PANPOESIA…QUANDO LA CULTURA SI LEGGE E SI MANGIA: INTERVISTA A GIULIANO BELLONI

di Chiara Rai

Sapori, colori, bellezza e natura. Per questo e tanti altri motivi abbiamo voluto intervistare lo scrittore e giornalista Giuliano Belloni che ha saputo fondere la bellezza della cultura con la bontà di acqua e farina…

Com'è nata la passione per la scrittura?
Beh, ho 62 anni. Sono laureato in filosofia e svolgo attività di scrittore giornalista. Ma quello che mi definisce meglio potrei dire, agripoeta. La mia famiglia povera e contadina mi ha permesso di farmi studiare. Quasi che vedessero in me realizzati i loro progetti e utilizzassero le mie parole, i miei discorsi come un prolungamento dei loro. Ma chi mi ha dato l'impulso vero è stato mio nonno, Romeo. Mio nonno un ragazzo del 1899, chiamato alla guerra del 15-18, non salendo nulla di armi. Era contadino e cosi slacciò i suoi scarponi e allacciò gli anfibi per scalare dirupi e altezze dell'odio. La sua vita nelle Alpi fu racconto costante ogni volta che io tornavo dalla scuola. Vicino al camino mentre sbraciava la cenere, quasi a ravvivare la sua memoria. Non mi parlò mai della guerra, fu una sorta ante litteram della ..Vita è bella…di Benigni. Mi parlò dei profumi, degli odori, dei colori, della verdezza dell'erba, del candore della neve, dei silenzi, degli uccelli. La prima volta che io vidi le Dolomiti mi misi a piangere. Erano come il nonno me le aveva descritte.
Mi portava d'estate in campagna. E si partiva alla buon'ora, prima dell'alba. Allora con tenera precauzione mi calava, avendo un possente mulo, al lato dentro un grande canestro. Io mi ricoprivo di una coperta e avevl solo gli occhi scoperti per guardare le stelle. Sentivo il clok clok degli zoccoli del mulo. Pensavo che prima o poi le zampe posteriori avrebbero ostacolato quelle anteriori ma non avvenne mai. Anzi ogni mattino quel suono entrava dentro di me, facendone parte. Era il ritmo, la danza del ritmo poetico che timidamente cantava. Era la colonna sonora del mattino. Il primo ritmo poetico che intesi e che ora continua a far parte di me.
Da lui ho appreso che la terra è un luogo ma anche una regola di vita. Il sole, le stagioni, le fasi della luna, la semina, i raccolti, la paura, la speranza, la morte, la rinascita, la pioggia, la siccità, l'attesa, gli alberi, gli animali sono tutti ingredienti di questa Civiltà.
Ma questa civiltà sta scomparendo. È la prima volta che una civiltà scompare senza eserciti schierati e senza spargimento di sangue. Scompare…

Perché questi libri?
Ho voluto col mio primo ljbro di poesia "L'olio nell'insalata" edito da Ihiskos nel 2003 parlare dei mestieri di questa civiltà ormai scomparsi. Mi sono sentito subito un ex. Non avevo più una identità, una definizione e dunque era necessario un secondo libro "Pane e Pomodoro", edito da Ibiskos nel 2005, perché auspicasse un linguaggio tra la natura e l'uomo per cercare un punto di incontro e di intesa.
Che strani titoli per due libri di poesia! Nel primo libro ho immaginato una pagina di vita contadina, quando finita la mietitura del grano ci si riuniva nell'aia a circolo condividendo insalata poco olio e tanto pane.
Nel secondo invece, pane e pomodoro, è la frugalità della vita contadina che ci manda segnali semplici e ordinati per interpretare la natura.

Sei nostalgico?
No. Io vivo questo momento di trapasso e lo amo. Questo secolo in continua trasformazione attende la nostra mano, il nostro ingegno, la nostra opera per definirsi.


