Palermo, Luigi Sanlorenzo: "A prezzo di enormi sacrifici Palermo sta cambiando. Mettiamo in sicurezza il futuro della Città"

di Paolino Canzoneri

PALERMO – Le elezioni amministrative dell'11 giugno sembrano lontane ma un certo fermento in città dimostra palesemente l'opposto. Tutto il comparto politico si sta spendendo con comizi e affissioni pubblciitarie per convincere l'elettore che il voto, questa volta, rappresenti qualcosa di più importante rispetto le precedenti elezioni e questo fatto inoppugnabile è segno tangibile che la città di Palermo confermi già da tempo d'aver intrapreso un cammino verso uno sradicamento definitivo da città nota solo per il terribile passato mafioso. Questo percorso non è stato facile e c'è voluta la volontà e il sacrificio di tanti uomini che ad oggi hanno saputo analizzare e comprendere le reali esigenze di modernità e sviluppo per una città alle prese con la necessità di approcciarsi agli anni duemila con una maturità diversa tesa a valorizzarsi ed apparire per quello che è sempre stata: una città policulturale di rara bellezza. Si perdono nelle strade cittadine decine di slogan più o meno risibili ma si percepisce un sapore un po "deja vù" che non sembra aggiungere nulla di nuovo. Incuriosisce invece uno slogan forse fuori dal comune: " A prezzo di enormi sacrifici Palermo sta cambiando. Mettiamo in sicurezza il futuro della Città".
 
Noi de l'Osservatore d'Italia sentiamo l'esigenza di rincorrere la notizia e abbiamo scelto di intervistare l'autore di questo slogan forte e coraggioso. Dietro a quelle parole c'è Luigi Sanlorenzo, un professore di Filosofia, ex responsabile della formazione manageriale della sede storica del Banco di Sicilia nonchè giornalista pubblicista e tant'altro. Un curriculum d'eccezione che ha fomentato la curiosità di apprendere dalla sua voce le motivazioni che lo hanno spinto a candidarsi al Consiglio Comunale di Palermo a sostegno dell'attuale sindaco Leoluca Orlando: 
 
Un premessa doverosa prima di entrare nel vivo; chi è Luigi Sanlorenzo?
 
Non è facile raccontare 40 anni di impegno in 60 anni di età, sopratutto quando come nel mio caso io penso di avere vissuto più vite nel senso che ho avuto una prima parte di vita di "tipo bancario" anche se di banca in senso stretto mi sono occupato poco perchè  curavo soprattutto la formazione del personale, poi una seconda parte in cui ho deciso di lasciare volontariamente la banca per occuparmi della formazione manageriale a tutto campo e dell'Università nella quale ho insegnato come professore a contratto per circa 10 anni e poi quest'ultima parte nella quale invece mi è capitato, per completare il mio percorso contributivo, di tornare a scuola, dico tornare perchè avendo vinto il concorso a cattedra prima ancora di entrare in banca a 21 anni, lo avevo accantonato;  da 2 anni  insegno filosofia in un Liceo ma si tratta comunque di una esperienza lavorativa conclusiva visto che nel volgere di 1 o 2 anni andrò in pensione.

Passione politica, senso civico o desiderio di migliorare aspetti della sua città; cosa l'ha spinto a spendersi personalmente nel districato mondo della politica a Palermo?
 
Diciamo che io vengo da un "prepolitico" cioè da una formazione maturata all'interno dello scoutismo che mi ha portato a considerare come naturale l'impegno di tipo educativo come palestra per un impegno politico a tutto tondo. Come spesso accade il mio percorso poltico, nasce da un incontro nel 1985 con un giovanissimo sindaco eletto da appena un mese, Leoluca Orlando, che partecipando ad una manifestazione internazionale Scout che io organizzavo come responsabile provinciale  dell'AGESCI a Palermo. Venne a trovarci Villa Trabia   e rimase impressionato dalla capacità e dalla forza che i giovani avevano nel sognare e immaginare una città diversa;  erano gli anni in cui Villa Trabia era chiusa al pubblico ed era diventato un luogo "fantasma"; io riuscii a farmi consentire dalla proprietà che all'epoca era il Banco di Sicilia di poterla utilizzare per una intera settimana con apertura al pubblico con iniziative di giochi e celebrazione della settimana internazionale dello Scoutismo con tutto un programma che vedeva l'immaginazione al potere nel senso che invitava questi ragazzi ad immaginare come sarebbe stata Palermo nei prossimi 10 anni. Da questo comune intendimento nacque una amicizia molto forte oltre che politica con Orlando e quando nel 1991 venne fondata la Rete io fui tra coloro che aderirono tra i primi divenendo Consigliere Comunale della Rete nel 1994. Esperienza che durò fino al 1997.
 
Vista la sua esperienza nel campo dell'amministrazione e del managment, quali saranno i punti essenziali del suo operato qualora fosse eletto?
 
