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POLIO: C'È UN VACCINO RESPONSABILE

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Dopo Ucraina, in Mali scoperti altri casi, ma si continua la profilassi con il vaccino imputato responsabile


di Cinzia Marchegiani

Mali (Africa) – L’Osservatore d’Italia lo scorso 29 luglio aveva dato notizia di uno studio importante pubblicato sulla rivista scientifica PLoS Biology sui vaccini imperfetti, dove per la prima volta veniva confermata la teoria, molto controversa, secondo la quale alcuni tipi di vaccini consentono l'evoluzione e la sopravvivenza di versioni sempre più virulente del microbo vaccinale, mettendo gli individui non vaccinati più a rischio per una malattia grave. Questa ricerca ha segnato implicazioni importanti per l'economia e la sicurezza delle catene alimentari, così come per altre malattie che colpiscono l'uomo e gli animali da allevamento. I ricercatori e autori di questo studio, mettevano in guardia gli studiosi in merito ai vaccini che si stanno studiano sull’Ebola, ed in tempi non sospetti hanno anticipato l’allarme che i casi di Polio avvenuti prima in Ucraina e ora in Mali hanno sollevato.

Lo studio inedito di cui l’Osservatore d’Italia ne ha dato prontamente notizia, informava le autorità sanitarie mondiali ed il mondo scientifico dell’esistenza di un rischio connesso con l’utilizzo di questi vaccini imperfetti che da un lato immunizzano il vaccinato, e dall’altro consentono al microbo attenuato, presente nel vaccino somministrato, di modificarsi e diffondersi nell’ambiente circostante per contagiare i non vaccinati nei quali poi si produce una malattia altamente virulenta e spesso fatale. In buona sostanza, l'uso di questi vaccini fallimentari od imperfetti possono influenzare l'evoluzione della virulenza di un virus. Questo importante lavoro è stato portato avanti da un gruppo internazionale di studiosi guidato dal Prof. Andrew Read che si è avvalso della collaborazione di Evan Pugh (Professore di Biologia ed Entomologia), di Eberly (Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA) e del Prof. Venugopal Nair (capo del programma di aviaria e Malattie virali dell'Istituto Pirbright, Regno Unito).

I vaccini Imperfetti, o fallimentari, sono conosciuti come tali perché impediscono ai soggetti vaccinati di ammalarsi, ma non impediscono la trasmissione del virus agli altri, in tal modo il virus è in grado di sopravvivere e diffondersi in tutta una popolazione. Lo hanno dimostrato con dei test condotti sui polli, utilizzando il virus della malattia di Marek. I polli non vaccinati sono morti, mentre quelli che sono stati vaccinati sono sopravvissuti al virus studiato ed hanno trasmesso il virus ad altri uccelli lasciati in contatto con loro.

Il caso Ucraina, colpa del vaccino orale. Agli inizi di settembre il mondo è stato allertato dalla notizia di due casi di poliomielite paralitica causati dalla circolazione del poliovirus tipo 1 derivato dal vaccino, casi che sono stati confermati in Ucraina il 28 agosto 2015. La somiglianza genetica tra i virus isolati nei due casi, indica la trasmissione attiva del poliovirus. Entrambi i casi sono stati registrati nella regione di Zakarpatskaya nel sud-ovest dell’Ucraina, al confine con la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia e la Polonia. Quindi i casi accertati di poliomelite paralitica sono stati causati dall’azione del vaccino somministrato (virus vivo ed attenuato) che poi è mutato, ha contagiato parte della popolazione ed ha prodotto in due bambini non vaccinati la malattia paralitica. Quindi, non si tratta del virus selvaggio, ma di quello vaccinale che è stato capace di produrre la malattia in due soggetti non vaccinati poiché quel tipo di vaccino consente la moltiplicazione del virus nel tratto intestinale del vaccinato, che è quindi libero di contagiare altre persone poiché eliminato con le feci. Se nel corso di questa moltiplicazione riacquista la sua neuro-virulenza può ora essere pericoloso per il soggetto vaccinato e per il resto della popolazione. In questi casi i danni sono a carico dei due soggetti spettatori ignari ed innocenti. A favorire il tutto esistono due fattori fondamentali: la bassa copertura vaccinale della popolazione e le condizioni igieniche-sanitari, che in un Paese martoriato dalla guerra civile non possono essere brillanti.

