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NEMI: TRA CROSS COUNTRY ED ECOSISTEMA… PROVIAMO AD ABBEVERARE GLI ASSETATI

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Tempo di lettura 6 minuti Del nulla osta ambientale dell'Ente Parco non vi è traccia. Eppure per organizzare una qualsiasi manifestazione nell’area protetta questo iter è obbligatorio

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Angelo Parca

Nemi (RM) – Ci sono state diverse polemiche attorno alla gara di mountain bike che si è appena conclusa a Nemi.

Qualcuno ha male interpretato i dubbi sollevati da alcuni cittadini, comitati e Verdi e anche i nostri dubbi relativi esclusivamente alla scelta dell’itinerario, ritenuta dai sopracitati poco opportuna per un sito protetto e con un micro ecosistema con equilibri già precari.

Ciò senza voler minimamente criticare lo sport del cross country o le biciclette di per sé.

Con stupore abbiamo notato che sempre qualcuno ha insinuato che il nostro quotidiano pubblicasse termini di cui non conosce il significato, termini quali “ecosistema”. E con il fare da maestrini, atteggiamento che a parere dei redattori risulta infantile e poco edificante, hanno iniziato a porre un interrogativo dietro l’altro facendo capire di essere chissà quali portatori di verità scientifiche.

Infine, qualcun altro, ha continuato a ripetere di andarsi a fare una passeggiata per i boschi nemesi o nella valle del Lago.

Ebbene, a questo qualcuno, tra l’altro appartenente ad un movimento politico conosciuto per l’alta capacità di critica (giusta o sbagliata che sia), facciamo presente che non solo siamo soliti passeggiare per boschi e valle nemese ma, oltre ad aver evidenziato innumerevoli “abusi”, rifiuti, degrado ecc., siamo andati anche oltre la capacità di cronaca e di critica, denunciando alle autorità preposte tali situazioni. E per una parte di esse si sono aperti dei fascicoli in procura.

Certamente, con aria da maestrini, non andiamo a chiedere a nostra volta se oltre a farsi continue passeggiate, coloro che criticano abbiano anche denunciato ciò che vedono.

Diciamo denunciato nero su bianco con atti dimostrabili che possono benissimo pervenire alla nostra redazione via e-mail e che non mancheremo di pubblicare. Noi abbiamo i pezzi di carta e siamo stati anche vicini con il giornale a tutti quei ragazzi che si sono armati di buona volontà e hanno ripulito la zona dai rifiuti. 

Ebbene, nel rispetto anche di quei lettori che dopo una lettura mordi e fuggi puntano la lampada da investigatore, con molta umiltà tentiamo di trasmettere alcune nozioni, gran parte delle quali, in questi giorni, ci sono giunte via e-mail da lettori che non hanno gradito la leggerezza con la quale si liquidano certi argomenti come quello ambientale. 

Nemi il suo nome, dal latino Nemus, significa bosco sacro.  Furono i Romani a destinare alcuni boschi a culto religioso come la selva di Ariccia e le selve delle coste del lago di Nemi elevandole a rango di bosco sacro, e quindi preservandone di fatto lo stato naturale. Loro sì, hanno pensato di preservarne le bellezze naturali, non alterandone l’ecosistema. Questo è quanto si legge sul sito istituzionale dell’Ente Parco dei Castelli Romani che dovrebbe essere in prima linea nella tutela dell’ambiente protetto che rappresenta.

Si legge anche (sempre sul sito istituzionale dell'Ente Parco dei Castelli Romani) e a dire il vero con molto stupore che: “La complessa ricostituzione di un equilibrio tra specie animali e l’ecosistema che le ospita è uno dei principali compiti dell’Ente Parco, e può essere raggiunto soltanto se tutte le componenti del sistema umano (pubbliche amministrazioni, singoli cittadini e associazioni) intraprendono percorsi comuni condivisi e trasversali; l’equilibrio naturale, del resto, è essenziale per la stessa sopravvivenza della specie umana”.

Ad oggi l’Ente Parco dei Castelli Romani non solo non ha sentito l’esigenza di intervenire su questo tema, magari anche argomentando con pareri e mostrando un atto da noi insistentemente cercato e anche richiesto: il nulla osta.

Del nulla osta ambientale non vi è traccia. Eppure per organizzare una qualsiasi manifestazione nell’area protetta questo iter è obbligatorio. E non è facile neppure ottenere il permesso. Ma, probabilmente c’è solo un ritardo nella pubblicazione dell’atto nell’albo pretorio online e anche probabilmente si troveranno tutti in ferie.

