Connect with us

Scienza e Tecnologia

Pes 2018: Konami fa gol su Xbox One, PS4 e Pc

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Anche quest’anno, puntuale come un orologio svizzero, Konami ha lanciato il suo videogame dedicato al calcio, quindi, per la gioia di tutti i fan del mondo, PES 2018 è finalmente realtà. Vincitore del premio “Best Sports Game” alla Gamescom di quest’anno, il titolo ha creato grande attesa nel mondo dell’industria videoludica e in particolare tra i giocatori che hanno avuto la possibilità di provarlo in versione demo o negli eventi in cui il gioco è stato mostrato. Esaminando il titolo, che vi ricordiamo essere disponibile su Pc, Ps4 e Xbox One, si può osservare che sul campo da gioco virtuale Konami non ha voluto stravolgere quanto di buono fatto negli ultimi anni, un lavoro che a detta degli appassionati del genere, l’ha portata nuovamente a rivaleggiare ad armi pari con il rivale di Ea, ossia FIFA. Gli sviluppatori, in quest’edizione 2018, hanno comunque deciso di rallentare ulteriormente la velocità della partita in modo da porre l’accento sul gioco ragionato, di sistemare l’intelligenza artificiale dei portieri e di rivedere tutto il sistema delle animazioni e della fisica del pallone. Tutti elementi, in altre parole, che l’attentissima community aveva messo in evidenza negli scorsi mesi e che sono stati ulteriormente perfezionati. Ma andiamo a esaminare il titolo Konami più da vicino.

Una volta avviato il gioco, Pro Evolution Soccer 2018 si presenta agli occhi degli appassionati con dei menu molto simili a quelli dell’edizione scorsa. Stesso discorso va fatto anche per quanto concerne le modalità di gioco, a parte un paio, e alcune opzioni extra. Dunque si possono disputare le partite amichevoli, la Champions League e l’Europa League, così come la Champions asiatica. Si possono anche giocare alcuni campionati europei, di cui solo un paio completamente licenziati, e utilizzare una manciata di club internazionali sparsi qua e là. Mancano praticamente tutte le big inglesi e tedesche, e in Italia addirittura la Juventus. Insomma, niente di nuovo in tal senso, anche se questa questione licenze inizia un po’ a pesare dopo tutti questi anni. Sono Presenti poi tutti i classici tornei tipici della serie e la modalità Diventa un Mito, ormai vetusta sotto certi punti di vista, che fa il paio con la Master League. Quest’ultima come novità di rilievo propone dei tornei pre-campionato e una gestione del mercato un po’ più rifinita. Dulcis in fundo, le “vere” novità: le partite in cooperativa online con un massimo di tre giocatori per squadra anche sulla stessa console, e la partita casuale. Presente ovviamente anche l’apprezzatissima modalità MyClub, qui, oltre allo scontato inserimento di nuove leggende, gran parte del lavoro svolto è stato orientato a migliorare e ricalibrare il sistema che gestisce le aste e l’intesa della squadra, fondamentali in una modalità che fa proprio di elementi come questi gli aspetti fondamentali. Tutto questo senza dimenticare l’integrazione della modalità co-op online 2Vs2 o 3Vs3 con supporto fino ad un massimo di due ospiti in locale, fruibile sia all’interno dello stesso MyClub che in versione stand alone, e soprattutto la ricomparsa della selezione casuale, tornata d’attualità dopo anni di silenzio e che darà modo di effettuare match fra squadre composte da giocatori random selezionati secondo criteri più o meno definibili. Dal punto di vista del gameplay su questo Pes 2018 sono stati fatti diversi passi in avanti rispetto alla passata edizione. Una volta scesi in campo, l’utente ritrova il solito feeling con i comandi e una giocabilità simile a quella del capitolo precedente, ma un tantino più rifinito in diverse sfaccettature. Il ritmo di gioco è lento e ragionato, le squadre tendono a costruire l’azione piuttosto che a cercare quella personale del singolo, tranne nei casi in cui la fase del match lo consente e il giocatore che si impersona non è uno di quei fuoriclasse che ha nelle proprie corde l’estro e un certo tipo di giocata solitaria.

