Pokémon la rinomata serie torna ancora una volta in formato videogame su Nintendo 3DS e New Nintendo 3DS con una generazione di mostriciattoli e nuove meccaniche di gioco tutte da scoprire. Pokémon Sole e Luna, questi i nomi dei due titoli in questione, segnano il debutto nella serie della settima generazione dei mostriciattoli più amati al mondo, e sono anche i primi titoli della serie tradotti anche in cinese. Abbracciando una nuova generazione entrambi i giochi, vantano tantissime nuove creature collezionabili così come nuove varianti di quelli già conosciuti in passato. Il gioco è ambientato, per la prima volta nella serie, interamente in un'area oceanica, un arcipelago costituito da quattro grandi isole denominato Alola, ispirato a quello hawaiano. In questo ecosistema incontaminato gli umani vivono in armonia coi Pokémon. Sull'arcipelago vivono sia specie di mostriciattoli autoctoni, sia giunte da altri luoghi. Queste ultime però si sono differenziate in base all’habitat dando luogo alle Forme di Alola. Si tratta di varianti delle specie che gli appassionati conoscono bene, che hanno modificato aspetto, abitudini ed in alcuni casi anche tipo. Vulpix e Ninetales, ad esempio, si sono adattati a vivere sulle montagne e sui ghiacciai, e da pokémon di tipo fuoco sono diventati di tipo ghiaccio. La storia di Pokémon Sole e Luna inizia con la classica scelta che ha sempre reso la vita difficile a tutti gli aspiranti allenatori del mondo. Una volta superata la scelta del Pokémon iniziale si scopre una narrazione ben strutturata e convincente, che non si fa mancare colpi di scena molto interessanti. La sceneggiatura quindi è senz'altro uno dei punti forti dell’intera produzione, grazie anche alla buona caratterizzazione delle sequenze "cinematografiche". Una volta iniziata l’avventura, i fan più accaniti della serie noteranno che la partenza del gioco è estremamente facilitata, non soltanto a causa di eventuali combinazioni favorevoli o no di tipi nel nostro party, ma soprattutto per un livello dei nemici davvero molto basso rispetto a quello dei propri mostriciattoli. Inoltre tutte le dinamiche di gioco vengono palesate fin da inizio partita con bonus/malus alle statistiche aggiornati in tempo reale e visibili in battaglia così come le descrizioni delle mosse e la loro diversa efficacia sui vari Pokémon, a patto di averli già segnati sul pokédex. Sempre in ottica semplificazione, vengono a mancare le MN sostituite da Pokémon efficientissimi che, a una chiamata di pokèpassaggio, daranno uno strappo al giocatore e realizzeranno quanto prima veniva eseguito dai Pokémon in squadra. Ciò libera il protagonista dall’obbligo di riservare alcune mosse dei sei animaletti del party ai fini dello spostamento. Purtroppo però il livello di difficoltà, tarato verso il basso, affliggerà il titolo per un bel po’ di ore, per poi però dare un discreto colpo di reni prima del completamento dell'avventura.
La grande novità di questi nuovi capitoli dedicati ai mostriciattoli di Nintendo risiede però nelle mosse Z. L’idea di associare ai Pokémon un’abilità particolare che potesse sorprendere l’avversario durante le varie sfide era forse la migliore che si potesse avere per dare una bella spinta in avanti alla complessità del gioco. Ogni Pokémon può sfruttare questo tipo di mosse a patto di possedere il cerchio Z, il cristallo relativo al tipo della mossa e una mossa di quel tipo. Ci sono poi alcuni cristalli che funzionano allo stesso modo, ma sono dedicati solamente a una specie di Pokémon. Ma come funzionano questi attacchi speciali? Per usarli durante la battaglia, bisogna attivare il cerchio e selezionare una fra le mosse a quel punto disponibili, che non sono altro che versioni potenziate di quelle precedentemente apprese dal Pokémon. Un attacco che infligge danno rimane dunque tale, così come quelli che modificano lo stato e le statistiche, semplicemente lo fanno in maniera dirompente. Altro grosso cambiamento è l’assenza delle palestre, sostituite dalle prove, che faranno affrontare ai giocatori una serie di scontri contro allenatori e Pokémon “selvatici” o eventualmente puzzle e indovinelli. Il termine della prova arriva con la vittoria sul Pokémon dominante, più forte, più grosso e più potente. Oltre al bonus alle statistiche non indifferente, questi avranno un’altissima percentuale di chiamare a sé altri Pokémon durante gli scontri. La meccanica, in realtà, nuova per la serie, è condivisa tra tutti i Pokémon selvatici, ma in questo particolare caso la percentuale di volte in cui la richiesta di soccorso avrà successo sarà maggiore.
