Palermo M5s, caso firme false: arriva il primo "pentito" pentastellato

 

di Paolino Canzoneri

PALERMO – Un'attivista del M5S sembra stia "vuotando il sacco" raccontando ai PM Claudia Ferrari e Dino Petralia particolari e dettagli relativi alle firme false presentate nel capoluogo siciliano durante le elezioni comunali del 2012.

L'attivista avrebbe raccontato ai pm, oltre al fatto di aver partecipato alla riproduzione di firme false per la presentazione della lista per la candidatura a sindaco di Riccardo Nuti, oggi deputato M5S, anche chi c'era in quell'occasione, indicandone i nominativi.

I magistrati avrebbero già interrogato, nei locali della Digos di Roma, come persone informate sui fatti, alcune persone. Secondo indiscrezioni, anche dei deputati pentastellati. Tra cui Giulia Di Vita e Andrea Cecconi.

 

Le liste con le firme ricopiate e depositate in tribunale sono oggetto di una indagine dalla Procura che da procedimento penale a carico di ignoti passerà a veri e proprio avvisi di garanzia. I Parlamentari sentiti dai PM in qualità di persone informate sui fatti sono Giulia Di Vita., Andrea Cecconi, Chiara Di Benedetto e Loredana Lupo. Di fatto la norma punisce penalmente con reclusione dai due ai cinque anni e i PM titolari dell'inchiesta della Procura di Palermo hanno inviato gli interrogatori.

 

A scoprire il fatto alcuni giornalisti della trasmissione Le Iene che, in un servizio trasmesso in televisione poche settimane fà, hanno portato alla luce una presunta falsificazione ad opera del Movimento 5 Stelle, di oltre 2000 firme raccolte per presentarsi alle elezioni comunali a Palermo di pochi anni fa. Sembra infatti che prima del deposito delle liste delle firme sia sorta l'esigenza di controllare l'esattezza dei dati anagrafici e una volta riscontrati degli errori, onde evitare la cancellazione dei nomi con i dati inesatti ad insaputa degli stessi firmatari, si sia proceduto ad una ricopiatura in un nuovo foglio lista ricopiandone pure la firma, atto assolutamente proibito quale palese reato.

 

Beppe Grillo per smarcarsi dall'evidente imbarazzo ha minimizzato asserendo che si è trattato non di falsificazione bensì di ricopiatura delle firme, che secondo lui è tutt'altra cosa, meno grave mentre Di Battista ai microfoni dei cronisti delle TV si è detto fiducioso sul lavoro scrupoloso della magistratura.

 

Una brutta tegola sulla testa del M5S che sembri stia provando come la gestione della burocrazia sia data in mano ad inesperti proprio lì dove conta, dove "l'onestà", parola usata ed abusata nei vari slogan, sia una brutta "ricopiatura" di un concetto fine a se stesso e poco condiviso nella realtà delle cose.