Velletri libris: chiusura in grande stile per la rassegna letteraria nazionale

A cura di Rocco Della Corte

VELLETRI (RM) – Chiusura in grande stile per la rassegna letteraria nazionale “Velletri Libris”, che dopo aver accompagnato i veliterni per i mesi di giugno, luglio e agosto ha avuto la sua serata finale nella prima domenica di settembre. A fare da sfondo all’incontro con l’autore lo splendido Auditorium della Casa delle Culture e della Musica, suggestiva location allestita a puntino dall’organizzazione. Solo posti in piedi per ascoltare il dialogo tra Ezio Tamilia e Diego De Silva, autore napoletano classe ’64 tra i più importanti nel panorama letterario italiano e non solo.

Divorziare con stile, romanzo edito da Einaudi, ha una peculiarità: indaga infatti le manie, le contraddizioni, i meccanismi mentali dell’animo umano a partire da un personaggio che è una specie di anti-eroe. Vincenzo Malinconico, un uomo pieno di dubbi, buono ma in fondo un po’ sfigato, vive una serie di vicissitudini ironiche, se non grottesche, che lo portano ad interrogarsi su diversi aspetti. De Silva ha dimostrato, nel suo dibattito con il numeroso pubblico, di aver compiuto una vera e propria analisi antropologica e sociologica a partire da una causa di divorzio, da cui prende il nome il titolo del romanzo.

La letteratura, così come la intende De Silva, vive la paradossale situazione di essere utile proprio in virtù della sua inutilità: un buon libro non risolve i problemi, anzi spesso ne crea, inducendo alla riflessione. Con la sua simpatia, lo scrittore ha conquistato e fatto sorridere gli intervenuti anche raccontando nel dettaglio passi del libro che ben si adatterebbero ad una rappresentazione teatrale. La rimpatriata con gli amici, la ragazza che a Scuola è sempre presa da quelli più grandi, il cattivo che sin dalla fisionomia lascia trasparire il proprio carattere: tanti i ritratti che in Divorziare con stile prendono forma, in un contesto che non trascura l’importanza dei social, il distacco con qualche decennio fa sia nelle abitudini che nei modi di dire. La sagacia di Diego De Silva, supportata dalla costruzione di un personaggio strambo ma in fondo buono come Vincenzo Malinconico, ha trasmesso il messaggio per cui anche se le situazioni si ripetono e i tempi cambiano mantenendo tratti in comune con il passato è inevitabile fare i conti con se stessi.

Lo stile, in tal senso, è proprio uscire a testa alta da tutte le prove che la vita costringe l’uomo ad affrontare. Il passato negli ambienti dell’avvocatura da parte dell’autore è stato un’ottima fonte di ispirazione: bisogna saper perdere con dignità, e vincere con eleganza, senza eccedere, al di là dello scherzo e dell’umorismo che hanno una parte preponderante nella narrazione. Tanti gli esempi, che sarebbe impossibile riportare tutti: per citarne alcuni più indicativi, molto divertente è stato il quadretto domestico tracciato da De Silva in cui, nelle famiglie, c’è questa figura ambigua dello “zio” acquisito, onnipresente seppur privo di legami di sangue con i propri parenti. Spesso questa parentela “scelta” nasconde un tradimento, un amoretto – diverso da quelli estivi che poi terminano sempre con la partenza dell’amata (magari verso Brescia!) come spiegano le canzoni degli anni Settanta. La retrospettiva sociologica è stata portata avanti anche tramite le canzoni: i brani di De Gregori e De Andrè fanno sentire automaticamente più intellettuale chi li ascolta, eppure grandi successi come quelli della Carrà fanno presa sul pubblico perché in fondo forniscono un’ottica vicina al vero e al sentore del popolino, magari con parole più semplici. L’avvento dei social, oggi, ha fatto il resto in fatto di divorzio: statistiche a parte, si può considerare o meno un tradimento l’intrattenere rapporti virtuali con una persona diversa dal proprio partner? La domanda che De Silva ha fatto al pubblico ha aperto una dissertazione tra l’ironico e il filosofico, estremamente godibile anche per l’atmosfera simpatica e coinvolgente che si è creata. Al termine della presentazione, prima del firma-copie, l’ideatore della rassegna Guido Ciarla è salito sul palco per ringraziare i partner che hanno condiviso e supportato questa scommessa, consegnando loro un piccolo omaggio: lo staff della Libreria Mondadori Bookstore Velletri-Lariano ed Ezio Tamilia, la Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura Città di Velletri nella persona del Maestro Micheli e dei vari consiglieri intervenuti, l’Amministrazione Comunale che ha confermato il sostegno all’iniziativa con le parole dell’assessore Masi, e le fondamentali realtà cittadine quali Banca Popolare del Lazio, Allianz Assicurazioni, Casale della Regina e Piana dei Castelli. Una torta a forma di libro offerta a tutti i presenti ha fatto calare il sipario sulla rassegna, con la speranza e la consapevolezza che una seconda edizione non potrà far altro che far crescere Velletri con i nomi noti che arriveranno in città. Qualche autore porterà con sé anche qualche pregiudizio, ma l’apertura mentale e la partecipazione a questi eventi – e il discorso può essere generalizzato e allargato a tanti altri casi – sono ingredienti necessari per contribuire al risveglio culturale e alla creazione di sinergie volte al portare lustro, in campo culturale, alla città stessa. “Velletri Libris” dunque chiude con tanta soddisfazione per organizzatori e pubblico, e dà appuntamento al 2018, fermo restando che la stagione invernale presso la Libreria Mondadori Bookstore di via Pia offrirà un calendario di sicuro interesse.




