PRATO, SCHIAVI A 40 CENTESIMI A VESTITO: SORRIDETE ALLA VITA INTORNO A VOI

di Emanuel Galea

Prato – L’incendio scatenatosi domenica 1 dicembre alle  prime luci dell’alba, nel Macrolotto a Prato, nel capannone –fabbrica – dormitorio, dove la morte ha sorpreso nel sonno 7 dei tanti immigrati cinesi, è una triste notizia di una tragedia vergognosa ed infamante .

Quanto è accaduto poteva essere evitato perché ad istituzioni , sindacati ed associazioni che si fregiano di curare gli interessi degli immigrati,  il fenomeno in quei “lager” non può essergli stato ignoto.  Il dottor Aldo Milone, assessore alla Pulizia Municipale di Prato fa un quadro molto desolante dell’entità di quel fenomeno. Dice l’assessore che da 18 mesi, dal gennaio 2012 al giugno 2013 sono state controllate circa 400 imprese cinesi. Durante quei controlli avevano individuato 1.846 lavoratori irregolari. Di questi 1200 lavoravano in nero ed i restanti 600 risultavano clandestini. All’interno di quelle aziende si vive e si lavora in situazione di totale illegalità e assenza delle più elementari norme di sicurezza.

Ci raccontano che su 6500 imprese tessili, più del 50% sono condotte da imprese  e mano d’opera importata da Pechino. Mano d’opera gestita e sottoposta a turni disumani, orario da schiavi senza pause di riposo, senza permessi settimanali o tanto meno ferie e festività. Questi operai, chiusi in fabbrica-dormitorio con le loro famiglie, bambini e parenti,  vedono saltuariamente la luce del sole.

La luce della notte ha la stessa intensità  di quella del giorno .Il loro Sole e la loro Luna è quella lampadina che illumina appena il metro quadrato intorno alla  macchina da cucire a loro disposizione. Descrivere le condizioni disumane in cui vivono e vegetano queste intere nuclei famigliari, sfruttati fino all’inverosimile, fa gelare il sangue in vena. Dormono su materassi per terra oppure in  un loculo foderato di cartone. Per i propri bisogni notturni, ognuno tiene  un recipiente vicino a se. Igiene nella conservazione degli alimenti è un lusso che non possono permettere . Ammalarsi non è previsto e chi si permette di farlo è guardato malamente. Per il “cinese di Prato” il senso della vita consiste nel fabbricare vestiti per la moda, farne tanti nel minor tempo possibile perché è vietato  “dispiacere al capo”. In compenso per ogni vestito, il lavoratore cinese nella civilissima Europa guadagna la bella cifra di 40 , dicasi quaranta centesimi, esentasse, puliti, puliti in mano.

Durante un sopralluogo della Guardia di Finanza, un cronista al seguito notava che su un vestito pronto era stampato , in due lingue, italiano e inglese :”SORRIDETE ALLA VITA INTORNO A VOI” Ovvio, il vestito era destinato alla bella mostra per le vetrine delle varie boutique del centro.

Chi comprava quel vestito poteva permettersi anche di  sorridere, a differenza di chi lo aveva fabbricato. Domenica si è incendiato uno dei capannoni – fabbrica.  I capannoni – fabbrica a Prato esistono da anni e nonostante le tante commozioni rituali che si sentono in giro, queste fabbriche della vergogna continueranno ad esserci anche  domani. Come di consueto, a seguito di ogni tragedia segue la scenetta delle tre scimmie: Non so niente, non ho visto niente, non c’ero e se c’ero dormivo. Il Sindaco di Prato, Roberto Cenni, l’ha presente la situazione del suo territorio? Come ha fatto a non muoversi conoscendo l’inferno in cui si trattengono gli immigrati a Prato? Il ministro Kyenge, indomita sostenitrice  del diritto di cittadinanza agli extra comunitari, ora crede di cavarsela con la frase cliché “Grave violazione dei diritti umani”. No, signora Kyenge, la violazione dei diritti umani è andata avanti e sta andando avanti da molto ma molto tempo e lei non se n’era accorta? Anche gli emigrati cinesi sono extra comunitari, non solo quelli provenienti dall’Africa! Cosa intende dire, signora, "Il mio pensiero è per la tragedia di Prato”. E’ il momento delle dichiarazioni, e nessuno vuol mancare all’appello. Una dichiarazione non si nega a nessuno e così ognuno esprime il suo “sdegno”. Il presidente della Regione Rossi: "Sotto la soglia dei diritti" La Provincia: "niente resti come prima". "E' una tragedia immane. (Ambra Giorgi) –  Il Pd: "Basta con il lavoro nero".  "Questo incendio è un episodio gravissimo, una tragedia che non può e non deve ripetersi”.  Bergamini (FI): "Un'interrogazione al governo". "Sono profondamente addolorata per le vittime dell'incendio a Prato”  Il sottosegretario alle infrastrutture e trasporti Erasmo D'Angelis: "al limite dello schiavismo". Uil: "serve azione sul sommerso".

Leggere simili dichiarazioni, di uomini delle Istituzioni che fino a ieri hanno tutti fatto la parte delle “tre scimmiette”, provoca nei cittadini sdegno e fastidio. Sono dichiarazioni patetiche, discorsi di circostanza. Una lacrima, una protesta, una manifestazione , a seguire due/tre dibattiti in TV, qualche avviso di garanzia e poi una tavola rotonda . Ciak,  avanti il prossimo. Tutti sanno tutto, tutti sapevano tutto, tutti si sono ben guardarti dall’attivarsi a favore di quei lavoratori. Lo stato, la Regione, la Provincia, il Comune, qualche magistrato, l’Ispettorato del Lavoro, i sindacati, proprio i sindacati che dovrebbero avere nel loro dna la difesa dei lavoratori, le associazioni Onlus e altri che si vantano di difendere i diritti degli immigrati,  a tutti questi signori non viene di arrossire, di vergognarsi, di nascondersi? Sembra di no! Nella “democratica” Cina” non puoi aprire un azienda senza un socio cinese.

Quello che si verifica a Prato è incomprensibile in Mongolia.  Dove stanno i tromboni che per ogni sciocchezza si richiamano all’Europa? Sorridete alla vita intorno a voi!  Non è successo niente! E’ normale amministrazione! Avanti un altro! Chi è il prossimo?

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