Altra importante aggiunta sono le Battle Royale, sfide a 4 giocatori, tutti contro tutti. Ovviamente il caso e l’opportunismo dell’intelligenza artificiale dominano sul risultato finale, ma in ogni caso queste sono ottime per staccare un po’ e tentare qualcosa di differente. In Pokémon Sole e Luna prendersi cura dei propri Pokémon è fondamentale per stabilire un rapporto solido con loro. Si avrà la possibilità di coccolarli, pettinarli, spazzolarli e lavarli in ogni momento tramite un’apposita sezione chiamata Poké Relax. Si potrà dar loro da mangiare dei “Pokégioli” di cui vanno ghiotti, o persino sedersi a un ristorante e condividere con loro il pasto. Ogni Pokémon ha tre valori che determinano la sua soddisfazione: amicizia, sazietà e coccole. Più alti saranno questi valori, e migliore sarà il rendimento del Pokémon una volta schierato in battaglia. Come se non bastasse, c'è anche una voce del menu chiamata Poké Resort, una modalità di gioco in cui i nostri mostriciattoli fermi ai box scorrazzeranno liberi per un isolotto e aiuteranno chi gioca a raccogliere “Pokégioli”. Questi potranno essere utilizzati in vari modi, ad esempio per attrarre Pokémon selvatici. I resort si potranno inoltre ampliare ed abbellire, costituendo un valido diversivo ed un impegno giornaliero a cui dedicarsi. Il “Festiplaza” è invece il posto esclusivo per interagire con altri giocatori. Qui si potranno creare sfide e partecipare a quelle proposte da altri giocatori, cimentarsi in minigiochi e guadagnare “Festigettoni” da spendere in premi o per costruire interessanti strutture, ognuna con una funzionalità specifica. Per quanto riguarda il comparto grafico, questo è uno dei piatti prelibati del gioco considerando gli standard di Nintendo 3DS. Tutto l'arcipelago di Alola è stato sviluppato con una grafica completamente tridimensionale. Le ambientazioni sono coerenti, le location sono ricche di dettagli e la telecamera consente di ammirare un piccolo capolavoro tutto da tenere stretto nelle proprie mani. Purtroppo entrambi i titoli sono afflitti da notevoli rallentamenti del frame rate nelle situazioni più concitate. Gli sviluppatori hanno inoltre disabilitato l'effetto 3D delle console per agevolare l'obsoleto hardware della console di Nintendo. Questo in ogni caso non compromette l’esperienza di gioco che resta sempre interessante e immersiva. Di pari passo anche il comparto sonoro è appagante e durante la sessione di gioco è possibile ascoltare brani musicali ed effetti sonori che toccano nuove vette per la serie. Tirando le somme: che si scelga Pokémon Sole o la versione Luna, ci si ritroverà per le mani un ottimo passatempo in grado di tenere inchiodati sullo schermo per tantissime ore e che garantirà tantissime cose da fare. I titoli saranno sicuramente apprezzati dalle generazioni più affezionate che dai nuovi giocatori grazie a una dinamica di gioco rodata e migliorata proprio per le nuove console di Nintendo. Provare per credere.