10.000 circoli per il sì

A PROPOSITO DI RIFORMA COSTITUZIONALE
10.000 CIRCOLI PER IL SI’
DI ROBERTO RAGONE
 
 
Ieri, 17 settembre, alle ore 17,00, presso la Sala Comunale del Collegio, a Ronciglione, (VT), incontro con uno dei 10.000 circoli ‘La rete dei SI’’ annunciati da Matteo Renzi all’esordio della propaganda del referendum confermativo per la riforma costituzionale. È particolare l’atteggiamento del nostro premier nei confronti di questo referendum, rispetto a quello sulle trivelle, vera calamità per i nostri mari – che non sono l’oceano – e per la pesca. Referendum al quale lo stesso Renzi esortava a non andare a votare. Trattandosi di una consultazione popolare, non è stato un bell’esempio di democrazia. Come non è un bell’esempio di democrazia questo voler pesantemente condizionare il voto per il referendum confermativo. Da film e telefilm assistiamo in televisione ai sistemi e metodi adottati negli USA quando si vuol fare propaganda per un candidato ad una qualsivoglia elezione. In questa creazione di circoli per il SI’ avvertiamo la mano di Jim Messina, il consulente americano che da gennaio Renzi ha assunto affinchè, come ha fatto per Obama e come sta facendo per la Clinton, porti ad un successo elettorale sia la riforma che Renzi stesso. È falso che la permanenza di Renzi al governo non sia legata all’esito di questa consultazione referendaria: sarebbe infatti una pietra d’inciampo nei programmi che da tempo sono stati preordinati e ratificati da chi questo governo dirige e controlla. Prova ne sia il recente intervento dell’Ambasciatore USA John Phillips, oltre ad un documento del 28 maggio 2013, reperibile anche su Wikipedia, in cui la JP Morgan, la banca delle truffe subprime e non solo, dichiarava che in Italia la Costituzione repubblicana da’ troppi diritti ai cittadini e ai lavoratori, soprattutto quello di protestare quando fossero proposte modifiche sgradite ai cittadini stessi. Nello stesso rapporto la banca affermava ‘la necessità di intervenire politicamente a livello locale presso gli Stati del Sud Europa, per consentire ai governi riforme strutturali improntate all’austerity’, cosa che Monti ha fatto egregiamente, riducendo un popolo sul lastrico. Le Costituzioni adottate dopo il fascismo sarebbero ‘inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea’, mostrando ‘forte influenza delle idee socialiste’. Per cui la nostra Costituzione presenterebbe un esecutivo debole nei confronti del Parlamento, un governo centrale debole nei confronti delle Regioni, tutele costituzionali nei confronti dei lavoratori, dove queste tutele – che sono l’anima della nostra Costituzione, in cui l’Italia è descritta come una nazione fondata sul lavoro – sono presentate come una colpa. Da questo ad analizzare le modifiche proposte, il passo è breve. Si toglie potere alle Regioni, si aumentano i quorum per la richiesta di referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolare. In pratica, seguendo le direttive della banca a cui Renzi ha ‘affidato’ il MPS, troviamo molte delle modifiche proposte. Quanto a quello che i giornali di recente hanno definito uno ‘strappo’ nei confronti di Merkel e Hollande, non è la prima volta che il Presidente del Consiglio adotta comportamenti che sa essere graditi al grande pubblico. Quando parla di bocciare l’austerity e di imitare Obama, sa benissimo che toglie di mano ai suoi detrattori un’arma potente. Infatti l’austerity di Monti ha portato l’Italia sull’orlo di una contestazione molto pericolosa, quando i suicidi erano quotidiani. Insomma, ieri abbiamo assistito ad una bella operazione di marketing, all’americana. I due protagonisti della serata, la dottoressa Valentina Tonti e il dottor Massimo Maria De Meo, ci hanno illustrato i vantaggi della nuova Costituzione, supportati in chiusura dagli interventi di due personaggi che, se fossimo stati in altro ambiente, avremmo potuto definire ‘compari’. Infatti la quasi totalità dei presenti – non molti, in verità, una ventina di persone – erano già chiaramente a favore del SI’. In particolare una persona ha messo l’accento sull’abolizione del CNEL, un organismo che pare assorba solo denaro e non serva a granchè. Probabilmente, per chi lo ricorda, il CNEL è un retaggio dell’amministrazione democristiana, bacino di voti e clientele ormai su un binario morto. Non c’è bisogno di una riforma costituzionale per abolirlo. Come non c’è bisogno di riformare la Costituzione per abolire quegli Enti inutili che a questo governo fa comodo tenere in piedi. Sarebbe invece importante che i privilegi acquisiti con pensioni non adeguate ai versamenti venissero aboliti, visto che si è sempre detto che non era costituzionalmente possibile, comprese le pensioni elargite ai preti, che in genere versano soltanto il 30% del dovuto. Quanto a ciò che è riportato sul volantino distribuito all’ingresso, ‘Un Parlamento più efficiente, una sola Camera che vota le leggi e da’ la fiducia al governo’. Incominciamo col dire che il ricorso alla fiducia dovrebbe essere una misura eccezionale, dato che questa impedisce il dibattito democratico in parlamento. Prenderla come una regola, quando già Berlusconi è stato tanto criticato per i suoi ricorsi alla fiducia, non sembra una buona partenza. I tempi certi per le leggi d’iniziativa popolare sono quelli previsti per la discussione in aula, dopodiché la ‘iniziativa popolare’ va nel cassetto. ‘Una Repubblica più leggera – Abolizione del CNEL e delle province’. Abbiamo già detto che non si può votare una siffatta modifica costituzionale soltanto guardando al CNEL e ai presunti risparmi derivanti dall’abolizione delle Province. A vedere poi come sarà gestita un’operazione del genere. Le promesse per una maggiore ‘sobrietà’ per i politici lasciano il tempo che trovano. Conosciamo la rapidità d’approvazione di aumenti economici, e abolire il barbiere di Montecitorio non è sufficiente. Quanto alla fine del bicameralismo – una volta definito ‘perfetto’, ora ‘paritario’ – il Senato non viene abolito ma trasformato. I cento personaggi nominati, meno cinque in carico al Presidente della Repubblica, avranno una immunità parlamentare immotivata e saranno scelti, non eletti, tra i componenti dei Consigli regionali – la categoria politica forse più ‘costosa’ per le casse dello Stato, e i sindaci. Per cui non si sa se dovranno fare i sindaci, o i consiglieri regionali, visto che periodicamente dovranno recarsi a Roma, con spese pagate, diaria e quant’altro di competenza. Pur avendo ‘soltanto’ potere consultivo (Renzi ha voluto eliminare il rischio di non avere la maggioranza in Senato, come è ora, mentre al Parlamento, fra Verdini e Co., riesce a spuntarla) il nuovo senato potrà, volendo mettere i bastoni fra le ruote al governo, riprendendo quel ping pong che ben conosciamo, con l’adozione della soluzione finale dell’incontro fra i due presidenti, magari a cena, per mettersi d’accordo sulla soluzione da adottare. In definitiva, abbiamo visto la faccia illuminata della luna. Quella oscura non la si vuol mostrare, e dichiarare che nonostante non sia perfetta, questa nuova Costituzione va votata, salvo poi a modificarla, è pericoloso; fa pensare ad una poca professionalità e all’ipotesi che si possa cambiare una Costituzione al mese. Da rimarcare la scelta di non nominare mai nè Matteo Renzi, nè la Boschi, nè Napolitano – che sembra sia stato il padre di questa riforma – , presentando soltanto dei Circoli per il SI', nati spontaneamente su base volontaria per supportare un provvedimento che si ritiene giusto. Ma l'autista che ha accompagnato i relatori a Ronciglione, insieme all'auto che lui guidava, qualcuno l'avrà pur pagato, ed è legittimo pensare che Renzi o chi per lui abbia provveduto, cioè che questi Circolo godano di finanziamenti statali. Il fatto di allontanare la figura di Renzi dalla riforma, quando all'inizio ne aveva fatto una questione vitale per la sua permanenza, la dice tutta sui sondaggi quotidiani. Prima si pensava che mettendoci la faccia lui la riforma passasse liscia; ora che il consenso è calato, è preferibile non fare riferimento a don Matteo, ma tenerlo da parte. Un appunto per il dott. De Meo: definire la sua allocuzione una ‘bella vendita’, cosa che Lei ha contestato, dicendo di non essere un venditore, non è stato riduttivo nei Suoi confronti. Lei è un personaggio di alto profilo, anche se ignoto al grosso pubblico, e quindi le Sue qualifiche non sono messe in discussione. Si ricordi che tutti noi siamo venditori, anche quando consigliamo ad un amico di andare a vedere un certo film, o di andare a mangiare in un certo ristorante. Tutti vendiamo qualcosa, ogni giorno, come prima cosa noi stessi. L’economia italiana è supportata dalle cifre che venditori  e rappresentanti realizzano ogni giorno, dando da lavorare all’industria e alla distribuzione. Può controllare i dati delle Camere di Commercio, se ci tiene, o quelli dell’Enasarco, ma ritengo che Lei li conosca bene. Chi vende è la spina dorsale dell’economia nazionale, e la sua attività non è per niente disdicevole. Ieri Lei ci ha esposto quello che si chiama ‘disco di vendita’, in cui un bravo operatore espone tutti i vantaggi di un prodotto, senza citarne i difetti – imprescindibili, qualsiasi cosa ha dei difetti, come qualsiasi persona – e adottando soltanto termini ‘positivi’, con un sorriso che tendeva a comunicare con il pubblico, a creare empatia, guardando negli occhi alcune persone, magari quelle che lei sentiva più ostili. Una sola osservazione: la sua orazione non consentiva l’interlocuzione, quella necessaria per un buon approccio. Er aun po’ preconfezionata e precotta, senza possibilità di obiezione. Ma forse è proprio questo il fine che Lei si era prefissato. Tutto questo non è frutto di improvvisazione. È probabile che Lei abbia gestito degli stages  per  tutti i partecipanti a questi ‘circoli per il sì’, in cui affinare le tecniche di base per la comunicazione. Oltre alle necessarie simulazioni. Non si senta diminuito, offenderebbe tutti quelli che ogni mattina, anche molto più presto degli orari d’ufficio, escono di casa per guadagnare ciò che nessun contratto di lavoro gli garantisce. L’importante è essere corretti, onesti nei confronti della clientela. L’importante è non vendere fumo.
 



george orwell 1984

GEORGE ORWELL, 1984

ITALIA NAZIONE BONSAI, SOTTO LA CUPOLA DEL GRANDE FRATELLO

DI ROBERTO RAGONE

 

"Avete tra le mani le chiavi di una stanza che racchiude, al suo interno, qualcosa di essenziale, ma ancora ignoto. Possiamo decidere di usare la chiave per aprire ed entrare; oppure di non superare la soglia, di non vedere, di non sporcarci. Chi sceglie di entrare non potrà più tornare indietro, non potrà più fingere di non sapere, né dirsi innocente. Si farà carico di qualcosa di più di una colpa; si farà carico della verità, e della verità più terribile di tutte: quella sul Potere." George Orwell.