Comunque torniamo a chiedere il pezzo di carta: possiamo vedere il nulla osta?

Torniamo a cercare di soddisfare, non con lectio magistralis, quella volontà di ottenere risposte bio – scientifiche, consci che chi pensa di conservare lo scibile non sarà mai soddisfatto.

Il termine ecosistema (sistema ambiente), come idea di un tutt’uno tra organismi ed ambiente risale a tempi molto antichi, anche se solo nel XX secolo è entrato nel gergo scientifico ufficiale ed è stato proposto per la prima volta dall’ecologo inglese George Tansley nel 1935.

La definizione di ecosistema tratto dalla Enciclopedia Treccani corrisponde ad “unità funzionale fondamentale in ecologia”. E’ l’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi con le quali i primi stabiliscono uno scambio di materiali e di energia, in un’area delimitata, per es. un lago, un prato, un bosco ecc.

Tutti i fattori ambientali di natura chimico-fisica che caratterizzano un ecosistema, quali la temperatura, il pH, la concentrazione di sali minerali, la quantità di luce, l’ossigeno e l’anidride carbonica disponibili costituiscono le componenti abiotiche. In questa parte inanimata detta "biotopo" alberga la comunità vivente costituita dall'insieme delle componenti biotiche; esse sono formate da specie vegetali, animali e microrganismi e sono dette nel loro insieme “biocenosi".

Si tratta, quindi, di un’associazione biologica che si è creata soprattutto a causa di particolari condizioni climatiche, pedologiche, idrologiche presenti in un determinato spazio geografico, il biotopo, che funge da "supporto attivo" per la comunità vivente (biocenosi).

Ma torniamo al bosco. Per bosco si intende tutto ciò che è compreso tra l'apice delle chiome degli alberi in alto e la roccia madre in basso, vivente o non vivente che sia. Dunque non bisogna concentrarsi solo sulla vegetazione quanto anche sulla fauna. 

Tra gli esseri viventi si considerano quindi tutti i vegetali (alberi, arbusti, erbe, alghe, licheni), gli animali superiori (erbivori, carnivori), gli invertebrati (insetti, ragni, vermi), i funghi e i batteri, molti dei quali assolvono all'importante compito di degradazione delle sostanze morte. L'insieme degli organismi viventi (biocenosi) interagisce poi col clima e col suolo formando appunto, l'ecosistema bosco.

Ne consegue che ogni interferenza, seppur minima, provoca una alterazione delle relazioni tra le diverse componenti di un ecosistema, così strette che, se una di esse viene danneggiata o alterata, l'intero ecosistema risulta turbato.

A Nemi questo è già successo e un esempio ne sono la proliferazione invasiva dei fiori di loto. Piante bellissime (come di virtù certamente sono ricche le biciclette) ma non compatibili con l’ecosistema di questo territorio. E’ bastato un piccolo seme portato, probabilmente senza pensare alle conseguenze, da parte di qualche visitatore a creare un danno all’ambiente che ancora oggi, dopo anni, si sta cercando di debellare con l’eradicazione a mano. 

Ma torniamo a noi: 1500 ciclisti che percorrono il circuito per 5 volte (vedere programma), quindi 7500 biciclette in 48 ore, purtroppo arrecano danni all’ecosistema non indifferenti. Per non parlare dell’impatto dei supporters, degli addetti alla sicurezza, degli uomini della protezione civile, che tra l’altro (non si sa in nome di quale norma) scorrazzano allegramente nei boschi con i fuoristrada (loro possono).

E non si venga a parlare che quei sentieri esistono da secoli (utilizzati in passato da pedoni od al massimo da muli e asini): in un fine settimana si è sottoposto il bosco ad uno stress che normalmente avviene in un decennio.

Per finire, sull’onda del clamore suscitato dallo svolgimento del Campionato MB, nei prossimi mesi quanti ciclisti vorranno cimentarsi nel circuito? 100, 1.000, 100.000? Non sarebbe opportuno cancellare il circuito, ponendo anche dissuasori, allo scopo di evitare ulteriori danni all’ecosistema?

Comunque, nessuno ha la verità in mano ma le posizioni di ognuno andrebbero rispettate a prescindere la dalla valenza o meno della tesi sostenuta.

Il nostro quotidiano lascia molto spazio a coloro che tentano di preservare l’ambiente. Forse i nostri termini non andranno bene a qualche professore ma sicuramente otteniamo spesso dei risultati volti alla tutela del territorio.