Castlevania Dominus Collection è senza ombra di dubbio un vero e proprio pezzo da collezione per gli appassionati della serie dedicata alla lotta contro il malvagio Dracula. Questa raccolta, in particolar modo, offre un viaggio nel cuore di uno dei franchise più iconici di Konami ed è disponibile su PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Steam. Il titolo include tre classici della serie Castlevania originariamente pubblicati per Nintendo DS, e sono: Castlevania: Dawn of Sorrow (2005), Castlevania: Portrait of Ruin (2006) e Castlevania: Order of Ecclesia (2008). A completare il pacchetto, troviamo due titoli bonus: Haunted Castle, la versione arcade di Castlevania, e Haunted Castle Revisited, una versione reimmaginata e ridisegnata del classico arcade con musiche riarrangiate, grafica migliorata e una giocabilità anch’essa più smart e meno legnosa. Il cuore pulsante di Castlevania Dominus Collection ovviamente risiede nei tre titoli principali per Nintendo DS, che rappresentano il periodo di massimo splendore della serie nella sua incarnazione portatile. Ognuno di questi giochi infatti è unico nel suo approccio al gameplay, ma tutti condividono quella particolare atmosfera gotica e quel livello di sfida che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare fino in fondo. Dawn of Sorrow riprende la formula di Aria of Sorrow per Game Boy Advance, aggiungendo un sistema di magia basato sui simboli e un’ambientazione ricca di dettagli. Portrait of Ruin si distingue per la sua meccanica di gameplay a coppie, dove il giocatore può alternarsi tra due personaggi con abilità uniche, mentre Order of Ecclesia introduce un sistema di combattimento innovativo e una protagonista femminile, Shanoa, che utilizza glifi magici per sconfiggere i mostruosi antagonisti. Castlevania Dominus Collection non si limita a riproporre i giochi così come erano, ma offre una serie di opzioni che rendono l’esperienza di gioco più accessibile e moderna. La funzione di riavvolgimento, ad esempio, permette di tornare indietro nel tempo in caso di errore, una manna dal cielo per affrontare i momenti più difficili senza dover ricominciare da capo. Il quick save e il load-game sono disponibili in ogni momento, rendendo possibile salvare i progressi anche nei momenti più intensi. Inoltre, il layout dei controlli e il display per il dual screen, caratteristico dei giochi per DS, sono completamente personalizzabili, permettendo al giocatore di adattare l’esperienza alle proprie preferenze. Insomma, un bel insieme di cose per rendere l’esperienza più accessibile a tutti.
Come già accennato Castlevania Dominus Collection,oltre ai tre giochi principali, Haunted Castle e Haunted Castle Revisited, due titoli che offrono un diverso tipo di sfida rispetto ai classici per DS. Haunted Castle è la versione arcade di Castlevania, un gioco che, pur nella sua semplicità, rappresenta una parte importante della storia della serie in quanto la versione arcade classica rappresenta una vera e propria sfida per tutti coloro che cercano un intrattenimento difficile e appagante. La versione Revisited, invece, è una reinterpretazione moderna, con grafica aggiornata e un gameplay migliorato che garantisce una nuova prospettiva su un classico del passato. L’esperienza è sicuramente più accessibile della versione arcade, ma poter arrivare allo scontro con Dracula e poter salvare la sposa non è mai stato così avvincente. Insomma, con queste versioni di Haunted Castle, anche i giocatori di vecchia data potranno tornare indietro nel tempo e rivivere l’esperienza vissuta nel 1987. Castlevania Dominus Collection, essendo un titolo dedicato agli amanti della saga, offre anche una ricca modalità galleria, dove i giocatori possono esplorare artwork inediti, bozzetti di sviluppo, istruzioni e packaging originali. L’enciclopedia inclusa è un compendio completo ed esaustivo che contiene dati su nemici, equipaggiamenti, oggetti e altro ancora, rendendola una risorsa preziosa per chi vuole immergersi completamente nell’universo di Castlevania. Infine, il lettore musicale integrato permette di ascoltare tutte le tracce audio originali dei singoli giochi e di creare playlist personalizzate con i propri brani preferiti, un tocco di classe che aggiunge ulteriore valore alla collezione. Castlevania Dominus Collection è indubbiamente un prodotto di nicchia, destinato al novanta per cento ai fan della serie e a coloro che hanno già avuto modo di apprezzare questi giochi all’epoca della loro uscita originale. Tuttavia, l’ottimo lavoro di porting, le opzioni di personalizzazione e i contenuti aggiuntivi rendono questa collezione interessante anche per chi si avvicina alla serie per la prima volta. Va detto che, nonostante la qualità dei giochi, il peso degli anni si fa sentire. Le meccaniche di gioco, per quanto ancora solide e divertenti, possono apparire datate a un pubblico abituato a standard più moderni. Tuttavia, è proprio questa fedeltà all’originale che renderà felici i puristi, che potranno rivivere le stesse emozioni di un tempo senza compromessi. Tirando le somme, Castlevania Dominus Collection dimostra ancora una volta quanto la serie sia riuscita a lasciare il segno sui vari sistemi operativi in cui si è manifestata. Resta di certo l’amaro in bocca per la mancanza di un nuovo capitolo da ormai dieci anni, senza contare che non si ha ancora notizia di una riproposizione del memorabile Symphony of the Night al pubblico, ma i tre capitoli per Nintendo DS qui proposti sono ancora oggi favolosi da giocare. Che si voglia rivivere l’esperienza intransigente degli originali o che si preferisca utilizzare i miglioramenti di qualità della vita rappresentati dalla possibilità di riavvolgere il tempo e di salvare in ogni momento, in ogni caso Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia sono capaci di garantire decine di ore di intrattenimento di altissima qualità, permettendo anche a chi non li aveva giocati negli anni 2000 di scoprire tre videogiochi che rappresentano eccellenze assolute. Provatelo, scoprite se non lo avete mai fatto l’incredibile profondità della serie e provate a battere i giochi senza gli “aiutini” per un’ esperienza indimenticabile.