Questa l'introduzione al grande romanzo  di Orwell, che possiamo oggi definire profetico. Scritto nel 1949, quindi anche prima della data ufficiale della nascita della Bilderberg, il romanzo di Orwell descrive un mondo diviso in tre grandi potenze totalitarie, Oceania, Eurasia ed Estasia, perennemente in guerra fra loro, il cui scopo principale è mantenere il controllo totale sulla società. In Oceania la sede dei vari Ministeri è Londra. La società è amministrata e governata da un potente partito unico, detto semplicemente 'Il Partito', a capo del quale è il Grande Fratello, che nessuno ha mai visto di persona, ma il cui ritratto campeggia in manifesti affissi dappertutto, e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. Da qui a fare un paragone con l'odierna Europa ci corre poco. In realtà con l'euro non solo siamo diventati tutti più poveri, ma anche più controllabili e vulnerabili. Perché abbiamo nominato la Bilderberg? Perché questa ‘confraternita’ paramassonica dei potenti del mondo esiste, si riunisce a porte sigillate e decide i nostri destini. In particolare, decide anche delle risoluzioni da proporre al Parlamento europeo. Il potere e il denaro sono due fratelli gemelli, e dove c’è l’uno c’è l’altro, politica e multinazionali vanno a braccetto, a Bruxelles. Anche il nostro governo partecipa, per la sua parte, a questa forma di indirizzo forzato. Oggi la crescita si vuole per decreto, il Fertility day si vuole per decreto, i posti di lavoro devono nascere come funghi per decreto, la disoccupazione deve diminuire per decreto, nonostante i dati dicano che i licenziamenti, grazie al Jobs Act, siano aumentati di oltre il 27%. Sotto la cupola dell’euro. Ma che cos'è l'euro? Una cosa è sicura, cioè ciò che non è. Non è la moneta di uno stato sovrano, dato che non ha una paternità precisa, ma molto confusa. Non è una valuta che ogni Stato aderente all'Unione Europea possa stampare come, quando e quanto ne desideri. In più dalle banconote sono sparite le scritte 'La legge punisce i fabbricanti e gli spacciatori di biglietti falsi', e l'altra, 'Pagabile a vista al portatore'. Se la legge punisce comunque i falsari, la stessa cosa non si può dire per ciò che riguarda la seconda scritta. Pagabile a vista al portatore, infatti, una volta voleva dire che al valore stampato sulla cartamoneta corrispondeva una adeguata riserva aurifera nelle casse dello Stato; e quindi in teoria se un cittadino fosse andato in Banca d'Italia, avrebbe potuto riscuoterne il corrispettivo in oro. Almeno, questo è il motivo per cui è stata creata la banconota, pronipote delle lettere di credito dei banchieri fiorentini, ideate per evitare di trasportare grandi quantità del prezioso metallo. In realtà oggi non si sa neanche molto bene se l'Italia disponga di riserve auree, nè in quale misura e dove siano eventualmente conservate. Nè, alla fine, se siano state impegnate per fronteggiare un debito pubblico esorbitante, e a favore di chi, o se siano state cedute, almeno in parte e a chi, visto che la Cina ne sta facendo incetta. Fermo restando che, essendo la Banca d'Italia non un ente pubblico, ma privato, a cui fanno capo tutte le banche italiane, non si sa bene a chi dovrebbero appartenere i gialli lingotti. Quindi l'euro non è una moneta facente capo ad una economia nazionale, ma soltanto un accordo fra banche, un po' come i soldi del Monopoly, o come le perline colorate che ti danno al villaggio vacanze e che porti al collo, da spendere al bar o allo spaccio. Dell'euro c'è già chi ha previsto il collasso, per cui, se non vogliamo trovarci con un pugno di mosche, dobbiamo affrettarci ad uscirne. Possiamo sentire cos'è realmente l'euro – e l'Unione Europea – dalla bocca dei diretti protagonisti. Jean Claude Juncker, Der Spiegel, 21 dicembre 1999: "Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po' per vedere cosa succede. Se non provoca proteste nè rivolte, PERCHE' LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE NON CAPISCE NIENTE DI COSA E' STATO DECISO, andiamo avanti passo dopo passo, fino al PUNTO DI NON RITORNO." Tommaso Padoa Schioppa, Commentaire n. 87: "La costruzione europea è una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. […] L'EUROPA NON NASCE DA UN MOVIMENTO DEMOCRATICO. […] Tra il polo del consenso popolare e quello della leadership di alcuni governanti, l'Europa è nata seguendo un metodo che potremmo definire di DISPOTISMO ILLUMINATO." Romano Prodi, Financial Times 4 dicembre 2001, sui futuri problemi dell'euro: "Sono sicuro che l'euro ci costringerà a introdurre un nuovo insieme di strumenti di politica economica. Proporli adesso è politicamente impossibile. MA UN BEL GIORNO CI SARA' UNA CRISI e si creeranno nuovi strumenti." Giuliano Amato, EuObserver 12 luglio 2007 sul trattato di Lisbona: "Essi – i leader europei – hanno deciso che il documento avrebbe dovuto essere illeggibile. Essendo illeggibile non sarebbe stato costituzionale. […] Se fosse stato comprensibile, ci sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perchè avrebbe significato che c'era qualcosa di nuovo. [il riferimento qui è alla Costituzione Europea, nda]. I primi ministri non produrranno niente direttamente perchè si sentono più al sicuro con la cosa illeggibile. Essi possono presentarla meglio, in modo da evitare PERICOLOSI REFERENDUM." Quest'ultima parte non vi sembra rispecchiare esattamente la situazione del referendum a favore o contro la nuova riforma costituzionale? Ciò che i politici ci dicono è soltanto un 'pacco' che Renzi non vuole spacchettare, con il pretesto che la materia è incomprensibile. Mario Monti si spinge più in là, dichiarando che alcune cose sono talmente importanti per i governi, da non dover essere sottoposte a giudizio popolare: bella democrazia! E poi, in caso di vittoria del SI', ci diranno che ha vinto la volontà popolare. Continuiamo con Mario Monti, 22 febbraio 2011, convegno finanza all'Università Luiss Guido Carli, sul BISOGNO DI CRISI COME STRUMENTO DI GOVERNO: "Non dobbiamo sorprenderci che L'EUROPA ABBIA BISOGNO DI CRISI E DI GRAVI CRISI PER FARE PASSI IN AVANTI. I passi in avanti dell'Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. E' chiaro che il potere politico ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo di farle perchè c'è una crisi in atto, visibile conclamata." Helmut Kohl, Telegraph 9 aprile 2013, sull'ingresso della Germania nell'euro: "Sapevo che non avrei mai potuto vincere un referendum in Germania. Avremmo perso il referendum sull'introduzione dell'euro. Questo è abbastanza chiaro, avremmo perso sette a tre. NEL CASO DELL'EURO SONO STATO COME UN DITTATORE." Mario Draghi, Sole 24 ore, 23 febbraio 2012: "Il pregiato modello sociale ed economico dell'Europa", che garantisce la sicurezza del lavoro e gli ammortizzatori generosi, "è obsoleto." Mario Monti, Financial Times 28 settembre 2011: "Ciò che la Grecia ha adottato e implementato è il miglior segnale che l'euro, come mezzo di trasformazione strutturale sta funzionando." Suicidi a parte, aggiungiamo noi. Quei suicidi causati da una cieca a criminale austerity che ha portato ad arte la nostra nazione, e anche quella greca, alla miseria e al fallimento, con il pretesto di volerci salvare dal baratro. Quei suicidi che continuano nell’assordante silenzio dei giornali.  Nella riforma costituzionale è inserito un articolo che ci ridurrebbe sul lastrico definitivamente, e senza limiti di tempo: il pareggio di bilancio. Illustri economisti hanno sempre tuonato contro una soluzione di questo genere. Il pareggio di bilancio, per una nazione, a sentir loro, è una grossa idiozia, dato che invece il deficit è visto come una ricchezza per l’economia. Una volta, a fine esercizio finanziario, si svalutava la lira, si dava una botta d’inflazione e si pagavano i debiti, almeno in parte, stante anche il fatto che il debito pubblico italiano era in pratica virtuale. Con l’adozione dell’euro quel debito è divenuto reale, verso le banche, e non può più essere ignorato. Questo significa che per pareggiare il bilancio dovremo versare ogni anno, oltre quello che già versiamo, nelle casse dell’Unione Europea, altre decine di miliardi, fino alla completa copertura del debito, cioè vita natural durante. Intanto sembra che prossimamente il Regno Unito, non dovendo più versare nulla nelle casse europee, possa ridurre l’imposizione fiscale del 15%. L’euro è stato il primo anello della catena che ci hanno messo alla caviglia: la riforma costituzionale ne consoliderebbe la presenza, dando poteri assoluti al governo in carica. L’Italicum era stato studiato in modo da incastrarsi nella nuova riforma. “L’Italicum non si tocca” ebbe a dire con tono perentorio la Boschi in Parlamento, nonostante fosse una legge approvata con la fiducia sul governo. Ora Renzi per primo è disposto a cambiarlo, per paura dei Cinquestelle. Per questo la partita che si gioca a Roma è vitale per Renzi & Co., per il governo, per il Giglio Magico e per l’Europa nella sua accezione più deteriore. Oggi l’Italia è ridotta ad un bonsai. Per fare in modo che l’albero non si sviluppi più del dovuto, i giapponesi hanno inventato un sistema che funziona da secoli: ogni anno trapiantano l’alberello in poco terreno, tagliando e riducendo la lunghezza delle radici che si sono nel frattempo sviluppate. Così l’albero riceverà poco nutrimento, e potrà essere tenuto in salotto, sulla credenza, anche se la sua età e la sua natura lo porterebbero a svilupparsi molto di più in piena terra. L’Italia è oggi una nazione in cui gli stipendi sono molto diminuiti, tranne quelli di alcuni; i poveri sono aumentati di numero e di povertà, vedi file alla Caritas; i ricchi sono diminuiti nel numero ma hanno aumentato la loro ricchezza. Le nostre aziende più prestigiose e redditizie sono andate in proprietà di stranieri, che vengono in Italia a farne incetta: e così i marchi più antichi e famosi non sono più italiani. Siamo una nazione impoverita, finchè non ci decideremo anche noi ad uscire dalla trappola di una Unione e di una moneta che ci ha portato a questi livelli. Uscire non è impossibile, né pericoloso, né fallimentare, anzi è l’unica soluzione di salvezza: i più grandi economisti sono unanimi nell’affermarlo. Cerchiamo che la nostra nazione non diventi un Bonsai da mettere sulla credenza di qualche potente della terra, affiliato Bilderberg.

