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Cronaca

PALERMO, ZEN: COPPIA RAPINATA DAL NIPOTE

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Tempo di lettura 2 minutiLe modalità della rapina e di accesso all’appartamento, furono scandite da elementi e circostanze tali da orientare, sin da subito, gli investigatori su una 'mano interna'

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Redazione

Palermo – Un’operazione della Polizia ha portato all’arresto di quattro persone che sono accusate di essere responsabili di una rapina.

Il fatto è avvenuto lo scorso settembre, presso il quartiere Zen, dove ad essere rapinata è stata una coppia del luogo e perdipiù il rapinatore è risultato essere il nipote della coppia.. E’ stato disposto un provvedimento di custodia cautelare in carcere per quattro persone, tutti dello Zen.

Ecco i loro nomi: Benito Biondo di 24 anni, Salvatore Puntaloro di 32 anni, Salvatore Orlando di 24 anni e Salvatore Zarcone di 23 anni, quest’ultimo sarebbe il basista della rapina. I rapinatori hanno fatto irruzione nell’appartamento incappucciati con il passamontagna ed armati con coltello, hanno tenuto sotto minaccia di coltello le vittime e si son fatti consegnare gli oggetti di valore. Luca Salvemini, dirigente del Commissariato di San Lorenzo dice a tal riguardo: “Le modalità di consumazione della rapina e di accesso all’appartamento, furono scandite da elementi e circostanze tali da orientare, sin da subito, gli investigatori su una 'mano interna': l’esistenza, cioè, di un vincolo di conoscenza, se non di familiarità, tra vittime ed assalitori, seppur questi ultimi avessero adottato la cautela di incappucciarsi“. La rapina ha fruttato hai rapinatori un bottino di 30 mila euro, tra gioielli e contanti. Luca Salvemini dice in merito all’indagine condotta: “Le indagini hanno accertato come a muovere Zarcone sia stata non solo una esecrabile sete di denaro ma anche motivi di risentimento familiare, probabilmente legati ad inique spartizioni di denaro in ambito parentale. Le indagini dei poliziotti si sono avvalse anche di sofisticate attività di intercettazione ambientale, alcune delle quali hanno fornito spaccati significativi e singolari come quello in cui Zarcone, da solo nell’abitacolo della sua vettura, prefigurava, con voce nitida e tono deciso, lo scenario del suo possibile futuro arresto ed il conseguente dialogo con l’avvocato di fiducia. Tale dialogo ha sostanzialmente rilevato profili autoaccusatori in relazione alle sue responsabilità nel ruolo di pianificatore dell’assalto“ .