Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
Gli occhi indimenticabili di Totò Schillaci, simbolo delle notti magiche di Italia ’90, si sono spenti per sempre. Stamattina è morto all’ospedale Civico di Palermo. Nonostante i recenti aggiornamenti che lasciavano intravedere un miglioramento, il suo stato di salute è peggiorato improvvisamente nelle ultime ore, portandolo al decesso. La camera ardente sarà allestita allo stadio Renzo Barbera, nella sala stampa, dalle 16 di oggi fino alle 22 e domani dalle 7 alle 22, per permettere a tutti di dare l’ultimo saluto al campione.
È difficile accettare la sua scomparsa, perché Totò sembrava sfidare il tempo. Anche a 59 anni aveva l’energia di un ragazzo, come se fosse capace di invertire il naturale scorrere degli anni, proprio come il protagonista di Benjamin Button. Eppure, anche gli eroi del pallone devono fare i conti con la realtà della vita, cruda e inesorabile. Dalle memorabili notti di Italia ’90, con la mascotte “Ciao” che accompagnava i sogni degli italiani, fino alla sua recente partecipazione a Pechino Express, Schillaci è rimasto un’icona: sempre in bilico tra la gloria sportiva e la semplicità dell’uomo comune, vicino a tutti noi.
Totò era una figura amata da tutti, anche in momenti inaspettati, come quel giorno in cui fu avvistato alla clinica La Maddalena, lo stesso giorno in cui Matteo Messina Denaro venne arrestato. Lì, come tanti siciliani, Totò stava cercando di combattere un nemico invisibile e terribile: il cancro. “Queste malattie non fanno distinzione”, aveva commentato con amarezza dopo la scomparsa di Gianluca Vialli. All’epoca, nessuno sapeva pubblicamente che anche lui stava affrontando lo stesso calvario. Aveva già combattuto contro questo terribile avversario, raccontando di aver avuto paura, ma di aver superato la prova, come fosse un dribbling riuscito contro il male. Sembrava aver segnato il gol più importante della sua vita, ma purtroppo la partita non era finita.
Il cancro è tornato, più spietato e crudele, un avversario più feroce di Caniggia in quella fatidica notte di luglio che interruppe il sogno italiano. Chissà, forse ora Totò potrà parlare di quella partita con Diego (Maradona), Luca (Vialli) e Paolo (Rossi), tutti scomparsi troppo presto, proprio come lui.
Il Mito di Italia ’90
Schillaci non era uno dei protagonisti più attesi della Nazionale italiana nel 1990. Arrivato a sorpresa nel gruppo guidato da Azeglio Vicini, grazie a una brillante stagione con la Juventus, Totò entrò in campo nella fase a gironi contro l’Austria, segnando il gol decisivo che gli avrebbe cambiato la vita. Da quel momento, Schillaci divenne il volto dell’Italia ai Mondiali, segnando 6 gol e vincendo il titolo di capocannoniere del torneo, oltre al Pallone d’Oro del Mondiale.
La semifinale contro l’Argentina e la successiva sconfitta ai rigori segnò la fine del sogno azzurro, ma Schillaci fu comunque l’eroe di quell’estate, il volto della speranza e della gioia di un’intera nazione.
Il Ricordo del mondo del calcio
Alla notizia della sua scomparsa, tantissimi messaggi di cordoglio sono arrivati da ogni parte d’Italia e dall’estero. L’ex allenatore della Nazionale italiana, Roberto Mancini, ha dichiarato: “Schillaci è stato l’incarnazione della passione e della determinazione. Non dimenticherò mai le emozioni che ha regalato a tutti noi in quei Mondiali. È stato un eroe per tanti giovani e rimarrà per sempre un simbolo del calcio italiano.”
Anche l’ex capitano della Nazionale, Paolo Maldini, compagno di squadra in quella memorabile avventura, ha voluto esprimere il suo dolore: “Totò era un uomo umile, un vero combattente. In campo sapeva trasmettere una carica incredibile. Abbiamo vissuto momenti straordinari insieme e il suo ricordo rimarrà sempre con noi.”
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha reso omaggio all’ex attaccante: “Con la scomparsa di Totò Schillaci, il calcio italiano perde una delle sue leggende. Non sarà mai dimenticato per ciò che ha rappresentato, non solo per il calcio ma per tutto il nostro Paese.”
Una carriera di successi
Dopo il trionfo personale di Italia ’90, la carriera di Schillaci proseguì tra alti e bassi. Dopo aver giocato per Messina e Juventus, dove vinse una Coppa Italia e una Coppa UEFA, passò all’Inter e poi chiuse la carriera in Giappone, con la maglia del Jubilo Iwata, tra i primi italiani a giocare in terra nipponica.
Tornato in Italia, Schillaci si dedicò ad attività imprenditoriali e progetti legati al mondo dello sport. Rimase sempre legato alla sua terra, la Sicilia, e alla città di Palermo, dove aveva anche aperto una scuola calcio per giovani talenti.
L’Uomo dietro l’eroe
Oltre alle gesta calcistiche, Totò Schillaci è stato ricordato per la sua umiltà e la sua semplicità. Un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini modeste e che, nonostante la fama improvvisa, è rimasto sempre se stesso. Gianluca Vialli, altro ex compagno di nazionale, ha raccontato: “Totò era un uomo buono, genuino. Ricorderò sempre il suo sorriso sincero, la sua forza d’animo. In un mondo così frenetico e pieno di pressioni, lui sapeva mantenere la sua umanità.”
L’Italia in lutto
La morte di Totò Schillaci rappresenta una perdita incolmabile per il calcio italiano. In suo onore, la FIGC ha deciso di far osservare un minuto di silenzio su tutti i campi durante la prossima giornata di campionato.
Oggi, l’Italia si stringe attorno alla sua famiglia e ricorda un uomo che, per un’estate, fece sognare un’intera nazione. Totò Schillaci, con la sua grinta e il suo talento, rimarrà per sempre nei cuori degli italiani.
Correlati