PISA – Venticinque Aprile e primo maggio tutto esaurito per la torre di Pisa o torre pendente tra i più bei monumenti d’Italia e per un soffio una delle sette meraviglie del mondo moderno, ma la competizione per quanto riguarda l’Italia, è stata vinta dal Colosseo.
Anche a Pasqua è stato così con migliaia
e migliaia di turisti che hanno affollato piazza dei Miracoli. Gettonatissimi
anche il Duomo e il Battistero.
Il video servizio trasmesso a Officina Stampa il 25/4/2019
Inferiori ma molto alte, cifre che si
aggirano intorno ai 600 mila visitatori per il camposanto monumentale e per il museo
delle Sinopie.
Tutto raccolto nella suggestiva piazza
dei Miracoli che solo a guardarla è impressiona per i colori e le grandezze dei
monumenti che sorgono su un folto manto verde d’erba ben curata.
Una parte che non può essere calpestata
mentre l’altra metà è accessibile ai visitatori per distendersi all’aperto e
prendersi un momento di sosta tra una visita e l’altra.
La Cattedrale di Pisa è il duomo di Santa
Maria Assunta ed è davvero imponente perché si trova al centro della piazza, un
vero elogio al romanico pisano. Risale al 1063 e fu progettata dall’architetto
Buscheto. Vi si fondono elementi stilistici diversi: classici,
lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della
presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi.
La cosiddetta torre pendente di Pisa è il
campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta, in Piazza del Duomo di cui
oggi è il monumento più famoso per via della caratteristica pendenza.
Si tratta di un campanile a sé stante
alto circa 56 metri fuori terra, costruito nell’arco di due secoli, tra il
dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Pesante 14.453 tonnellate, vi predomina
la linea curva, con giri di arcate cieche e sei piani di loggette. La sua
pendenza è dovuta a un cedimento del terreno verificatosi già nelle prime fasi
della costruzione.
L’inclinazione dell’edificio attualmente
misura 3,97° rispetto all’asse verticale. La torre di Pisa rimane in equilibrio
perché la verticale che passa per il suo baricentro cade all’interno della base
di appoggio. Dopo anni di studi e lavori per ridurne l’inclinazione e metterla
in sicurezza, la torre è stata riaperta al pubblico nell’estate del 2001.
All’interno una scala di 294 gradini porta alla sommità dalla quale si apre uno
spettacolo unico sulla piazza e su tutta la città di Pisa.
Il Battistero di Pisa fa parte del
complesso dei musei e monumenti dell’Opera Primaziale Pisana. Oltre alle
strutture architettoniche il visitatore può vedere le importanti opere d’arte
conservate all’interno. Può salire ai matronei del primo piano da dove si può godere
di un bel panorama sulla piazza dei Miracoli.
Nella storia della edificazione
dell’intero complesso monumentale della piazza del Duomo di Pisa, il Battistero
rappresenta la prima essenziale tappa di formazione del Cristiano, in un
percorso che lo accompagna dalla nascita alla morte, dal Battesimo, alla
consapevolezza fino al riposo post mortem, il tutto concentrato nello spazio
della piazza dei miracoli e scandito dai capolavori architettonici che la
compongono.
Il camposanto monumentale di Pisa,
costruito a partire dal 1278 da Giovanni Di Simone, conservava uno
straordinario ciclo di affreschi del XIV e XV secolo (Taddeo Gaddi, Andrea
Bonaiuti, il Maestro del Trionfo della morte, Benozzo Gozzoli), che hanno
subito gravi danni durante l’ultima guerra mondiale. Conclusi i delicati
interventi di restauro che hanno restituito i preziosi brani di pittura
medioevale e primo rinascimentale, gli affreschi, già seriamente compromessi da
una lunga e travagliata storia, si avviano oggi verso la loro naturale e
definitiva ricollocazione, tornando a decorare le monumentali pareti del
Camposanto, loro sede originaria e pertanto l’unica in grado di restituire la
maestosità di un ciclo che per l’epoca non aveva eguali. Nel Museo delle
sinopie che si trova difronte al camposanto monumentale sono conservate le
sinopie, appunto, degli affreschi del camposanto. Gli affreschi, opera di diversi
artisti, tra i quali Buffalmacco, Andrea Bonaiuti, Antonio Veneziano, Spinello
Aretino, Taddeo Gaddi, Piero di Puccio, Benozzo Gozzoli e altri, un tempo
coprivano le pareti del camposanto e furono distrutti o comunque molto
danneggiati dall’incendio del 1944 dovuto a un bombardamento alleato. In
quell’occasione si staccarono gli affreschi per gli urgentissimi restauri e si
trovarono questi disegni preparatori straordinariamente conservati
Quando si parla di cannabis light, si apre un vero e proprio mondo, che comprende anche i semi. Si possono acquistare? Come vanno trattati? Nelle prossime righe di questo articolo, rispondiamo assieme a queste e ad altre domande sul tema.
