PALERMO: OPERAZIONE "TORRE DEI DIAVOLI", 3 NUOVE ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE

di Angelo Barraco
 
Palermo – L’Operazione denominata “Torre Dei Diavoli” ha portato, in data 11/12/2015, a sei provvedimenti di fermo eseguiti dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Palermo nei confronti di Giuseppe Greco, Natale Giuseppe Gambino, Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi, Lorenzo Scarantino, Francesco Urso. I sei soggetti sono accusati a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa e reati in materia di armi. L’attività investigativa non si è fermata e le indagini connesse all’operazione “Torre Dei Diavoli” hanno portato a un’operazione, eseguita dai Carabinieri del R.O.S e del Comando Provinciale di Palermo, con ulteriori 3 ordinanze di custodie cautelari in carcere emesse dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia. I destinatari dei provvedimenti restrittivi –già detenuti per altre cause- sono oggi accusati dell’omicidio di Salvatore Sciacchitano e del tentato omicidio di Antonino Arizzi e di detenzione e porto delle armi usate per l’agguato. Ma chi sono i tre soggetti?
 
Il primo soggetto si chiama Salvatore Profeta, classe 1945. Su di lui sono scattate le misure cautelari poiché reputato il mandante. Profeta è un Uomo d’Onore della famiglia di Santa Maria di Gesù. L’uomo è già stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Era stato scarcerato a fine 2011 dopo una detenzione durata 18 anni, in seguito alla richiesta di rinvio per la strage di via D’Amelio. Le testimonianze dei collaboratori di giustizia riferiscono che l’ingresso dell’uomo in Cosa Nostra avvenne negli anni 80, precisamente nel corso della seconda sanguinosa guerra di mafia. In quella mattanza e in quel gioco a scacchi, Profeta si era schierato con i corleonesi di Provenzano e Riina. Inoltre venne coinvolto nel famoso blitz di Villagrazia del 1981 che portò, dopo un violentissimo conflitto a fuoco, all’arresto di otto uomini d’onore e la fuga di altri sei. Dopo la morte di Stefano Bontade, capo del mandamento di Santa Maria di Gesù, Profeta era stato promosso al rango di capo decina. Le indagini hanno appurato che Profeta ha rifiutato qualsiasi carica elettiva, sia per l’età e sia per la sua parentela con il collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino. Emerge inoltre che il capofamiglia Giuseppe Greco, reputava Salvatore Profeta il suo consigliere.
 
Il secondo soggetto è Antonino Profeta. Chi è costui? È il figlio di Salvatore Profeta e “figghiozzu” di Giuseppe Greco che lo avrebbe scelto come suo rappresentante. Nella gerarchia mafiosa non c’è tale posizione, ma al giovane avrebbe permesso di interloquire con altri soggetti e inoltre non avrebbe avuto le limitazioni tipiche del soldato  e con la dipendenza esclusiva dal capo della famiglia ovvero, nella sola ipotesi di temporanea assenza del vertice, dal sottocapo. Il suo incarico dimostra anche lo spessore che aveva all’interno dell’organizzazione criminale. 
 
Il terzo soggetto è Francesco Pedalino, genero di Salvatore Profeta e cognato di Antonino Profeta. L’uomo sarebbe stato designato capo decina nell’ultimo periodo, e avrebbe posto alle sue dipendenze uomini armati più anziani. 
 
Antonino Profeta e Francesco Pedalino, come del resto il figlio di quest’ultimo Gabriele Pedalino, rappresentavano le nuove leve e riscuotevano ampia fiducia. Sono stato convalidati dal GIP di Palermo operati in data 11.12.2015 nei confronti di Giuseppe Greco, Natale Giuseppe Gambino, Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi, Lorenzo Scarantino, Francesco Urso.
 