Il Pc è pronto a vivere una nuova vita ed evolve nelle funzionalità. Alla conferenza Ifa 2024 di Berlino, appuntamento cardine per le innovazioni tecnologiche che vedranno l’arrivo nel corso dei prossimi mesi, il settore dei computer è pronto a vivere una nuova vita. Tutti i principali produttori, da Lenovo ad Asus, Acer, Samsung e Hp, hanno presentato nuovi modelli, uniti dal filo conduttore dell’intelligenza artificiale. Dopo gli anni della pandemia e il boom di vendite per le necessità di smart working e didattica a distanza, il particolare settore ha vissuto tempi difficili, con trimestri continui di decrescita. Il trend sta per cambiare proprio grazie alla promessa dell’intelligenza artificiale di dare agli utenti opportunità mai viste di produzione di contenuti, soprattutto in termini di velocità e creatività. Nelle previsioni di fine giugno, gli analisti di Canalys hanno affermato di aspettarsi spedizioni dei cosiddetti ‘Ai Pc’ in aumento del 44% dal 2024 al 2028. Si passerà, stando ai numeri, da circa 48 milioni di computer venduti quest’anno a oltre 100 milioni nel 2025 e più di 205 milioni entro il 2028. In quattro anni, quasi 7 computer comprati su 10 avranno un hardware capace di eseguire calcoli di intelligenza artificiale. Non a caso, i fornitori di semiconduttori come Intel, Amd e Qualcomm, sono in una corsa serrata per sviluppare chip ottimizzati, non solo dal punto di vista delle prestazioni ma anche del consumo energetico, una delle principali preoccupazioni quando si tratta di applicare l’IA a processi quotidiani. E dietro l’angolo c’è Apple che il 9 settembre svela la nuova linea di iPhone, che ha già lanciato la sua Apple Intelligence ancora esclusa dai Paesi dell’Unione Europea, in attesa che la tecnologia si conformi alle stringenti richieste del Digital Markets Act continentale in termini di privacy e condivisione dei dati. Nei giorni di Ifa, dopo il lancio del Samsung Galaxy Book 4 Edge da 15 pollici con chip Snapdragon X Plus a 8 core, Asus ha tolto il velo ai portatili Zenbook, Vivobook, ExpertBook e Nuc Mini Pc, con processori Intel Core Ultra 9 (Serie 2). Tutti Copilot Pc+, certificati per poter sfruttare al massimo il chatbot di Windows 11, un po’ la contrapposizione di ChatGpt e Google Gemini sugli smartphone. In Germania, Acer ha risposto con gli Swift Go 14 Ai e Swift 14 Ai, disponibili anche con processori Amd, mentre Lenovo prosegue con i prototipi che anticipano il futuro. Se a febbraio, durante il Mobile World Congress, il marchio aveva puntato su un modello di notebook “trasparente”, con uno schermo in grado di mostrare l’ambiente circostante da spento, questa volta è toccato all’Auto Twist Ai PC. Si tratta di un notebook sperimentale, la cui vendita non è prevista al momento, con una cerniera motorizzata, pensato per seguire l’utente mentre si muove in una stanza o su un palco. Ancora una volta, l’intelligenza artificiale è protagonista, per la possibilità di rispondere ai comandi vocali di chi sta dinanzi, così da chiudere o aprire il coperchio e trasformarsi in un tablet, girando il pannello di 360 gradi per piegarlo sul dorso. Un formato che apre a interessanti riflessioni per il futuro, quando i computer potranno diventare delle interfacce più complete con cui interagire, anche in maniera naturale, magari facendo a meno degli elementi che ne hanno fatto la storia, dal mouse alla tastiera.
Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.
Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.
L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.