Di cosa ti occupi in questo momento?
Collaboro con un giornale on line…Informacibo…che ha funzione di Ansa nel campo agroalimentare. Il mio compito è di narrare storie. Ho individuato in questo mondo agroalimentare una funzione importante. Si gli chef, gli operatori e tutti gli addetti ai lavori, possono assolvere una funzione vicaria di trasferimento ei valori che prima erano di proprietà della civiltà contadina.

Parlaci di profumi, odori, colori, riti, tradizioni, usi…
Chi non ricorda, almeno i più anziani il profumo della domenica mattina? Il lrofumo della cipolla, dell'aglio, dell'olio che entrava nelle camera mentre si restava un pò di più nel letto. Lo ricordo bene. Ma a me quel profumo era caro perché mi anticipava le coccole e le tenerezze che durante la settimana non avevo. Mamma e papà andavano nei campi, perche contadini e poveri.
Dunque quel profumo è una narrazione di una storia. È una narrazione di una emozione. Cibo ed emozione sono intimi. Perche ci sono cibi che si mangiano e ci sono cibi che si guardano, come vere opere d'arte. Se guardo un tramonto, se sento un brano di musica mi emoziono. Come quando vedo i colori composti di un piatto.

Che bello, facci assaporare ancora questo mondo, il nostro mondo

La bellezza è una chiamata. E la chiamata sia essa negativa o positiva esige una risposta. La risposta è che sentiamo dentro di noi parole mute che si sprigionano e che formano una emozione.
Mi ricordo quando mio nonno potava le piante di ulivo scendeva e saliva dalla scala, rimirando la chioma. Dopo negli anni capii il perché. Voleva donare alla chioma il suo concetto di " armonia". Ma poi però un giorno mi venne un dubbio. E se la chioma invece fosse stata che diceva al nonno taglia quel ramo, taglia l'altro…

Che cos’è la cucina per te?
Ci sono 40 milioni di italiani che seguono i programmi agroalimentari. Al di là delle esagerazioni c’è un fondo da analizzare. La cucina è un modo di esprimere le mie emozioni e le mie sensazioni. Possiamo dire la buona cucina ci fa deglutire le emozioni. Il cibo è una descrizione di quello che ra amo, siamo e vorremmo essere.
Ci sono infinità di scuole di cucina. E ora cominciano a nascere in modo esponenziale anche le scuole di panificazione. Sono curioso e quindi ho seguito Ezio Marinato, il maestro Josep Pascual, Rocchi Giorgio, per dirne qualcuno. Decorano il pane come se fossero quadri. Da lì il,passo è breve.

Parlami del tuo libro “Panpoesia”
Insieme con il giornalista nonché editore Giovanni Serra, che spazia dalla carta stampata e web tra Miami, Milano e Roma, e che non disdegna la farina, abbiamo pensato di scrivere poesie sul pane. Quasi in una sorta di ricerca di autori da panificare e di panificatori da pubblicare. Abbiamo un blog che si chiama anch'esso…PANPOESIA…Questo blog ha un mese e mezzo. E in questo mese e mezzo ci sono stati 4500 visitatori

Ma perché sul pane?
Perche intanto è la prima volta che accade . Copertina e pagine di pane. Che si possono mangiare appena lette o alla fine. È la prima volta che il pane diventa una poesia e che la cultura si spezza come il pane. È la prima volta che possiamo dire che la cultura entra nel nostro dna, che circola, che preme e spinge. Possiamo dire che la parola si fa farina, acqua, e lievito di armonia.

 

Ecco un assaggio di poesia di Giuliano Belloni

 

Questo mattino
è cosi fragrante
si spezza come il pane
non voglio perderne
nemmeno una mollica

 

È un mattino
che odora di pera matura
stordisce
e mi sbrotola tra le mani…

 

Lievita il giorno
come il pane
questa mattina ho visto
una nidiata di colori jn fila
per lavarsi nella rugiada
del mattino