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Cronaca

PIACENZA, BIMBO MORTO IN AUTO: ASSOLTO IL PADRE ANDREA ALBANESE

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Tempo di lettura < 1 minuto Ha dimenticato in auto, il 4 giugno del 2013, il figlioletto Luca, due anni appena, trovato morto otto ore dopo per il caldo

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Redazione

Piacenza – Un errore per del genere segna indelebilmente la vita e arreca un dolore incommensurabile: Dimenticarsi in macchina un figlio dev'essere un inqubo per un genitore, soprattutto se per causa di una dimenticanza il proprio figlio muore. "Per Albanese e' un fatto positivo ma che non ha nessun potere compensatorio per quello che ha avuto: ha perso un figlio, e questa perdita resta": e' il commento dell'avvocato Paolo Fiori, difensore di Andrea Albanese, il papa' di Piacenza prosciolto con sentenza del gip (le motivazioni verranno rese note entro 30 giorni) dall'accusa iniziale di omicidio colposo per aver dimenticato in auto, il 4 giugno del 2013, il figlioletto Luca, due anni appena, trovato morto otto dopo per il caldo. L'uomo dimentico' di passare dall'asilo e si reco' come ogni giorno al lavoro, lasciando il bimbo in auto. Albanese esce da questa tragica vicenda con una sentenza di non luogo a procedere che attesta che quel giorno era in condizioni di non responsabilita' temporanea, una sorta di 'vuoto della coscienza' che esclude la capacita' di intendere e di volere. Un uomo distrutto dal dolore per la perdita del piccolo Luca, ma che in qualche modo ha saputo reagire: "Ha reagito anche perche' ha cercato un compito onorevole – spiega il legale – l'approvazione alla Camera della legge per l'uso del cosiddetto 'seggiolino allarmato': e' il modo per cercare una compensazione – conclude l'avvocato Fiori – e dare un senso a una perdita, che comunque resta".

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Cronaca

Roma criminale: aggressione e rapina in un bar di Prati: arrestati due malviventi

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Nel cuore del quartiere Prati, a Roma, la criminalità ha colpito ancora. I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato un cittadino ivoriano di 26 anni e un romano di 37 anni, entrambi già noti alle forze dell’ordine, con l’accusa di rapina in concorso. Il fatto si è verificato in un bar-ristorante di viale Giulio Cesare, dove i due uomini hanno aggredito il gestore dell’attività nel tentativo di rubare una bottiglia di alcolici.

La vittima, minacciata con un oggetto tagliente, ha prontamente richiesto l’intervento dei Carabinieri chiamando il 112 NUE. Grazie all’immediata risposta delle forze dell’ordine, i due rapinatori sono stati bloccati ancora all’interno del locale, impedendo loro di fuggire.

I Carabinieri, dopo aver raccolto gravi indizi di colpevolezza, hanno arrestato i malviventi e li hanno accompagnati presso le aule dibattimentali di Piazzale Clodio. Il Tribunale ha convalidato l’arresto per entrambi, disponendo l’obbligo di firma in caserma. Un episodio che sottolinea ancora una volta la necessità di una costante vigilanza contro la criminalità che dilaga anche in zone centrali della capitale.

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Ambiente

Amianto, 30 anni di lavoro e una vita spezzata: giustizia per Giovanni Giannetto

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Il Tribunale di Messina condanna l’INAIL, riconosciuta la malattia professionale. Oltre 6.200 morti in Sicilia per la fibra killer

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Messina ha emesso una sentenza importante, condannando l’INAIL a riconoscere la malattia professionale causata dall’esposizione all’amianto di Giovanni Giannetto, 66 anni, residente a Nizza di Sicilia (Messina). Giannetto, affetto da broncopatia cronica, microplacche del diaframma e fibrosi polmonare, ha lavorato per oltre 30 anni come manutentore in diverse centrali Enel, tra cui quelle di San Filippo del Mela, Termini Imerese, Augusta, Priolo, e Porto Empedocle.

Il caso di Giannetto è emblematico del dramma che ha colpito migliaia di lavoratori in Italia esposti alla fibra killer, l’amianto, un materiale utilizzato per decenni nell’industria per la sua resistenza al calore, ma che ha causato gravissimi danni alla salute. In particolare, la centrale di San Filippo del Mela, come quella di Milazzo, è stata classificata come Sito di Interesse Nazionale (SIN) per l’alto livello di inquinamento, che ha esposto il lavoratore sia in modo diretto, tramite l’uso di guanti anticalore in amianto, sia in modo indiretto a causa della contaminazione ambientale per il massiccio uso del minerale nelle coibentazioni e nei rivestimenti degli impianti.

La lunga battaglia legale

Nel 2018, Giannetto aveva presentato all’INAIL una richiesta per il riconoscimento della malattia professionale derivante dall’esposizione all’amianto, ma l’ente previdenziale aveva respinto la domanda. Con l’assistenza dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), Giannetto ha dovuto intraprendere un lungo iter giudiziario, culminato con la sentenza del Tribunale di Messina, che ha confermato il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e le patologie sviluppate dal lavoratore. L’INAIL è stata condannata a riconoscere la malattia professionale e a indennizzare Giannetto con 10mila euro per il danno biologico subito.