 

 




ANGUILLARA: VINCE IL "NO" ALLE CAVE DI BASALTO

di Ivan Galea

Anguillara (RM) – Anguillara dice no alle cave di basalto. Il responso di 394 no, 40 si e 5 schede bianche non lascia ombra di dubbio sulla volontà dei residenti.  Il risultato è arrivato dalla consultazione avvenuta lo scorso fine settimana al quartiere nove, che comprende le zone di Ponton dell'Elce e Colle Sabazio, dove i residenti sono stati chiamati dal Gruppo Promotore del Comitato di Quartiere 9 di Anguillara a eleggere il direttivo di quartiere e ad esprimersi in merito alla "consultazione popolare" sollecitata dalla precedente amministrazione comunale relativamente alla proposta fatta dalle società estrattrici agli ex amministratori sabatini. 

"L'augurio è che questo risultato prevedibile ed ostacolato dalla precedente Disamministrazione non sia paragonabile ad una vittoria di Pirro". Questo il primo commento a caldo al risultato della petizione da parte di Sergio Manciuria, ex consigliere di opposizione durante la consiliatura Pizzorno, che durante gli anni si è sempre opposto all’apertura di nuove cave ad Anguillara mantenendo sempre alta l’attenzione dell’opinione pubblica su questo problema, anche interpellando l’Autorità giudiziaria, tanto da essere considerato ormai la “memoria storica” della questione.  "Mentre io e pochi residenti ci siamo battuti al Tar – prosegue Manciuria – e nella consiliatura scorsa, i titolari delle nuove cave a ridosso "Paolucci" hanno sbancato h24 grazie ad una convenzione capestro e alla dilazione dei tempi per la sentenza di merito, operata sistematicamente dalla ex giunta matrice PD."

L'appello al sindaco Manciuria lancia poi un appello al neo sindaco pentastellato Sabrina Anselmo: "L'auspicio è che ora la Sindaca Anselmo – aggiunge Manciuria – inverta la rotta e tenga presente la volontà dei cittadini del quartiere nove anche sospendendo immediatamente l'attività e verifichi subito cosa sta succedendo per l'area ex Pennacchi a ridosso di Colle Sabazio dove la cava che è tuttora a cielo aperto e dove è scaduta dal 2011 la polizza per il ripristino ambientale. Chiederò – conclude Manciuria – un incontro in tal senso anche perché non si compra con quattro spiccioli la salute e il disagio recato a chi abita in quell'area".

L'amministrazione comunale
: Giovanni Chiriatti, delegato alle aree periferiche del Comune di Anguillara in merito al referendum indetto dal quartiere 9 che chiedeva ai cittadini se far ritirare il ricorso al Tar promosso dal Comune e accettare  l'offerta economica delle società che gestiscono le cave di basalto ha dichiarato che l'amministrazione comunale rispetterà la volontà dei cittadini e che resta in attesa di conoscere il risultato ufficiale della consultazione popolare.
 




ROMA, SCONTRI SAN GIOVANNI:15 CONDANNE PER 61 ANNI DI RECLUSIONE

Redazione

Roma – Quindici condanne, per complessivi 61 anni di carcere rispetto ai 115 anni chiesti dalla Procura, e due assoluzioni: e' la sentenza decisa, dopo tre ore di camera di consiglio, dai giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma per gli incidenti del 15 ottobre del 2011 avvenuti in occasione della 'Giornata dell'Indignazione' con una manifestazione che, partita da piazza della Repubblica, si sviluppo' lungo via Cavour, via Merulana e in piazza San Giovanni. Proprio in piazza San Giovanni si verifico' l'episodio piu' grave con l'assalto ad una camionetta dell'Arma dei Carabinieri poi data alle fiamme e il ferimento del militare che era a bordo, Fabio Tartaglione, colpito al volto con un palo di legno e raggiunto da una pioggia di sassi. La pena piu' alta e' toccata a Giacomo Spinelli (9 anni di reclusione piu' l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici) che secondo il pm Francesco Minisci faceva parte del gruppo assieme a Mauro Gentile (condannato a 3 anni) che attacco' il blindato. La sentenza ha provocato le proteste di numerose persone presenti in aula (tra imputati e amici) che hanno gridato piu' "vergogna" all'indirizzo del collegio giudicante.

Proprio in relazione alle lesioni riportate da Tartaglione, il tribunale ha condannato Spinelli e Gentile al risarcimento dei danni in separata sede e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 60mila euro complessivi (50mila il solo Spinelli), piu' le spese legali sostenute dalla parte civile. Otto imputati dovranno poi pagare ciascuno una provvisionale di 80mila euro al ministero dell'Interno e della Difesa, di 40mila al ministero dell'Economia e Finanze, di 60mila a Roma Capitale e di 20mila alla municipalizzata Ama spa. Nell'elenco degli imputati, ritenuti colpevoli per alcuni capi di imputazione (e assolti per altri, invece, con varie formule), ci sono Gaetano Azzinnaro (10 mesi di arresto), David Bastioli (3 anni), Emanuele Bonafede (6 anni), Giovanni Caputi (10 mesi di arresto), Francesco Carrieri (8 anni e mezzo), David Ceccarelli (8 anni e 2 mesi), Francesco Cesario (5 anni e 5 mesi), Mauro Gentile (3 anni), Fabrizio Lisci (5 anni e 5 mesi), Salvatore Pappalardo (3 mesi di reclusione, pena sospesa al pagamento dei danni ai dicasteri di Interno e Difesa), Giuseppe Parise (1000 euro di ammenda), Valerio Pascali (4 mesi di arresto), Giacomo Spinelli (9 anni), Nadia Vecchioli (5 anni e 5 mesi), Richard Yabe Condori (5 anni e 5 mesi). Assoluzione per Luigi De Santis e Marco Damiano Zacchetti.