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Metropoli

Bracciano, violenta aggressione all’ospedale: panico tra medici e pazienti

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BRACCIANO (RM) – Sono stati momenti di tensione quelli vissuti da medici e pazienti all’ospedale Padre Pio. I Carabinieri della Sezione Radiomobile della
Compagnia di Bracciano hanno arrestato un cittadino italiano di 52 anni, con precedenti,
gravemente indiziato del reato di resistenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo, in visita a dei
parenti presso l’Ospedale Padre Pio di Bracciano, in evidente stato di alterazione, aveva
aggredito fisicamente e minacciato il personale sanitario, inveendo anche contro i visitatori
presenti. A seguito dell’evento è stato richiesto l’intervento del 112, appurando che lo
stesso soggetto, pochi minuti dopo si era allontanato per poi importunare il personale di un
vicino supermercato. A seguito delle immediate ricerche i Carabinieri della Compagnia di
Bracciano hanno individuato l’uomo che, restio al controllo, li ha aggrediti, minacciandoli.
All’esito dell’attività il 52enne è stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso il
carcere di Civitavecchia. In data 10 aprile 2024 l’arresto è stato convalidato ed è stata
disposta da parte dell’Autorità giudiziaria la custodia cautelare in carcere.
Si comunica il tutto nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in
considerazione dell’attuale fase del procedimento, fino a un definitivo accertamento di
colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca
costituzionalmente garantito.

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Roma

Droga a Roma, shaboo nei biscotti iraniani

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ROMA – I Carabinieri della Compagnia di Roma Centro, a conclusione di una complessa attività d’indagine, durata circa sei mesi e diretta dalla Procura della Repubblica di Roma – Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti, stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone l’applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di sei persone di nazionalità iraniana, filippina e bengalese, perché gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo” ed oppio.
L’operazione, scattata alle prime ore di questa mattina, ha impegnato i Carabinieri nella provincia di Roma, dove sono stati localizzati i 6 indagati, 4 destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, due uomini, una donna iraniani e un uomo del Bangladesh; una donna filippina agli arresti domiciliari; una donna iraniana destinataria della misura del divieto di dimora in Roma.
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro sono scaturite a seguito dell’arresto operato a giugno 2021 nei confronti di un cittadino bengalese, trovato in possesso di 530 g di shaboo; da qui sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine alla presenza di un gruppo criminale per conto del quale l’arrestato deteneva la sostanza. Le indagini eseguite mediante attività tecniche e telematiche, associate come sempre ai servizi tradizionali di pedinamento ed osservazione, hanno consentito di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza  a carico di colui che viene considerato il capo e coordinatore unico del gruppo, un cittadino Iraniano, in Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per analogo reato il quale, sfruttando anche i permessi lavorativi come panettiere, dirigeva da remoto ed avvalendosi di gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli acquirenti che con i “galoppini” ed i fornitori di shaboo di stanza in Iran.
Proprio nei confronti di colui che viene considerato il capo e della moglie – anche lei membro del gruppo con compiti logistici ed operativi – i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito a dicembre 2021 una perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica che ha permesso di rinvenire e sequestrare all’interno di un appartamento 2,3 kg di shaboo e 1,4 kg di oppio, abilmente occultati nel doppio fondo di confezioni, completamente integre, di dolci tipici dell’Iran, comportando l’arresto della coppia.
La successiva analisi degli apparati telefonici sequestrati alla coppia ha poi permesso di ricostruire il canale di approvvigionamento dello stupefacente sintetico che veniva prodotto in Iran ed inviato in Italia, grazie alla collaborazione in terra persiana di un sodale non compiutamente identificato, che avvalendosi dell’inconsapevole apporto di alcuni turisti iraniani diretti a Roma, che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio, convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia “i sapori” della loro terra (i biscotti appunto), importavano in Italia lo stupefacente rischiando inoltre, se arrestati in Iran, la pena capitale. Una volta in Italia, lo stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato dalla madre o dalla moglie del capo dell’organizzazione e stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da cittadini filippini e bengalesi.
È stata dunque ricostruita l’importazione di ben 21 kg di shaboo e 3 kg di oppio nel periodo ricompreso tra aprile e novembre 2021, e la successiva commercializzazione anche al dettaglio, e cristallizzata la posizione di 13 indagati a vario titolo per i reati di spaccio, detenzione ed importazione dall’estero di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività, a riscontro delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Centro hanno eseguito 6 arresti in flagranza di reato, convalidati, sequestrate sostanze stupefacenti del tipo metanfetamina, comunemente detta “shaboo”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, del tipo oppio per un peso complessivo di kg. 1,5 nonché la somma in contanti di 25.000 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Cronaca

Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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