Qui dobbiamo assolutamente qualcosa che andrebbe spiegata anche a molti neo candidati al Consiglio Comunale che ovviamente seguo sui social media etc e che illustrano proclami come se si stessero candidando a diventare sindaci o addirittura come se si stessero candidando a diventare presidenti della Regione; è una cosa assolutamente ridicola perchè il programma del Consigliere Comunale non esiste. Esiste invece il sostegno o l'opposizione al Sindaco quindi tante velleità che io vedo esprimere pur di farsi votare dalle persone e che talvolta riguardano temi stratosferici mondiali o universali e che sicuramente sono una base della propria visione del mondo però hanno poco a che vedere con il ruolo del Consiglio Comunale. Si sceglie di candidarsi e io sono alla mia terza candidatura e so bene cosa voglia dire fare il Consigliere Comunale; vuol dire essenzialmente due cose, se si è Consiglieri di maggioranza, garantire in tutti i modi  che l'azione del Sindaco trovi nel Consiglio un sostegno forte  agli atti che l'amministrazione ritiene essenziali per realizzare il proprio programma; se si è un conisiglieri di opposizione,  consiste nell'esercitare il controllo che l'amministrazione stia operando nel rispetto delle leggi, nel rispetto della trasparenza e nel rispetto dei diritti dei cittadini. Quindi un Consigliere non è un "battitore libero", è un lavoro di grande passione e di grande umiltà sopratutto se si è Consiglieri di maggioranza, ruolo che ha davanti a se lunghe e lunghe sedute dove si è anche liberi di presentare delle delibere proprie anche se il 90% delle delibere che arrivano in Consiglio Comunale sono proposte dell'amministrazione.
 
Volendo immaginare esista un suo personale programma?
 
Per uno come me che ha cominciato il percorso che oggi abbiamo sotto gli occhi che è quello della trasformazione culturale della città come premessa essenziale per qualsiasi altro tipo di cambiamento che va dalla macchina in doppia fila al conferimento dei rifiuti fuori orario, il mio programma è portare a compimento questo processo nel superiore convincimento che tutte le volte che esso è stato interrotto ogni volta è stato necessario dire "dove eravamo rimasti?" e riprendere le fila. Sopratutto per riparare i guasti che erano stati fatti nel frattempo. Portare quindi a compimento il programma che abbiamo sviluppato a partire dalla Consiliatura 93-97 che consisteva nella rigenerazione culturale della città intesa come premessa essenziale per potere risolvere tutti gli altri problemi, da quelli più quotidiani spesso dovuti a forme di inciviltà,  ai problemi più vasti come quello di ribaltare l'immagine di Palermo nel mondo. Non possiamo immaginare il futuro di questa terra  attraverso una visione industriale, nè possiamo immaginare che la pubblica amministrazione sia l'unico motore che generi il reddito in una città. Quindi il problema era capire come trasformare Palermo e come regalarle un nuovo futuro di città internazionale e di cultura grazie anche alla convivenza di culture diverse.

Nel secondo mandato di Orlando, c'è qualcosa che secondo lei non ha funzionato o che si sarebbe dovuto fare meglio e cosa invece la ritiene soddisfatto completamente?
 
Dobbiamo iniziare valutando in che condizioni questa amministrazione si è insediata. C'erano due grandi aziende pubbliche municipalizzate  assolutamente sull'orlo del fallimento: AMIA e GESIP due aziende con all'interno migliaia e migliaia di dipendenti e quindi si può immaginare con quante famiglie dietro. Questa situazione di grandissimo allarme pesava sul bilancio comunale e sostanzialmente ha ritardato l'avvio di questa amministrazione. I primi due anni sono serviti a salvare questa città dal default con un colpo all'immagine che sarebbe stato terribile. Quindi possiamo dire che questa amministrazione ha ripreso solo tre anni fa da dove eravamo arrivati e se ci guardiamo intorno  quello che è stato fatto in questi tre anni ha quasi del miracoloso. Una città che è passata dall'essere capitale della mafia a capitale della cultura, con parti inserite come patrimonio arabo-normanno dell'UNESCO, una città che ha risanato le due aziende che dicevo prima senza perdere un solo dipendente, a portare all'attivo aziende come l'AMG del gas o l'AMAP dell'acqua, ormai a Palermo l'acqua non manca più nelle case. Quello che negli anni 90 è stato il coraggio nel ribaltare anche una concezione urbanistica della città che era ancora quella di Ciancimino quindi questa idea di stop al consumo di suolo a Palermo significa sostanzialmente riqualificazione di tutto e sopratutto l'idea che se Palermo vuole diventare quello che sta diventando deve rinunciare a cose che non sono più compatibili. Se scegliamo la ZTL e i commercianti si vengono a lamentare, dobbiamo spiegare che in Via Roma il commercio era già al collasso. Via Roma nacque strada commerciale nei pressi della stazione dove si veniva con le corriere dai paesi e si compravano pentole, i corredi del le figlie e quant'altro; oggi basta andare in un qualsiasi paese e a 300 metri c'è un enorme centro commerciale. Da qui la scelta delle crescenti pedonalizzazioni: ed è stato difficile per le resistenze avute ma in larga parte è stato attuato. Invito a ricordare cosa fosse Piazza Bellini, un tappeto di macchine posteggiate o cosa fossero Via Maqeda, piazza Borsa o piazza Sant'Anna anch'essa piena di macchine e oggi invece diventata un set. Hanno prenotato Palermo decine e decine di produzioni cinematografiche, Palermo sta diventando un set cinematografico proprio per le quelle caratteristiche che la rendono scenario ideale non soltanto per film sulla mafia e quindi Palermo diventa una città palcoscenico a livello nazionale e internazionale. A questo potremmo aggiungere tante altre cose che stanno completamente modificando e trasformando la mentalità del palermitano; oggi abbiamo un tram che ha cambiato la vita alle periferie in particolare a quella che più ha pagato in termini di emarginazione  che è la Brancaccio di Padre Puglisi.