Complice sicuramente un’intelligenza artificiale leggermente più evoluta, gli atleti virtuali si comportano in maniera più logica nella gestione del pallone e mostrano una maggiore predisposizione a rispettare la tattica e le strategie scelte dall’allenatore. In questo modo si hanno movimenti più intelligenti, che seguono la naturale evoluzione dell’azione. In questo nuovo Pes si riesce finalmente a costruire un’azione e a compiere i gesti più semplici senza dover sempre fare troppi “passaggi” innaturali nei micro movimenti a causa di animazioni troppo rigide. Questo si traduce anche in un maggior controllo palla, segno che il Real Touch+ funziona, che assieme a una più credibile “fisicità” dei calciatori nella gestione della sfera, con gli atleti più possenti capaci di far sentire maggiormente il proprio peso, specie nei contrasti, portano a un approccio alle varie situazioni della partita più libere e aperte rispetto al recente passato. Migliorie sono state apportate anche nelle conclusioni a rete, dove però si nota una certa discrepanza nel realismo dei tiri tesi, rispetto a quelli più morbidi. Nel primo caso si ha la sensazione davvero di percepire una certa potenza nella botta e una pesantezza di fondo della palla, mentre nel secondo a volte no. Mantenendo fede a quanto già visto nel precedente capitolo, tecnicamente PES 2018 si attesta su livelli di assoluta eccellenza. Tutto merito del Fox Engine, sempre più raffinato ed in grado non solo di offrire un colpo d’occhio decisamente di impatto, ma anche di garantire una fisica a giocatori e pallone al limite della realtà. Il livello delle animazioni ha raggiunto vette davvero incredibili, tanto da consentire anche ricostruzioni in sede di motion capture a dir poco meticolose e tali da riprodurre su schermo le gesta e le forme di gran parte dei giocatori presenti all’interno del gioco, conosciuti o meno che siano. Come da prassi, Konami non si è infatti limitata a mappare solo i nomi più rilevanti, ma ha cercato di “approfondire il discorso” anche con atleti di leghe e campionati certamente minori ma non per questo meno importanti.

Il punto di forza di PES resta tuttavia la fisica utilizzata per la gestione della palla, come sempre dotata di un peso specifico maggiore rispetto alla concorrenza e per questo capace di garantire uno maggiore spettro di possibilità. Scoccare un tiro dalla lunga distanza che possa raggiungere il sette non sarà mai una cosa scontata, mentre a fare tutto il resto ci penseranno i già citati Real Touch+ e full body touch che in qualsiasi occasione saranno sempre pronti a ricordarvi che in PES molto dipenderà dalla vostra capacità di capire come intervenire sul pallone al fine di non trasformare un goal sicuro in una figuraccia dalle proporzioni bibliche. Alti e bassi invece per gli stadi, che nel caso di quelli generici sono per la maggior parte nella media, mentre assolutamente spettacolari appaiono quelli coperti da licenza ufficiale. Ad ogni modo, a corroborare il tutto ci sono poi una regia degna di una trasmissione televisiva, con inquadrature ad hoc sui volti dei calciatori in fase di riscaldamento o dopo un’azione decisamente pericolosa, sugli spalti e a bordo campo che, specie durante le manifestazioni ufficiali come per esempio la Champions League, restituisce agli utenti tutta l’atmosfera della competizione e la sensazione di parteciparvi davvero con la propria squadra del cuore. Completa il quadro un comparto sonoro capace di restituire tutta l’atmosfera che si respira all’interno di un vero stadio durante una partita di calcio. Buona, infine, la telecronaca in italiano del mai scontato Fabio Caressa, che in Pes 2018 propone al pubblico una serie di nuove frasi che vanno ad aggiungersi e ad arricchire, il vecchio commento delle ultime edizioni che lo hanno visto protagonista insieme a Marchegiani. Volendo parlare di difetti, l’ultima fatica dedicata al mondo del calcio di Konami non è perfetta, alcuni nei infatti ci sono e coinvolgono principalmente la presenza di licenze ridotte all’osso e la tendenza del sistema ad assegnare di tanto in tanto il controllo del giocatore piazzato peggio o quello del portiere a propendere sempre più verso la respinta che non verso la trattenuta del pallone anche in occasione di tiri facilmente parabili. Problemi sicuramente fastidiosi ma comunque parzialmente arginabili e che si spera possano essere risolti nel prossimo futuro. A parte questo però, Pes 2018 è un prodotto serio, ben realizzato e che sicuramente vale la pena di essere giocato dagli amanti del genere.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9
Gameplay: 8,5
Sonoro: 8,5
Longevità: 8,5


VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scienza e Tecnologia

Dragon’s Dogma 2, il gdr fantasy targato Capcom torna su pc e console

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 7 minuti
image_pdfimage_print

Dragon’s Dogma 2 è il sequel dell’omonimo gioco di ruolo per Pc e console uscito 12 anni fa. La nuova creazione targata Capcom perfeziona la formula ludica del capitolo precedente, eliminando tutti quegli elementi di ridondanza che appesantivano il gameplay aggiungendo una serie di aspetti che rendono l’esperienza di gioco molto più scorrevole e gradevole. Ma facciamo un piccolo passo indietro, a vantaggio di chi si avvicina a questo universo per la prima volta. Il ritmo di gioco del titolo si pone esattamente a metà tra un andamento compassato e la frenesia di uno “stylish-action”. Ed è proprio grazie a questa evoluzione che Dragon’s Dogma 2 incontrerà i gusti di una fetta di pubblico più ampia e appassionerà sia giocatori di vecchia data che nuovi. Ma partiamo dal principio, il nuovo gdr del colosso del gaming nipponico è ambientato in un universo di fantasia dove Vermund e Battahl, i due principali regni in cui è diviso il mondo, sono in pieno conflitto. Secondo la legge la corona spetta di diritto all’Arisen, un guerriero marchiato da un drago e destinato a sconfiggerlo per liberare il mondo dalla suo dominio di terrore. Si tratta quindi di una figura importante e rispettata, eppure al risveglio del protagonista ci si trova in cella, nonostante il marchio dimostri che sia proprio lui o lei (a seconda della scelta fatta) l’Arisen. Il fatto poi di soffrire di amnesia non gioca proprio a favore dell’eroe, ma ben presto si scopre il motivo dietro questi eventi: qualcuno si sta spacciando per l’Arisen al posto del giocatore, e sta facendo di tutto per impedire di reclamare ciò che spetta lui di diritto. Inizia così una lunga avventura per scoprire sia le menti dietro al complotto che stanno manipolando non solo la memoria del protagonista, ma soprattutto la situazione geopolitica del mondo, sia per adempiere al già scritto destino e sconfiggere l’enorme drago causa del marchio. Come i fan di vecchia data avranno già notato, la trama è molto simile alla storia del primo Dragon’s Dogma. Dragon’s Dogma 2 infatti più che un sequel sembra quasi un reboot di quanto visto 12 anni fa, una sorta di riproposizione del gioco originale con tutti gli elementi che all’epoca il creatore Hideaki Itsuno non era riuscito ad inserire. Nel 2012 Il progetto di Itsuno era molto ambizioso, ma complici un budget estremamente ridotto, idee troppo avanzate per la tecnologia dell’epoca e il fatto che si trattasse del primo vero RPG open world per Capcom, il risultato finale fu comunque buono, ma la sensazione generale fu che il titolo aveva un grande potenziale ma che non riuscisse a esprimerlo al massimo. Dragon’s Dogma 2 ripropone quindi una storia molto simile al gioco originale, ambientata in un mondo parallelo a quello precedente, mantenendo sì diversi punti in comune, ma migliorandoli, a partire dal sistema di Pedine, la caratteristica principale del gioco. Le Pedine altro non sono che NPC che accompagnano l’Arisen nel corso dell’avventura, ma caratterizzati da una intelligenza artificiale particolare che li rende più simili possibile a dei veri giocatori umani. L’idea era quella di avere una sorta di esperienza multiplayer all’interno di un titolo per giocatore singolo, e se già nel 2012 il risultato era promettente, le tecnologie moderne hanno permesso ad Itsuno di avvicinarsi maggiormente alla sua visione originale, anche se ancora con qualche limitazione.