Caso Polio in Mali a Luglio 2015. La stessa OMS, dopo i due casi di poliomielite paralitica in Ucraina, comunicati al mondo il 4 settembre 2015, riporta dopo tre giorni, un nuovo caso avvenuto in Mali nel luglio 2015 e precisamente a Bamako: “Un caso di poliomielite paralitica provocata da un virus vaccinale, derivato dal poliovirus di tipo 2 (cVDPV2), è stato confermato a Bamako, la capitale e la città più grande del Mali”. Il Paese ha registrato l'ultimo caso di polio da “virus selvaggio” (WPV) nel giugno del giugno 2011, a Goundam, nella regione Timbuktu. Il bambino affetto da poliomielite paralitica ha 19 mesi di età ed è di nazionalità guineana.

L’apparente contraddizione del caso. Giustamente, le persone che apprendono queste notizie si pongono il legittimo quesito: se il vaccino orale è in grado di produrre la poliomielite paralitica, perché lo continuano ad usare? Essendo ormai abituali ai difetti della comunicazione, abbiamo subito capito che una cattiva divulgazione non rende un buon servizio alla popolazione. Da una parte si legge che i casi sono provocati dalla bassa copertura vaccinale, ma questa è una bugia perché i casi sono provocati dai ceppi vaccinali mutati e neuro-virulenti che hanno avuto facile gioco in una popolazione scarsamente vaccinata. Allora ad arte questi scrittori quotidiani confondo la causa con la concausa. Ma la causa è il ceppo vaccinale mutato e la concausa è la scarsa copertura vaccinale che consente al virus di infettare molti soggetti nei quali può esercitare il suo potere lesivo. 

Qui emergono alcuni difetti del programma mondiale di eradicazione della poliomielite. Ne Mali questo ceppo vaccinale mutato è apparentemente arrivato adesso, ma nelle aree circostanti circola liberamente da anni. Infatti, il virus attuale è geneticamente legato ad un poliovirus rilevato nel mese di agosto 2014 nel distretto di Siguiri nella regione Kankan della Guinea e sta circolando attraverso i confini internazionali da circa 2 anni. Per questo virus vaccinale mutato, il rischio di diffusione è alto e la pericolosità elevata, poiché è in grado di provocare la malattia paralitica negli esseri umani e può uccidere i soggetti infettati. Ora è bene dirselo immediatamente: il vaccino ucciso di Salk (puntura) costa di più rispetto al Sabin (gocce) ed è più difficile da somministrare. Se la comunità internazionale vuole eradicare la poliomielite deve spendere ingenti somme di denaro e condurre campagne vaccinali che spesso difettano in una delle componenti fondamentali sulle quali si basa un efficiente programma di eradicazione globale. Restiamo in attesa di conoscere le misure che verranno adottate. Pare di capire che si continuerà a vaccinare con le gocce (vaccino di Sabin od OPV) accettando i rischi che tale pratica vaccinale veicola. 

FOCUS Poliomielite. Cerchiamo di spiegare meglio cosa è questa malattia, quali tipi di vaccini esistono e quali coperture immunitarie riescono a produrre. La Poliomelite è causata dai poliovirus, classificati in tipo 1, 2 e 3. Gli esseri umani sono l'unico serbatoio d’infezione ed il poliovirus si moltiplica nell'intestino degli individui infetti. I virus selvaggi della poliomielite provocano una malattia altamente contagiosa e le persone infette rilasciano i virus nelle feci, prima e dopo l’esordio della malattia. La modalità di trasmissione segue la via oro-fecale.
Quando il virus viene ingerito, entra nell'intestino dove si moltiplica. Le manifestazioni cliniche dell'infezione da poliovirus selvaggio variano notevolmente. L’epidemiologia dice che il 90-95% delle persone infettate sviluppano una malattia inapparente che conferisce comunque immunità. La malattia clinicamente evidente si manifesta solo nel 5% delle persone infettate laddove la forma paralitica si verifica in circa 1 caso/1000 infezioni nei bambini piccoli ed in circa 1/100 se colpisce gli adolescenti. Complessivamente solo lo 0,1% delle persone infettate contrae la poliomielite paralitica. Dopo un periodo medio di 8-12 giorni d’incubazione, il virus selvaggio può imboccare una delle strade prima indicate dall’epidemiologia. Per gli approfondimenti della clinica vi rinviamo ai testi di medicina.