Semi di cannabis: come riconoscere i migliori
La normativa attualmente vigente in Italia consente all’utente finale di acquistare semi di marijuana. L’importante è che si tratti di cannabis a basso contenuto di THC. Giusto per dare qualche numero in merito, facciamo presente che la percentuale di questo principio attivo, psicoattivo per eccellenza, non deve superare lo 0,2%. Nel testo della Legge 242/2016, punto di svolta normativo che ha rivoluzionato parte dell’economia italiana dando vita a un nuovo business, si mette in primo piano quella che, a tutti gli effetti, è una soglia di tolleranza, consentendo la commercializzazione di cannabis con un contenuto di THC pari allo 0,6%.
Detto questo, facciamo presente che, quando si parla dei semi, si inquadrano prodotti che possono essere regolarmente acquistati sia online, sia presso store fisici. Fondamentale è che il negoziante fornisca il certificato attestante l’iscrizione al Registro Europeo delle Sementi.
I semi di cannabis di qualità possono essere riconosciuti grazie a diversi criteri. Tra questi, come evidenziato da diversi esperti, non rientrano né la forma, né le dimensioni. Come mai? Il motivo è molto semplice e riguarda il fatto che, come nel caso di tantissime altre piante, anche in quello della cannabis esistono varietà che producono semi di una determinata grandezza e altre che, invece, li hanno più grandi o più piccoli. Un esempio utile da chiamare in causa è quello della varietà Indica, che produce semi generalmente più grandi rispetto a quelle delle altre tipologie di cannabis.
Un fattore che invece può rivelarsi indicativo della qualità è il colore. In linea di massima, un seme di marijuana degno di interesse è caratterizzato da una cromia tendente al marrone. In alcuni frangenti, si può notare la presenza di macchie tendenti al nero.
Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei criteri da considerare quando si punta a scegliere semi di marijuana di qualità! Tra questi è possibile citare la durezza al tatto. Meno un seme è morbido, migliore è la sua qualità.
Cosa sapere sul sesso dei semi
I semi di cannabis che si possono acquistare sia online, sia nei negozi fisici provengono da piante di sesso femminile. Sono tantissime le persone che, alle prime armi nel mondo della cannabis light, si chiedono se sia possibile o meno riconoscere dall’aspetto esterno i semi di cannabis femminizzati. La risposta è negativa. A tal proposito è bene sottolineare l’importanza di diffidare da articoli e schede presenti sul web che millantano la possibilità di riconoscere il sesso dei semi da dettagli esterni come la presenza di depressioni sulle superficie.
I semi di cannabis sono commestibili?
La risposta è affermativa: i semi di cannabis sono commestibili. Quando li si nomina, è doveroso citare un’interessante ricchezza di nutrienti. Fonti di proteine, acidi grassi insaturi e vitamine come la A, la D e la B, possono essere assunti sia crudi, sia tostati.
Prezzi
A questo punto, non resta che chiedersi quanto costino i semi di cannabis. Non è possibile dare una risposta univoca in merito. Sono diversi i fattori che concorrono al prezzo. Tra questi, è possibile citare la genetica della pianta. Per dare qualche numero in merito, ricordiamo che semi di varietà come la Kompolti, tra le più celebri quando si parla di cannabis a basso contenuto di THC, possono costare attorno ai 6 euro a confezione da 25 semi.
