PALERMO: 40MILA STUDENTI PER RICORDARE LA STRAGE DI CAPACI

di Matteo La Stella

Palermo– È fissata per domani la 23esima commemorazione della Strage di Capaci. Alla giornata del memorial, saranno presenti 40mila studenti, oltre alla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e al capo dello Stato Sergio Mattarella. Nell'aula bunker del penitenziario Ucciardone, sono attesi anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e quello dell'Istruzione Stefania Giannini.

Tutti insieme per non dimenticare quel sabato del 1992 in cui le ore 17 e 58 furono scandite dal boato di un'esplosione prodotta da 500 chili di tritolo posti sotto l'autostrada che collega Palermo all'aeroporto. Il bilancio fu di 5 vite spezzate: persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Fu -”L'attentatuni”- secondo il carnefice mafioso Gioacchino La Barbera, seguito, neanche due mesi dopo, da un altro eccidio firmato Cosa Nostra: il 19 luglio in Via Mariano D'Amelio, un'altra bomba non lasciò scampo al giudice Paolo Borsellino, collega e amico d'infanzia di Giovanni Falcone, morto insieme agli agenti Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, con lui per proteggerlo. Anche questa carneficina di stampo mafioso sarà ricordata domani.

Entrambi gli avvenimenti cominciarono a smuovere gli animi delle persone, stanche di quello spaccato fatto di omertà e violenza che aveva caratterizzato i periodi precedenti dove Cosa Nostra la faceva da padrona. La nascita di gruppi spontanei e le lenzuola bianche appese ai balconi di Palermo segnarono l'inizio del rifiuto alla Mafia da parte dei cittadini.

Cgil, Cisl e Uil raccolsero il segnale e organizzarono una mobilitazione nazionale antimafia. All'urlo de -”L'Italia parte civile”-, il 27 giugno 1992 Palermo fu inondata da 100mila persone, giunte da tutto il paese con ogni mezzo di trasporto possibile. Tutti uniti per la legalità e contro il monopolio mafioso, nella manifestazione nazionale unitaria dei sindacati confederali. La sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione Maria Falcone, ricorda in merito che-”In Italia la vera guerra alla mafia si e' scatenata dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando la societa' civile e' scesa in piazza e ha chiesto a gran voce allo Stato un'azione contro il crimine organizzato, degna di uno Stato civile".
Cgil, Cisl e Uil si impegnarono a sostenere con vigore gli apparati dell'investigazione, della sicurezza e dell'azione giudiziaria e, oltretutto, chiesero che il -"Potere mafioso”- venisse -” isolato nelle coscienze; indebolito nelle sue connivenze con i settori inquinati delle istituzioni, della pubblica amministrazione, dell'imprenditoria, dei partiti”-.

L'idea di Bruno Trentin, Sergio D'Antoni e Adriano Musi, rispettivamente teste di serie delle sigle Cgil, Cisl e Uil, era quella di mantenere un moto popolare costante atto a dare stimolo e pressione a tutti i poteri costituzionali.
Per Trentin, il sindacato voleva costruire un-”"un rapporto nuovo fra le forze di pubblica sicurezza e il cittadino: snodo importante per un reale presidio del territorio"-. La protesta, animata dalla stessa dottrina si ripeté 10 anni dopo sempre a Palermo, contro l'economia e la società mafiosa.

Ora, a distanza di 23 anni, l'attuale segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo, evidenzia come oggi-”il punto e' non dimenticare. Non abbassare la guardia. Anzi, tenerla alta a tutti i livelli.Contro corruzione, ingiustizia, economia criminale”- e, chiude -” Prevaricazione parassitaria dei boss”-.