Vaccini. Nessuna terapia specifica è disponibile contro il virus. Tuttavia, i vaccini efficaci contro la polio sono disponibili, rendendo la vaccinazione essenziale per prevenire la malattia. Ci sono due tipi di vaccini antipolio. Il vaccino antipolio orale (OPV) ed il vaccino inattivato (IPV) che contiene il virus ucciso. Entrambi i vaccini contengono combinazioni dei tre tipi di poliovirus dal momento che tutti sono necessari per fornire protezione contro i tre tipi di poliovirus selvaggi.
I programmi di immunizzazione dell’infanzia con OPV o IPV sono state efficaci nel bloccare la trasmissione dei poliovirus selvaggi e nell'eliminare dei virus da molte zone del mondo. Nella UE/SEE, tutti gli Stati membri dispongono di un programma di vaccinazione dei bambini contro la polio utilizzando il vaccino inattivato IPV somministrato per via intramuscolare, vaccino di scelta nelle zone libere da poliovirus o con livelli molto bassi di circolazione.
L'ultimo caso di polio paralitica endemica nella regione europea (cioè con la fonte del contagio originario della regione) è stato riportato in Turchia nel novembre 1998. Nel giugno 2002, la regione europea è stata ufficialmente dichiarata libera dalla polio dall’OMS. Restano sacche di diffusione del virus che consento la possibile importazione di casi nelle regioni libere da polio come è successo nel 2005 in Tagikistan e nel 2013-2014 in Israele. È bene che chi si reca nelle zone dove il virus è ancora circolante sia correttamente immunizzato e segua delle norme elementari di igiene, tipo lavarsi sempre prima di mangiare ed utilizzare solo acqua potabile pulita. Ciò significa che l’eradicazione si avvale anche della corretta igiene personale e delle condizioni igieniche generali delle popolazioni.

Problemi economici alla base della diverse vaccinazioni mondiali. Come detto prima, il vaccino orale è meno costoso e più facile da somministrare. Nei Paesi del terzo mondo quindi si continua a vaccinare con questo vaccino che ha i suoi effetti collaterali. Gli Stati Uniti, come le altre Nazioni non utilizzano più il vaccino vivo antipolio per via orale per le loro campagne vaccinali. Qui si utilizza il vaccino più costoso di Salk (costa circa 5 volte di più).

L'intervista. L’Osservatore d’Italia, in merito a questa nuovo caso di polio da vaccino orale accertato lo scorso luglio in Mali, ha chiesto al dr Giannotta delle spiegazioni, poiché molti genitori si stanno allarmando. Accertato che l’Italia e l’Europa è Polio Free, lo stesso dr Giannotta ci aveva spiegato come questo caso di polio era la conseguenza della trasmissione attiva del virus vaccinale mutato, spalancando uno scenario inedito o quasi. I ceppi di virus polio del vaccino orale possono ritornare rapidamente al fenotipo neuro-virulento – ci spiegava il dr Giannotta in una precedente intervista – che si replica negli esseri umani dopo la vaccinazione: “I ceppi modificati si possono trasmettere da persona a persona e produrre un’epidemia in presenza di concause favorevoli (bassa copertura vaccinale e condizioni igieniche sfavorevoli). Inoltre, i virus della poliomielite si possono replicare per un lungo periodo di tempo nei soggetti con deficit immunitari sottoposti a vaccinazione con virus vivi ed attenuati, possono modificarsi radicalmente, possono provocare la paralisi od infezioni croniche e non esiste alcuna possibilità di arrestare questa diffusione virale da parte di questi soggetti, fino alla loro morte”.

Dr Giannotta, questi casi di polio fanno destare tensione, sono casi che, ripercorrendo il quadro storico, sono però sempre stati presenti, ma forse poco evidenziati dalla scienza.
Quando si producono vaccini con virus vivi bisogna sempre tenere in debita considerazione il fatto che essi si comportano quasi come il ceppo selvaggio, ripercorrendo le medesime tappe sia nell’organismo che nell’ambiente nel quale il soggetto vive. Il virus vivo ed attenuato ha sempre la capacità di replicarsi nel suo ospite e possiede anche il potenziale per produrre danni in determinate condizioni.

Lei ha sollevato il caso dei soggetti con deficit immunitari che hanno disseminato virus per molti anni.
Noi siamo erroneamente indotti a pensare che tutti gli organismi sottoposti a vaccinazione con germi vivi ed attenuati siano in grado di eliminare il microbo iniettato. Non abbiamo mai considerato, come doveva essere considerata, la diffusione del virus che parte dal soggetto vaccinato, da quale vaccinato parte e cosa questa diffusione ambientale può determinare sul resto della popolazione. In una visione idilliaca, l’eliminazione del virus vaccinale porterebbe a diffondere agli altri lo stesso virus attenuato immunizzandoli a loro insaputa. Ma nel vaccinare in massa qualcuno ha voluto colpevolmente ignorare i soggetti con deficit immunitari che convivono con i soggetti sani nel contesto della popolazione generale.

Lo studio del gruppo internazionale guidato dal Prof. Andrew Read, che si è avvalso della collaborazione di Evan Pugh (Professore di Biologia ed Entomologia), di Eberly (Professore di Biotecnologie presso la Penn State University, USA) e del Prof. Venugopal Nair (capo del programma di aviaria e Malattie virali dell'Istituto Pirbright, Regno Unito), ha sollevato la questione dei vaccini imperfetti e lo scenario precedentemente illustrato sembra quasi profetico al cospetto degli odierni eventi.
Si può fare quindi molto di più per la sicurezza mondiale?
Il nostro giornale si era occupato dello studio sui vaccini imperfetti incentrando l’attenzione sul vaccino contro la malattia di Marek nei polli che consente ai polli stessi di produrre varianti estremamente virulente che non uccidono i polli vaccinati ma uccidono quelli non vaccinati colpiti dal virus vaccinale eliminato dai polli vaccinati. Ora, noi abbiamo un quadro equivalente nella specie umana dove i polli vaccinati sono sostituiti dai soggetti immunodeficienti vaccinati con virus vivi ed attenuati ed i polli non vaccinati sono rimpiazzati dai soggetti umani non vaccinati con quel virus, ma colpiti dal virus modificato nel corpo del soggetto vaccinato che ora è divenuto altamente pericoloso per i non vaccinati. Mentre nel caso di MIBE che vi avevo descritto a proposito del virus del Morbillo il danno è appannaggio del soggetto vaccinato; nel caso dei virus polio il danno si trasferisce spesso al soggetto non vaccinato.

Il vaccino di cui parla è il Sabin, di cui l’Italia non ne fa più uso.
Questo vaccino non si usa più dal 2002 in Italia ed ora è presente sotto forma di vaccino inattivato nel vaccino esavalente. In un testo di pediatria del 1999, che ho sempre per mano, è riportato che il vaccino in gocce negli adulti e nei pazienti con immunodeficienza comporta un incremento del rischio di malattia paralitica. A quel tempo negli USA esisteva una schedula vaccinale sequenziale che contemplava le prime due dosi di vaccino ucciso (Salk) e le due successive di vaccino vivo ed attenuato (Sabin). Si sapeva anche che ogni 800.000 prime dosi di vaccino Sabin si incorreva in un caso di poliomielite paralitica da vaccino nel soggetto vaccinato o nelle persone che venivano in contatto con questo soggetto. Nel 1988 il WHO si era prefissato lo scopo di eradicare la poliomielite nel 2000 e per far ciò erano necessari 4 strumenti: 1) alta copertura vaccinale, 2) sorveglianza efficace, 3) somministrazione di dosi supplementari a tutti i bambini nella giornata nazionale dell’immunizzazione, 4) vaccinazione a tappeto nelle aree ad alto rischio.

Il Sabin quindi è il responsabile di questi casi di polio nel mondo, è sempre un problema rapporto costi/benefici?
Il problema sta nel fatto che il virus vaccinale può riacquistare la sua neuro-virulenza mentre si replica nel tratto intestinale del soggetto vaccinato con le gocce, divenendo capace di provocare poliomielite paralitica nello stesso soggetto o nei suoi contatti. La diffusione dei ceppi vaccinali neurovirulenti è facilitata dalla bassa copertura vaccinale e dalla sua replicazione continua nelle persone con deficit immunitari. Quindi, se la vaccinazione Sabin ha bloccato la diffusione del virus selvaggio, purtroppo adesso è protagonista della diffusione dei ceppi vaccinali mutati nelle condizioni prima riferite. Purtroppo, nei Paesi dove la diffusione del virus selvaggio è endemica e/o dove non hanno i fondi per acquistare il Salk, si continua ad usare il Sabin incappando nelle situazioni odierne.

Ucraina e Mali hanno confermato due casi da ceppi di virus orali però diversi. Quindi conferma ancora una volta il ruolo attivo svolto dal vaccino in caso di poliomelite. Cosa ci dobbiamo attendere?
I
l WHO (Organizazione Mondiale della Sanità), il 7 settembre 2015 comunica che nel Mali si è verificato un caso di cVDPV2 (vaccine-derived poliovirus type 2) che è un caso provocato dal ceppo vaccinale mutato di tipo 2, mentre nei casi ucraini è il tipo 1. La paralisi si è verificata il 20 luglio 2015 in un bambino di 19 mesi. Il virus in causa circolava in quel distretto da 2 anni. Il rischio di diffusione di questo virus è ritenuto elevato ed ha la capacità di causare la malattia paralitica negli esseri umani o di uccidere. Il WHO dice che nella Guinea il basso ritmo di copertura vaccinale ha favorito la diffusione di questo virus mutato. C’è da aspettarsi altri casi senza possibilità di prevedere tempi e luoghi, soprattutto alla luce del fatto che i quattro elementi della strategia vaccinale per l’eradicazione mondiale hanno ancora troppi punti di criticità non risolti.

L’analisi del dr Giannotta sembra tracciare importanti aspetti scientifici e indicare strategie sanitarie ormai necessarie. Non sempre gridare all’epidemia servirà a sconfiggere il virus, e neanche sensibilizzare l’attenzione con campagne vaccinali se poi, in questo caso specifico, il pianeta affronta la poliomelite con vaccini diversi, di cui uno ormai ha dimostrato la sua fallacità. E la natura riesce a superare muri e il controllo umano, ma è altrettanto capace di lanciare importanti indizi che ora… non possono più essere sottovalutati.

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L’impatto di 5G e connessioni veloci sul gaming

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È ormai diverso tempo che gli esperti di gaming, per quanto riguarda il lato produttivo, affermano di come l’introduzione della connessione 5G sia un vero e proprio spartiacque per quanto riguarda la giocabilità. Il primo ambito in cui questa nuova risorsa sarà tangibile è il “cloud gaming”: di fatto un accesso in modo diretto allo streaming per quanto riguarda i videogame. Il funzionamento è molto simile a quanto accade già normalmente per le serie tv ad esempio: mediante connessione Internet si accede ad un catalogo online più o meno vasto, si seleziona il film o la serie che si vuole visionare e si preme play. Questa modalità è già presente da tempo perché richiede una velocità di connessione variabile: è chiaro che una fibra è preferibile rispetto al 4G, ma su entrambe le modalità è possibile visionare i contenuti in streaming. Per i videogame il discorso è differente perché si tratta di giochi infinitamente più pesanti rispetto ad un normale film, ragion per cui il 5G apre le porte a tutti a questa nuova modalità di fruizione.

Il cloud gaming non è stato scoperto ora ma si trovano le sue radici nel “lontano” 2010: cronologicamente si parla solo di decennio fa ma in ambito videoludico i cambiamenti sono stati abissali. All’epoca furono due start up ad avvicinarsi a questo nuovo modo di giocare: Onlive e Gaikai, entrambe acquistate dalla Sony, che non a caso è tra le poche aziende ad aver già il suo servizio di cloud gaming, Playstation Now. Funziona come un qualsiasi abbonamento di una piattaforma online di streaming: a fronte di un pagamento mensile, l’utente può accedere a tutto il catalogo Sony (si parla di circa 700 videogame, in costante aggiornamento).

L’introduzione del 5G ha un impatto anche sui luoghi in cui si potrà effettivamente giocare. Ad oggi, infatti, per avere una funzionalità di gioco fluida e non perdere in immediatezza si preferisce utilizzare connessioni wifi, anche se il dispositivo prescelto è un tablet ad esempio, o un computer portatile, che permettono dunque di essere utilizzati ovunque. È evidente, perciò, che con le connessioni più presenti al momento, cioè 3G e 4G, si preferisce utilizzare giochi e passatempi che non richiedono un grande dispendio in termini di connessione. Ci sono una pluralità di app che possono essere scaricate e permettono di giocare anche in modalità offline come nel caso di quiz, parole crociate o giochi ispirati a diversi sport. Allo stesso modo, rientrano in questa categoria i rompicapo e tutti gli altri piccolo software come tutti i giochi di carte che puoi trovare online, dal poker alla classica briscola, dalla scopa alla scala 40, i quali richiedono sempre un dispendio di connessione irrisorio. L’introduzione del 5G rivoluziona anche questo aspetto, evitando perciò l’ormai nota coincidenza tra la figura del gamer e la persona che resta rintanata per ore e ore all’interno della propria camera da letto.

Un altro aspetto non secondario dell’impatto del 5G sul gaming riguarda l’abbattimento dei costi. Questo perché i giochi sono disponibili in streaming e possono funzionare grazie alla connessione Internet, di conseguenza non sarebbe più fondamentale comprare l’ultima console uscita o utilizzare il computer di ultima generazione. È chiaro, però, che ad una console migliore corrisponde una maggiore attenzione ai dettagli all’interno del videogioco perché la qualità audio-video risulterebbe indubbiamente eccellente rispetto a console precedenti.

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WWE 2K24, il wrestling torna su pc e console in forma smagliante

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WWE 2K24 torna in forma smagliante su Pc, Xbox e PlayStation per celebrare al meglio i 40 anni di WrestleMania, l’evento più importante per gli appassionati della disciplina. Proprio per l’occasione la classica modalità Showcase è stata ribattezzata Showcase… of the Immortals, riprendendo uno dei nomi con cui viene spesso chiamata WrestleMania. La struttura è quella a cui il titolo ha abituato i suoi fans, ovvero una serie di incontri con precisi obiettivi dove viene chiesto di ricreare alcuni momenti chiave degli scontri, con transizioni che passano dal gameplay a filmati di repertorio con grande fluidità. A presentare questo incredibile quanto avvincente viaggio nel tempo c’è Corey Graves, attuale commentatore di Smackdown che ci introduce i 21 match più rappresentativi di WrestleMania, passando da classici come Hulk Hogan contro André the Giant di WrestleMania III e Razor Ramon contro Shawn Michaels di WrestleMania X fino ai più recenti Roman Reigns contro Cody Rhodes e Rhea Ripley contro Charlotte Flair della scorsa edizione. Oltre ai filmati di repertorio sono presenti anche interviste ad alcuni degli stessi lottatori create appositamente per commentare le loro sensazioni durante gli incontri, creando un archivio storico di sicuro interesse per tutti gli appassionati. Lo Showcase si conferma quindi come il fulcro dell’offerta di WWE 2K24, ma questa è solo la punta dell’iceberg per quanto riguarda i contenuti presenti in game. Fra le modalità principali offerte torna MyRISE, tipologia di gioco dove una volta creata la propria SuperStar del wrestling, personalizzata tramite lo straordinario editor, si possono intraprendere due strade, ovvero Undisputed per i lottatori maschili e Unleashed per quelli femminili. La prima storia vede i giocatori vestire nei panni di un lottatore abbastanza mediocre che improvvisamente riceve l’occasione della vita quando il titolo Universale diventa vacante. Ovviamente Roman Reigns (il campione Universale nel mondo reale) diventerà il principale avversario in un viaggio che come da tradizione rivela parecchi colpi di scena, tradimenti e scelte che possono modificare lo svolgimento degli eventi. La seconda storia invece mette i players nei panni di una wrestler di una compagnia indipendente che ha l’occasione di farsi strada in WWE accompagnando la sua allieva Psycho Sally, scoprendo tuttavia che si tratta di un mondo ben diverso da quella a cui era abituata. Si tratta di un percorso maggiormente incentrato sui dilemmi morali e su come il successo può cambiare le persone, oltre a mettere in risalto molte difficoltà e dinamiche dietro la stessa WWE. Ovviamente i personaggi creati in MyRISE possono essere utilizzati anche in altre modalità di gioco, tra cui le storiche Universe e MyGM, perfette se ci si vuole cimentare con un aspetto più manageriale e meno d’azione. Universe infatti è un vero “parco giochi” in cui poter decidere i roster degli show, le faide, gli eventi, l’assegnazione di titoli e via discorrendo, così da poter dare sfogo a tutti i propri sogni se si fosse i padroni indiscussi della WWE e poter creare tutte le storie che si vogliono. In maniera simile MyGM mette i giocatori nei panni di un General Manager alle prese con la gestione del proprio brand, qui ovviamente è necessario far quadrare il bilancio tra gesione degli show, contratti delle Superstar, talent scout e soprattutto le richieste del grande capo Triple H. Compiere tale impresa non è certo una passeggiata, ma una volta apprese le dinamiche di gioco affrontare questa modalità è un’esperienza davvero appagante e divertente. Tra i nuovi manager introdotti in WWE 2K24 sono presenti lo storico Teddy Long, e tra i brand da gestire oltre a Smackdown, RAW e NXT ci sono anche la WCW e la ECW. Insomma, come avrete capito, di carne a cuocere ce n’è davvero moltissima.

Parlando sempre di aspetti gestionali torna anche la modalità MyFACTION, una sorta di “Ultimate Team” dove spendendo le diverse valute virtuali (o reali) si possono aprire pacchetti e ottenere diverse carte che rappresentano lottatori, manager e così via, creando poi la propria fazione da far scontrare con quelle degli altri giocatori nelle Guerre tra Fazioni 2.0, una evoluzione rispetto alla prima versione vista nel precedente capitolo. Una delle principali novità riguarda la possibilità di comprare direttamente specifiche carte, senza doversi quindi affidare alla fortuna degli “sbustamenti”. Tale opportunità permette di trovare le proprie Superstar preferite o le carte che mancano per avere un team altamente competitivo. Parlando invece delle modalità più “dirette” oltre a tutte le tipologie di match già esistenti nelle precedenti versioni sono state introdotte quattro nuove tipologie di scontri, ovvero Casket Match, Ambulance Match, Gauntlet Match e Special Referee Match. Il Casket Match è stato reso popolare da Undertaker, e l’obiettivo è quello di rinchiudere l’avversario in una bara posta a bordo ring. Molto simile anche l’Ambulance dove invece di una bara bisogna rinchiudere l’avversario dentro un’ambulanza, anche se ovviamente il vero divertimento è spostare l’azione sul tetto del mezzo… Il Gauntlet Match invece non è che una serie di battaglie in sequenza dove continua chi riesce a “schienare” l’avversario, per cui iniziare per primi è sicuramente più impegnativo ma anche più soddisfacente portare a casa la vittoria. Molto interessanti anche gli Special Referee Match dove la Superstar preferita può vestire i panni dell’arbitro, offrendo un punto di vista inedito. Naturalmente parlando della WWE e tutto può accadere, per cui si può cercare di avvantaggiare un lottatore con un conto veloce o penalizzare uno con un conto lento, fare finta di non vedere scorrettezze o prendere direttamente parte all’azione picchiando chi prova a contestare le decisioni del giocatore. In tutto questo però bisogna porre attenzione a non tirare troppo la corda, perché la dirigenza potrebbe decidere di rimpiazzare il giocatore con un vero arbitro. Nonostante non sia una nuova tipologia di match è da segnalare anche un rinnovamento dei Backstage Brawl che ora supportano fino a 4 giocatori e nuove interazioni ambientali, come ascensori funzionanti e vetrate da spaccare con la testa del malcapitato di turno, oltre a nuovi oggetti come microfoni e bottiglie che possono anche essere lanciati per colpire dalla distanza. Insomma, gli amanti del wrestling con WWE 2K24 potranno divertirsi per moltissime ore.

Oltre ad aggiungere nuovi contenuti e tipologie di incontri, Visual Concepts ha migliorato e rifinito il gameplay e le modalità già viste in WWE 2K23. Sul ring è possibile eseguire nuove tipologie di payback o scambiarsi colpi a ripetizione attraverso una serie di semplici QTE. Salendo sulle corde, poi, è possibile lanciarsi su un gruppo di avversari anche fuori dal ring, mentre è stata aggiunta qualche interazione in più nel backstage. Da quando la serie è tornata dalla pausa dopo il disastroso 2020 è stata intrapresa la giusta strada con un equilibrio tra arcade e simulazione con comandi semplici e intuitivi, e WWE 2K24 non fa eccezione andando solo a limare e aggiungendo nuove opzioni. Dal punto di vista tecnico WWE 2K24 si presenta con classica risoluzione in 4K su Xbox Series X e 60 fps solidi. Tirando le somme, quest’ultimo titolo dedicato al wrestling riesce senxz’ombra di dubbio ad offrire tutta una serie di contenuti che terranno incollati sullo schermo gli appassionati di lotta libera. Rimanendo in tema di abitudini i titoli della serie hanno sempre offerto una marea di contenuti, e WWE 2K24 non fa eccezione. Tra Showcase, MyRISE, MYGM, Universe, MyFACTION e tutte le possibilità di match liberi il gioco può tenervi occupati per centinaia di ore, a cui poi si aggiungono le sfide online e la Creation Suite con cui perdersi tra le infinite possibilità di personalizzazione di personaggi, arene, moveset e perfino i cartelloni del pubblico. Quest’anno inoltre il roster ha raggiunto l’incredibile numero di oltre 200 lottatori provenienti da tutte le epoche e brand, e altri ne verranno aggiunti con i prossimi DLC. Se proprio dovessimo trovare qualche lato negativo questo possiamo dire che WWE 2K24 offre un comparto tecnico buono ma non all’altezza dei tempi, e il motivo principale probabilmente è lo sviluppo ancora cross-gen. Da una parte è comprensibile come lasciare indietro una base di milioni di utenti non sia facile, ma più passa il tempo e più diventa difficile giustificare certi modelli poveri di dettagli, animazioni legnose e una fisica dei capelli quasi assente. Ad onore del vero qualche piccolo passo avanti è stato fatto, in particolare per l’illuminazione e le animazioni facciali che a detta degli sviluppatori sono state rinnovate da zero per il 90 per cento dei lottatori, ma il risultato è ancora sotto le aspettative. Tornano poi alcuni problemi di hitbox soprattutto quando si usano le armi e una intelligenza artificiale altalenante che passa da momenti di grande stupidità ad altri dove improvvisamente diventa invincibile, rendendo l’esperienza a volte frustrante, specialmente in modalità come lo Showcase dove bisogna eseguire specifiche mosse e l’avversario a volte proprio non ne vuole sapere di collaborare. In ogni caso WWE 2K24 è un titolo veramente divertente e ben fatto, a nostro avviso chiunque ami il mondo del wrestling dovrebbe giocare a questo videogame.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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Malware, nel 2023 l’Italia è la nazione più colpita dagli attacchi in tutta Europa

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Nel 2023, l’Italia è stato il primo Paese in Europa e il quarto al mondo più colpito dagli attacchi malware. Il dato è emerso da uno studio dell’azienda di sicurezza Trend Micro, che rivela come nella classifica delle nazioni più interessate dalla minaccia informatica, l’Italia sia preceduta solo da Giappone, Stati Uniti e India. Lo studio sottolinea anche un cambiamento nelle tattiche dei cybercriminali, che scelgono i propri obiettivi con maggiore attenzione. Gli attacchi prendono di mira profili selezionati e si affidano meno a campagne di hacking generiche. Il numero totale di malware intercettati in Italia nel 2023 è stato di 277.616.731, nel 2022 il dato era fermo a 246.941.068. Si tratta di un primato negativo in Europa per il terzo anno consecutivo, e quarto al mondo dopo Giappone (1.169.219.233), Stati Uniti (993.996.354) e India (288.557.845). I settori più colpiti sono la sanità, il bancario, la pubblica amministrazione. L’Italia è inoltre settima a livello globale per infezioni da macro malware, particolari minacce che agiscono in maniera complessa come i normali software, persino in grado di scrivere documenti e inviarli via email. L’Italia ha subito 8.343 attacchi di questo tipo. I ransomware diffusi verso gli utenti italiani sono stati, sempre nel 2023, 19.632, mentre le minacce tramite posta elettronica ammontano a 206.694.717. Gli esperti di Trend Micro affermano che, in generale, è del 10% l’aumento dei tentativi di infezione rispetto al 2022. “Assistiamo ad un cambiamento del panorama delle minacce”, spiegano da Trend Micro , “con i criminali che optano per la qualità delle campagne piuttosto che per la quantità: Invece di lanciare attacchi a una gamma più ampia di utenti e di affidarsi alle vittime che cliccano sui link dannosi presenti nei siti web e nelle email, vengono lanciati attacchi più sofisticati che utilizzano la specificità per ingannare un campo più ristretto di vittime di alto profilo. Ciò consente di eludere i livelli di rilevamento precoce, come i filtri di rete e di posta elettronica”. Un dato sicuramente allarmante che deve far riflettere sulla reale necessità di utilizzare misure precauzionali all’avanguardia e sempre aggiornate.

F.P.L.

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