Grande successo per l’asta benefica sull’idrocefalo normoteso
Tra le pareti cariche di storia e creatività di Palazzo Merulana, si è svolta un’iniziativa, organizzata dalla A&G Global Events, che ha saputo coniugare spettacolo, divulgazione scientifica e solidarietà: un’asta benefica originale e coinvolgente ha fatto da motore a una serata intensa, in cui volti noti, arte contemporanea e testimonianze dirette si sono intrecciati per sostenere la lotta all’idrocefalo normoteso.
A rendere speciale l’iniziativa non è stato solo l’obiettivo nobile – raccogliere fondi per la ricerca e sensibilizzare l’opinione pubblica su una patologia ancora poco conosciuta – ma anche la capacità di coinvolgere il pubblico con leggerezza e profondità.
Flavio Insinna
Flavio Insinna, affiancato da Adriana Riccio, ha guidato l’asta con il suo stile inconfondibile, mescolando ironia e partecipazione emotiva. Non si è limitato a fare da presentatore: ha messo cuore e voce a servizio della causa, diventando egli stesso testimone dell’importanza di non voltarsi dall’altra parte.
Il fulcro della serata è stato il racconto della malattia: l’idrocefalo normoteso, patologia neurologica spesso confusa con l’Alzheimer o altre forme di demenza, è ancora poco diagnosticata, nonostante possa essere trattata efficacemente se individuata per tempo.
il professor Gianpaolo Petrella insieme a Flavio Insinna
A spiegarlo, con rigore e passione, il neurologo Gianpaolo Petrella, promotore dell’iniziativa e punto di riferimento nella ricerca su questo disturbo. Le sue parole hanno fornito al pubblico strumenti chiari per comprendere l’urgenza di fare luce su un problema che, pur colpendo migliaia di persone, resta spesso sommerso nell’indifferenza.
A dare ulteriore forza alla narrazione è stato il cortometraggio “Dall’oblio alla luce”, firmato da Francesco Sacco e Vincenzo Mattias, che ha mostrato il lato umano della malattia attraverso immagini forti e parole misurate. Un’opera che ha avuto il merito di restituire dignità a chi combatte in silenzio, troppo spesso senza ricevere diagnosi corrette o ascolto.
il giornalista del TG2, Dario Celli
Commovente la testimonianza del giornalista del Tg2 Dario Celli, che ha raccontato la propria esperienza con l’idrocefalo normoteso.
Il suo racconto, lucido e intenso, ha reso evidente quanto una diagnosi precoce possa trasformare radicalmente la qualità della vita. “Bastava guardarmi camminare per capire che qualcosa non andava”, ha detto.
Parole semplici, ma che arrivano dritte al punto: l’attenzione ai segnali del corpo, l’ascolto, e la possibilità di fare controlli specifici possono davvero fare la differenza tra un destino segnato e una vita restituita.
Durante l’asta sono state battute dieci opere selezionate dal Mad di Fabio D’Achille, ognuna ispirata alla complessità e al valore della mente umana. Lorena Gava e Valentina D’Innocenzi, con competenza e passione, hanno guidato il pubblico alla scoperta dei significati simbolici e tecnici delle opere, restituendo all’arte il suo ruolo di strumento di comprensione e connessione.
Flavio Insinna, figlio di un medico e da sempre vicino a iniziative in ambito sanitario, ha voluto lanciare un messaggio chiaro: “Anche quando una malattia non ci riguarda direttamente, non possiamo far finta che non esista. Donare, sostenere la ricerca, informarsi: tutto questo è responsabilità di ognuno di noi.”
Ed è proprio su questo punto che l’evento ha trovato la sua vera forza: accendere i riflettori sull’importanza della prevenzione e dell’informazione scientifica. Malattie come l’idrocefalo normoteso ci ricordano che la medicina non è solo un affare per specialisti, ma una questione collettiva. Parlare, conoscere, condividere: sono questi gli atti che possono salvare vite, prima ancora delle cure.
In un’epoca in cui si parla troppo spesso di malattia solo quando è emergenza, iniziative come questa mostrano che la cultura può diventare veicolo di prevenzione.
E che, dietro ogni sorriso e ogni applauso, può esserci un passo avanti verso la salute di tutti.