PORTO TURISTICO DI ROMA: ECCO IL BUSINESS DEL "BOSS DI OSTIA"

di Cinzia Marchegiani – Chiara Rai

Ostia (RM)
Il porto turistico di Ostia questa mattina è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza, vincolati i beni per 400 milioni di euro. L’inchiesta della Procura di Roma era stata avviata nel 2012 proprio sui reati fallimentari relativi alla società che ha realizzato l’intera opera.
Già dalle prime ore di questa giornata concitata, i finanzieri hanno eseguito ben quattro arresti, tra cui il presidente del porto turistico di Ostia, Mauro Belini, considerato dagli organi inquirenti il capo di un’ampia associazione criminale. Le accuse infatti sono di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. Quest'ultima si riferirebbe allo scioglimento della società concessionaria ATI. In questo momento in corso il sequestro di beni, tra cui posti barca, parcheggi, strutture amministrative, commerciali e aree portuali, all’interno del Porto Turistico di Roma, per un valore commerciale complessivo di oltre 400 milioni di euro. Il porto turistico rimane aperto e praticabile, sia nella parte della Marina che di quella commerciale, poiché tutti i sequestri si riferiscono a proprietà riconducibili ai quattro indiziati di reato. Il Porto Turistico di Roma è protetto da due moli che partendo da terra terminano con due semicerchi che formano l'avamporto: appena oltrepassata la prima imboccatura ampia 66 m troviamo sulla sinistra la stazione carburanti. La struttura, che si sviluppa su una superficie di circa 22 ettari, dispone di 840 posti barca per lunghezze comprese fra gli 8 e i 60 m. I 16 pontili fissi sono tutti dotati delle necessarie colonnine per l'erogazione di acqua ed elettricità, di bitte, anelli per l'ormeggio.

Tradotti in carcere, assieme a Balini, su ordine del gip del Tribunale di Roma, Massimo Amicucci, Edoardo Sodano, e Sergio Capograssi, avvocato con studio nella Capitale. I 4 arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori. Altre 9 persone sono state denunciate a piede libero. Numerose le perquisizioni presso i domicili delle persone coinvolte, le sedi di diverse società e gli studi professionali di due avvocati e di un commercialista. Nell'operazione – eseguita dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma sotto la direzione della Procura della Repubblica della Capitale – sono stati sequestrati beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti bancari ed il diritto di superficie su oltre 1300 beni demaniali, siti all'interno del porto turistico di Ostia (posti barca, parcheggi, strutture amministrative, commerciali e aree portuali) nonchè, per alcuni di essi, il relativo diritto di utilizzo. Il valore commerciale di tutti i beni sottoposti a sequestro è stimato in oltre 400 milioni di euro. Le indagini, avviate nel 2012, per una ipotesi di bancarotta, hanno consentito di accertare come i quattro complici avessero scientemente portato al fallimento la A.T.I. S.p.a., società che aveva curato la realizzazione del Porto Turistico di Roma e che, sino al 2008, era concessionaria dell'infrastruttura, appartenente, peraltro, ad un gruppo di imprese riconducibili (direttamente e/o indirettamente) alla figura dello stesso Mauro Balini. Proprio quest'ultimo, con la complicità di fidati collaboratori e professionisti e grazie a 'prestanomì e 'società schermò, aveva realizzato un complesso schema societario volto a distrarre fraudolentemente ingenti risorse, patrimoniali e finanziarie, in pregiudizio della fallita A.T.I. S.p.a., dei creditori e dell'Erario, per un passivo finale di oltre 155 milioni di euro.

Al Balini è stato, inoltre, contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori, per aver intestato a società apparentemente terze, il prestigioso attico sul litorale ostiense in cui vive, anch'esso sottratto fraudolentemente alla A.T.I., e un lussuoso catamarano, nella sua esclusiva disponibilità, acquistato, in larga parte, con risorse sottratte alla fallita mediante il descritto sistema di frode. Il disegno criminale nasce nel 2005, quando il Balini si precostituì un ingente credito nei confronti della A.T.I. S.p.a. per oltre 28 milioni di euro, simulando, tra l'altro, l'accollo- meramente contabile- di un debito in capo alla fallita originato dalla ricezione di false fatture emesse da società riconducibili a suoi fedeli sodali. Giustificando le operazioni come 'restituzione finanziamento socì, il Balini aveva, quindi, potuto prelevare ingenti somme dalle casse aziendali nonchè distrarre beni immobili dal patrimonio sociale in favore di altre imprese a lui riconducibili. Nel 2008, in perfetta sintonia con il piano criminale in atto, la Porto Turistico di Roma S.r.l.- interamente posseduta dal Balini- aveva ottenuto, dalla A.T.I. S.p.a., la voltura della concessione sull'intera infrastruttura portuale, ed era, così, subentrata nella possibilità di realizzare l'ampliamento del porto, poi autorizzato nell'agosto 2013, incassandone i conseguenti ingenti profitti. La struttura attuale si sviluppa su una superficie di circa 22 ettari e dispone di 840 posti barca per lunghezze comprese fra gli 8 e i 60 metri. L'ampliamento del porto ne aumenterà la capienza sino a 1419 posti barca, mettendo a disposizione dei natanti circa 611 nuovi punti di ormeggio per imbarcazioni da diporto lunghe tra i 12 ed i 70 metri. Per avere una percezione delle dimensioni degli illeciti posti in essere e del danno economico cagionato alla A.T.I. S.p.a., si evidenzia che la Porto Turistico di Roma S.r.l. ha stimato in circa 200 milioni di euro il valore commerciale della concessione relativa all'ampliamento del porto ed in circa 220 milioni di euro il valore commerciale della concessione relativa ai diritti di superficie e utilizzo dei beni demaniali sottoposti a sequestro


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