Per chi si stesse chiedendo: come funziona esattamente il sistema di Pedine? Eccovi la risposta. Per comprendere bene il tutto è necessario partire fin dal principio, esattamente da quando il gioco chiede di personalizzare l’aspetto del proprio Arisen. L’editor è piuttosto completo e profondo, e se si ha la pazienza necessaria si possono passare diverse ore a modificare ogni minimo dettaglio per creare l’eroe che più rispecchia il proprio gusto estetico. Lo stesso viene richiesto per realizzare la Pedina personale che accompagnerà il proprio eroe nel corso dell’avventura. Progredendo nel gioco si possono reclutare fino a due altre Pedine, ma la particolarità è che saranno quelle create da altri giocatori, che a loro volta saranno in grado di reclutare la Pedina da noi inventata. Si crea così un circolo vizioso in cui le Pedine “viaggiano” tra i vari mondi, ma non lo fanno in maniera passiva: anzi, apprendono e condividono le loro conoscenze. Può capitare infatti di reclutare la pedina di un giocatore che è più avanti nella storia e che ha già completato le missioni che si sta cercando di affrontare in quel preciso momento. In questo caso non sarà raro sentire la sua Pedina dare informazioni su dove andare o consigli strategici su come affrontare i mostri. Un dettaglio non da poco, considerato che Dragon’s Dogma 2 è piuttosto avaro di marcatori e lascia al giocatore il compito di capire cosa fare e dove recarsi spargendo indizi ma senza quasi mai dare vere e proprie indicazioni. Spesso si attivano quest semplicemente perché camminando si sente una conversazione di alcuni NPC che parlano di qualche stranezza nei dintorni, e avere una Pedina in grado di dare qualche informazione preziosa è un aiuto utilissimo. Bisogna quindi sempre essere con occhi spalancati e orecchie aguzze per evitare di restare bloccati, anche se capita raramente visto che basta esplorare per essere inondati di eventi e attività da svolgere. A volte le quest si accumulano in maniera soverchiante, tanto da essere difficile stare dietro a tutto, specialmente con le missioni a tempo. Ma niente panico, se il gioco viene affrontato con un certo criterio sarà possibile fare la maggior parte delle cose senza troppo stress. Dragon’s Dogma 2 lascia un’enorme libertà al giocatore su come affrontare l’avventura, ma spesso ignorando o svolgendo alcuni compiti ci saranno conseguenze buone o cattive rispetto alla situazione. Ad esempio se si viene a sapere di qualcuno perso in un bosco pieno di lupi, non ci si deve stupire se, rimandando troppo la missione, ad un certo punto andando nel bosco si trovino solo dei vestiti insanguinati al posto di qualcuno da salvare. La mappa di Dragon’s Dogma 2 è grande circa quattro volte quella del predecessore, ma rimane densa di attività e punti di interesse che rendono meno tediosa un’altra delle sue caratteristiche, ovvero l’assenza di cavalcature e forti limitazioni sui viaggi rapidi. Per buona parte del tempo quindi si è costretti a girare a piedi, una precisa scelta di design che aveva già creato forti controversie nel gioco originale, ma su cui Itsuno è rimasto intransigente nella sua visione. Progredendo nella storia si sbloccano delle particolari pietre da poter posizionare in qualsiasi punto della mappa per trasformarle in punti di teletrasporto, ma il loro utilizzo è limitato e a nostro avviso va riservato esclusivamente in casi di estrema necessità. In alternativa si può chiedere un passaggio alle carovane che partono dai centri abitati, ma non è raro subire imboscate o attacchi da mostri selvatici pronti a distruggere il mezzo e costringere i giocatori non solo ad una battaglia ma anche a continuare comunque a piedi il viaggio. Rimanendo in tema di battaglie, le Pedine svolgono quasi sempre egregiamente il loro dovere, posizionandosi correttamente ed eseguendo azioni offensive o di supporto che non sfigurerebbero davvero se fossero controllate da un giocatore umano. Se poi, come già detto, provengono da un mondo dove hanno già affrontato sfide simili, possono fornire un ulteriore supporto sia strategico, svelando i punti deboli della creatura da uccidere, sia pratico andando a svolgere le azioni che più si addicono alla situazione. Per quanto le Pedine siano quindi una parte centrale dell’esperienza di Dragon’s Dogma 2 non bisogna dimenticare mai tuttavia che il vero protagonista è l’Arisen.