Diverso è il caso dei semi di un’altra famosissima varietà, ossia la orange. In questo caso, si può arrivare anche a 10 euro a confezione.
I dieci programmi più visti nel 2020 sui canali per ragazzi in Italia sono tutti trasmessi dalla Rai. Sul podio tre cartoni animati di Rai Yoyo: Vampirina (436.172 spettatori), PJMasks (404.500) e 44 Gatti (401.578).
I cartoni animati rimangono il genere televisivo prediletto dai più giovani: sui primi 25 programmi se ne trovano 22 di animazione, a cui si aggiungono il programma da studio “Bumbi” di Rai Yoyo, la serie per ragazzi “JAMS” e una replica del “Collegio”, entrambe su Rai Gulp.
La graduatoria del 25 programmi più visti vede 18 programmi dei canali Rai (15 Rai Yoyo e 3 Rai Gulp) e 7 programmi delle reti commerciali. In Italia ci sono 8 canali televisivi in chiaro per bambini e ragazzi, di cui due della Rai.
Di seguito la Top Ten completa, con gli ascolti delle trasmissioni più viste: 1) Vampirina (Rai Yoyo) con 436.172 spettatori; 2) PJ Masks (Rai Yoyo) con 404.500; 3) 44 Gatti (Rai Yoyo) con 401.578; 4) Topolino e gli amici del Rally (Rai Yoyo) con 400.721; 5) Il Collegio (Rai Gulp) con 398.350; 6) Topolino Strepitose Avventure (Rai Yoyo) con 366.987; 7) Topo Gigio (Rai Yoyo) con 359.885; 8) Dott.ssa Peluche (Rai Yoyo) con 357.072; 9) La Casa di Topolino (Rai Yoyo) con 355.958; 10) Puppy Dog Pals (Rai Yoyo) con 354.503.
Grazie a RaiPlay i titoli di Rai Ragazzi sono inoltre nel corso del 2020 sono stati tra i più seguiti anche in modalità on demand. Rai Gulp ha dominato nel consumo VOD, e nella top 50 programmi on demand dei canali Kids Rai Yoyo è al primo e secondo posto con “Bing” (732.173 di Tempo totale speso) e “Winx Club” (510.965). Al terzo posto la serie “Braccialetti rossi” (490.590). Seguono “Jams” (443.652), “Sara e Marti – #lanostrastoria” (406.889) e “Cercami a Parigi” (348.070).
VELLETRI (RM) – La Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura Città di Velletri, nella persona del Presidente Tullio Sorrentino e di tutto il CDA, esprime orgoglio e soddisfazione per la prima data dell’evento internazionale “The Bösendorfer Recital” trasmesso in streaming dalla Casa delle Culture e della Musica.
L’Auditorium, e con esso Velletri, è arrivato nelle case, sui computers, sugli smartphone e i tablet di tutto il mondo con centinaia di persone che minuto dopo minuto si sono collegate da ogni parte del globo.
Le opere di Beethoven, un genio che non necessita di ulteriori parole per essere descritto, hanno unito in un momento di forte divisione tutto il pianeta facendo di Velletri il fulcro di questa condivisione non solo virtuale.
Grande merito a Carlo Grante, un professionista ineguagliabile, che ha dato vita a questa connessione anti-pandemica insieme a Bruce Adolphe. Il Maestro Grante, con il suo “fido Bösendorfer”, per parafrasare Fabio Ludovisi, “riesce superbamente a trasferire nell’intimo questo mondo di sensazioni, pur dovendoci accontentare di assistere a questa performance da uno schermo”.
La Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura, nel ringraziare tutti gli attori impegnati nell’organizzazione di questa iniziativa unica nel suo genere, attende con ansia e curiosità i prossimi cinque eventi nel segno di Scarlatti, Mozart. Schubert, Schumann e Brahms.
Velletri nel mondo con le note musicali che attraversano l’oceano e danno un segnale universale in tempi di pandemia: quanto di più bello ci possa essere per allietare queste strane feste.