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Editoriali

PAPA FRANCESCO

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 E PAPA FRANCESCO DISSE; C'E' PERICOLO CHE SI MONTI LA TESTA
DI ROBERTO RAGONE
 
Il Pil, incubo delle notti insonni di Renzi, Padoan & Co., qualcosa che deve crescere a tutti i costi, e nel frattempo lo si tira come quella famosa pelle che più la tiri e più s’allunga. La Confindustria elabora previsioni catastrofiche. Padoan dice che ‘faremo di meglio’, sparando profezie basate sul nulla, come chiedere all’oste se il vino è buono. 
Nel frattempo Renzi regala MPS a JP Morgan, la banca delle truffe globali, quella in cui lavora il figlio di Mario Monti. Eliminato l’AD Viola, dimissionario il Presidente Tononi, la strada s’apre larga e spaziosa per il Giglio d’Oro, notoriamente valletto delle banche italiane e non solo, e per Marco Morelli, nuovo AD imposto da Padoan su segnalazione di don Matteo e già uomo di JP Morgan. Legittimo pensare che il passato si ripeta, con nuove operazioni come quelle americane.
Renzi ha cambiato idea. Ma si sa, lui è uno che una ne fa e cento ne pensa, e altrettante ne promette, salvo poi a vedere. Quando era certo del suo carisma nei confronti della nazione, esclamò la famosa frase, a proposito della riforma della Costituzione: “Se non passa vado a casa”. Anche perché se non dovesse passare la riforma, per lui sarebbe molto difficile continuare a favorire le lobby, le banche, i petrolieri e gli amici degli amici, come tanti dicono, e quindi diventerebbe in pratica non più utile. Renzi, constatato che l’aria non è più quella giusta, – e consigliato da Jim Messina, il suo mentore americano – ha dichiarato che andrà a casa solo se sfiduciato. Un belle’esempio di coerenza. Di coerenza renziana, cioè incoerente: così don Matteo dimostra ancora una volta che l’incoerenza è la sua costante più coerente. Sembra un gioco di parole, ma è così. Ognuno ha il premier che si merita, e noi siamo stati cattivi.
I giornali scrivono che il Vaticano non pagherà l’ICI pregressa, neanche quella sui luoghi non di culto. Non avevamo dubbi. Per il papa, sempre una corsia preferenziale, e poi, vogliamo togliere denaro ad un’opera così caritatevole e prodiga nei confronti dei bisognosi? Un’opera pia che versa anche in difficoltà finanziarie? Un'opera che predica la povertà di una chiesa veramente evangelica? Non per nulla il papa ha scelto di chiamarsi Francesco, di portare una croce di ferro anziché d’oro e di andare in giro in Ford Focus, evocando il famoso: "Povertà, castità e obbedienza". Anche se poi i cardinali, dai loro appartamenti da cinquecento e passa metri quadri non gli vanno dietro. Mentre tutto quel denaro, depositato nelle casse dello IOR, potrà essere impiegato, piuttosto che per risanare il bilancio – ad esempio – di Roma, per procurare un tetto e un pasto caldo ai senzatetto. Pretendere che un’istituzione pia e caritatevole come il Vaticano paghi le tasse è un peccato grave, un insulto a Dio. Lo ha detto Lui che non vuole, ha parlato l'altro giorno con Francesco, più d'un quarto d'ora, sul telefono rosso. Chiedetelo a Francesco, lui ve lo dirà.
