PORDENONE, COPPIA UCCISA IN MACCHINA: SPUNTA UN TESTIMONE


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di Angelo Barraco

Pordenone – Nel misterioso duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, avvenuto martedì sera presso il parcheggio dello spiazzale antistante il palasport di Pordenone martedì scorso. Il caso è fittissimo e non si esclude nessuna pista; secondo il Gazzettino ci sarebbe un testimone che avrebbe visto un’autovettura fuggire a tutta velocità dal luogo in cui è avvenuto il terribile delitto. La persona alla guida aveva i capelli lunghi, ma il testimone non avrebbe saputo identificare il sesso della persona alla guida. 
 
Ma le piste potrebbero essere altre, come quella che riguarda il torbido mondo degli anabolizzanti. I Carabinieri stanno analizzando l’ambiente della palestra e che gravitava attorno a Ragone, ma non è emerso nulla che dimostri che il soggetto si sia messo in affari illeciti. Un aspetto che stanno vagliando però, è quello che il giovane possa aver visto o sentito qualcosa che  ha compromesso definitivamente la sua vita e quella della sua compagna. Tale ipotesi potrebbe risultare attendibile poiché la ragazza poco prima si era recata in quel luogo e aveva parcheggiato lì. Ciò dimostra che se l’assassino aveva come obiettivo la donna, avrebbe potuto agire nel momento in cui lei era più vulnerabile. 
 
La pista passionale è sotto la lente d’ingrandimento, si sta analizzando anche il passato delle vittime, dove è emerso che Teresa faceva la cubista e/o ragazza immagine con lo pseudonimo di “Greta”. I due ragazzi erano frequentatori di locali notturni, da quanto emerso. Al setaccio vi sono le email e gli sms dei ragazzi per constatare la presenza o meno di qualcosa di anomalo. 
 
La pista mafiosa è stata ipotizata perché lo zio di Teresa Costanza, Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito, vittima di lupara bianca. I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss.
 
Ricordiamo che  l’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistico che è Pietro Benedetti, che ha partecipato alle indagini per il misterioso delitto di Marta Russo. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre si accingeva al passaggio dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due ahimè, non gli hanno dato scampo alla vittima. L’autopsia ha escluso che la donna fosse incinta.