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Cronaca

Palermo, furti in abitazione: sgominata banda di malviventi

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Tempo di lettura 3 minuti Sette gli episodi delittuosi accertati nelle province di Palermo, Caltanissetta e Catania

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PALERMO – Alle prime ore del mattino i Carabinieri della Compagnia di Petralia Sottana hanno dato esecuzione al provvedimento di misura cautelare agli arresti domiciliari, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Termini Imerese – su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di quattro persone, residenti nella provincia di Siracusa e Catania.

L’accusa a carico dei quattro è di aver commesso, in concorso tra loro, una serie di furti in abitazioni – sette gli episodi delittuosi accertati – nelle province di Palermo, Caltanissetta e Catania, nel periodo compreso tra novembre 2015 e gennaio 2016, ai danni di persone anziane, utilizzando anche violenza nei confronti delle stesse vittime in almeno due occasioni.

Le attività investigative svolte in particolare dal Nucleo Operativo e Radiomobile, in collaborazione con il personale delle Stazioni Carabinieri di Alimena e Petralia Soprana sono scaturite dagli arresti eseguiti su ordinanza emessa dall’Autorità Giudiziaria di Termini Imerese nel mese di febbraio 2016 nei confronti dei suddetti Fiaschè Nicola e Crescimone Veronica, in ordine ad un furto in abitazione commesso nel mese di gennaio 2016 ai danni di un’anziana signora di Alimena.
In quell’occasione, simulando di essere medici dell’I.N.P.S. si erano presentati di mattina, ben vestiti e con modi gentili, a casa dell’anziana donna e dopo aver simulato di doverla sottoporre ad una visita medica, prospettandole la possibilità di un aumento della pensione, trafugavano dalla camera da letto 4.000 € in denaro contante e monili in oro. Terminato il “colpo”, adducendo all’anziana donna una scusa, si dileguavano a bordo di un’autovettura marca Ford.
La vittima resasi conto poco dopo di quanto le era accaduto, riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto e così, tramite alcuni vicini di casa, veniva richiesto l’intervento del “112”. Nell’immediatezza i Carabinieri della locale Stazione di Alimena, acquisite le prime informazioni, unitamente ad altre pattuglie, si ponevano alla ricerca della Ford che veniva rinvenuta abbandonata sull’autostrada A/19 direzione Catania con evidenti segni di incidente stradale in cui erano rimasti coinvolti i due, Fiaschè e Crescimone.
Le indagini permettevano di risalire in poco tempo all’identità dei predetti.


Durante l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare e delle contestuali perquisizioni, i militari rinvenivano nella disponibilità degli stessi Fiaschè e Crescimone una somma ingente di denaro contante, sequestrando altresì un conto deposito postale e due telefoni cellulari.
L’esame dei filmati, delle immagini e delle conversazioni WhatsApp, estrapolati proprio dai telefoni cellulari in uso agli indagati, consentivano di acquisire importanti elementi investigativi.
Nello specifico, i militari dell’Arma riuscivano a trovare nella memoria dei cellulari, rinvenuti nella disponibilità di Fiaschè e Crescimone, diverse foto raffiguranti mazzette di banconote di diverso taglio o ancora gli indagati in compagnia tra loro e con addosso diversi monili in oro.
Inoltre, venivano rinvenute alcune foto ritraenti la località dove poco prima gli stessi avevano commesso il reato, mentre in altri filmati si vedevano gli indagati nell’atto di scambiarsi battute riferite a presunti furti appena consumati.
Le indagini successive, sviluppate proprio sulla base di queste rilevanti acquisizioni informative, consentivano di far luce su ulteriori sette furti, commessi in concorso tra loro nelle province di Caltanissetta, Palermo e Catania, documentando le responsabilità penali degli odierni indagati.
In due episodi delittuosi i malviventi, agivano con violenza sulle vittime, nello specifico, in un caso aprivano violentemente la porta di casa, causando la perdita dell’equilibrio di un’anziana donna. Gli accertamenti investigativi hanno consentito di appurare che l’attività criminosa aveva fruttato agli stessi un “bottino” in denaro contante e monili in oro, pari al valore complessivo di 18.000 € circa.


La banda, specializzata nella particolare attività delittuosa, utilizzava sempre lo stesso “modus operandi”, atteso che si presentavano a casa delle loro vittime, abitualmente la mattina ed in alcune occasioni nel primo pomeriggio, asserendo di essere medici dell’I.N.P.S. e mentre fingevano di dover procedere con una visita medica, necessaria a “sbrigare” la pratica relativa alla pensione o quella relativa ad ottenere l’assistenza domiciliare, approfittavano della distrazione degli anziani per rubare tutto il denaro e gli oggetti d’oro che riuscivano a trovare in casa; in altri casi invitavano le vittime a togliersi le fedi o le collane indossate per poterle visitare meglio, riuscendo in questo modo a sottrare loro anche i monili aventi un alto valore affettivo.
Al riguardo, l’Arma dei Carabinieri è impegnata già da tempo su tutto il territorio “Madonita”, svolgendo incontri con le comunità locali, nei locali messi a disposizione dalle Chiese e dai Comuni, per fornire informazioni e spiegare, principalmente agli anziani, come comportarsi in situazioni come quella verificatasi ad Alimena ed in altri territori della stessa provincia di Palermo.

Ecco i nomi dei quattro: 

– FIASCHE’ Nicola, nato ad Avola (SR), classe 1986, residente a Siracusa frazione Belvedere;


– CRESCIMONE Veronica, nata a Siracusa, classe 1989, ivi residente frazione Belvedere;

– CORSARO Massimiliano, nato ad Adrano (CT), classe 1988, ivi residente;

– CIADAMIDARO Pietro, nato ad Adrano (CT), classe 1990, ivi residente.

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Ponzano Romano, “caso del canile lager”: il GIP archivia il procedimento verso il titolare

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Il GIP di Rieti ha archiviato la vicenda che ha visto il titolare di un castello del 1200 con diversi ettari di tenuta a Ponzano Romano finire indagato per il reato previsto dall’articolo 727 del Codice Penale, ovvero di “abbandono di animali”

Una vicenda iniziata due anni fa quando venne diramata la notizia del sequestro di un “canile lager” con 110 husky maltrattati. Il titolare, un uomo di 45 anni, finì quindi indagato per maltrattamento di animali.

Vista la richiesta di archiviazione depositata dal PM – si legge sul decreto di archiviazione – ritenuto, conformemente a quanto sostenuto dal PM, che non è possibile sostenere l’accusa in dibattimento, in quanto: lo stato in cui si trovavano gli animali al momento del controllo non è imputabile al comportamento dell’indagato momentaneamente assente per motivi di salute.

Il 45enne, infatti, al momento del controllo si trovava ricoverato, già da una settimana, al policlinico.

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Kata, la bambina scomparsa a Firenze: gli inquirenti tornano nell’albergo

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Tre mesi dopo la scomparsa della piccola Kata, le indagini sono ripartite dalle immagini di alcune telecamere di videosorveglianza nei pressi dell’hotel Astor di Firenze. Le ricerche della bimba di 5 anni scomparsa dall’ex albergo occupato continuano da mesi e in queste settimane si sono aperte diverse piste che potrebbero portare alla bambina. Stando a quanto reso noto, infatti, si erano aperte due piste che portavano gli inquirenti all’estero: la piccola Kata potrebbe essere stata rapita “per errore” da alcune persone che volevano vendicarsi dell’ex compagna di un narcotrafficante che fino a pochi anni fa viveva in Italia.

La donna ha infatti una bimba della stessa età di Kata e dopo l’arresto dello spacciatore peruviano, poi rimpatriato, si sarebbe trasferita con la sua piccola nell’ex albergo occupato, lì dove la minore scomparsa viveva con la famiglia. A rendere nota per la prima volta la possibilità di un rapimento avvenuto “per errore” sarebbe stato il nonno della bimba che dal Perù avrebbe detto ai familiari di essere pronto a “occuparsi lui del caso”. 

Gli inquirenti tornano nell’albergo degli orrori. In diretta da Firenze lo racconta “Chi l’ha visto?” nella nuova puntata di questa sera mercoledì 20 settembre con Federica Sciarelli questa sera in diretta.

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Cagliari, smantellata un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro nero

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Gli stranieri venivano reclutati dal CAS e portati in diverse aziende agricole e nei vigneti di note cantine della provincia

All’alba di oggi, la Polizia di Stato ha smantellato una presunta associazione a delinquere che reclutava i cittadini stranieri ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Monastir (CA), per farli lavorare in nero in alcune aziende agricole della provincia.

La Squadra Mobile di Cagliari ha eseguito cinque fermi di indiziato di delitto a carico di altrettanti cittadini pakistani, dimoranti a Cagliari, tutti con permesso di soggiorno in Italia, indagati per aver costituito e organizzato un’associazione a delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro nero, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Un altro cittadino pakistano, che avrebbe fatto da autista per l’organizzazione, è stato indagato in stato di libertà quale partecipe dell’associazione a delinquere.

I fermati, ogni mattina, prelevavano dal C.A.S. gli stranieri e li portavano a lavorare in alcune aziende agricole della provincia, che li sfruttavano dando loro una paga di 5 euro l’ora. A volte i lavoratori dovevano provvedere anche a procurarsi il cibo per la  giornata.

Sono 12 i titolari di aziende agricole e cantine indagati in stato di libertà perché avrebbero utilizzato manodopera, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno.

Nell’operazione sono stati impegnati complessivamente 60 uomini della Squadra Mobile, del Reparto Prevenzione Crimine di Abbasanta e del Reparto Mobile di Cagliari.

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