Resistenza aggravata a pubblico ufficiale, devastazione, lesioni aggravate, incendio doloso, turbativa dell'ordine pubblico, danneggiamento, interruzione di pubblico servizio sono i reati originariamente contestati dalla Procura. Il tribunale ha bocciato le richieste di risarcimento dei danni avanzate da Atac spa e da una decina di persone rimaste ferite in occasione degli scontri. Per la Banca Popolare del Lazio, le cui vetrine furono prese d'assalto da uno degli imputati, e' stato disposto il risarcimento dei danni in separato giudizio e il pagamento di una provvisionale pari a 15mila euro




CRAC BANCHE, 100 MILIONI PER RIMBORSARE I RISPARMIATORI

Redazione

I risparmiatori saranno tutelati. Sarà un ''fondo di solidarietà'' finanziato con 100 milioni proveniente dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi la ''ciambella'' per salvaguardare i risparmiatori coinvolti dal crac delle 4 banche interessate dal decreto del governo. E' quanto prevede l'emendamento del governo presentato a Palazzo Chigi. Non sarà la Consob a svolgere il ruolo di "giudice" qualora si realizzasse l'idea degli arbitrati individuali per il ristoro di azionisti e obbligazionisti delle quattro banche alle quali si è applicato il decreto del governo. Sarebbe incoerente, affermano, che un "player" della vicenda possa ergersi a "giudice" per dirimere la controversia. Gli 'arbitri' saranno "scelti tra persone di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità e onorabilità" con decreto del presidente del Consiglio, su proposta del Mef e su delibera del CdM. Un altro emendamento prevede invece che "le modalità e i termini per la presentazione delle istanze" di rimborso dei risparmiatori , "i criteri di quantificazione, nonchè le procedure da esperire, che possono essere in tutto o in parte di natura arbitrale" saranno fissate con un decreto del Mef.

Inoltre arriva un finanziamento ponte da 2,5 miliardi per il fondo di risoluzione unico previsto dal decreto ''salvabanche''. Lo prevede uno degli emendamenti del governo sulle banche coinvolte dal crac. Prevista anche una norma che agevola gli istituti che contribuiscono, consentendo di evitare la penalizzazione dovuta al previsto calo dell'Ires.

Ci sono quasi 16 miliardi di euro di azioni di banche, medie e piccole, non quotate sui mercati regolamentari e difficilmente scambiabili che potrebbero inoltre perdere una parte consistente del loro valore nei prossimi mesi oltre che essere soggetti a eventuali bail in. E' quanto si ricava dai dati Consultique elaborati dall'ANSA che tengono conto di circa 20 istituti di credito.

I dati, spiegano dalla società di analisti indipendenti Consultique, prendono in considerazione il capitale netto che è poi il primo a rispondere delle eventuali perdite sia con le nuove regole che con le precedenti. Le azioni non sono necessariamente titoli 'a rischio' perchè dipende appunto dalla situazione della banca ma in alcuni casi sono illiquide, ovvero non scambiabili facilmente sul mercato come in Borsa e sono state vendute dalla rete delle filiali alla clientela retail magari in cambio di agevolazioni su finanziamenti, mutui o costi commissioni. Scorrendo la lista ai primi due posti vi sono la Popolare Vicenza e la Veneto Banca che possiedono un patrimonio rispettivamente di 3,7 e 2,9 miliardi di euro ma che vedranno, secondo gli analisti, presumibilmente una riduzione del valore delle azioni nel momento della prossima quotazione in Borsa da alcuni stimata fino all'85%.

Da notare che i due hanno anche rispettivamente 1,2 miliardi e 440 milioni di bond subordinati. E va considerato che i titoli delle due banche, come si è già visto, sono stati soggetti a pesanti revisioni del loro valore come ad esempio alla Popolare Vicenza dove le azioni sono state riviste da 62 a 48 euro per adeguarle ai pesanti interventi sul bilancio con l'emersione dei crediti deteriorati. Insomma una severa correzione che investirà gli azionisti e che però, secondo Consultique, non arriva senza avvisaglie. Ancora la Vicenza vedeva 'prezzate' le sue azioni a 1,5 rispetto al patrimonio netto a fronte di un rapporto a 1 o sotto questa soglia, delle altre principali banche italiane. Valori quindi elevati con l'aggravante che tali azioni non potevano essere scambiate sul mercato. Subito dopo le due venete vi è la Popolare di Bari con 1,3 miliardi, istituto cresciuto molto negli ultimi anni grazie alle acquisizioni ma su cui non stati rilevate anomalie particolari. Più staccata arriva la Cassa Risparmio Asti con 771 milioni e la Banca Sella con 617 milioni seguita dalla Cassa risparmio di Bolzano con 504 milioni. Chiude la lista la Banca di credito Popolare con 231 milioni.

L'obiettivo del governo è cercare "di salvaguardare tutti quei cittadini che hanno sottoscritto azioni ed obbligazioni in maniera inconsapevole, che non sono stati adeguatamente informati. Questo è un fatto gravissimo, che va appunto corretto". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, oggi alla Leopolda, parlando della vicenda 'salvataggio banche'. "Il governo – ha aggiunto – come ha detto il ministro Padoan, farà di tutto per trovare le vie per risarcire questi cittadini". "Siamo favorevoli al fatto che ci sia una commissione di inchiesta per capire chi ha mancato di vigilanza, di responsabilità, quindi non abbiamo paura di dire la verità, come sempre". Lo ha detto il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio rispondendo ai giornalisti alla Leopolda sulla vicenda salvabanche.

"Il governo intende dare una risposta. Stiamo preparando una norma che dispone la creazione di un fondo con il contributo delle banche". Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, in Commissione Bilancio della Camera.

Il governo "ritiene che sia possibile definire un intervento compatibile con la disciplina europea degli aiuti di Stato", ha aggiunto Padoan, ricordando che sul caso delle 4 banche sono "in corso verifiche con la Commissione Ue".

"Non si può escludere che le 4 banche abbiano venduto obbligazioni subordinate a persone che presentavano un profilo di rischio incompatibile con la natura di questi titoli di investimento ma questo è quanto andrebbe accertato con un'analisi di ogni singola posizione", ha spiegato il ministro dell'Economia.

A 7 anni dall'inizio della crisi, "il sistema bancario italiano è rimasto in piedi e si è rafforzato in molti suoi punti senza usare neanche un euro di quei 1.100 miliardi spesi da altri in Europa per salvare le banche", ha rivendicato Padoan. Il progetto che coinvolgeva "il fondo di garanzia dei depositanti" non "è risultato praticabile dal nuovo quadro europeo. Quindi la Banca d'Italia ha avviato la procedura di risoluzione, preferibile alla liquidazione", che avrebbe avuto "conseguenze disastrose".

"Non c'è stato nessun baratto, è totalmente falso pensare che ci sia stata qualche forma di baratto tra flessibilità" e scelta di ricorrere al meccanismo di risoluzione anziché al fondo interbancario per il salvataggio delle banche. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla Camera.

Via libera della Ue alla corte d'arbritato per aiutare le vittime del crac dei 4 istituti bancari. La costituzione di una corte d'arbitrato per andare in aiuto agli investitori privati vittime dei crac delle quattro banche è un'ottima idea, sottolineano fonti europee in attesa che da Roma venga resa nota ufficialmente quale soluzione il governo intende adottare.

L'idea di una procedura arbitrale presso la Consob, dunque, riceve parere favorevole da Bruxelles: spetterà a questa stabilire se sono stati venduti prodotti fraudolenti ai privati. A quel punto possono scattare i rimborsi a carico delle bad bank. Per realizzarli in tempi brevi, lo Stato può fare un pre-finanziamento alle bad bank, ma queste dovranno restituire i soldi nel corso del processo di risoluzione.

Riguardo la possibilità di aiuti umanitari per le vittime dle crac, le stesse fonti europee sottolineano che il fallimento di una banca e l'eventuale perdita, per esempio, di un appartamento da parte degli obbligazionisti che hanno subito perdite non può essere considerata una crisi umanitaria come quelle provocate da alluvioni o altri disastri




CIVITAVECCHIA, PENSIONATO PERDE I RISPARMI DI UNA VITA E SI UCCIDE. LA MOGLIE: "ANDRÒ AVANTI"

Redazione

Civitavecchia (RM) – Giallo sul suicidio di un pensionato a Civitavecchia, che ha perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della propria banca.Le sue ultime parole, in cui chiamerebbe in causa il crac del proprio istituto di credito, le ha lasciate scritte su un bigliettino, ritrovato dalla moglie accanto al corpo senza vita del marito. Lui, un 68enne di Civitavecchia che ha visto andare in fumo i risparmi di una vita, non ha retto ed ha deciso di farla finita impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della banca.