Continua la campagna demolitoria nei confronti della Raggi e del M5S, che secondo il Messaggero sarebbe addirittura ‘in frantumi’. Che esagerazione! Dovevano saperlo, i Grillini, che avrebbero avuto contro tutti, ma proprio tutti. C’è chi rema contro perché sconfitto alle elezioni amministrative, e teme che il successo di Raggi a Roma apra la strada al governo della nazione, come il PD. C’è poi chi rema contro perché è comunque all’opposizione, di tutto e di tutti. C’è poi, all’interno del Movimento, chi per ragioni ideologiche non approva le scelte della sindaca, ma lo fa in pubblico, non rendendosi conto del danno che provoca. Nessuno pensa che se Raggi fa bene, mantenendo le promesse – cosa che è nei programmi – Roma potrebbe averne un vantaggio. Abbiamo avuto il sindaco in motorino, quello in bicicletta, quello alpinista con mauro Corona, e nessuno s’è mai peritato di scatenare una campagna come questa. Lasciamola lavorare.  Ci sarà sempre tempo per mandarla a casa. Nel frattempo Sala, a Milano, nel più assoluto silenzio fa i cavoli suoi, elargendo stipendi favolosi ai suoi collaboratori, neanche sfiorati da qualsivoglia critica o censura; mentre la denunzia per aver dichiarato il falso sulla sua autocertificazione di sindaco, dimenticando la proprietà di una casa in Svizzera, di un'immobiliare in Romania e di una società in Italia, fa il suo iter, mitigata però dall'occhio benevolo di chi di dovere. Dopotutto solo i Grillini hanno stabilito che chi fosse indagato dovesse dare le dimissioni. Nel PD queste cose non si sono mai dette, nè pensate. Quindi, Sala non ha violato alcuna regola, dato che la regola nessuno l'ha scritta. 
In televisione gli ‘inviati’  a Roma ci fanno vedere mucchi di immondizia in luoghi desolati e deserti: la didascalia è semplice. Roma affoga nei rifiuti, e Raggi, si augura qualcuno, con essa. In pratica basta che qualche simpatizzante, per esempio del PD, vada dietro casa e butti un paio di sacchetti di rumenta per mettere sui giornali titoloni che squalificano la giunta comunale. Non si pensa, ad esempio, che sarebbe più produttivo denunciare chi getta l’immondizia fuori dai cassonetti, sporcando la campagna e il territorio? A Londra per chi non si comporta in maniera disciplinata c’è una multa di minimo 100 sterline, 150 euro. Da noi sembra che trasgredire sia la regola, e non l’eccezione.
Renzi, sempre Renzi, fortissimamente Renzi. Gli Italiani sono in overdose di Renzocaina, e questo provoca allucinazioni. Lo vediamo dappertutto, in Cina, a Catania, a Strasburgo, a Bratislava, alle feste dell'Unità, dove ormai ha fatto abbonamento ai 'buffone buffone' e non gli fanno più effetto – semmai gli l'hanno fatto. Perfino dai partigiani l'hanno invitato ad andare a casa, ma lui non se ne da' per inteso. insomma, l’altro giorno anche in TV alle nove e un quarto, con Franco Di Mare che gli rivolgeva quelle domande che lui stesso, Matteo, gli aveva consegnato mezz'ora prima ancora nel cellophan. Il tutto senza un pur legittimo contraddittorio. L'intervista è stata ripresa immediatamente dopo, dal Tiggì, casomai qualcuno non avesse capito. E poi nella giornata è stata rimandata, e i giornali ne hanno parlato: "Renzi a Rai uno conferma l'abbassamento delle tasse, non ci saranno nuove accise sul fumo, cresciamo meno del previsto, ma abbiamo incominciato a crescere (a noi sembra che l'unica cosa che sta crescendo sia il suo naso…), il cittadino non è un bancomat. Se non dovesse passare il referendum, saremmo tutti nella m…". 
L'Avvenire, autorevole quotidiano dei vescovi italiani, pare sia intervenuto a modo suo sul fatto del referendum, per cui chi voterà NO diventerà cieco. Invece su L'Osservatore Romano un trafiletto faceva notare una proposta per il Nuovo Catechismo, nel quale alcuni alti prelati particolarmente legati al PD vorrebbero inserire una domandina: "Dov'è il nostro Presidente del consiglio Matteo Renzi?" e la risposta sarebbe: "In cielo, in terra e in ogni luogo." Ma pare che Francesco abbia bocciato la proposta. "C'è il rischio che si monti la testa" sembra che abbia detto. E nessuno ne ha più parlato.