Per quello che riguarda il combat system, si può dire che rispetto al passato ha subito poche modifiche. Presente ancora la classica alternanza di attacchi leggeri, pesanti e abilità in base a quale delle dieci Vocazioni disponibili si decide di seguire all’inizio. Le Vocazioni altro non sono che le classi di appartenenza del proprio pg, partendo da quelle di Base classiche Guerriero, Mago, Ladro e Arciere, passando per le Ibride Arciere-Mago, Cavaliere Mistico, Eroe Leggendario e Illusionista, fino ad arrivare alle Avanzate Distruttore e Stregone. Se si è appassionati di giochi di ruolo, si può già immaginare come si differenziano gli stili di combattimento delle varie classi già dal nome, ma tra queste spiccano le novità dell’Illusionista e dell’Eroe Leggendario. Il primo sfrutta molto la potenza dell’intelligenza artificiale di Dragon’s Dogma 2, e armati solo di un semplice incenso si potrà essere in grado di portare caos e distruzione tra le file nemiche grazie a potenti allucinazioni che inducono gli avversari a scontrarsi tra loro, oppure giocare d’astuzia e ad esempio creare l’illusione di un ponte dove c’è un burrone e godersi i malcapitati piombare senza alcuna speranza nel vuoto senza capire cosa sia successo. Si tratta di una Vocazione piuttosto difficile da padroneggiare, che richiede di muoversi nelle retrovie, e soprattutto nelle prime fasi può sembrare più debole rispetto ad altre da subito più efficaci, ma una volta presa la mano vi assicuriamo che è in grado di dare grandi soddisfazioni. Discorso simile va fatto per l’Eroe Leggendario, che sulla carta è il sogno degli indecisi visto che permette di cambiare Vocazione e arma permettendo combinazioni di ogni tipo. All’atto pratico si rivela una classe impegnativa e pensata per i giocatori più esperti, con cambi non proprio immediati e soprattutto una complessa gestione dell’equipaggiamento per via del peso di tutte le armi. L’Arisen infatti è forte ma non è una bestia da soma, e organizzare un equipaggiamento funzionale che non limiti troppo i movimenti per una sola Vocazione è già una sfida, vi lasciamo immaginare cosa voglia dire gestirne più insieme. Spendendo i punti abilità si possono sbloccare nuove tecniche da utilizzare sul campo, inoltre alcuni potenziamenti possono essere trasferiti anche ad altre Vocazioni, invogliando quindi a cambiare spesso classe per sperimentare nuovi stili di combattimento senza dover ogni volta ricominciare da zero ma avere già una base solida su cui poter fare affidamento. Altra caratteristica dei combattimenti di Dragon’s Dogma 2 che torna dal precedente capitolo è la possibilità di afferrare i nemici, permettendo ad esempio di aggrapparsi alla zampa di un mostro enorme e arrampicarsi fino a raggiungere un punto debole per poi colpirlo. Per quello che concerne la longevità di Dragon’s Dogma 2, la storia principale può essere conclusa in circa 30 ore, ma esplorando al massimo l’enorme mappa il numero può come minimo raddoppiare. Il gioco inoltre ha una forte rigiocabilità, poiché molte missioni possono avere esiti diversi a seconda delle scelte fatte o semplicemente della casualità, ed è praticamente impossibile vedere tutto in un’unica run. Rimanendo in tema, un’altra delle scelte di design di Dragon’s Dogma 2 che sicuramente creano controversie è quella di avere un unico file di salvataggio. Non è possibile quindi creare personaggi multipli o crearsi dei “checkpoint” per riprendere da un punto e fare scelte diverse, ma si ha sempre la “pressione” che ogni scelta conta, perché non si può più tornare indietro. A questo si aggiunge anche il fatto che se una Pedina o un NPC muore è perso per sempre. Per chi se lo stesse chiedendo questo può succedere anche con personaggi importanti legati ad alcune missioni. Fortunatamente però si possono usare specifici oggetti per riportare in vita qualcuno, ma sono piuttosto rari e vanno anch’essi usati con molta parsimonia. Tecnicamente parlando Dragon’s Dogma 2 si difende piuttosto bene, donando sempre un colpo d’occhio piacevole e un ottimo livello di dettaglio. Quello che convince meno tuttavia è il frame rate limitato a 30 fps su console. Ottima invece la colonna sonora e il doppiaggio disponibile in inglese o giapponese e testi localizzati in italiano. Tirando le somme, il nuovo gdr di Capcom è senz’ombra di dubbio un titolo da avere se si ama il genere. Giocandolo ci si accorge che è un prodotto che vive di esagerazioni, da affrontare lentamente con curiosità e spirito di avventura. Se si decide di accettarne le regole, il mondo fantasy imbastito da Itsuno regalerà un combat system davvero appagante, estremamente creativo e ricco di momenti epici. Le quest non lineari e una mappa estremamente densa sono elementi che avrebbero potuto condurre il titolo di Capcom verso vette di eccellenza assoluta, tuttavia a frenare la salita ci hanno pensato un’intelligenza artificiale non sempre performante, qualche piccolo problema di bilanciamento tra le classi e alcune macchinosità di troppo. Dragon’s Dogma 2 rimane comunque un prodotto di altissimo livello e lasciarlo perdere a nostro avviso è un errore da non commettere assolutamente.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 8

