Papa Francesco ad Auschwitz: "Signore, perdona tanta crudeltà"

Redazione
 
Polonia – "Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdona tanta crudeltà" è il messaggio che Papa Francesco ha scritto e lasciato al campo di concentramento di Auschwitz, un messaggio forte, ricco di un sentimento che nasce dall’incredulità di un uomo che vede sotto i suoi occhi quanto male è stato fatto a uomini innocenti torturati e uccisi senza pietà. Una visita che il Santo Padre ha vissuto in religioso silenzio, attraversando il campo di concentramento a piedi, con le mani giunte, il capo chino e lo sguardo fisso. Ha sostato in una panchina all’esterno, ha chiuso gli occhi e ha pregato in solitudine per alcuni minuti. Nel corso della sua visita ha incontrato dei sopravvissuti alla Shoah, con ciascuno di loro si è intrattenuto a parlare e ha scambiato abbracci. Si è fermato anche davanti al Blocco 11, il “Blocco della morte” e ha baciato una delle colonne poste all’ingresso. Terminata la visita ad Auschwitz si è recato al campo di Birkenau che dista pochi chilometri. 
 
L'ultimo dei sopravvissuti ha donato al Papa una candela che Francesco ha posizionato su una lampada, con stemma in argento dorato, costituita da una base in legno di noce tornito, che si ispira al reticolato del campo di concentramento, ormai eroso dal tempo, e ha pregato dinanzi al muro fucilazioni. Poi Bergoglio, sempre in devoto silenzio, accolto dal superiore generale e dal provinciale dell'Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali, si è recato nella cella 18 del seminterrato del Blocco 11, la "cella della fame", che è stata la prigione di san Massimiliano Kolbe, il religioso polacco che si offrì di morire al posto di un altro prigioniero.

 Il Papa nella penombra della nuda stanzetta si è inginocchiato e ha pregato restando per qualche minuto davanti alla lapide commemorativa che ricorda il sacrificio del religioso beatificato da Paolo VI e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1982. "Signore abbi pietà del tuo popolo, Signore perdona per tanta crudeltà", ha poi scritto Papa Francesco sul libro d'onore di Auschwitz. Dunque, la visita al campo di Birkenau, a quello principale di Auschwitz (Auschwitz I), a quello di lavoro di Monowitz (Auschwitz III) e ad altri 45 sottocampi. Francesco, quindi, si è avviato a piedi verso il cancello che porta la scritta "Il lavoro rende liberi", e in auto ha raggiunto l'altro campo, dove lo attendevano un centinaio di "giusti delle nazioni" che salvarono ebrei, con i loro familiari. Anche a Birkenau, il Papa ha utilizzato una vetturetta per poi raggiungere il piazzale dove ha acceso una lampada e lasciato una lettera sul basamento delle 23 lapidi che ricordano le vittime della follia nazista in tutte le lingue degli internati, compresa quella dei rom, il romanes. Il Papa e gli eroi (e i loro familiari) hanno ascoltato il canto del De Profundis da parte del rabbino capo della Polonia.