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Castelli Romani

Frascati: 8 settembre 1943, il giorno del dolore e della rinascita

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Esistono giorni che non solo diventano parte della Storia ma portano dentro di sé ricordi, emozioni e purtroppo anche lutti ed antiche paure.
L’ 8 settembre per noi che siamo nati a Frascati e per tutti quelli che vivono la bellezza di questa città questo giorno è nel contempo triste ma la riprova della forza piena che vive dentro Frascati.
Fu una ferita insanabile quell’8 settembre del 1943 quando alle 12,08 una pioggia di bombe dilaniò la città provocando la morte di centinaia di persone.

piazza San Pietro dilaniata dalle bombe

Ma la voglia di rinascere, la voglia di ricominciare, la voglia di spazzare via i dolori di una guerra rinacque proprio in quel giorno.
Credo che Frascati debba onorare di più questo ricorrenza affinché non diventi e resti la solita passerella di commiato.
Deve divenire vera “giornata della memoria della Città”.
Bisogna far si che l’8 settembre rappresenti per tutti il giorno si del dolore ma anche il giorno in cui Frascati ed i frascatani ritrovarono la forza di risorgere dalle sue ceneri come “araba fenice”.
Ho voluto riportare nella copertina di questo mio pensiero il quadro di un grande frascatano, Guglielmo Corazza, memoria vivente di quel giorno.
Quei colori e quelle immagini debbono divenire il monito a tutti noi degli orrori della guerra, della stupidità della guerra.
Perché Frascati pagò con il sangue dei suoi figli e delle sue figlie e questo non deve più accadere in nessuna altra parte del mondo.

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Editoriali

Affaire Sangiuliano: dimissioni e polemiche, il governo Meloni nella bufera

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Giustino D’Uva (Movimento Sociale Fiamma Tricolore): “Evidente è il declino inevitabile di quest’Esecutivo, destinato a finire sempre peggio, tra siparietti tragicomici e rinnegamenti indebiti”

L’affaire Sangiuliano ha scosso il governo Meloni, provocando la prima defezione tra i suoi ministri. Gennaro Sangiuliano, alla guida del Ministero della Cultura, ha rassegnato le dimissioni a seguito delle polemiche sorte attorno a una presunta relazione extraconiugale con Maria Rosaria Boccia, che ha generato una serie di accuse riguardanti l’uso improprio di fondi pubblici e l’accesso a documenti riservati.

L’ex direttore del Tg2, dopo ore di polemiche e smentite, ha deciso di farsi da parte, spiegando in una lettera a Giorgia Meloni la sua scelta di lasciare per non “macchiare il lavoro svolto” e per proteggere la sua onorabilità. Nonostante le assicurazioni fornite a più riprese dallo stesso Sangiuliano, secondo cui nessun denaro pubblico sarebbe stato speso per la consulenza di Boccia, la pressione mediatica e politica è diventata insostenibile.

Le reazioni della maggioranza: una difesa d’ufficio

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso solidarietà nei confronti di Sangiuliano, definendolo un “uomo capace e onesto”, sottolineando i successi ottenuti in quasi due anni di mandato. In particolare, Meloni ha ricordato i risultati raggiunti nella promozione del patrimonio culturale italiano, come l’aumento dei visitatori nei musei e l’iscrizione della Via Appia Antica tra i patrimoni dell’UNESCO. Tuttavia, anche la premier non ha potuto evitare di accettare le “dimissioni irrevocabili” di Sangiuliano.

Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, è stato rapidamente nominato come nuovo ministro della Cultura, suggellando una transizione-lampo che, secondo alcune voci, era già in preparazione da tempo. Giuli, una figura vicina alla destra romana e storicamente legato a Meloni, rappresenta un tentativo di dare stabilità al ministero, ma la scelta non ha fermato le critiche, né ha dissipato le ombre sul governo.

L’opposizione attacca: “Il governo Meloni è allo sbando”

Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere. Il Partito Democratico ha definito l’affaire come un altro esempio di un esecutivo privo di coerenza e in preda a scandali interni. Elly Schlein, segretaria del PD, ha parlato di un “governo ossessionato dalla propria immagine” e ha criticato la gestione del caso: “Il problema non è solo il gossip, ma l’incapacità di affrontare le questioni in modo trasparente e senza proteggere chi si trova in difficoltà”.

Dal Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte ha affermato che “questo episodio mostra come la maggioranza sia più attenta alle proprie dinamiche interne che ai reali problemi del Paese”, accusando la premier di “non aver saputo tenere sotto controllo i suoi ministri” e di “anteporre le proprie relazioni personali agli interessi istituzionali”.