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

Robotaxi Tesla, il trasporto pubblico del futuro è in arrivo l’8 agosto

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Elon Musk ha sganciato una nuova bomba attraverso X (l’ex Twitter). A quanto detto dal Ceo sembra propio che Tesla presenterà un robotaxi a guida autonoma il prossimo 8 agosto. I modelli Tesla con Fsd (Full Self-Driving) “saranno sovrumani a tal punto che sembrerà strano in futuro che gli esseri umani guidino automobili, anche se esausti e ubriachi!” ha detto in un post su X lo scorso marzo. Musk ha anche affermato che i proprietari di veicoli Tesla con Fsd potranno far sì che le loro auto fungano da robotaxi, anziché rimanere parcheggiate. Nonostante il suo potenziale, l’introduzione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti è stata finora incerta e difficile in quanto sia i legislatori che il pubblico esprimono preoccupazioni sulla sicurezza. San Francisco è stata un banco di prova per la tecnologia. I robotaxi di Google Waymo in città sono stati presi di mira da vandali contrari ai veicoli autonomi, mentre Cruise, di proprietà di GM, ha sospeso a tempo indeterminato il suo servizio di robotaxi alla fine di ottobre, dopo che diversi incidenti hanno scatenato una repressione da parte delle autorità di regolamentazione della California. Anche la funzione “pilota automatico” di Tesla è stata messa sotto esame e accusata di aver “gonfiato” le proprie capacità per favorire le vendite. La rivelazione del robotaxi di Tesla arriva poco dopo che Reuters ha reso noto che la società ha abbandonato il piano di produrre un modello di auto elettrica low cost, con un prezzo di circa 25mila dollari per favorirne l’adozione nel mercato di massa. Musk ha però negato la notizia. La società cinese di veicoli elettrici Byd nel quarto trimestre ha strappato a Tesla lo scettro di regina mondiale dell’elettrico per vendite.

F.P.L.

Continua a leggere

Scienza e Tecnologia

MW3, la stagione 3 porta un numero incredibile di novità

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

MW3 (qui la nostra recensione) si amplia ancora una volta con l’arrivo della stagione 3, ma questa volta lo fa in maniera a dir poco mastodontica. Mercoledì 3 aprile è arrivato su Pc, Xbox e Playstation, uno dei più grandi rilasci di contenuti nella storia di Call of Duty. Un’esperienza completamente connessa, grazie alla massiccia integrazione di contenuti con Warzone Mobile. Il Gruppo Konni ha lasciato un segno indelebile su Fortune’s Keep e ora sta occupando un altro territorio: la famigerata Rebirth Island che torna in Warzone. La stagione 3 rilascia inoltre uno dei più grandi drop di mappe multigiocatore di sempre, con ben sei nuove mappe Core 6v6. Sono incluse anche quattro armi base gratuite, otto parti aftermarket, partite classificate (tra cui Resurgence su Rebirth Island), l’arrivo di Makarov e Snoop Dogg e due nuovissimi operatori per il Battle Pass premium, Banshee e Hush. Con la Season 3 sarà possibile giocare nella modalità Cattura la Bandiera, ma sono in arrivo anche Minefield, One in the Chamber e, più avanti nel corso della stagione, le playlist Scorta e Vortex. Inoltre arrivano nuovi perk e, nel corso della stagione, una nuova Tactical EMD Mine a un nuovo Enhanced Vision Goggles. Ma andiamo ad esaminare più nello specifico le novità in arrivo.