A dare l'allarme è stata la moglie che ha avvertito la polizia intervenuta sul posto. Della tragedia, avvenuta il 28 novembre ma di cui solo oggi si è avuta notizia, si sono interessate anche le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori che hanno espresso le condoglianze per la tragedia che ha colpito "un risparmiatore di Civitavecchia che si è suicidato dopo aver appreso di aver perso i risparmi di una vita investiti nella Banca Popolare dell'Etruria e Lazio, oggetto dell'esproprio criminale del risparmio anticipato del bail-in". Le associazioni hanno chiesto al procuratore capo di Civitavecchia di aprire un'indagine per verificare se il decreto sulla risoluzione delle 4 banche sia "compatibile con le norme penali e con la Costituzione". E, secondo quanto si apprende, la vicenda sarebbe ora passata proprio all'attenzione della Procura di Civitavecchia.

Nella serata si sono susseguite diverse ricostruzioni di media online locali, secondo le quali il pensionato avrebbe perso oltre 100.000 euro investiti in obbligazioni subordinate della banca con sede ad Arezzo. Secondo alcune ricostruzioni, il biglietto d'addio non sarebbe stato trovato di fianco al corpo, ma sarebbe una lettera scritta sul proprio computer per spiegare le ragioni del proprio gesto: ragione alla base del ritardo con cui è stata collegata la notizia del suicidio al dissesto delle quattro banche commissariate, attualmente in risoluzione. E proprio i titolari di obbligazioni subordinate di Banca Etruria si sono riuniti oggi presso la Borsa merci di Arezzo: "Avete salvato le banche, avete inguaiato noi", lo sconsolato ritornello ripetuto da diverse persone, con un pensionato che ha sottolineato di aver perso i 20.000 euro che aveva messo da parte nella vita lavorativa. La Ue attacca le banche italiane dopo la vicenda. "Vendevano alla gente prodotti inadatti" e questo ha avuto "conseguenze personali per alcune persone in Italia". Così il commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill. "E' il governo italiano a essere alla guida" del processo di salvataggio "ed ha la responsabilità per questo", ha aggiunto Hill, sottolineando che il governo "ha discusso a lungo con la Commissione, in particolare con la Direzione generale concorrenza" che ha "ritenuto che le misure prese erano compatibili con la legislazione Ue" sui salvataggi bancari.

Sulla vicenda è intervenuto anche il premier Matteo Renzi: "Non sono abituato a strumentalizzare la vita e la morte di alcune persone. Il governo esprime il proprio dolore e fa le condoglianze alla famiglia" ma è "al lavoro per trovare soluzioni". Renzi auspica una commissione di inchiesta sulla tragica vicenda: "C'è pieno interesse del governo a che tutte le autorità preposte facciano tutti gli sforzi per chiarire le responsabilità del passato. Vediamo di buon occhio che il Parlamento apra commissioni di indagine su ciò che è avvenuto nel sistema bancario italiano ed europeo negli ultimi anni", ha detto il presidente del Consiglio.

Il governo opera "con un principio chiaro: le regole sulle banche le ha fatte l'Europa, purtroppo non le scriviamo noi. E dentro quelle regole l'Italia ha fatto di tutto" per salvare "i soldi delle famiglie", dice Matteo Renzi: "Per gli obbligazionisti cerchiamo una soluzione nei limiti delle regole. Vedremo le modalità, vedremo se possibile".

Il Codacons ha deciso di presentare oggi stesso un esposto in Procura per il grave reato di istigazione al suicidio. "Chiediamo alla Procura di Civitavecchia di aprire un'indagine sulla base dell'art. 580 del Codice Penale, volta ad accertare eventuali responsabilità di terzi nel suicidio del pensionato – afferma il Presidente Carlo Rienzi – In particolare vogliamo sapere se eventuali comportamenti di organi pubblici o soggetti privati abbiano potuto in quale modo contribuire al tragico gesto, spingendo l'uomo alla disperazione e quindi al suicidio". "Si tratta di un episodio gravissimo, e il rischio maggiore è quello dell'emulazione – prosegue Rienzi – Per tale motivo è importante ricordare a chi in questi giorni ha perso tutti i risparmi a causa del salvataggio delle 4 banche, che non tutto è perduto, e che esistono azioni legali come quella avviata dal Codacons che mirano al recupero integrale degli investimenti".

ha parlato anche la Cei: "Speriamo che questo faccia riflettere un po' tutti quanti noi a non misurare la vita e il progresso della civiltà soltanto col Pil", commenta il segretario generale della conferenza episcopale italiana Nunzio Galantino.

"Andrò avanti? Se ce la farò sì". Sono le parole della moglie del pensionato rilasciate ai giornalisti assiepati all'esterno del loro villino. Le ultime parole dell'uomo prima di togliersi la vita le ha lasciate scritte su un bigliettino, in cui chiamerebbe in causa il crac del proprio istituto di credito, ritrovato proprio dalla moglie accanto al corpo senza vita del marito. Lui, Luigino D'Angelo, un 68enne di Civitavecchia che ha visto andare in fumo i risparmi di una vita, non ha retto ed ha deciso di farla finita impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della banca.




ZAGAROLO, SFRATTO PER UNA FAMIGLIA DI 10 PERSONE: LO SCANDALO CONTINUA. UN CASO TUTTO DA CHIARIRE

Oggi 18 settembre 2015 presso il tribunale di Tivoli si discute il ricorso costituzionale presentato dalla signora Olga seguita legalmente dal GruppoLibra. I magistrati del Tribunale di Tivoli sono stati segnalati dagli avvocati del gratuito patrocinio al CSM, dopo la denuncia penale senza risposta alla Procura di Perugia

24/07/2015 ZAGAROLO: FAMIGLIA DI ITALIANI SFRATTATA. DENUNCIANO IL RAGGIRO TROPPO TARDI

di Cinzia Marchegiani

Zagarolo (RM) – A Zagarolo si è consumato un caso inquietante e a tratti imbarazzante per le stesse istituzioni che forse potevano monitorare meglio una storia complicata di notai, avvocati e una spirale catastrofica senza fine di un immobile venduto all’asta con annessi terreni alla modica cifra solo di 8.000 euro. L’Osservatore d’Italia che era stato contattato dalla signora Olga Amato, ha seguito da vicino lo sfratto esecutivo dello scorso 22 luglio 2015, il quale purtroppo ha segnato anche a livello penale il compagno di Olga, infatti lo stesso è stato processato in direttissima il giorno successivo.

La vicenda. E’ una storia di cittadini comuni, che comincia quando, quindici anni fa, iniziò il pignoramento della casa dove Olga Amato vive da oltre trent’anni, con l’anziana madre settantenne, il compagno di 64 anni invalido e le figlie con relative famiglie, fra cui tre bambini, di cui uno appena nato.

E’ anche una storia di crisi, banche e presunta malagiustizia per la quale i magistrati del Tribunale di Tivoli sono stati recentemente segnalati dagli avvocati del gratuito patrocinio al CSM, dopo la denuncia penale senza risposta alla Procura di Perugia.

Il caso nel dettaglio. Sulla casa di Olga pesa uno sfratto esecutivo che lo scorso 22 luglio 2015 era stato eseguito dall’ufficiale giudiziario e dalle forze dell’ordine, nonostante fosse stata presentata formalmente una denuncia per accertare il presunto illecito di rilevanza penale degli attori che hanno partecipato alla vendita del terreno con sito sopra l’immobile al prezzo di soli 8.000 euro. 

L’Osservatore d’Italia testimonia con un servizio esclusivo lo sfratto nel Comune di Zagarolo. L’escalation di una giornata febbrile è stato lo sfratto eseguito il 22 luglio 2015, dove l’Osservatore d’Italia presente sul posto ha registrato l’intera giornata. Lo sfratto, causa barricamento della stessa famiglia e la mala organizzazione dell’ufficiale giudiziario (che non aveva tempestivamente informato le forze dell’ordine, vigili del fuoco, veterinario e assistente ai servizi sociali) non è stato portato a compimento e rimandato il prossimo 21 ottobre 2015. Lo stesso servizio giornalistico però fa emergere altre situazioni imbarazzanti che gli stessi avvocati stanno valutando le azioni future e che potrebbero essere resi pubblici presto. 