Il commento più severo è arrivato da Giustino D’Uva, esponente del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che ha lanciato un duro attacco al governo: “Indipendentemente dalle eventuali implicazioni giudiziarie ed etiche, l’affaire di Sangiuliano e Boccia è indice del pressapochismo che connota pressoché tutta la compagine governativa. Il governo Meloni è un’accozzaglia di buontemponi e incompetenti, per i quali il gossip costituisce il massimo impegno politico. Ciò che è evidente è il declino inevitabile di quest’Esecutivo, destinato a finire sempre peggio, tra siparietti tragicomici e rinnegamenti indebiti”.

Il rischio di un effetto domino

L’affaire Sangiuliano mette a nudo fragilità interne e potrebbe avere ripercussioni più ampie di quanto non appaia a prima vista. I partiti di opposizione sono pronti a capitalizzare su questo caso per sottolineare le divisioni e la mancanza di trasparenza dell’esecutivo. Alcuni osservatori politici temono che questo possa essere solo il primo di una serie di scossoni che potrebbero minare la stabilità del governo.

Il futuro di Giorgia Meloni e della sua squadra dipenderà dalla capacità di gestire questo e altri potenziali scandali che potrebbero emergere. Ma l’episodio dimostra come il confine tra gossip e politica possa diventare estremamente sottile, e quanto questo possa essere dannoso per la credibilità di un governo, soprattutto se non si affrontano con chiarezza e decisione le situazioni critiche.

In definitiva, il caso Sangiuliano non è solo un episodio personale, ma il simbolo di un esecutivo che sembra sempre più vulnerabile alle proprie contraddizioni interne, in un contesto politico che richiede, invece, risposte concrete e unitarie.

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Editoriali

Come ristorarsi dopo le fatiche quotidiane

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La pedagogia del benessere si occupa delle persone in contesti si salute psico-fisica. Ognuno di noi dopo una giornata di lavoro, commissioni, studio necessita di uno o più momenti di ristoro.


n questi termini si può parlare di pedagogia del benessere sia fisico che mentale.
La pedagogia del benessere è un ramo della pedagogia tradizionale che si occupa, mediante alcune tecniche, di far star bene le persone.

In che senso la pedagogia del benessere parla di ristoro?

Ebbene sì, il pedagogista o lo psicologo non ricevono i clienti nello loro studio e non c’è un rapporto duale, ma il benessere lo si ritrova insieme ad altri soggetti, all’interno di un gruppo, facendo passeggiate, yoga o mindfulness.
Nell’ultimo decennio è nato un forte interesse per queste nuove pratiche fisiche, ma anche mentali.

Lo stare bene insieme ad altri, durante una passeggiata o in una seduta di mindfulness, giova non solo al gruppo, ma soprattutto all’individuo nella sua singolarità. Le strategie individuate dalla pedagogia del benessere sono, in Italia, molto utilizzate; basta pensare ai corsi di yoga o di mindfulness. Quest’ultimi vengono svolti sia nelle palestre, ma anche all’aperto (es. dopo che è piovuto) poiché l’ambiente esterno, l’aria o il venticello sono condizioni di rilassamento.
L’obiettivo della pedagogia del benessere è anche scaricare lo stress quotidiano ed evitare disturbi psicotici quali l’ansia o la depressione. A favore di questo obiettivo è utile sia la palestra per allenare il corpo, ma anche una palestra per esercitare la mente.

La salute mentale è fondamentale per affrontare la vita e le fatiche di tutti i giorni; pertanto “avere il vizio” di utilizzare tecniche di “tonificazione della mente” è sicuramente un’abitudine sana. La pedagogia del benessere professa anche obiettivi di tipo alimentare per promuovere, non tanto il fisico filiforme quanto la salute fisica intesa come consapevolezza di quanti grassi, proteine e zuccheri dobbiamo assumere in una giornata.

Il benessere del corpo è proporzionale a quello della mente e viceversa. Il prendersi cura di noi stessi aiuta a prevenire difficoltà future e soprattutto a vivere esperienze positive. Da sempre lo slogan “prevenire è meglio che curare” è uno degli scopi della pedagogia del benessere.
Non tutti seguono questi consigli, perciò sarebbe opportuno dare un’architettura decisiva alla figura del pedagogista del benessere senza confonderlo con un personal trainer o un nutrizionista. È opportuno parlare di più di questo tipo di pedagogia per promuovere la conoscenza.

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