parte di via Colle Sant’Andrea di Sopra e un pezzo di via dei Mattei: «Una donna che ha fatto la differenza per le persone con disabilità intellettive – hanno detto l’insegnante Gabriella Giuliani e la responsabile di Special Olympics Silvia Merni – ha coltivato una cultura del rispetto e inclusione che passa anche per una pratica sportiva condivisa».  

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