L’avv. Bonanni ha accolto con soddisfazione la sentenza, dichiarando: “Dopo questa condanna, adesso agiremo per ottenere il risarcimento del danno e coinvolgeremo l’INPS per ottenere la maggiorazione della pensione“. Bonanni ha anche ricordato i numeri drammatici relativi alla Sicilia: “Dal 1998 a oggi abbiamo censito circa 1.850 casi di mesotelioma, con un tasso di mortalità del 93% nei primi cinque anni. A questi si aggiungono 3.500 casi di tumore ai polmoni e oltre 1.000 decessi per altre malattie asbesto-correlate, per un totale di oltre 6.200 morti“.

Le aree più colpite in Sicilia

Tra i territori siciliani maggiormente colpiti dall’inquinamento da amianto spicca Biancavilla, in provincia di Catania, dove è presente la fluoro-edenite, un minerale simile all’amianto recentemente classificato ma non ancora riconosciuto nelle liste dell’INAIL. L’esposizione a questo minerale ha provocato mesoteliomi, asbestosi e altre gravi malattie nella popolazione locale.

Anche altre zone industriali della Sicilia, come Augusta-Priolo (Siracusa), Gela (Caltanissetta) e Milazzo (Messina), sono note per l’alto rischio ambientale legato alla presenza di poli industriali, soprattutto nel settore petrolchimico. A Gela, in particolare, sono stati registrati numerosi casi di tumore del sangue, cancro al colon, asbestosi e malformazioni alla nascita, portando all’avvio di programmi di monitoraggio sanitario ed epidemiologico.

Un problema ancora aperto

Nonostante l’uso dell’amianto sia vietato in Italia dal 1992, le conseguenze della sua esposizione continuano a mietere vittime, spesso senza che i responsabili vengano adeguatamente puniti o che i lavoratori ottengano il giusto riconoscimento. Il caso di Giovanni Giannetto è un esempio della lunga battaglia legale e personale che molti ex lavoratori devono affrontare per ottenere giustizia.

L’ONA e l’avv. Bonanni continuano a lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla gravità della situazione, sottolineando la necessità di misure più efficaci per tutelare i lavoratori esposti e per risarcire le vittime di questo “killer silenzioso”.

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Cronaca

Zelensky in Vaticano: nuovo incontro con Papa Francesco tra speranze di pace e diplomazia

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L’incontro, il terzo tra i due, avviene in un momento cruciale per la diplomazia internazionale

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è giunto questa mattina in Vaticano, dove è atteso per un’udienza privata con Papa Francesco. Questo incontro rappresenta il terzo faccia a faccia tra Zelensky e il Pontefice, dopo le precedenti udienze dell’8 febbraio 2020 e del 13 maggio 2023, seguite anche da un altro confronto, avvenuto il 14 giugno 2023 in occasione del vertice del G7 a Borgo Egnazia, in Puglia.

L’incontro di oggi si inserisce in un quadro diplomatico delicato e cruciale, mentre l’Ucraina continua a fronteggiare il conflitto con la Russia. Papa Francesco ha ripetutamente espresso la sua preoccupazione per la guerra in Ucraina e ha cercato di promuovere dialoghi di pace attraverso i suoi interventi internazionali. Da parte sua, Zelensky ha sempre cercato di sensibilizzare la comunità internazionale sui drammi del suo Paese, sottolineando la necessità di un sostegno concreto e di una risoluzione diplomatica che metta fine alle violenze.

Prima dell’incontro con Zelensky, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez. Entrambi i leader, Sanchez e Zelensky, sono arrivati in Vaticano attraverso Piazza San Pietro e l’Arco delle Campane, accolti al loro ingresso nel Cortile di San Damaso dal reggente della Casa Pontificia, mons. Leonardo Sapienza. Da qui, hanno proseguito verso la Terza Loggia per salire alla Sala della Biblioteca del Palazzo Apostolico, dove si sono svolti gli incontri con il Papa.

L’appuntamento tra il Pontefice e Zelensky arriva in un momento particolarmente delicato per l’Ucraina. Nonostante i numerosi appelli della Santa Sede alla pace, la guerra continua a devastare il Paese, mentre i tentativi di mediazione diplomatica non sembrano aver ancora prodotto risultati concreti. Tuttavia, l’incontro di oggi potrebbe rappresentare un’occasione per rinnovare il dialogo sulla pace e per rafforzare la cooperazione umanitaria, con l’obiettivo di alleviare le sofferenze della popolazione ucraina colpita dal conflitto.

Papa Francesco, già in passato, aveva offerto la disponibilità della Santa Sede a favorire il dialogo tra Ucraina e Russia, anche se finora senza successo. Zelensky, da parte sua, ha costantemente ribadito che una pace duratura non può essere raggiunta senza il rispetto della sovranità ucraina e la completa cessazione delle ostilità.

L’incontro di oggi rappresenta, dunque, un nuovo passo nella complessa rete diplomatica che circonda la guerra in Ucraina. L’udienza con Papa Francesco, noto per il suo ruolo di mediatore internazionale, potrebbe aprire spiragli di speranza, anche se le sfide rimangono enormi.

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