Lei da giornalista pubblicista collabora con alcuni giornali, che opinione ha sul futuro dell'informazione web o cartacea. Dove siamo diretti?
 
Io credo che l'informazione mai come oggi abbia il grande dovere  di controllare e stare col fiato sul collo del potere, questo è il grande ruolo che ha l'informazione e per questo è sempre meglio ed auspicabile una informazione libera ed autonoma che non sia controllata dalla mano pubblica. Tenuto conto di come si svilupperà il processo democratico e come accanto a questo si svilupperanno anche delle forme complesse di leaderismo, per difendersi dall'eccesso di assemblearismo da una parte e dall'eccesso di leaderismo dall'altra parte, credo che l'unica funzione possa essere svolta dalla stampa che considero l'unica difesa non solo della verità ma soprattutto del diritto del cittadino di sapere. Mai come oggi purtroppo la presenza di hackers, fake news e di elementi che inquinano l'informazione per poter agevolare questa o quella "parte", ha bisogno di una stampa intelligente. Credo che oggi  il ruolo di giornalista sia duplice: da una parte preservare e conservare la memoria perchè è l'unico modo per evitare di ripetere gli errori commessi, dall'altra quella di proteggere le società dall'ascesa o di populismi o di leaderismi riuscendo a dire che "il re è nudo" e quindi anche utilizzando la satira, l'ironia,  ovviamente nel rispetto però della dignità persona.

Cosa augura alla città di Palermo e cosa agli elettori che dovranno scegliere con il loto voto il futuro?
 
Più che augurare mi sento di mettere in guardia gli elettori di Palermo dal possibile ritorno di amministrazioni che non abbiano una visione di Palermo come città internazionale e che continuino a pensarla come una città ripiegata su se stessa che si occupa esclusivamente dei propri bisogni quotidiani. Se  si dovesse interrompere questo difficile percorso si rimarrà una città normale dove per "normale" intendo una città che non attrae; oggi invece la sfida che il mondo pone ai dei territori è quella di attrarre  le migliori professionalità, i migliori investimenti le migliori garanzie per l’esercizio dei diritti civili. Un luogo i cui i diritti civili sono assolutamente centrali e vengono rispettati a prescindere da razza, religione e di attrarre da un punto di vista turistico. Per fare questo una città deve andare incontro al mondo e voglio ricordare che questa amministrazione ha una quantità di rapporti internazionali come nessuna città in Italia. L’attuale Sindaco più volte al mese riceve delegazioni di Paesi anche lontanissimi che vogliono conoscere Palermo, che oggi viene vista come modello di una città metropolitana in grado di mettere in pratica le opportunità del nostro tempo. Una città che dice no alle privatizzazioni dei luoghi, degli spazi e dei servizi; una città che dice si all'accoglienza dei migranti che addirittura considera "cittadini" automaticamente,  che consente una pacifica convivenza con etnie di ogni genere e in particolare con quella musulmana che oggi è l'unico antidoto al radicalismo islamico perchè soltanto se si ha un rapporto tra la città e la comunità etnica si ha anche la possibilità di avere da parte di questa comunità una collaborazione che nessuna intelligence riuscirà mai ad avere. Se c'è una intesa forte tra la città e la comunità e la comunità sa che al proprio interno ci può essere qualche elemento che può deviare verso forme di radicalismo, sarò la comunità stessa ad isolare questi elementi  e  a fornire informazioni. Ecco perchè ha grande importanza che a disposizione dei migranti di Palermo ci sia larga parte del centro storico e non un ghetto periferico adibito e costruito per loro come purtroppo si sta facendo in altre regioni città del nord. Nella misura si ghettizzano i migranti rendendoli cittadini di serie B ne perdi il controllo. Ma Palermo da duemila anni è una città multietnica e multiculturale, luogo di convivenze e tolleranza un modello per il mondo che si prepara.