Le novità in arrivo su MWZ:

La storia di Dark Aether continua: i giocatori potranno mettersi in gioco in una missione di salvataggio su larga scala dopo che la dottoressa Jansen è entrata in una nuova e terrificante regione dell’Etere Oscuro. In arrivo anche la “Terza Frattura”: un paesaggio di vuoto etereo che ospita orrori che inducono alla follia, tra cui una nuova e diabolica variante di Discepolo. I giocatori potranno fornire supporto di fuoco a Ravenov e trovare la dottoressa Jansen prima che venga consumata dall’oscurità. Sfide e schemi della Stagione 3: i giocatori potranno sbloccare i livelli di prestigio per acquisire le Sfide Zombi e raccogliete tre nuovi Schemi per migliorare i propri progressi. Inoltre è pronto a scendere in campo il signore della guerra Rainmaker: rintanato sull’isola di Rahaa, questo psicopatico pesantemente corazzato fa piovere fuoco d’artiglieria e ha poca considerazione per le sue forze. Sebbene il suo complesso sia facile da raggiungere, mettere piede sull’isola con gli arti ancora attaccati al corpo potrebbe essere una sfida più complessa da affrontare da soli o con gli amici.

Anche Warzone si aggiorna:

Come già detto i giocatori potranno tornare su Rebirth Island, ma l’area non sarà proprio uguale al passato, infatti ci saranno alcune ad attendere i giocatori. Scanner biometrici. Display intelligenti. Weapon Trade Station. Una nuova missione del Resurgence Champion su Rebirth Island. Condizioni orarie variabili che cambiano l’atmosfera ma non la visibilità dell’azione. Infiltrazioni in cui la Torre dell’acqua, il Faro e persino il tetto della prigione vengono distrutti all’inizio dell’avventura. E una serie di segreti da scoprire. I combattimenti ottimizzati per Rebirth Island arriveranno nella Stagione 3. Call of Duty: Warzone Ranked Play – Resurgence su Rebirth: Le partite classificate continuano con una nuova mappa da padroneggiare. Saranno utilizzate le stesse regole e innovazioni di Resurgence.

C’è tanto anche sul verante Mobìle e multiplayer.

Dopo un lancio monumentale, Call of Duty: Warzone Mobile offre un gameplay su una grande mappa grazie alle partite a Verdansk e a Rebirth Island, disponibili fin da ora, insieme alle mappe multigiocatore e alle playlist. I giocatori possono livellare armi e exp su qualsiasi piattaforma, collegando il loro account Activision su Warzone Mobile. Al lancio, la prima stagione unificata di Call of Duty: Warzone Mobile è collegata alla Stagione 3 di Call of Duty: Warzone e MW3. Sarà possibile ottenere nuove armi base gratuite e otto nuove parti aftermarket, sbloccare nuovi operatori e guadagnare oltre 100 contenuti con BlackCell e Battle Pass. Oltre a quanto detto la mappa Rust, amatissima dai fan, si aggiunge al pool di mappe, insieme a due nuove modalità Battle Royale, Plunder e Buy Back! Inoltre, le torri UAV sono pronte a rivelare le posizioni dei nemici in tutta Rebirth Island. Eventi: i player potranno assemblare la squadra perfetta giocando a tutti gli eventi settimanali e ottenendo skin operatore e progetti delle armi.

Insomma, anche questa volta lo shooter targato Activision offre un quantitativo di contenuti pazzeschi, tutti mirati a rendere l’esperienza di Call of Duty ancora più imponente e divertente di quanto lo sia stato fino ad ora.

Francesco Pellegrino Lise

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti