POMIGLIANO D'ARCO: LO SCIOPERO FIOM CGIL FA FLOP

di Simonetta D'Onofrio

Pomigliano d'Arco (Na) – Solo cinque lavoratori su quasi millecinquecento occupati nello stabilimento. Una percentuale di adesione allo sciopero, indetto dalla Fiom CGIL, sindacato maggiormente rappresentativo nella realtà metalmeccanica italiana, pari allo 0,34% del totale. Un numero talmente esiguo che rappresenta non solo una semplice sconfitta, ma una vera Waterloo per i rappresentanti locali del sindacato guidato da Landini e Camusso, una bocciatura senza appello per le istanze portate avanti in questi giorni.
Lo sciopero, organizzato per il 14 febbraio, è stato indetto contro la richiesta aziendale di lavorare per tre sabati straordinari, al fine di esaudire una commessa aggiuntiva di tremila vetture, che ha fatto rientrare una giornata di cassa integrazione, richiesta per il prossimo 23 febbraio, e organizzare tre giornate straordinarie di sabato, la prima delle quali, appunto, è stata il 14.

Cinque persone che scioperano, forse non sono neanche il numero della rappresentanza sindacale che ha normalmente la Fiom in uno stabilimento delle dimensioni di quello campano. Significa che l’azione intrapresa dalle “fervide menti” sindacali idi Pomigliano non è riuscita a coinvolgere nessuno tra i simpatizzanti CGIL che non sono “interni” all’organizzazione, e forse ha lasciato freddi anche molti attivisti che in altre occasioni hanno partecipato alle iniziative della loro sigla, ma che stavolta non se la sono sentita di esporsi in un’azione kamikaze.

Come avrebbero potuto giustificare la scelta di rinunciare a un extra, nel momento in cui la crisi economica ha depauperato la capacità d’acquisto delle famiglie? Come si può pensare che un lavoratore metalmeccanico, in un territorio che vede crescere la povertà, che teme la mancanza di lavoro nel proprio stabilimento, si autoflagelli rinunciando all’opportunità non solo di guadagnare tre giornate straordinarie, ma anche alla possibilità di contribuire a rendere un’idea di efficienza alla propria impresa?

Chi ha proclamato l’agitazione chiedeva, al posto dei tre sabati straordinari, il reintegro di alcuni colleghi che sono in mobilità. Il responsabile della Fiom partenopea ha dichiarato: “Se non ci impegniamo tutti insieme per portare una nuova produzione, è evidente che le difficoltà permarranno”. Siamo sicuri che disattendere una commessa che aumenta, seppure una tantum, la produzione, sua un modo adeguato per ottenere quanto cercato dai rappresentanti Fiom, oppure tra quanto voluto e le azioni intraprese, c’è una discrepanza tale da farci dubitare sulle capacità analitiche di chi ha chiesto ai lavoratori un sacrificio inutile e sbagliato.