Il Gruppo Libra e il ricorso costituzionale, per rimediare ad una storie piena di ombre. Per rimediare ad una storie piena di ombre e per accertare i responsabili che avrebbero leso i diritti inalienabili di questa famiglia, Olga aveva presentato il ricorso costituzionale grazie all’intermediazione del gruppo Libra il 17 luglio 2015 con il quale si chiedeva la sospensione immediata dell’esecuzione del rilascio forzoso dell’immobile calendarizzato per la settimana successiva, il 22 Luglio 2015. Il ricorso faceva leva sulla nullità dell’atto di compravendita avvenuto il 20 Ottobre 2005 e probabilmente anche dell’acquisto tramite asta del terreno oggetto dell’esecuzione, poiché la presenza di quattro dei vincoli ambientali e paesaggistici, ne privano del requisito di commerciabilità, ai sensi dell’art. 46, comma 5, del DPR 380/01.

Gruppo Libra spiega i motivi dell’istanza di ricorso costituzionale. Nel caso di Olga sarebbero violati principi basilari, quali il dovere di assicurare pari dignità sociale e diritti umani fondamentali ai cittadini, contenuto agli tabella 2, 3 e 10 Costituzione ed il principio di prevalenza dei diritti inviolabili, anche sociali, sugli interessi privati, agli art. 41, 42 e 47. La legale del Gruppo Libra spiega, anche, che: “Sul piano internazionale hanno rilievo superiore perché ratificati dall’Italia, in base all’art. 10, comma secondo della Carta, la Dichiarazione ONU sui diritti dell’uomo ed i Patti di New York del 1967. Quello sui diritti sociali, economici e culturali, impone agli Stati di assicurare ad ognuno “un livello di vita adeguato per sé e per la propria famiglia, che includa abitazione, alimentazione e vestiario adeguati” ed il “miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita”. E’ stata denunciata anche la violazione dei doveri di ascolto e di agire secondo il preminente interesse dei minori, così come altri imposti dalla Convenzione di New York, nonché del diritto all’autonomia abitativa delle persone con disabilità, contenuta nella più recente Convenzione ONU ad essi dedicata.

A parere del Gruppo tecnico-popolare Libra è anche una questione di rilievo costituzionale, perché incide su diritti fondamentali dell’uomo e di categorie particolarmente protette come bambini, anziani ed invalidi. Per tali motivi era stato promosso il ricorso costituzionale, ma il giudice non aveva bloccato lo sfratto e ha fissato l’udienza per questo venerdì, 18 settembre al Tribunale di Tivoli (RM).

Il Comune di Zagarolo avrebbe propsto una stanza per otto pesone,  l'anziano in strada. Il Gruppo Libra difende questa famiglia caso emblematico di tante ingiustizie italiane e spiega: “Queste le ‘rassicurazioni del Comune di Zagarolo’, padre e figlio divisi, centro d’accoglienza per otto in una stanza ed invalido in strada”.

Olga Amato una leonessa mai arresa. “La nostra casa non si tocca – dice Olga Amato– è scritto nella Costituzione: non si calpestano i diritti dell'uomo! Nessuno ci ha mai regalato niente. Dopo il fallimento dell’azienda di materiali edili di famiglia, è tutto più difficile, con la crisi, la disoccupazione, l’età e le malattie. Viviamo di pochissimo, meno di mille euro in dieci al mese, ma almeno siamo tutti assieme a casa nostra. Che senso ha sfrattare dieci persone, per separarle e mandare donne e bambini in un centro d’accoglienza, che costa mille volte più del valore della casa, che,secondo le stime del Tribunale all’asta giudiziaria, varrebbe 8.000 euro.” Così spiega Olga, che è proprietaria in buona fede della casa e dei due terreni da trent’anni. Ha anche pagato le proprie irregolarità edilizie e riteneva di essere ormai in regola, fino a dieci anni fa, quando le è stato notificata la vendita all’asta. Il Tribunale di Tivoli aveva comunicato il pignoramento solo all’ex proprietario. Quest’ultimo, non solo non aveva trascritto, come promesso, la vendita di uno dei due terreni, ed anzi aveva ipotecato il terreno per debiti bancari, ma era anche deceduto da anni. Da questa assurda vicenda è scaturito più di decennio di battaglie legali di Olga Amato ed i suoi avvocati per fermare l’esecuzione. Da ultimo Olga si è rivolta anche al Gruppo tecnico-popolare Libra, che da due anni s’impegna nel fornire strumenti collettivi comunicativi e legali ai cittadini in difficoltà a causa della crisi, della carenza di democrazia e conseguente dilagare della corruzione.

Prossima tappa annunciata, la Corte Europea. Luca Rossi, che cura la comunicazione nel Gruppo Libra annuncia:“Abbiamo già pronti i successivi passi, in caso di rigetto dell’istanza, molto probabile dopo dieci anni di ripetuti tentativi ed irregolarità – dice per prima cosa ricorreremo alla Corte europea. Proseguirà la campagna #fermiamoladittatura e relativo Appello ai magistrati. Ci saranno anche altri ricorsi individuali per diversi diritti umani, sempre che esistano persone fiere ed in gamba, come Olga e i suoi familiari, che alla crisi generata da altri rispondono da sempre con un chiaro, pacifico, legale, ma deciso: no! Grazie alle capacità di ‘fare rete’ della famiglia ed ai social Libra, già una cinquantina di persone del luogo e non hanno deciso di sostenerli venerdì al tribunale. E’ questo il vero attivismo, quello intelligente.”

Atti nulli? La signora Olga, che non si è mai arresa a questa storia pazzesca, tiene a dimostrare, che entrambi gli atti pubblici, sono ritenuti nulli dalla stessa e che sono stati redatti dal notaio in questione il quale – dichiara Olga Amato: “ha dichiarato durante l’asta giudiziaria nel ‘Provvedimento di determinazione del valore degli immobili pignorati’ datato 11 Ottobre 2004, che il terreno era sottoposto a vincoli e conteneva una costruzione abusiva. Solo un anno dopo, lo stesso notaio nell’atto di compravendita datato 20 Ottobre 2005, certifica la veridicità delle dichiarazioni della Sig.ra V. – dichiarando l’esatto contrario di quanto certificato durante la liquidazione giudiziale del terreno oggetto del procedimento de quo, che il fabbricato è regolare ed il terreno non è sottoposto a vincoli, in presenza dei quali la compravendita registrata non sarebbe potuta regolarmente avvenire”. Nella mattina di venerdì 18 settembre 2105, presso il Tribunale di Tivoli il giudice che ha esaminato l’istanza di ricorso costituzionale presentata a fine luglio, ascolterà le parti in udienza per decidere sul ricorso.

Oggi appuntamento anche per i sostenitori di Olga e la sua famiglia. Già una trentina di persone, anche da fuori Roma, sono pronte a sostenere Olga la mattina di oggi venerdì, 18 settembre al Tribunale di Tivoli in occasione dell'udienza. Il Gruppo Libra può essere contattato tramite e-mail ufficio stampa: gruppotecnicolibra@gmail.com e/o direttamente contattando Luca Rossi Gruppo tecnico Libra: 329 89 73 193 (Blog: www.libranorimbergaitaliana.wordpress.com) e invita la cittadinanza a svegliarsi da questa folle situazione.




MAFIA CAPITALE, IL GIP: "ECCO COME ODEVAINE EVITAVA L'ANTIRICICLAGGIO"

Redazione
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La vicenda Mafia Capitale è talmente ingarbugliata che man mano che vengono svolte indagini, il puzzle è sempre più comprensibile. E’ una vicenda che coinvolge politica, criminalità e finanza e le novità sono sempre dietro l’angolo e spesso anche sconvolgenti, come il coinvolgimento di Alemanno all’interno della vicenda.  Aveva affari in Venezuela Luca Odevaine, componente del Tavolo di Coordinamento Nazionale sui flussi migratori non programmati almeno fino all’ottobre del 2014. In Sudamerica stava cercando di avviare una serie di iniziative imprenditoriali che portava avanti anche grazie ai soldi, provento di corruzione, che intascava dai dirigenti del gruppo “La Cascina”. Per il gip Flavia Costantini, che ha respinto una nuova misura cautelare per lui, considerato che è detenuto da dicembre a Torino e che resterà in carcere altro tempo ancora figurando tra gli imputati del giudizio immediato, e’ indicativa una conversazione del 27 marzo 2014 tra Odevaine e il suo uomo di fiducia: il primo, raccomandando “assoluta riservatezza”, dice all’altro di aver ricevuto denaro in contante, “parte del quale gli consegnava dandogli istruzioni per effettuare versamenti frazionati per importi inferiori ai 5 mila euro” e spiegandogli come evitare che l’istituto bancario facesse la segnalazione in base alla legge sull’antiriciclaggio. Odevaine: “M’hanno dato dei soldi… che devo versare in Venezuela… però me li hanno dati ieri sera per cui stamattina sò andato in banca qua al Monte dei Paschi … e non posso versarli tutti perché sennò mi fanno la segnalazione all’antiriciclaggio… più di 5mila euro per ogni versamento ti segnalano subito… ora per evitare la segnalazione io ho versato 4500 euro a Monte dei Paschi stamattina più altri 4mila e 5 li versiamo domani… poi se tu fai la stessa cosa adesso li’ alla Banca Popolare di Vicenza 4 e 5 oggi, 4 e 5 domani, sono 9 9…18 mi sa che bisognerà fare poi la settimana prossima un altro paio di versamenti, io te li lascio a casa…. le buste gia’ divise con 4 mila e 5 e la settimana prossima li vai a versare… mi sa che complessivamente m’hanno dato circa 30mila euro da versare…”. Gli investigatori dei Ros hanno documentato almeno cinque episodi che con certezza evidenziano “l’effettiva consegna delle somme di denaro” che Odevaine ha pattuito con i dirigenti del gruppo La Cascina. “Le indagini – sottolinea il gip – hanno consentito di individuare gli investimenti di Odevaine all’estero in piena corrispondenza con quanto icasticamente osservato da Salvatore Buzzi che in una conversazione, intercettata nei suoi uffici il 28 marzo del 2014, chiede ai suoi collaboratori: ‘No scusa ma se Odevaine c’ha tutta sta roba, scusa, perché se tu sei stipendiato dal Comune e pigli 3mila euro al mese come fai ad averci un impero in Venezuela? Scusa ma c’ha mezzo Venezuela! come se l’è fatto? col risparmio dello stipendio?'”.. E del resto è lo stesso Odevaine, in un dialogo del 24 ottobre 2014, intercettato, con il commercialista Stefano Bravo a spiegare il nesso “tra le retribuzioni concordate e ricevute dal gruppo La Cascina e il suo ruolo all’interno del Tavolo di Coordinamenti: “… chiaramente stando a questo Tavolo nazionale… avendo questa relazione continua con il Ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giu’ anche perche’ spesso passano per Mineo e poi da Mineo vengono smistati in giro per l’Italia per cui un po’ a Roma e un po’ nel resto d’Italia”.



MAFIA CAPITALE, IL GIP: "ECCO COME ODEVAINE EVITAVA L'ANTIRICICLAGGIO"

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Redazione
La vicenda Mafia Capitale è talmente ingarbugliata che man mano che vengono svolte indagini, il puzzle è sempre più comprensibile. E’ una vicenda che coinvolge politica, criminalità e finanza e le novità sono sempre dietro l’angolo e spesso anche sconvolgenti, come il coinvolgimento di Alemanno all’interno della vicenda.  Aveva affari in Venezuela Luca Odevaine, componente del Tavolo di Coordinamento Nazionale sui flussi migratori non programmati almeno fino all’ottobre del 2014. In Sudamerica stava cercando di avviare una serie di iniziative imprenditoriali che portava avanti anche grazie ai soldi, provento di corruzione, che intascava dai dirigenti del gruppo “La Cascina”. Per il gip Flavia Costantini, che ha respinto una nuova misura cautelare per lui, considerato che è detenuto da dicembre a Torino e che resterà in carcere altro tempo ancora figurando tra gli imputati del giudizio immediato, e’ indicativa una conversazione del 27 marzo 2014 tra Odevaine e il suo uomo di fiducia: il primo, raccomandando “assoluta riservatezza”, dice all’altro di aver ricevuto denaro in contante, “parte del quale gli consegnava dandogli istruzioni per effettuare versamenti frazionati per importi inferiori ai 5 mila euro” e spiegandogli come evitare che l’istituto bancario facesse la segnalazione in base alla legge sull’antiriciclaggio. Odevaine: “M’hanno dato dei soldi… che devo versare in Venezuela… però me li hanno dati ieri sera per cui stamattina sò andato in banca qua al Monte dei Paschi … e non posso versarli tutti perché sennò mi fanno la segnalazione all’antiriciclaggio… più di 5mila euro per ogni versamento ti segnalano subito… ora per evitare la segnalazione io ho versato 4500 euro a Monte dei Paschi stamattina più altri 4mila e 5 li versiamo domani… poi se tu fai la stessa cosa adesso li’ alla Banca Popolare di Vicenza 4 e 5 oggi, 4 e 5 domani, sono 9 9…18 mi sa che bisognerà fare poi la settimana prossima un altro paio di versamenti, io te li lascio a casa…. le buste gia’ divise con 4 mila e 5 e la settimana prossima li vai a versare… mi sa che complessivamente m’hanno dato circa 30mila euro da versare…”. Gli investigatori dei Ros hanno documentato almeno cinque episodi che con certezza evidenziano “l’effettiva consegna delle somme di denaro” che Odevaine ha pattuito con i dirigenti del gruppo La Cascina. “Le indagini – sottolinea il gip – hanno consentito di individuare gli investimenti di Odevaine all’estero in piena corrispondenza con quanto icasticamente osservato da Salvatore Buzzi che in una conversazione, intercettata nei suoi uffici il 28 marzo del 2014, chiede ai suoi collaboratori: ‘No scusa ma se Odevaine c’ha tutta sta roba, scusa, perché se tu sei stipendiato dal Comune e pigli 3mila euro al mese come fai ad averci un impero in Venezuela? Scusa ma c’ha mezzo Venezuela! come se l’è fatto? col risparmio dello stipendio?'”.. E del resto è lo stesso Odevaine, in un dialogo del 24 ottobre 2014, intercettato, con il commercialista Stefano Bravo a spiegare il nesso “tra le retribuzioni concordate e ricevute dal gruppo La Cascina e il suo ruolo all’interno del Tavolo di Coordinamenti: “… chiaramente stando a questo Tavolo nazionale… avendo questa relazione continua con il Ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giu’ anche perche’ spesso passano per Mineo e poi da Mineo vengono smistati in giro per l’Italia per cui un po’ a Roma e un po’ nel resto d’Italia”.



ANGUILLARA, MUSEO CONTADINO: SI ACCENDONO I RIFLETTORI SU "PAESAGGI IN MOVIMENTO"

Redazione
Anguillara (RM)
– I temi della Riforma Agraria, le condizioni di vita degli assegnatari, il rapporto tra braccianti e latifondisti, la creazione di nuovi sistemi cooperativistici, l’attività di pesca sul lago di Bracciano, la trasformazione dei luoghi, sono alcuni dei temi dei quali si parlerà domani alle 10.30 ad Anguillara al Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare Augusto Montori nella nuova sede in via Doria D’Eboli per l’iniziativa Paesaggi in Movimento – L'agricoltura, la pesca, il Credito Cooperativo, il turismo. Una storia per immagini.
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L’iniziativa,  inserita nell'ambito delle attività culturali 2014 promosse ed organizzate dall'Associazione Culturale Sabate, si avvale del  patrocinio del Comune di Anguillara, del Parco di Bracciano-Martignano e del Consorzio Lago Bracciano.
 
L'incontro prevede la proiezione ed il commento di immagini con l'obiettivo di porre in evidenza la trasformazione dei luoghi e dei metodi di lavoro. Intervengono Gino Polidori, Presidente Banca di Credito Cooperativo di Formello e Trevignano Romano, Graziarosa Villani, Presidente Associazione Culturale Sabate, Armando Finocchi, storico e redattore della rivista "Vela".
 
La proiezione sarà l’occasione per riflettere sui cambiamenti del paesaggio che sono avvenuti sul territorio. Al termine l’Associazione Culturale Sabate avrà il piacere di offrire a tutti i partecipanti un aperitivo.
 
L’Associazione informa inoltre che ieri sono stati installati in piazza del Comune ed in piazza “Augusto Montori” due cartelli turistici del Museo Contadino, una installazione attesa da tempo e della quale, dopo tutte le richieste rimaste vane per decenni, si è fatta carico in un’ottica sia di valorizzazione del tessuto urbano che di promozione della struttura museale che opera in modo del tutto volontario dal 1992.