Operazione “Torre Dei Diavoli”: In data 11/12/2015 sono stati emessi dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Palermo, sei provvedimenti di fermo eseguiti dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Palermo nei confronti di Giuseppe Greco, Natale Giuseppe Gambino, Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi, Lorenzo Scarantino, Francesco Urso. I sei soggetti sono accusati a vario titolo di omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa e reati in materia di armi. L’operazione è stata denominata “Torre dei Diavoli”, che prende il nome dalla zone che oggi corrisponde al rione della Guadagna, e le indagini hanno accertato che la famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, dell’omonimo mandamento, di cui è stato accertato un iter di riorganizzazione e soprattutto una capacità militare che ha portato al recente omicidio di Salvatore Sciacchitano e al ferimento di Antonino Arizzi. Le indagini hanno accertato che al vertice del mandamento c’era Giuseppe Greco, che era stato condannato nel corso dell’indagine denominata “Ghiaccio” e fratello di Carlo Greco, ergastolano ed elemento di spicco del clan negli anni 90 unitamente a Pietro Aglieri. Dalle indagini è emerso che il sottocapo era Natale Giuseppe Gambino, che in passato era legato a Pietro Aglieri e in Salvatore Profeta che era già stato coinvolto nel blitz di Villagrazia. Nell’ottobre del 2011 questi ultimi due soggetti furono scarcerati a seguito della revisione del processo per la Strage di Via d’Amelio e secondo le risultanze acquisite si sarebbero aggiunti Salvatore Profeta e Francesco Pedalino. In seguito all’omicidio di Giuseppe Calascibetta, avvenuto il 19/09/2011, ad impugnare le redini del clan sarebbe stato Giuseppe Greco che avrebbe richiesto anche la messa in pratica di rituali da parte degli altri uomini d’onore. 
 
Elezione capofamiglia. Dalle indagini è emerso un elemento inedito che fino ad ora non era mai stato documentato, ovvero le elezioni del capofamiglia. In merito al rituale si conoscevano aneddoti attraverso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia come Tommaso “masino” Buscetta, Vincenzo Marsala, Salvatore Contorno, Francesco Marino Mannoia. L’elezione segue il modus operandi delle procedure di elezioni politiche attuali, quindi basato su un sistema di propaganda a favore dei candidati. In questo caso non ci sarebbe stata una figura antagonista a Giuseppe Greco che sin da subito ha ottenuto il consenso anche in funzione della carica di reggente già assunta. Dopo l’attività di propaganda si passa all’elezione dove tutti gli affiliati esprimono il proprio voto a scrutinio palese (ad alzata di mano), in passato però si utilizzavano le urne che venivano consegnate ai capidecina che si occupavano di raccogliere i voti tra i soldati (120 unità). Oggi l’elezione avviene soltanto per il capofamiglia e consigliere, a scegliere il sottocapo e il capo decina è lo stesso Capofamiglia. Dalle indagini è emerso un ricordo vivo per Stefano Bontade, denominato “il principe di Villagrazia e/o il Falco”, ucciso il 23/04/1981 dai Corleonesi in seguito al tradimento dei suoi più stretti collaboratori. Tra gli indagati viene ricordato Bontade con queste parole: “il generale non ne ha vinto mai guerra senza soldati”. 
 
In merito alla morte di Salvatore Sciacchitano, ucciso la sera del 3 ottobre tra via della Conciliazione e Via della Concordia, da un commando di tre killer a bordo di un automobile. In quella circostanza è stato ferito anche Antonino Arizzi. Le indagini hanno individuato come causa dell’uccisione di Sciacchitano la sua partecipazione, anche se soltanto per poche ore, ad ferimento di Luigi Cona. Legato ad esponenti della famiglia di Santa Maria di Gesù. Il delitto di Sciacchitano è stata ben organizzata dai killer poiché hanno provveduto a non portare apparecchi telefonici per non essere localizzati e lo hanno prima gambizzato per impedire la fuga e poi lo hanno ucciso con il colpo di grazia. Le attività investigative hanno portato all’individuazione dei sei soggetti ma hanno anche evidenziato come vi sia un legame alla tradizione e ai rituali di Cosa Nostra e un forte legame al passato.